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Palermo è una cipolla – Roberto Alajmo

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Palermo. Una città a strati, presentata in modo originale con l’umorismo pungente di uno dei più interessanti autori italiani.

 

Roberto Alajmo, nato a Palermo nel 1959, è autore di diverse opere di valore. Si segnalano: Un lenzuolo contro la mafia (1993), Almanacco siciliano delle morti presunte (1997); per Feltrinelli ha pubblicato Le scarpe di Polifemo (1998, premio Arturo Loria), per Garzanti Notizia del disastro che, nel 2001, ha vinto il premio Mondello. Per Mondadori sono usciti Cuore di madre (2003, premio Selezione Campiello, finalista al premio Strega), Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo (2004), È stato il figlio (2005, premio SuperVittorini, finalista al premio Viareggio).

 

* * *

“Bisogna farsi dare un posto dal lato del finestrino e sperare di arrivare in una giornata limpida e soleggiata. Ce ne sono anche d’inverno, perché in ogni stagione la Città ci tiene a fare sempre la sua figura. Quando l’aereo comincia ad abbassarsi, dal finestrino appaiono le scogliere rosse di Terrasini, e il mare color turchese e blu senza che si possa dire dove finisce il blu e dove comincia il turchese. Persino le case, i cosiddetti villini, ti possono sembrare magari troppi, ma visti dal cielo non mostrano la sciatteria con pretese di originalità che invece rivelano dal basso. Tu osservi tutto questo e pensi di essere arrivato nel posto più bello del mondo. Ammettilo: credevi di esserti fatto un’idea della Città e dell’Isola perché è difficile sfuggire ai luoghi comuni; ma di fronte allo spettacolo della costa intorno all’aeroporto ogni pregiudizio cade all’istante.”

Proprio a Palermo, la sua città, Roberto Alajmo dedica questo libro, edito da Laterza nell’ambito della collana Contromano e intitolato per l’appunto Palermo è una cipolla.

Alajmo ci introduce in una città che, a prima vista, si presenta bene: gioviale e con un fascino inatteso. Al punto tale che il visitatore si troverà – in un certo senso – spiazzato; almeno rispetto all’idea originaria che della città si era fatto.

Ecco Palermo: una città illuminata da una giornata limpida e soleggiata, e bagnata da un mare color turchese e blu. Chi osserva tutto questo dall’alto è portato a pensare di essere arrivato nel posto più bello del mondo.

L’illusione, però, dura poco. Perché d’improvviso il viaggiatore, comodamente seduto sull’aereo a contemplare il paesaggio, si troverà dinanzi a una montagna. E il velivolo pare puntare proprio su di essa. (Una città che è uno schianto!, battuta di chi scrive la recensione).

Primo impatto.

Ma è solo l’inizio.

Non è cosa facile scrivere di una metropoli contraddittoria come Palermo (in tanti hanno tentato di farlo, non sempre con successo), così appesantita da luoghi comuni (il capitolo secondo è dedicato proprio ad essi) e aspettative di massa non sempre veritieri.

Per Alajmo, dunque, Palermo è una cipolla. Una città stratiforme: “La Città è così. È fatta a strati. Ogni volta che ne sbucci uno ne resta un altro da sbucciare.”

L’approccio narrativo prescelto è di indubbia originalità. La scrittura sciolta, essenziale, priva di fronzoli, improntata su un’attenta tecnica di sottrazione emerge anche in queste pagine. La capacità di raccontare la realtà con umorismo tagliente (a tratti tragicomico), caratteristica di Alajmo, raggiunge lo scopo di farne emergere i paradossi e di far apparire la realtà medesima quasi come grottesca. L’autore realizza un’opera narrativa capace di racchiudere, al tempo stesso, gli elementi peculiari del saggio, del romanzo e della guida. E lo fa generando un peculiare filo diretto con colui che legge. In tal senso è molto felice la scelta di utilizzare la seconda persona singolare. Ancora una volta il lettore (stavolta nei panni di uno smarrito visitatore della città) è preso per mano e accompagnato lungo il corso dell’intera narrazione. Alajmo non lo abbandona mai. Mai tralascia le sue esigenze. In un certo senso… gli entra dentro per farlo uscire fuori.

Onesto nelle sue considerazioni e descrizioni (nel bene e nel male), l’autore riesce ad aggirare le banalità, a non restare invischiato nelle immagini stereotipate figlie di una certa, ricorrente, presentazione letterario-cinematografica. E parla della Città senza mai chiamarla per nome. Forse in segno di rispetto, e magari per sottolineare il calcolato distacco necessario per imbastire un racconto il più possibile obiettivo.

Tra edilizia creativa, dissertazioni sarcastiche, itinerari e percorsi alternativi, cibi tipici, tra un mare che non bagna e pratiche di autoesotismo, tra Mondello e la Kalsa, in mezzo ad abitanti che nutrono un’avversione scaramantica per ogni forma di compiutezza, tra ciò che sembra, ciò che è e ciò che dovrebbe essere, Alajmo ci presenta questa cipolla urbana. Una città particolare, con la sua storia. Anzi, con le sue storie.

Scrive l’autore: “Ne hai sentite di storie sulla Città. Anche questa guida ha contribuito a raccontartene almeno un paio che se non sono false, poco ci manca. Ma ti assicuro che qui vengono raccontate per vere. E dopo un poco questo genere di storie a forza di raccontarle diventano vere sul serio.”

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