Titolo del romanzo: Dinah. La maledizione della Ninfa
Autrice: Adele Mereu
Genere: Fantasy, Romance
Editore: Passione Scrittore
Oltre il tempo, oltre l’amore: viaggio in “Dinah. La maledizione della Ninfa” di Adele Mereu
Con il suo romanzo d’esordio, Dinah. La maledizione della Ninfa, Adele Mereu ci invita in un mondo dove mito e memoria si intrecciano, dove la vita contemporanea è attraversata da una cicatrice antica, invisibile ma persistente. Un’opera che dimostra una consapevolezza narrativa sorprendente, in grado di tenere insieme introspezione, struttura mitologica e un registro emotivo profondo. Il risultato è un fantasy atipico, con elementi romantici e riflessioni quasi filosofiche sull’identità, la perdita e la possibilità di riscrivere il proprio destino.
L’autrice, Adele Mereu, nasce a Cagliari nel 1998. Dopo essersi diplomata presso il liceo scientifico Pacinotti, si laurea in infermieristica nel 2022. La scrittura la accompagna da sempre: nel 2022 pubblica la raccolta poetica Come un aereo nel cielo, mentre nel 2024 esordisce nella narrativa con Dinah, seguito da alcune poesie pubblicate nella collana I Poeti di Ponte Vecchio per Dantebus. Nello stesso anno riceve il premio “Città di New York edizione RED” per le sue poesie. La sua formazione scientifica e la sua sensibilità letteraria si incontrano in una scrittura attenta alle emozioni, ai dettagli, alla complessità dell’essere umano.
“Dianah. La maledizione della Ninfa” appartiene al genere fantasy con venature romance e una forte componente psicologica. Non c’è magia nel senso più tradizionale, né creature sovrannaturali nel senso stretto, ma c’è un alone costante di mistero, un’aura sospesa che permea l’intera narrazione e che rende il soprannaturale una dimensione psicologica e simbolica, più che spettacolare. È anche un romanzo di formazione, nella misura in cui la protagonista, Amelia, affronta un percorso di scoperta del sé, scontrandosi con verità antiche quanto l’anima che la abita. La trama ruota attorno alla figura di una giovane donna, segnata da una singolare sfortuna amorosa: ogni volta che si innamora, la persona da lei desiderata finisce per trovare l’amore in qualcun altro. Quello che sembra solo un caso ricorrente si rivela ben presto essere una maledizione antica, risalente al tempo di Dinah, una ninfa punita per aver osato rifiutare l’amore del dio Erran.
La narrazione si muove con fluidità tra presente e passato, intrecciando i due piani temporali senza mai perdere coerenza. Dinah e Amelia sono due volti della stessa essenza, eppure le loro voci si distinguono chiaramente. Il tempo, nel romanzo, non è lineare: è circolare, frammentato, soggetto a squarci e reminiscenze. Il lettore è chiamato a mettere insieme i pezzi di un puzzle che ha radici in un altro tempo, e questo processo rende la lettura coinvolgente e densa di tensione narrativa. L’autrice opta per un narratore interno: è Amelia stessa a raccontare, in prima persona, e questo rende l’esperienza del lettore fortemente immersiva. Le emozioni, le percezioni, le paure e i dubbi della protagonista sono presentati in maniera diretta, senza filtri. Questa scelta narrativa consente anche un’ottima gestione del ritmo emotivo: ci sono momenti di calma, altri di rivelazione, altri ancora in cui il flusso di coscienza si fa quasi poesia.
Lo stile di Adele Mereu è limpido, ricco di immagini evocative e spesso di sapore lirico. La sua scrittura predilige la descrizione sensoriale e il ritmo lento, quasi contemplativo, che ben si adatta alla dimensione onirica del romanzo. Le figure retoriche più frequenti sono le metafore, usate per restituire l’ineffabilità delle emozioni, e le anafore, che scandiscono le riflessioni interiori della protagonista. Alcuni passaggi assumono la forma di vere e proprie visioni, in cui realtà e sogno si fondono, suggerendo un uso poetico della lingua che non si appoggia mai su eccessi, ma resta sempre elegante e controllato.
Il messaggio del romanzo si articola in più livelli. Il primo è quello dell’amore non corrisposto, dell’eterna attesa, della frustrazione di non essere mai abbastanza. Amelia incarna un dolore condiviso da molti, ma lo eleva a dimensione archetipica. Il secondo livello riguarda il destino: quanto siamo liberi di scegliere la nostra vita? Possiamo spezzare i legami invisibili con ciò che è stato? Oppure, come suggerisce la maledizione di Dinah, siamo destinati a ripetere gli errori di chi ci ha preceduti? Un altro tema centrale è quello dell’identità: Amelia non sa più dove finisce lei e dove inizia Dinah. Il romanzo riflette profondamente sull’idea di essere molte cose insieme, di portare dentro di sé memorie non proprie. È una metafora efficace dell’adolescenza e della giovinezza, fasi della vita in cui ci si sente spesso in bilico tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere. La maledizione diventa così anche un modo per parlare di alienazione, di senso di esclusione, di ricerca disperata di un riconoscimento.
In conclusione, Dinah. La maledizione della Ninfa è un’opera prima intensa e originale, che affronta tematiche universali con una voce autentica e personale. È un romanzo che parla di sofferenza ma anche di resilienza, di perdita ma anche di rinascita. Pur muovendosi in territori familiari al fantasy romantico, Adele Mereu riesce a creare un’opera distinta, grazie a una scrittura consapevole e a un uso del simbolismo profondo e coerente. Un esordio che promette bene e che lascia il lettore con una sensazione duratura di bellezza e mistero.