Intervista con Fabio Cinti
8 min readAMS Records è lieta di presentare il frutto di una collaborazione unica tra due cantautori, compositori e produttori musicali, profondi conoscitori della produzione artistica di personaggi che hanno scritto pagine importanti nella storia della musica italiana: Fabio Cinti (voce) e Alessandro Russo (pianoforte). Il duo rilegge qui in maniera personale e unica alcune composizioni di Angelo Branduardi, artista il cui stile attinge da atmosfere fiabesche ed epiche, trasposte in musica unendo una scrittura lirica e una metrica ben precise, spesso di forte impatto poetico, ad arrangiamenti e costruzioni armoniche ricchi di riferimenti al passato.
Questa inedita rilettura di un’accurata selezione di brani del cantautore lombardo cerca un approccio classico e rigoroso alla materia, di interpretazione pura, in cui l’esecutore è al servizio della canzone e non viceversa, con l’obiettivo di far emergere la vera intima essenza delle composizioni di Branduardi. “Guardate com’è rossa la sua bocca” – da un verso del brano “Sotto il tiglio” – è, nella sua essenzialità, curato in ogni suo aspetto, compreso quello grafico, minimale ed elegante, che rispecchia perfettamente il contenuto musicale di questa proposta.
L’album è stato registrato e mixato da Cristopher Bacco presso lo Studio 2 di Padova e masterizzato da Andrea De Bernardi presso Eleven Mastering di Busto Arsizio (VA). Produzione esecutiva di M.V.A. Productions e Matthias Scheller per AMS Records.
Edizione in CD digipack / Note di copertina a cura di Fabio Zuffanti.
Disponibile su tutte le piattaforme digitali e in formato CD qui:
https://www.btf.it
https://amsrecords.bandcamp.com
http://www.ams-music.it
Biografie
https://it.wikipedia.org/wiki/Fabio_Cinti
https://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Russo
Il dono del cervo
Fou de love
Sotto il tiglio
La luna
Casanova
Confessioni di un malandrino
La volpe
Alla fiera dell’est
Intervista
Davide
Buongiorno Fabio. È la prima volta che mi capita di ascoltare un disco di canzoni di Branduardi riviste da qualcun altro. Ci troviamo di fronte a un cantautore non facile da reinterpretare senza incorrere nel rischio di risultare non all’altezza di così tanto compito. Per intanto vorrei chiederti come e perché hai deciso di realizzare questo lavoro e di dedicarti con Alessandro Russo a un repertorio rivisitato di Branduardi?
Fabio
Buongiorno! Io e Alessandro Russo ci siamo cimentati in questo lavoro perché da tempo per puro divertimento interpretavamo quelle canzoni. Ma per diventare un album di canzoni presentabili al pubblico c’è stato bisogno di uno studio approfondito, proprio per evitare per quanto possibile il rischio di cui parli tu. Così il nostro approccio è stato rigoroso, classico in un certo senso; abbiamo messo da parte – perché di fatto non ci interessa – quella che spesso risulta essere una necessità di metterci del proprio. Nel nostro caso ci siamo attenuti a un’interpretazione pura.
Davide
Come hai scelto le otto canzoni di questo disco tra le molte presenti nei quasi trenta album in studio di Branduardi? Che tipo di percorso, anche tuo personale, hai tracciato da “Il dono del cervo” a “Alla fiera dell’est”?
Fabio
Semplicemente abbiamo scelto e interpretato le canzoni che suonavamo più spesso e che ci stavano più a cuore. Non ci siamo messi a tavolino con una lista…
Davide
I brani sono stati mirabilmente adattati e suonati per solo pianoforte, e uno sporadico clavicordo, da Alessandro Russo. Come sono nate questa collaborazione intorno al progetto e questa idea di rileggere la musica di Branduardi attraverso il solo pianoforte, che, secondo me, evidenzia ulteriormente la maestria compositiva classica e senza tempo del Maestro?
Fabio
In un primo momento l’idea era quella di inserire anche un quartetto d’archi, ma – a parte il fatto che avevo già utilizzato quel tipo ensemble per La voce del padrone di Battiato – abbiamo voluto cercare una sorta di semplicità, puntando più sulla bellezza della scrittura che su quella degli arrangiamenti. Queste canzoni hanno tutte una melodia perfetta e riconoscibile e se – come spero – si centra l’essenza dei brani, allora si trova anche un buon equilibrio.
Davide
Branduardi è di quei cantautori che hanno una personalità vocale inscindibile dalle sue canzoni. Come, dunque, hai fronteggiato questa peculiarità? Come la tua vocalità ha incontrato quella di Branduardi?
Fabio
Mi sono messo completamente al servizio delle canzoni. Non ho velleità di dimostrare né talento, né bravura, né nessun tipo di particolare personalità. L’importante è che le canzoni abbiano un impatto emotivo che faccia emozionare chi ascolta, e il mio obiettivo è stato quello di esaltare la bellezza delle canzoni. Posso fare un esempio: se un architetto di interni si sbizzarrisce con il suo estro e la sua personalità, il risultato rischia di non essere funzionale all’uso della casa. Viceversa, se si mette al servizio della funzionalità, della sobrietà per esaltare al massimo le stanze, allora il risultato sarà più gradevole a chi abiterà quella casa. Anche qui si parla di equilibrio… La bellezza era già insita nelle canzoni, non era necessario aggiungere estro per crearne altra.
Davide
Perché il titolo di “Guardate com’è rossa la sua bocca”, dai versi della canzone “Sotto il tiglio”?
Fabio
Perché è un verso che ci è sembrato racchiudesse il senso visionario della fiaba e spesso della dolcezza del mondo di Branduardi.
Davide
La copertina pare quella essenziale di un libro, anzi di un classico, e solo vi appare la piccola immagine di una foglia di vite, simbolo, sia nelle antiche religioni pagane, sia nel cristianesimo, di rinascita e cambiamento, e di immortalità. Perché, dunque, questa essenzialità, quasi austera, sicuramente minimale?
Fabio
La copertina – che è una mia idea – rappresenta strettamente il senso rigoroso del lavoro sui brani. Volevamo che il lavoro fosse effettivamente classico e quindi anche l’immagine esterna doveva rappresentare e assumere questa forma. In più doveva cogliere anche un aspetto del mondo di Branduardi, e questo è il motivo della foglia!
Davide
In passato hai già affrontato delle riletture di composizioni di altri grandi, come ne “La voce del padrone – Un adattamento gentile”. Cosa ti spinge a esplorare e rielaborare il materiale di altri autori e in che modo lo fai tuo nel tuo percorso artistico?
Fabio
Sono sempre spinto dal confronto. D’altra parte questi grandi cantautori non possono non essere considerati ormai dei classici. E dunque, così come si suona e si interpreta, per esempio, Ravel, Bach, Debussy, Malher… eccetera, allo stesso modo si può essere rigorosi interpreti di Battiato, Branduardi, De André eccetera. Credo, così come è importante leggere i classici della letteratura, che sia importante il confronto e l’esplorazione significativa di questi grandi cantautori. Se ci si cimenta con la scrittura è bene leggere molto, lo stesso vale con la musica. Naturalmente però ognuno fa le sue scelte… questo è un mio punto di vista.
Davide
A parte il singolo “La strada che non presi” del 2022, non usciva un tuo album dal 2020: “Al blu mi muovo”. Cosa è successo in questi quattro anni durante e dopo l’orrenda sospensione pandemica del mondo intero? Come si colloca quest’ultimo lavoro rispetto alla tua discografia e alla tua produzione musicale precedente, cosa ne mantiene e cosa ne evolve?
Fabio
Dal 2011 al 2018 ho prodotto circa un disco all’anno… Poi ho deciso di rallentare un po’. La pandemia, come per molti, mi ha portato un periodo di riflessione, durante il quale non mi sono fermato. Però mi rendo conto che il mondo della musica, quella che va per la maggiore, va in una direzione che forse non mi appartiene più di tanto. Ho perso un po’ di interesse e in qualche modo mi annoia. Osservo che anche molti altri cantautori della mia generazione hanno subìto un rallentamento… Questo ultimo disco, nonostante l’impegno e lo studio che ci abbiamo messo, è nato da uno spirito giocoso, un divertimento, quindi da questo punto di vista è stato facile.
Rispetto a quello che ho già fatto, credo che l’evoluzione sia nel modo di cantare, perché vado cercando sempre di più una purezza e una delicatezza che mi paiono molto aderenti al mio modo di essere e di pensare. In qualche modo quello è diventato il mio stile.
Davide
Branduardi ha detto che la musica è guardare oltre una porta chiusa, perdere il senso del tempo e dello spazio. Cos’è per te? Cosa ne pensi, inoltre, della situazione musicale italiana attuale?
Fabio
Quello che dice Branduardi vale certamente per un certo tipo di musica, ma non per tutta. Per quanto mi riguarda la musica deve sempre avere un forte senso al contempo culturale e spirituale (anche se parliamo di rock). Se i contenuti sono scarsi, troppo leggeri o indecenti, allora si tratta appena di intrattenimento da supermercato. E questo è quello che sta accadendo oggi, ma che di fatto è sempre successo. Non sono tra quelli che pensano che il passato era meglio del presente. La storia si ripete continuamente, anche in ambito musicale. Adesso ci troviamo in una zona di avvallamento, ma mi auguro che ci sia presto una risalita.
Davide
Cosa seguirà?
Fabio
Sto lavorando alle fasi finali di un saggio di estetica e immanentismo, e sono molto concentrato su questo lavoro, per ora. Ma ho certamente alcune buone idee su futuri progetti musicali e qualche buon inedito…
Davide
Grazie e à suivre…