Intervista con Vito Di Modugno
7 min readVITO DI MODUGNO QUARTET
with FAUSTO LEALI
“BLACK, WHITE AND BLUES”
Il nuovo disco del grande jazzista italiano con l’inconfondibile voce di Fausto Leali
Vito Di Modugno è tra le figure più note al pubblico nell’ambito del jazz contemporaneo segnatamente al suo ruolo di hammondista tra i più quotati a livello internazionale. Apparso anche nella speciale classifica di Down Beat, la più autorevole rivista di jazz al mondo, tra i migliori interpreti dello strumento. Alla guida del suo quartetto, che include musicisti di grande prestigio nazionale (Massimo Manzi, Michele Carrabba, Pietro Condorelli), affianca il gigante italiano Fausto Leali, conosciuto in tutto il mondo per la voce graffiante che gli fruttò l’appellativo di negro bianco, con successi nell’ambito della musica leggera italiana che sono entrati nell’immaginario collettivo: “A chi” (cover di Hurt), “Angelitos Negros”, “Un’ora fa”, “Io camminerò”, “Io amo”, “Mi manchi”, “Ti lascerò” (con cui vincerà il Festival di Sanremo 1989 in coppia con Anna Oxa). Le caratteristiche vocali hanno ispirato questo album dove il feelinbg jazz del quartetto di Vito Di Modugno si sposa perfettamente con l’anima black, soul e blues di Fausto Leali. Il repertorio attinge ad alcuni grandi classici che hanno reso famoso Leali, più alcuni inediti e il contributo di Germana Schena che canta in duetto “Memories on my mind”. Una vera eccellenza audiofila.
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Comunicato stampa
Marta Scarabozzi
Vito Di Modugno: Hammond organ, bass.
Fausto Leali: vocals.
Michele Carrabba: guitar.
Massimo Manzi: drums.
Germana Schena: vocals (“Memories on my mind”)
Intervista
Davide
Buongiorno Vito. Come è nata questa collaborazione con Fausto Leali, l’idea stessa di fare un disco in cui riproporre alcuni suoi successi e non solo, avendo anche composto dei brani originali per l’occasione?
Vito
Buongiorno a te Davide. Ho conosciuto Fausto grazie a Germana Schena, la cantante che, nella seconda metà degli anni 90, faceva parte del mio gruppo. Poiché è una straordinaria vocalist, verso l’inizio del nuovo millennio fu presa per fare la corista durante i concerti di Fausto. Di lì a qualche anno ne è diventata la compagna prima, e poi, addirittura, la moglie, e lo segue ancora tutt’oggi durante le sue tournée. A prescindere da questo, Fausto è da sempre uno dei miei cantanti ed interpreti preferiti. Quando lo sento cantare brani come “Angeli negri”, “Mi manchi”, “A chi” (non continuo perché la lista sarebbe lunga) mi emoziona come pochi altri. Poi ho sempre creduto che la sua voce e l’organo Hammond sarebbero stati un’accoppiata perfetta.
Davide
Che tipo di percorso della storia artistica di Fausto Leali avete voluto attraversare idealmente con
questo preciso repertorio?
Vito
In realtà non abbiamo voluto delineare un percorso. Abbiamo semplicemente scelto dei brani rappresentativi della carriera di Fausto, alcuni standard che ama cantare e che spesso esegue durante i suoi tour, e tre brani inediti che, insieme, abbiamo selezionato dal mio cassetto delle composizioni.
Davide
I brani composti per l’occasione, li hai pensati fin da subito per l’interpretazione di Fausto Leali? Come sono nati? Cosa hai voluto in particolare consegnare di tuo alla sua voce e al suo canto? E cosa risaltare delle qualità interpretative di Fausto?
Vito
No, gli ho fatto ascoltare, come ti ho detto, alcune mie composizioni e abbiamo scelto quelle più congeniali alla sua vocalità.
Davide
Tra gli evergreen presenti, “Georgia on my Mind”, “Come Together” e “Knock on Wood”. Che significato ha per te riproporre brani del passato, anche se intramontabili, specialmente in un’epoca come questa in cui siamo sempre più esortati al qui e ora, a vivere nel momento presente e solo il momento presente, fino a certe tendenze “culturali” come la cosiddetta “cancel culture”?
Vito
Credo che uno sguardo al passato sia sempre opportuno e necessario. Ci sono stati compositori ed interpreti eccezionali, che hanno regalato ai posteri, opere immortali di immenso valore artistico e culturale, ragion per cui abbiamo scelto questi tre brani che hai citato, che fanno parte della vita di tutti noi, e di conseguenza anche di Fausto. Come Together, per esempio, si riallaccia agli esordi della sua carriera, quando cantava abitualmente diversi brani dei Beatles. Georgia On My Mind, pur essendo stato composto da Hoagy Carmichael negli anni trenta, ci riconduce inevitabilmente alla celebre versione di Ray Charles, artista che Fausto ama in modo particolare, e Knock On Wood, brano di riferimento del periodo Rhythm and Blues, che ha, indubbiamente, influenzato il modo di cantare di Fausto.
Davide
Sei tra i più grandi e riconosciuti suonatori di organo Hammond in Italia e nel mondo. Strumento dal suono rimasto a lungo inimitabile, anche dalla circuiteria elettronica e digitale, come ti sei avvicinato ad esso e perché ne hai fatto il tuo strumento di elezione? Cosa in particolare hai voluto mettere in rilievo dello Hammond in “Black, white and blues”?
Vito
Essendo figlio di un musicista, ho avuto modo, sin da piccolo, di “giocare” a casa con gli strumenti musicali di mio padre, tra i quali l’organo Hammond. Strumento che poi, in età adolescenziale ho accantonato, vuoi per esigenze scolastiche, dato che ho studiato diplomandomi poi in pianoforte, vuoi per le difficoltà di portarlo in giro per concerti. Ho ripreso, invece, a suonarlo verso la fine degli anni novanta quando vennero fuori i primi cloni molto più trasportabili dei vecchi modelli che mi hanno consentito di prenderlo in considerazione per intraprendere con esso un’attività concertistica.
Sinceramente non l’ho scelto come mio strumento di elezione come dici tu. Ho sempre continuato, invece, a suonare anche il basso e il pianoforte, ma con l’organo Hammond si sono presentate delle opportunità ed io ho semplicemente percorso la strada.
Quando realizzo un lavoro discografico, non penso a porre in risalto il mio strumento o le mie abilità tecniche. Cerco, invece, di mettere in rilievo le qualità della musica, la composizione, l’esecuzione, ecc.
Davide
Leggo tra le note di copertina che la registrazione del disco risale a febbraio del 2021. Come mai è uscito soltanto ora, a quasi due anni di distanza?
Vito
La realizzazione del progetto, purtroppo, ha sedimentato a lungo a causa di varie problematiche come, per esempio, la pandemia quindi, una volta registrato, anche l’editing nonché le ultime rifiniture del disco hanno avuto tempistiche lunghe.
Davide
Il jazz è originato anche dalle work songs degli schiavi afroamericani e dal blues. Come avete intrecciate le molte ricercatezze ed evoluzioni del jazz a una maggiore essenzialità e immediatezza del blues?
Vito
Abbiamo semplicemente portato la natura jazzistica del mio quartetto verso la vena blues della vocalità di Fausto che, a mio avviso, è il primo bluesman italiano in ordine cronologico.
Davide
“La vera musica, che sa far ridere e all’improvviso ti aiuta a piangere”, cantava Paolo Conte. Esistono una vera musica e una musica non vera? Cos’è per te la vera musica?
Vito
La vera musica è quella che resta nel corso degli anni o dei secoli. Quella dei grandi compositori classici come Bach, Beethoven, Chopin, ecc. o dei grandi del jazz: Parker, Coltrane, Bill Evans, i grandi gruppi: Beatles, Pink Floyd, Earth Wind and Fire, i cantautori di casa nostra: Battisti, Dalla, Concato, Pino Daniele. Questi sono i nomi che mi sono venuti in mente a primo acchito, ma ce ne sono tanti altri.
Di conseguenza, la musica non vera è quella che, dopo un po’, svanisce nel nulla, e da parecchi anni anni a questa parte ce n’è molta.
Davide
Cosa seguirà?
Vito
Spero innanzitutto che questo disco possa portare lustro alla già splendida carriera di Fausto, e di conseguenza a quella del mio quartetto al quale sono legato, ormai, da più di vent’anni. Spero però, soprattutto, che possa piacere alla gente, ai fans di Fausto, ai seguaci del jazz, e che dia il via a un po’ di lavoro concertistico.
Davide
Grazie e à suivre…