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Intervista con Tenedle

11 min read

Sussurround pubblica l’ottavo album dell’artista fiorentino di casa in Olanda. Un ritorno alla discografia consapevole e maturo che accoglie e rilancia il passato. Canzoni, electro-pop e visionarietà che sussumono i molti aspetti del poliedrico compositore, ora in una veste più meditativa e feconda. 

Demetra: il nuovo disco di Tenedle!

TENEDLE
Demetra
Sussurround 2023
13 tracce 00.59′
https://tenedle.bandcamp.com/album/demetra


Ho fatto nuovamente scelte particolari
anche se ho abituato chi mi segue ai mutamenti, è sempre un brivido.

“Cercavo elementi che rappresentassero la natura ma in senso più drammatico rispetto alle icone legate a quelle della Dea Demetra, che spesso viene rappresentata in scene pastorali.” Così Tenedle introduce Demetra, ottavo album in studio che racchiude e rilancia una consapevolezza umana e artistica capace di creare 13 brani intensi, canzoni sospese nel tempo e legate da fuoco elettrico vivo e visionario. Anticipato dal singolo The Gift uscito in coda al vecchio anno, Demetra è un album più meditativo rispetto a Traumsender. “Le canzoni, le parole, le melodie, la mia voce, hanno riequilibrato le idee iniziali e condotto il lavoro verso un disco di canzoni, una canzone d’autore contemporanea, differente.” Demetra a cinque anni dal precedente disco, conferma l’eclettismo dell’artista fiorentino di casa in Olanda, con voce avvolgente, un pop colto, all’insegna di indipendenza e ricerca

“Demetra è innanzitutto la versione femminile del mio nome – Dimitri – perfetta per costruire un tetto sotto il quale riappropriarmi della mia parte femminile, stavolta per scrivere cose mie, senza l’aiuto della Dickinson, per esempio. La ricerca e gli studi sulle antiche culture matriarcali mi hanno ricondotto al mito di Demetra Dea e tutte le possibilità che ancora offriva per scrivere “di oggi”. Tutto ha cominciato ad avere senso. Con una parola che riconduceva anche alla mia idea sonora iniziale, la ciclicità, elemento femminile per antonomasia. Che nessuno si aspetti un disco che celebra un mito greco ma la mitologia è assolutamente ancora capace di ispirare, anche ai tempi del metaverso.” Il concept ha un fortissimo impatto visivo, strumento imprescindibile di espressione di Tenedle: “avevo bisogno di luoghi meno “terrestri” per legare il titolo anche ad un messaggio visivo di pericolo, in relazione con il nostro comportamento verso il pianeta, la nostra stessa sopravvivenza, la follia autodistruttiva delle guerre e della corsa irrefrenabile all’iper produzione. Alla fine ho trovato gli elementi, i colori e le forme giuste, si avvicinavano alle visione, e come sempre mi hanno “sorpreso”. Il contrasto tra terrore e poesia era quello che cercavo così le figure bianche di Demetra sulla copertina e le altre “in fuga”. Tutti i video dell’album utilizzano questa tecnica di sovrapposizione e doppia suggestione. Mi piace creare un filo concettuale anche in questo campo”. Il disco si arricchisce della presenza di stimati e ospiti che si sono rivelati “scoperte” umane e artistiche come: Maartje Teussink, Gina Graham, Sirena Riley e il fidato Bert Lochs.

Dopo il sorprendente successo di Traumsender, Tenedle ha seguito un corso di studi in ambito post-produzione audio per il cinema e i media in genere, e si è diplomato come Sound Designer e Media-Composer. “Ho preso coscienza e assimilato un nuovo modo di lavorare, appreso e messo in pratica varie discipline del mondo del cinema… è stato importante rinfrescare anche tutte le nozioni sulla sintesi elettronica anche se è per me una pratica quasi quotidiana. Infine ma non per ultimo, l’Orchestrazione e arrangiamento per strumenti classici. Oggi lavoro in modo molto più consapevole, ed anche la mia creatività ne ha tratto vantaggio”.

Ho cominciato a fare fotografia e film in modo sempre più accurato da quando vivo in Olanda. Il potenziale narrativo e teatrale del video è enorme e i mezzi sono accessibili oggi e i miei concerti, hanno da diversi anni questa caratteristica, ed è un elemento che ho utilizzato con ottimi risultati anche in alcune rappresentazioni teatrali a cui ho lavorato.

Demetra 
music & lyrics by Tenedle
 
produced by Tenedle
Featuring Artists
Maartje Teussink: Vocals on The Beast
Gina Graham: Vocals on Broken & Mother Earth
Sirena Riley: Vocals on Same old song
Bert Lochs: Trumpet Flugelhorn on Sister Power
 End of Summer & Ending Things
Tenedle
 Lead Vocals & Backing Vocals
Piano & Synthesisers

Fender Telecaster
 Acoustic Guitar
Computer & Drum programming
 Sound Design
Visual Concept by Tenedle

Sussurround Multimedia
www.tenedle.com

Precedenti interviste

https://kultunderground.org/art/17920/

https://kultunderground.org/art/1900/

Intervista

Davide

Ciao Dimitri e ben ritrovato. Parlammo nove anni fa di “Vulcano” e dodici anni fa di “Grancassa”. Ci ritroviamo, dunque, per parlare del tuo nuovo e ottavo lavoro, “Demetra”. “Demetra”, dea della natura, dei raccolti e delle messi. Quali frutti o quali messi migliori vi hai raccolto facendo il punto del tuo percorso? Dal passato al presente, a che punto senti di essere giunto oggi con la tua musica?

Dimitri

Ciao Davide, un piacere ritrovarti, nel mezzo ci sono stati due dischi fondamentali, che credo tu abbia comunque ascoltato, e che per rispondere alla tua domanda vanno citati. Il primo ODD TO LOVE del 2015, il mio tributo in musica alla poesia di Emily Dickinson, e TRAUMSENDER del 2018 da dove ho iniziato il mio passaggio all’inglese come autore. Senza riferimento a queste pubblicazioni, almeno nel mio caso diventa complicato comprendere semina, frutti e raccolto. Demetra, è un disco più riflessivo volendo, di Traumsender, ha un suono molto molto bello anche per audiofili e credo questo sia uno dei miei obiettivi sempre, quantomeno da quando ci conoscemmo. Non saprei dire a che punto sono, ma come dicono e scrivono “gli altri”, di avere raggiunto una maturità, senza aver perso la gioia di creare, immaginare. Non oso mai dire di aver “raggiunto” qualcosa in senso stabile, perché la mia filosofia in arte è quella di smentire sempre me stesso al passo successivo, ma si, direi di essere “maturo” anche se non so per cosa…

Davide

“Demetra” è un album sulla relazione tra l’umanità e la sua o non più sua “Madre Terra”? Cosa vi osservi o narri o vi auspichi o altro attraverso i testi? Quali le tue riflessioni e descrizioni? Quali i moniti?

Dimitri

Sono diventato molto più diretto con l’inglese, potendo giocare meno con una lingua che alla fine non mi appartiene, credo di aver dato precedenza ad una maggiore semplicità stilistica ma implementando una certa gamma di argomenti, critica aspra al mondo in cui viviamo, una deriva che mi spiace appellare “senza ritorno”. Questo avveniva anche con il disco precedente e qui, in perfetto contrasto con musiche più distese e meditative, sono forse ancora più incisivo. Non sono abituato a parlare, i testi sono una cosa differente, con la musica offrono un potenziale notevole almeno per dire quel che pensi.

Davide

Vivi ormai stabilmente in Olanda? “Demetra” è cantato tutto in inglese. Come mai hai deciso di non fare qui alcun brano in italiano?

Dimitri

La decisione, come ho detto prima, é avvenuta dopo il disco con le poesie di Dickinson, in inglese (per forza). Nel 2016 ho deciso di chiudere la parentesi con l’italiano, non so se “per sempre”, credo di no perché spesso mi manca scrivere con quella padronanza, ma artisticamente e anche per un aspetto polemico rispetto alla nostra situazione culturale drammatica, ho sentito il bisogno di comunicare con altre persone del mondo. Non é stata una operazione commerciale, anche se la cosa ha funzionato anche in quel senso, ma artistica, e di ricerca di stimoli, un elemento che dava nuova linfa al mio desiderio continuo di rinnovamento. Sono contento, ed appunto, dopo ormai 15 anni di vita fuori dall’Italia, il mio modo di pensare ed assorbire le cose ha sempre più caratteristiche di cittadino d’Europa, o terrestre. Per ora sono molto contento di tutto ciò. Non amo fare dischi dove si mescolano lingue, ma anche qui forse un giorno mi smentirò me stesso.

Un’altra precisazione: sono estremamente orgoglioso dei miei dischi “in italiano” e quando posso ripropongo volentieri quel repertorio.

Davide

“Demetra” è un lavoro fondamentalmente elettronico. Elettronica e natura sembrerebbero apparentemente o superficialmente due mondi antitetici; e invece? Quale visione ideale hai espresso in “Demetra” del rapporto tra tecnologia e natura?

Dimitri

Un violino é fatto di legno e metallo ma se non ci fosse stata la mano dell’uomo non sarebbe esistito. Anche per suonarlo ci vuole studio e disciplina. Per quanto mi riguarda fare musica elettronica richiede la stessa disciplina, lavoro, abnegazione, pazienza, cose non in contrasto con cosa la natura insegna. Non sono i mezzi che usiamo il problema, il problema é la stupidita e la sete di potere, l’egoismo, che capovolgono ogni senso alle cose. Trovo che la musica elettronica sia in grado di creare sempre nuove suggestioni, e che oltre ad esplorare suoni “impossibili” da creare un tempo, sia oggi una enorme opportunità per descrivere mondi e appunto contrasti, utili ed importanti per tornare al fruscio degli alberi, al silenzio… Lo stesso fruscio degli alberi, grazie all’arte elettronica, può costituire una colonna sonora. Non vedo confini.

Davide

“Demetra”, hai detto, è anche la versione femminile del tuo nome, Dimitri, perfetta per costruire un tetto sotto il quale riappropriarti della tua parte femminile. E al mito di Demetra sei giunto attraverso la ricerca e gli studi sulle antiche culture matriarcali, alla ciclicità, elemento femminile per antonomasia. Alla luce di ciò, in che modo hai lavorato sul materiale tematico e sulla forma ciclica in quanto tecnica di costruzione musicale?

Dimitri

Ci sono per quanto riguarda testi, molte parti e canzoni dedicate alla luna e alle stagioni della natura e per quanto riguarda la parte sonora, l’uso di forme d’onda ripetitive, echi e loops “ciclici” piuttosto che semplicemente strofe e ritornelli, ha messo tutto in armonia, in relazione, secondo me.

Si, “demetra” il titolo, ha preso il via sulla “riflessione” sulla propria parte o sensibilità femminile era un modo anche lievemente ironico per trasformarsi subito, da dentro e non necessariamente fuori. Poi gli studi e le ricerche appunto.

Davide

Ci parli dei musicisti che hanno preso parte a questo lavoro? Come avete lavorato insieme, attraverso quale metodo ideale?

Dimitri

Oggi si lavora a distanza in modo molto facile, e specialmente tra il periodo pandemico e la fine del missaggio del disco, è stata l’unica possibilità. Poi per la prima volta ho lavorato con almeno due artiste d’oltreoceano, Australia e Stati Uniti, ed era impossibile o almeno troppo costoso farle venire a cantare ad Amsterdam. Ci sono 4 ospiti in Demetra che hanno subito reagito al mio invito con grande entusiasmo: Sirena Riley, anglo-americana, voce “black” che duetta o meglio ha “occupato” data la sua potenza e bellezza vocale quasi totalmente “Same old song”. Gina Graham, fa cori in due brani, “Mother Earth & “Broken” delicata, splendida, da Sidney. Maartje Teussink, olandese, duetta con me in “The Best”, polistrumentista, compositrice di enorme talento, mia compagna di “scuola” durante gli studi per sound design e composizione per il cinema, un incontro “fatale”, fortune!!! Bert Lochs, anche lui olandese, con me da oltre dieci anni in ogni disco, e si capisce perché, un’amicizia ed una simbiosi artistica totale, nonostante differenti estrazioni…..

Davide

Hai seguito un corso di studi in ambito post-produzione audio per il cinema e i media in genere, e ti sei diplomato come Sound Designer e Media-Composer”. Come hanno influito queste tue nuove conoscenze nell’arrangiamento e nella registrazione di “Demetra”?

Dimitri

I miei studi hanno avuto un ruolo enorme nel produzione di questo album, anche se erano indirizzati al suono per il cinema i mondi ormai sono vicinissimi ed io ho sperimentato tecniche di sound design anche per Demetra, Il suono, il missaggio, il mastering, che adoro fare da me al di la di tutte le leggende e falsi miti, ne hanno tratto enorme vantaggio. Ascoltate Demetra in cuffia e fatevi un viaggio nei suoi suoni. Per me fare un disco è fare una scultura, non posso delegare.

Davide

Ti sei dedicato anche al teatro, alla fotografia e al film making. Il videoclip è per te ora una sintesi ideale tra narrazione/recitazione, musica e immagini?

Dimitri

Il teatro, come regia e recitazione sono stati esperienze importanti ma non credo di avere quel tipo di vocazione. Posso ancora avvicinarmici ma su richiesta, mi interessa meno, oggi. Continuo ovviamente a scriver musica per il teatro e la danza. Sono prevalentemente un musicista, poi un artista visivo e multimediale e per necessità, in fine, ma mi piace, un performer. L’arte cinematografica. La fotografia, mi appassionano da sempre come la musica e da quando vivo in Olanda credo sia diventata parte fondamentale del mio mondo creativo, in modo altrettanto sperimentale e avventuroso, ma mi appaga, e vedo , da quanto i miei video vengono visti, comunica qualcosa, attrae.

Davide

Oggi gli ascolti si fanno sempre più disattenti, brevi e frammentari. Alla lunga durata di un album, si preferisce il singolo “liquido”. Dalla durata media di quattro minuti si è passati a tre e anche due. Si affermano tendenze come la velocizzazione di materiale sorgente, sped up e nightcore… ecc. Per un artista di qualità diventa sempre più difficile concentrare e comunicare ricchezza e sfumature e complessità del proprio modo di fare musica. Cosa cerchi di racchiudere in ogni tua canzone che rappresenti la tua essenza stilistica, qualcosa che quindi emerga di te e del tuo stile anche per coloro che ascoltino un tuo solo brano, insomma, come una firma?

Dimitri

Non riesco più a seguire le dinamiche e le abitudini di questi giorni, non condivido modi di fare, pensare e ascoltare, ma non mi interessa, non ha influenza su di me. In un certo senso vivo in un monastero musicale, il mio mono-stereo (auto citandomi. “La cura del suono”) pieno di dischi, libri, cinema, immaginazione. Mi interessa creare e seguire quello che ricerca ed istinto mi dicono di fare. In Demetra ci sono almeno tre brani con caratteristiche radiofoniche, che credo stiano benissimo nel contesto meditativo degli altri brani ma anche in cima ad una classifica (per quanto conti). Sarei un pazzo a non ammettere che sia diventato quasi inutile stampare i dischi pensando che la gente se li ascolti come un rituale anche se in parte accade, ma questo è un problema successivo a quello che interessa me. Io cerco di creare un’opera d’arte quindi, cerco di arrivare in alto e di donare qualcosa di bello, dopodiché non ho influenza sui modelli di questa società, mi piacerebbe, cambierei molte cose, ma non ne ho.

Davide

Cosa seguirà?

Dimitri

Prima un po’ di attenzione a questo lavoro, di cui adesso mi sono “liberato” ma che amo particolarmente. Poi, sperando che le cose post pandemia ritornino normali, circondati purtroppo da guerre e ingiustizie diffuse per il mondo, proverò a presentare Demetra dal vivo, quindi una serie di “follie” a cui sto lavorando contemporaneamente ma che non mi sento ancora di “annunciare”. Ora 100% Demetra e alcuni progetti come sound designer e compositore che spero si facciano spazio nel mondo del cinema “vero” o giù di li. Lavoro comunque continuamente, e quando parlo di lavoro intendo anche lo studio: sto crescendo.

Davide

Grazie e à suivre…

Dimitri

Grazie a te Davide

 

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