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Intervista con Paolo Tofani

10 min read

Indicazioni vol.2
il nuovo album di
Paolo Tofani
(già membro di Area, I Samurai e I Califfi)
lancia “ExperiMentis”, nuova collana di musica elettronica e sperimentale di
Aventino Music

Torna sulla scena uno dei musicisti più influenti e sperimentali della scena italiana, Paolo Tofani, con il suo nuovo album: “Indicazioni vol.2”.

Già chitarrista degli Area (fra le varie, sua l’introduzione del brano “Luglio, agosto, settembre (nero)”, che apre lo storico album “Arbeit macht frei”), Paolo Tofani è stato fin dalla fine degli anni ‘60 un musicista aperto alla ricerca e alla sperimentazione. La chitarra, ma anche l’elettronica, sono stati i veicoli attraverso i quali ha tracciato i percorsi dell’immaginazione e della ricerca non solo musicale ma anche spirituale.

Prima membro de I Califfi e I Samurai, passando per la significativa esperienza Area, fino alla conversione al buddismo e la conseguente esperienza con la musica indiana, Paolo Tofani ha mantenuto un profilo sempre riconoscibile, grazie ad un gusto e ad una originalità sempre freschi e mai autoreferenziali. È sulla linea del cambiamento e dell’evoluzione che Paolo vive il suo rapporto con la musica, con la chitarra e con l’essere.

Il suo nuovo album, “Indicazioni vol.2”, è il seguito del suo album “Indicazioni”, uscito nel 1977, e si pone, come da titolo, come uno “studio” sullo strumento, con lo scopo preciso di dare “indicazioni” (per l’appunto) su quali possano essere le potenzialità dell’uso della chitarra in maniera creativa.

«“Indicazioni vol.2” nasce per dare un seguito indicativo ai giovani nel contesto di utilizzo alternativo della chitarra. Nei miei lavori non esiste progettualità, e quindi nessuna partitura musicale, ma il lavoro si manifesta in un divertimento creativo senza limiti, lasciando le strutture armoniche, melodiche e ritmiche standard nel contenitore lontanissimo della banalità del mio passato».

I brani sono tutti improvvisati, quindi senza un progetto compositivo prestabilito e senza seguire una precisa corrente improvvisata di genere.

«La musica spontanea (per me) è l’unico modo per evitare la banalità del fare musica seguendo le strutture convenzionali. Credo che tutti gli artisti, a diversi livelli, dovrebbero utilizzare questo regalo della provvidenza con lo spirito di essere utili, ma ovviamente la scelta appartiene a ognuno di noi. Hare Krishna».

Oltre a sperimentare con i linguaggi e l’improvvisazione, Tofani è anche un ricercatore delle possibilità costruttive della chitarra. Questo disco è stato registrato con la Shyama Trikanta, una chitarra da lui progettata «che ha finalmente messo in evidenza la sua straordinaria natura di strumento del futuro».

Registrato interamente da Paolo Tofani (alle prese sia con la chitarra che con l’elettronica) nel suo studio Indiano, “Indicazioni vo.2” è stato masterizzato da Dario Giuffrida ed esce per “ExperiMentis”, nuova collana di musica elettronica e sperimentale di Aventino Music.

«Ho scelto, per aprire la collaborazione con Paolo Tofani, un lavoro monografico sulla chitarra elettrica. Il titolo “Indicazioni vol.2” vuole essere un omaggio a “Indicazioni”, album che negli anni ‘70 ha segnato una svolta per chi, come me, era attratto dalla sperimentazione e dall’improvvisazione della scuola americana. Già gli Area ci avevano abituato alla coniugazione di differenti generi, dal progressive al free jazz all’improvvisazione sperimentale contemporanea. Con “Indicazioni” eravamo di fronte ad un’opera monolitica che dava il modello di come si potesse utilizzare lo strumento in maniera non convenzionale. Oggi, a distanza di anni, ci ritroviamo di fronte a nuove indicazioni, indicazioni che arrivano dopo un viaggio di circa quarant’anni. Questo nuovo lavoro di Paolo Tofani è un omaggio al disco “Indicazioni”, del 1977, alla Cramps di Gianni Sassi e il viatico per coloro che percorrono la via della ricerca che non ha mai fine. Questo lavoro inaugurerà il nuovo catalogo “ExperiMentis” di Aventino Music, dove troveranno posto nuove proposte per la musica sperimentale, ambient ed elettronica», racconta Claudio Scozzafava, chief della Aventino Music.

“INDICAZIONI VOL.2” su SPOTIFY

https://open.spotify.com/album/3hsW1ypTRdPH9QAh9HztrF?si=8bnHSdzXTQq7uxtC9ShycA

LINK UTILI

Sito ufficiale
http://www.paolotofani.com/

Spotify
https://open.spotify.com/artist/2Qmz9rCgkgyUuXDHGRNXbc?si=U6dGppGvSay4R4WXNkn6bQ

Intervista

Davide

Ciao Paolo. Sono passati quasi 35 anni da “Indicazioni” del 1977. Quali “indicazioni” seguisti e desti allora, quali hai seguite e date oggi con questo “volume 2”, nell’approccio all’esperienza sonora e musicale?

Paolo

Considerando la condizione ancora più precaria del passato in relazione alla ricerca sonora, ho pensato che potrebbe essere stimolante dedicare un nuovo lavoro con la speranza che potrebbe essere utile ai giovani esploratori contemporanei.

Andare oltre i limiti di strumenti tradizionali, è sempre stata per me una sfida molto affascinante che ha fatto vibrare intensamente la mia sfera creativa.

Davide

Ricollegandoci alla vasta tradizione della musica spirituale indiana, il compositore carnatico Tyāgayya definiva la musica come un gioco universale che tutto muove, suscitando lo stato di “gana”, uno dei più alti stati della beatitudine umana. La musica, insomma, come il linguaggio divino. Cosa ricerchi tu attraverso la musica, il suono? Che tipo di esperienza spirituale è per te creare o ascoltare musica?

Paolo

La musica esiste grazie alla presenza del suono. I Veda (libri di conoscenza più antichi del pianeta) analizzano molto in profondità le sue diverse qualità e le descrivono come fondamentali, sia in relazione alla creazione, al mantenimento e alla distruzione del cosmo in cui viviamo.Grazie al suono possiamo raggiungere altissimi livelli di consapevolezza e i grandi santi e yogi del passato, ci assicurano che le vibrazioni sonore pure, (i mantra), ci regalano l’opportunità di ritrovare la nostra dimenticata relazione di amore con L’Assoluto.

Questo è il fine ultimo di tutti gli spiritualisti che vivono in questo universo.

Davide

Hai progettate e costruite, o fatte costruire, delle chitarre personali. Ci puoi descrivere le loro peculiarità, specialmente delle da te denominata “Shyama Trikanta”, che presumo essere uno sviluppo della precedente “Trikanta Veena”? Cosa ti consente di fare in più o di diverso rispetto a una normale chitarra?

Paolo

La Trikanta Veena è concepita per suonare i Raga (musica che principalmente esprime diversi sentimenti di riconoscenza e amore verso il Supremo nelle sue molteplici manifestazioni) Nel cambio di direzione della mia vita, ho sentito questa necessità, la purezza del suo suono centrale che sembra una Veena (strumento a corde antico ancora presente nella parte sud del continente Indiano) con effetto Jawari (suono tipico simile al sitar), le vibrazioni create dalle corde di risonanza e il suono dell’arpa, mia speculazione creativa, crea in me una pienezza infinita, e con questo incredibile unico strumento al mondo, ho realizzato lavori molto intensi e delicati che saranno pubblicati molto presto.La Shyama Trikanta è invece la parte più aggressiva della mia ricerca, niente suono acustico ma tecnicamente superpotente e sofisticata.Implementazione midi con un tracking quasi perfetto, piezo pick up con simulatore acustico e modulatore Hernandez per suono costante e molti altri trucchi figli ancora, del mio desiderio, fanno di questo strumento (anche esso unico al mondo) il perfetto compagno per un viaggio speciale elettrico e potente.Come vedi questi due strumenti non hanno più niente in comune con i loro antenati, ma soddisfano perfettamente le mie esigenze sonore.

Davide

Che tipo di accordature hai usato? In alcuni brani mi è sembrato di cogliere l’uso di intervalli più piccoli dei toni e semitoni, quei “microtoni” che Charles Ives disse “le note tra le fessure”…

Paolo

In effetti le accordature sono tutte custom specialmente quelle della Trikanta Veena con intervalli di 4 di tono e la Shyama di 16 di tono.

Davide

L’elettronica fornisce oggi una varietà sonora praticamente o potenzialmente illimitata. E tu da sempre ti sei interessato alla musica e alla strumentazione elettronica, utilizzandola anche per la chitarra nella ricerca di più vaste sonorità. Come gestisci questa potenziale “illimitatezza” nei tuoi lavori? A cosa la devi comunque ricondurre e attraverso quali limiti intenzionali, concettuali o estetici?

Paolo

Credo di fare parte di una generazione molto fortunata.Sono passato dal niente al tutto possibile.Per un breve periodo ho imparato a programmare grazie a un 8509 della Motorola, poi, però la musica e il suono non mi hanno mai lasciato e grazie all’incredibile sviluppo tecnologico, oggi posso controllare perfettamente il suono con il mio Mac, in realtà, è lui l’unico limite alla mia ricerca e per questo guardo con grande anticipazione, i computer del futuro. Il principio di base che seguo è L’Utilità, e per quanto concerne l’estetica, il suono è mutevole, come il supremo, e una vita non è sufficiente per capire tutte le sue sfumature e la sua grandezza.

Davide

Chi ha preso parte a questo tuo lavoro? Di chi è lo splendido canto in “Nice journey”?

Paolo

Io lavoro da solo da tanti anni, ma l’approccio spontaneo che uso da tempo, manifesta diversi mutamenti della mia persona creando l’illusione di non essere solo.

La voce viene da uno dei miei campionamenti che suono con la tastiera.

Davide

I brani sono tutti improvvisati, senza seguire un progetto compositivo prestabilito. Da tempo hai abbracciato la religione del Visnuismo (o Vaishnavismo) o il movimento Hare Krisna. Cos’è il divieto di speculazione mentale di cui ho sentito parlare in proposito? La libera improvvisazione musicale, piuttosto che la composizione, vi ha a che fare? Cosa in particolare guida il tuo flusso improvvisativo?

Paolo

L’idea é di rimanere con i piedi per terra e contenere gli sbalzi aggressivi della mente che amplifica il nostro ego e distorce la realtà.

L’umiltà è la via da percorrere ma questo non significa diventare deboli o ininfluenti, ma al contrario, insegna un controllo necessario per vedere con gli occhi della conoscenza,

quindi, anche la spontaneità si accorda creando così una regola che ti libera.

Davide

Se i tuoi lavori sono sempre del tutto improvvisati, qual è il materiale che poi porti quando suoni dal vivo? Sono ulteriori improvvisazioni, uniche e irripetibili? O, comunque, usi un “aggancio”, una struttura a monte?

Paolo

In concerto parto sempre dal vuoto, ma talvolta posso usare dei frammenti antichi.

Tutta la mia musica, per principio, nasce, si sviluppa e muore quando mi fermo, quindi non esiste più, in altre parole, è irripetibile.

Davide

La copertina rimanda a quelle della serie DIVerso della Cramps. Il tuo lavoro inaugura oggi un nuovo catalogo di Aventino Music dal nome di “ExperiMentis”. Quello dei ’70 fu “un periodo storico pieno di invenzioni, creatività e ribellione”, di sperimentazione anche radicale, che godeva, certo più di oggi, anche di un maggiore seguito tra pubblico e discografici. Cosa pensi della scena musicale sperimentale attuale, specialmente italiana? Ci sono dei lavori di questo ultimo periodo che hai particolarmente apprezzato?

Paolo

Non vedo niente adesso che stimoli la mia vena creativa, ma sono sicuro, che ci siano presenze artistiche interessanti nella realtà presente.

Questo mio viaggio stà quasi per terminare e quindi sono più interessato a raccogliere quello che mi servirà nella prossima avventura.

Davide

Oltre alla tua recente collaborazione al disco di Nichelodeon (Claudio Milano), hai ultimamente partecipato a qualche altro lavoro non tuo? Cosa ti fa accettare una collaborazione che ti venga richiesta? Che tipo di coerenza dev’esserci tra il tuo percorso e quello di altri artisti?

Paolo

A me piace condividere la musica con anime che rispetto e amo, Claudio Milano, come Alvin Curran (con cui ho realizzato insieme a Mauro Tespio, un bellissimo incontro spontaneo dal titolo “Segmenti”uscito in Cramps qualche tempo fà) e pochissimi altri, legati a me da una profonda amicizia.

La musica spontanea richiede un’attitudine diversa rispetto a ciò che è necessario ad un incontro di musica improvvisata, gli ingredienti necessari sono due: Raffinata Capacità di ascolto e una grande Umiltà.

Davide

Perdona il mio tuffo nel passato, ma uno dei miei primi dischi, comprato a undici anni e che mi aprì un mondo, fu “Anto/logicamente”. Qual è il più bel ricordo legato alla tua esperienza negli Area? Com’è stato riunirsi ancora e un’ultima volta dieci anni fa a Roma?

Paolo

Area, grazie al genio di Gianni Sassi, (che ha scritto tutti i testi e ci ha catapultato nel mondo dell’arte contemporanea incrociando le nostre esistenze con geni assoluti J. Cage, David Tudor, Walter Marchetti, Cathy Barberian ecc…) aveva una missione, quella di espandere la libertà del movimento giovanile, dare loro una identità sociale e migliorare la qualità della vita.Purtroppo, come tutte le cose in questo paese, il festival del Parco Lambro del 1976 (e molte altre cose) hanno segnato la fine di tutto (non per me).

Area Reunion avrebbe potuto essere interessante ma le differenze hanno ridotto tutto in un affare economico temporaneo.

Davide

Cosa seguirà?

Paolo

Chi vivrà, vedrà.

Davide

Grazie e à suivre. Jay shree Krishna.

Paolo

Grazie a te, Hare Krsna.

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