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Intervista con Alessia Tondo

9 min read

Tra il sussurro di Nick Drake e la cultura del Salento, tra avant-folk e ricerca vocale, l’artista pugliese debutta da solista narrando il suo rito di guarigione. Ospiti Mauro Durante del Canzoniere Grecanico Salentino e Redi Hasa

Sita: l’esordio magico di Alessia Tondo!

 

SITA

Alessia Tondo

Ipe Ipe Music

(8 tracce | 21.48 minuti)

https://www.youtube.com/watch?v=078yfnZcSJs  

 

«Sita è il mio racconto più intimo, quello che fino ad ora avrei raccontato o sussurrato all’armadio della mia stanza e a nessun altro. È la mia rosacea, i miei perché più insidiosi, la mia luce più bella. È l’attacco di panico peggiore e il migliore antidoto per placarlo. Sita è nato dal petto e dalle viscere, in solitudine. Non ha bisogno di urlare ma di sgrovigliare, è l’esorcizzazione del “malepensiero”, il mio rito di guarigione che si compie col racconto. Mette a posto le sensazioni e i pensieri. Solo dopo essere nato ha incontrato gli altri, si è fatto vedere nudo, così e ha aspettato, aspetta ancora di essere accolto». 

Dalle prime parole di Alessia Tondo si intuisce che Sita (Ipe Ipe Music | distr. Goodfellas | distr. digitale Artist First), il suo album d’esordio da solista, raccoglie una vita più che una sequenza di canzoni. Anticipato dal singolo Aria e dal relativo videoclip che in poche ore ha raggiunto oltre 10.000 visualizzazioni, concepito e sviluppato come la sua personale narrazione di un rito di guarigioneSita è un lavoro prezioso, intimo ma al tempo stesso universale, magico e profondo. Uno dei rari esempi in cui la cultura popolare, nello specifico quella del Salento da cui Alessia Tondo proviene, è personalizzata e trasfigurata in chiave visionaria. 

 

Dall’infanzia nel gruppo Mera Menhir alla popolarità internazionale con il Canzoniere Grecanico SalentinoAlessia Tondo è una delle voci più significative del panorama pugliese. È stata lanciata dai Sud Sound System, a soli tredici anni è diventata voce solista dell’Orchestra della Notte della Taranta (ha duettato con tutti gli ospiti e con i maestri come Mauro Pagani, Goran Bregovic, Giovanni Sollima, Phil Manzanera, Carmen Consoli, Raphael Gualazzi), ha collaborato con l’Orchestra Popolare Italiana di Ambrogio Sparagna, i RadiodervishMichele LobaccaroLudovico Einaudi (per il quale ha scritto il testo della fortunata Nuvole bianche) e Admir Shkurtaj

 

Nel Salento la sita è la melograna, simbolo di buon augurio, di incontro e condivisione. A questa simbologia Alessia si è ispirata per immaginare un disco-manifesto, un’opera in otto tracce scritte interamente da lei – con la partecipazione del violino di Mauro Durante del Canzoniere Grecanico Salentino (in Me putia bastà) e del violoncello di Redi Hasa (in Sta notte) – e caratterizzate da un’ampiezza di elementi, dall’acustico all’elettronico, tra ballate arcane, intrecci vocali antichi che grazie a loop e pattern diventano contemporanei. Una filosofia di fondo minimale, appena accennata, come specifica Alessia ricordando l’esigenza di sottrazione e sussurro: «Sita ha avuto il coraggio di sussurrare solo perché negli anni ho ascoltato dei dischi in cui i brani mi hanno trafitto il petto ed erano assenti grandi virtuosismi vocali. Il re, per me, in questo tipo di racconti è stato Nick Drake. Non mi paragono minimamente. Semplicemente i suoi dischi mi hanno detto che se avessi avuto voglia di dire qualcosa avrei potuto farlo anche senza alzare troppo la voce e senza dover per forza dimostrare quali competenze tecniche avessi acquisito negli anni». 

  

Sita svela un volto misterico e terapeutico della musica popolare, come ricorda Alessia sottolineando la narrazione individuale del suo quotidiano: «Se penso che la musica popolare ha sempre raccontato il quotidiano, ha sempre fotografato attimi di vita, allora io ho raccontato il mio quotidiano, anzi, tanti miei quotidiani. Se penso invece che la musica popolare per essere tale debba legarsi al concetto di “musica del popolo”, allora dovremo aspettare che qualcuno possa riconoscersi nelle parole di Sita o riconoscere qualcosa di familiare. Se Sita avrà raccontato anche un quotidiano che non è il mio, allora si, sarà musica popolare». Passato e futuro, tradizione e avanguardia, quotidiano ed eterno in un esperimento audace, enigmatico, rivelatorio. Sita è prodotto da Domenico Coduto per Ipe Ipe music nell’ambito della Programmazione Puglia Sounds Record 2020/2021.



Alessia Tondo FB: https://www.facebook.com/alessiatondoofficial  

Alessia Tondo IG: https://www.instagram.com/alessia_tondo/  

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Alessia Tondo è una delle voci più importanti del panorama pugliese.

A soli sei anni cantava insieme alla nonna nel gruppo salentino Mera Menhir, pochi anni dopo viene lanciata dai Sud Sound System nel brano Le radici ca tieni; con loro ha continuato a collaborare in concerti e Tv (Rock Politik su Rai 1, Parla con me su Rai 3 etc.).

A tredici anni entra nell’Orchestra della Notte della Taranta come solista, duetta con tutti gli ospiti e collabora con i maestri Mauro Pagani, Ambrogio Sparagna, Ludovico Einaudi, Goran Bregovic, Giovanni Sollima, Phil Manzanera, Carmen Consoli, Raphael Gualazzi. Dal 2006 al 2011 ha partecipato a vari appuntamenti dell’Orchestra Popolare Italiana diretta da Ambrogio Sparagna, dividendo il palco con Peppe Servillo, Simone Cristicchi e Idan Raichel. Nel 2006 fonda Triace, il cui album è stato prodotto da Elena Ledda e S’ard Music. Nel 2008 incide Yara per l’album L’immagine di te dei Radiodervish, nel 2011 Donna di frontiera per l’album Messa Laica di Michele Lobaccaro (nel quale collaborano Franco Battiato, Caparezza e Nabil Bey), dedicato a Don Tonino Bello. Nel 2012 scrive per Ludovico Einaudi il testo della fortunata Nuvole bianche, lanciata poi come singolo del suo album Taranta Project. Scelta dal compositore Admir Shkurtaj come voce per l’opera da camera Kater i rades. Il Naufragio (co-prodotta dalla Biennale di Venezia), debutta al 58° Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale.

Nel 2015 entra a far parte come interprete e autrice del Canzoniere Grecanico Salentino, che nel 2018 vince il prestigioso Songlines Music Awards come miglior gruppo di world music.

 

Intervista

 

Davide

Ciao Alessia. Come è nato “Sita”, in quale periodo della tua vita e del tuo percorso artistico?

 

Alessia 

Ciao Davide. Sita è nato in solitaria fra le mura domestiche. È stato il mezzo con cui ho esorcizzato sensazioni e pensieri. È figlio del tempo che ho avuto per comprendere che volevo iniziare ad “aver cura” delle cose, tutte. 

 

Davide

In che modo hai attinto alla tradizione popolare e universale per comporre dei canti del tutto nuovi e personali?

 

Alessia 

Mi appartiene un certo tipo di linguaggio. È semplicemente mio, sono semplicemente Io. Ho vissuto il mio quotidiano e l’ho raccontato.

 

Davide

Cosa c’è nel dialetto salentino che la lingua italiana non avrebbe mai potuto esprimere nel tuo canto, nei tuoi versi?

 

Alessia

Il dialetto racconta della terra che calpesto ogni giorno da quando sono nata. I suoni che lo caratterizzano sono legati a questi luoghi. Ed io sono figlia di tutto questo. Nel racconto “mio”, delle mie sensazioni, dei pensieri, se avessi scelto l’italiano avrei dovuto in qualche modo “tradurre” perdendo parte delle immagini che non vedono i miei occhi ma che sentono le mie vene. 

 

Davide

A partire dagli anni ’90 il Salento è diventato gradualmente famoso in tutto il mondo per gli amanti delle musiche e delle danze tradizionali. Cosa, di così peculiare, ha secondo te affascinato e continua ad affascinare della musica, del canto e delle danze della penisola salentina?

 

Alessia

Credo sia merito del processo evolutivo della ricerca e della riproposta, non solo nella musica tradizionale ma anche del reggae salentino. Negli anni il dialetto è diventato codice identitario di un intero territorio e tutto questo trasuda esigenza di riscatto, probabilmente. Un Sud che urla nella sua lingua e ne fa mezzo per raccontare il passato e il futuro, è un sud che racconta verità. E la verità credo possa sempre trovare dei terreni fertili in cui attecchire. c’è stato poi certamente un buon modo di veicolare questi messaggi, da parte degli operatori dello spettacolo e delle visioni lungimiranti di alcune organizzazioni che hanno fatto di questa musica un manifesto di bellezza per l’intero territorio.

 

Davide

Dagli antichi egizi ai tibetani, passando per gli indiani d’America e gli aborigeni australiani e avanti fino alla stessa taranta, il suono ha rappresentato uno strumento centrale nelle cerimonie di guarigione e nei riti ancestrali di molti popoli. Qual è stato il valore terapeutico o autoterapeutico di questi canti che tu hai descritto come “un rito di guarigione”?

 

Alessia

Molti racconti di antichi riti parlano del suono come strumento necessario per non far viaggiare la mente in mondi inesplorati ma tenerla radicata alla realtà terrena. Ci sono poi dei Riti in cui i gesti  sono accompagnati dalla parola, una sorta di formula magica che descrive l’intenzione, la natura del rito. Io ho avuto bisogno di raccontare a capitoli queste tappe di questo cammino, di questo mio personale rito. E questi capitoli hanno preso il nome dei brani del disco. Ogni brano segue l’altro in base alla funzione che deve svolgere, alla tappa da descrivere. Esorcizzare il “malepensiero”, non uno in particolare, tanti, tutti. Anche quelli piccoli. Guarire le parole. Quelle che accompagnano il nostro quotidiano, cambiarne la natura, guarirla, consente di cambiare totalmente il modo di percepirsi e percepire. Sita racconta di una “presa di coscienza”. È arrivato con l’esigenza di guardarsi dentro e iniziare ad aver cura dei pensieri e delle parole.

 

Davide

Cosa ami in Nick Drake e cosa c’è nel tuo lavoro di questo artista dalla grande fama postuma, dalla voce vellutata e dallo stile chitarristico alternativo e originale?

 

Alessia

Amo il suo sussurro. Potente e che trafigge il petto. 

Non c’è nulla di lui nel mio disco. Conservo però un insegnamento che i suoi dischi mi hanno regalato. Si può esprimere qualsiasi cosa ed essere diretti, crudi, nudi e veri senza l’esigenza di alzare la voce. Può arrivare a trafiggere il petto anche un sussurro. 

 

Davide

Come hai lavorato a queste tracce con il violino di Mauro Durante e il violoncello di Redi Hasa? Perché in particolare la scelta di questi due strumenti e non altri?

 

Alessia

Sono stati i brani a chiedere di loro. Per Me putia basta’, a brano completato, quella piccola melodia girava e rigirava in testa. Canticchiavo immaginando il violino di Mauro. E anche per Sta notte, a brano completato, continuavo a sentire che Redi, in qualche modo c’era già, nell’idea e nel sentire di quel brano lì.

 

Davide

La musica popolare o tradizionale o folclorica o etnica include musiche non legate a un autore noto, bensì musiche create da compositori sconosciuti, trasmesse oralmente e suonate da tempo immemorabile come “musica delle classi più povere”. Nel creare dunque una musica al modo di quella popolare o tradizionale così convincente e senza tempo, di cosa ti sei dovuta spogliare? In che modo hai subordinato l’io autoriale a un noi più grande e, appunto, popolare o come tale? 

 

Alessia

Ti ringrazio infinitamente per aver visto, letto e sentito tutto questo. Se è accaduto sono felice davvero.

Non credo di aver messo da parte l’io autoriale, Sita è un mio personale e intimissimo racconto.  Tuttavia sono certa di essermi spogliata di qualcosa. Della Paura di condividere. Sita è uscita fuori e solo ora, dopo essere uscita, sta incontrando il vissuto degli altri così vicino al suo. Se il processo di creazione ha portato ad un “noi” più grande, non è merito mio, né di Sita, ma della voglia che un “tu” ha di leggere qualcosa di sé in quei testi e in quelle parole.

 

Davide

Il filosofo Jean Paul disse che la musica è la poesia dell’aria. La stessa voce è la trasformazione dell’aria inspirata in energia acustica. Qualcuno lo ha definito l’organo dell’anima e lo strumento più straordinario di partecipazione alla vita. Cosa sono per te voce, aria, canto?

 

Alessia

I modi migliori per scrutarmi e per osservare il mondo. Mezzi potenti con cui incontrarsi, riconoscersi, perdersi e ritrovarsi ogni volta. Ogni volta sempre gli stessi, ogni volta sempre diversi.

 

Davide

Cosa seguirà?

 

Alessia

Non lo so ancora. per ora Vivo questo momento e… chissà. 

 

Davide

Grazie e à suivre…

 

Alessia

Grazie a te

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