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Intervista con Ernest Lo

8 min read

Remo Santilli intuisce il potenziale espressivo della musica quando, adolescente, ascolta per la prima volta un album dei Doors. Nel 2008 fonda, assieme a un sassofonista, gli Esseoess3, coi quali tenta una personale sintesi tra rock psichedelico e jazz. Dal 2011 al 2014 compie studi letterari fino a quando nel 2015, per gioco, inventa Ernest Lo, un personaggio storpiato nei valori, piegato dal vizio e dalla mondanità. Nel 2018 inizia la collaborazione con l’etichetta discografica Music Force che porta, nel 2019, alla pubblicazione di due singoli inediti: “Errore 404” e “Serena vuole andare a nanna”.

A febbraio 2020 sostiene le audizioni di Musicultura che gli consentono di arrivare tra i 16 finalisti.

Il 14 maggio 2021 esce il suo album “Io so essere macchina”.

Io so essere musica
Music Force

Videoclip di “Ssialaè”
http://www.youtube.com/watch?v=LFwdTISCcFs

Intervista

Davide

Ciao Remo. Raccontaci del tuo percorso, dei tuoi studi musicali e di come ti sei scoperto e poi affinato come autore di canzoni?

Remo

Picasso ci ha messo “una vita per imparare a dipingere come un bambino”. Io da bambino cantavo Grignani e Vasco. Poi la prima rock band, che in un paio di anni si è trasformata in fusion-psichedelica-post-wave-bla-bla-etc band… Infine gli studi letterari… Ed ecco che arriva Ernest, l’apoteosi della congettura, l’artifizio arzigogolato. Ho riempito l’anima di tanti concetti, esperienze, tentativi ambiziosi di presunta evoluzione… Ho maneggiato macchine, provato a tradurre sistemi… Sono rimasto schiacciato dall’ingranaggio. Eh? Boh. Insomma, più che autore di canzoni mi sento un eterno sperimentatore e ricercatore di non so cosa. La musica è senza dubbio l’essenza più profonda di questo viaggio: motivo, strumento e fine della ricerca.

Davide

Puoi spiegarci meglio il personaggio Ernest Lo? Ha qualcosa a che fare con lo E(a)rnest di Oscar Wilde e in qualche modo le contraddizioni di un sistema valoriale della “borghesia” o della “classe media”, ieri come oggi? Lo perché Low?

Remo

Sì, deriva proprio da lui, ma in maniera più ingenua. Ovvero, non sapendo che nome d’arte utilizzare, mi ricordai: è importante chiamarsi Ernest! Il senso, come mi capita spesso, giunge successivamente: La commedia di Wilde parla di onestà/ipocrisia, forma, costume… parole chiave nel mondo musicale. Perché diciamocelo, la musica e il mondo della musica sono agli antipodi.
Per Lo non intendo low, ma semplicemente un pronome/articolo cui può seguire qualcos’altro, tipo lo scemo, lo strano, lo stronzo… (solo parole che incominciano per S seguita da consonante!). Lo è un’etichetta non assegnata, un giudizio sospeso, una verità mancata, uno spazio bianco da colorare ogni volta in maniera diversa coi colori del “come mi sento”.

Davide

Come nascono queste tue dieci canzoni, intorno a quali temi? Cosa in particolare le collega come macro argomento? Perché “io so essere macchina”?

Remo

Il concept della “macchina consapevole” è arrivato ad album ultimato. Mi sono reso conto che inoltrarsi nel mercato musicale significa entrare all’interno di un meccanismo preciso. Essere macchina significa programmare le proprie azioni in modo che da A si ottenga B. Razionalità pura. Le macchine sono sempre state lo strumento che consentiva all’uomo di “prolungarsi”, “sollevarsi” (vedi l’aereo), eliminare le imperfezioni e dunque “perfezionarsi” (vedi l’auto-tune), calcolare più velocemente (vedi computer) e si potrebbe continuare a lungo. Il mercato non fa sconti, ti vuole automatizzato, ti vuole macchina, soprattutto in quest’epoca dove aleggia un senso di perfezione (pensiamo ai modelli estetici proposti dai media… A tal proposito direi due parole sulla copertina dell’album: un uomo narcisisticamente in posa, con un’espressione poco umana, ferma, fredda, robotica, impassibile… Ma poi quest’individuo si rivela per ciò che è veramente: un uomo in mutande). Le canzoni sono molto diverse tra loro. Ho giocato coi generi, un po’ come farebbe un generatore automatico di canzoni (chissà che non esisterà davvero in futuro). Eppure i brani macchinosi, campionati e manipolati, si alternano a canzoni più ortodosse, cantautorali, viscerali, analogiche: l’umanità sempre più disumanizzata ha ancora qualche speranza. La mia è una personale, umile, scherzosa lotta contro quella macchina che in potenza cova in tutti noi e che la società vorrebbe tirare fuori. 

Davide

David Foster Wallace chiedeva: una volta evidenziati ironicamente i problemi che si fa?

Remo

L’ironia è sovversione. Ma attenzione… diffidiamo dalle sovversioni costruite ad hoc perché sono fini a sé stesse. L’ironia è un riflesso dell’atteggiamento sovversivo che risiede negli spiriti di chi vorrebbe realmente cambiare le cose, o di chi è naturalmente e spontaneamente distinto dalla massa. La sovversione sta nel non assecondare i costumi marci, le mode malate… e nel non categorizzare le persone (ghettizzandole). Bisognerebbe trattare le persone a prescindere dal conto in banca, dalla fisionomia, dai gusti etc. Trattarle col sorriso e con gentilezza (ad esempio). Non far pesare le diversità sociali (da non confondere con le diversità interiori, fonte di bellezza e varietà) così da non sentirle proprio… in questo modo non esisterebbero. Queste potrebbero essere forme concrete di sovversione.

Davide

Chi ha collaborato e suonato in questo tuo lavoro?

Remo

L’etichetta Music Force ha prodotto l’album e ha influito positivamente anche su alcune scelte artistiche. Il musicista e producer Micromega ha ri-arrangiato Ssialaé ed Errore 404. Soundetox  del MenounoLab (altro grande artista della scena musicale bolognese) ha lavorato al sound design di una mia produzione (Ti piace?) e al mix di diversi brani. Il resto è stato prodotto e mixato da me. Frank Agrario (Spectrum studio/Garrincha Dischi) e Riccardo Ricci si sono occupati del master. Nella registrazione ho utilizzato diverse macchine (sampler, processori), lavorando un po’ come una macchina. 

Davide

A parte quella dei Doors, quale altra musica e di chi ha avuto per te più importanza?

Remo

Frank Zappa, Lucio Dalla, Jimi Hendrix, Ivan Graziani, Quintorigo, Swans, Rino Gaetano, Soerba, Robert Wyatt, il primo Vasco Rossi, Verdena, Mac DeMarco, Righeira, Fred Buscaglione, Iosonouncane, Altin Gün, Enzo Jannacci, Dmitrij Sostakóvic, Giorgio Gaber, John Coltrane, Erik Satie, Miles Davis sono i primi che mi vengono in mente : )

Davide

Perché per te è importante scrivere canzoni? Qual è la funzione socio-culturale del cantautore oggi dal tuo punto di vista? Quale della musica e in particolare della canzone?

Remo

Perché in “termini normali” è più difficile per me tirare fuori la mia presunta essenza. La musica, come il vapore (infatti amo il genere vapor wave XD), si diffonde nell’aria più facilmente e più naturalmente rispetto al nostro “porci sociale” (da notare l’omonimia tra il verbo e il sostantivo plurale animale). La pop star ha una grande responsabilità in quanto funge da modello per i giovani. Diciamo che il cantautore è una sorta di pop star engagé, “impegnata” e più consapevole. Beh, deduco quindi che la sua funzione oggi deve essere quella di educare le pop star XD

Davide

In che modo ti ricolleghi con le tue canzoni ai tuoi studi letterari? C’è qualche scrittore in particolare o movimento letterario che più hai amato e che più ti hanno influenzato o aiutato ad avere una certa visione delle cose?

Remo

La letteratura nutre la mia immaginazione e arricchisce il mio linguaggio verbale. È uno degli spunti riflessivi principali, spesso infatti i miei pensieri prendono il via proprio da situazioni romanzesche, aforismi, visioni poetiche… oppure dalla poesia che vedo con gli occhi in mezzo alla strada, negli occhi degli altri, nei gesti fisici che incontro nel mio esperire, nei suoni del mondo.
Tra i miei autori preferiti posso citare Kafka, Balzac, Proust, Flaubert, Flaiano, Pasolini, Dostoevskij, Joyce (i primi che mi vengono in mente… sì, amo i cosiddetti “classici”, moderni in questo caso). Ho scritto una tesi di laurea su Calvino perché amo la sua capacità di semplificare la complessità del reale, partendo dalla complessità stessa, mostrandone i meccanismi arzigogolati e risolvendoli con una leggerezza scorrevole, piacevole quanto illuminante. Umberto Eco mi piace perché per portare a termine un suo saggio o un suo romanzo devi impegnarti assai e munirti di un’enciclopedia, sennò non riesci, ed io amo le sfide toste (anche se non sono propriamente uno “tosto”, spesso perdo, ma ho imparato a saper perdere, mentre da piccolo “non sia mai che non vincevo”: )

Davide

Robert Frost disse che “la poesia è quando un’emozione ha trovato il suo pensiero e il pensiero ha trovato le parole”. Cosa per te aggiunge la musica alla parola? Cosa aggiunge viceversa la parola alla musica?

Remo

Be’, cosa aggiungere di fronte a questa illuminazione del grande Frost…
La parola è per me prima di tutto musica. Ferdinand De Saussure disse che “Il significato è un sasso in bocca al significante”. Tradotto banalmente, può voler dire che il significato può tarpare le ali della parola viva, della parola in quanto suono, così come alcuni pensatori greco-antichi pensavano che la scrittura mortificasse l’oralità, svilendone la vividezza. E anche qui dobbiamo stare attenti a non confondere il significato col senso, due cose molto differenti… Io sono per il senso delle cose, e il senso lo si ha anche senza significato. Avete presenti quelle assurdità che hanno un senso solo per noi…? Ecco. Comunque… Per me musica e parola sono imprescindibili, sono la stessa cosa. Però, ti rispondo seguendo il senso in cui credo tu abbia posto la domanda (ho divagato, lo so XD). Le parole in musica acquisiscono rigore, brillantezza… Una frase musicale è come una stanza adorna. Viceversa, la parola dona alla musica quel senso di umanità, la riporta coi piedi per terra. Insomma, musica e parole in questo senso si armonizzano ed equilibrano le loro due propensioni: l’una metafisica, l’altra fisica. Infatti per me la musica ascende al divino mentre la parola è carnale, corporale. 

Davide

Cosa seguirà?

Remo

Tornare a cantare come un bambino.
Nel frattempo si può ascoltare l’album di Ernest Lo “Io so essere macchina” ovunque. Sia tramite store digitali, tramite Youtube e cercare anche il disco fisico in tutti i negozi, ma proprio tutti!

Davide

Grazie e à suivre…

Remo

Merci beaucoup à toi Davide

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