ArtemisiA, i dettagli del nuovo album “Derealizzazione Sintomatica”
Ospite speciale l’ex Timoria: Omar Pedrini sul brano “Fata Verde”
Il disco, edito a gennaio del 2021 dalla Onde Roar Records, è uscito in due formati: fisico e digitale.
La distribuzione fisica è stata affidata ad “Audioglobe”, mentre quella digitale in esclusiva per “Believe Digital” su tutte le piattaforme digitali specializzate.
Anna Ballarin – Voce
Elettra Medessi – Seconda voce
Vito Flebus – Chitarra
Ivano Bello – Basso
Gabriele “Gus” Gustin – Batteria
La tracklist:
01 Ladro D’ Anime
02 Identità
03 La Benandante
04 Fata Verde
05 Ombre Della Mente
06 Nelle Terre Di Ulisse
07 Fobia
08 Favola
Precedenti interviste
https://kultunderground.org/art/17827/ (Stati Alterati di Coscienza)
https://kultunderground.org/art/18831/ (Anime Inquiete – Live)
https://kultunderground.org/art/18532/ (Rito apotropaico)
Intervista
Davide
Ciao e ben ritrovati su Kult Underground. La derealizzazione è un disturbo della sfera psichica che comporta la perdita del senso della realtà. Perché questo titolo, “Derealizzazione sintomatica”?
ArtemisiA
Ciao Davide, è un vero piacere anche per noi e siamo felici di essere nuovamente su Kult Underground.
La derealizzazione è la somma di quelle esperienze di irrealtà o di distacco rispetto a un ambiente; persone e oggetti vengono vissuti come irreali, onirici, senza vita o visivamente distorti.
Abbiamo scelto questo titolo perché, oltre a piacerci come “suonava”, racchiudeva in sé il senso di quello che con le canzoni volevamo comunicare. Un concept album che va a chiudere la trilogia iniziata con “Stati alterati di Coscienza” e “Rito Apotropaico”.
Davide
Quali sono i temi di queste vostre nuove canzoni, cosa in particolare vi premeva di affrontare?
ArtemisiA
Volendo scavare ancora più in profondità in quelle che sono le paure, le angosce e le paranoie dell’essere umano, i testi si sono concentrati su quelle che quasi possono essere chiamate patologie. Da qui canzoni che parlano di pazzia (Ombre della mente), tafofobia cioè la paura di risvegliarsi sepolti vivi (Fobia), schizofrenia (Nelle terre di Ulisse), per fare un esempio.
Davide
Quali differenze o similitudini con i vostri lavori precedenti? A che punto sentite di essere della vostra storia?
ArtemisiA
Quando componiamo non ci poniamo limiti. Ci sentiamo liberi di osare e anche sperimentare, poi in corso d’opera si aggiusta il tiro in base a quello che un testo evoca. È normale che i testi e le melodie puntino verso un determinato obiettivo, essendo per noi la letteratura di un certo tipo costante ispirazione. E in ogni caso c’era il desiderio di approfondire alcune tematiche iniziate con i dischi precedenti.
Davide
Fin dalla sua nascita, sulla musica Heavy Metal è stato detto di tutto: che ispira sette sataniche, che è bianco e razzista, che incita alla violenza, che genera disturbi cognitivi o depressione e avanti, ma anche più positivamente, che aiuta a calmare lo stress (al riguardo c’è uno studio dell’Università del Queensland) invece che aumentare la rabbia o l’aggressività, che invece aiuta a uscire dalla depressione, che esorcizza la paura della morte o che favorisce l’autostima e la socialità e avanti. Cos’è per voi invece la musica heavy metal, quantunque la vostra attraversata anche da altri linguaggi come il progressive?
ArtemisiA
Ormai possiamo dire sdoganata l’idea un po’ figlia degli anni ottanta che definiva così la musica Heavy Metal. Ne è passata di acqua sotto i ponti. Per quanto riguarda il nostro approccio bisogna dire che quasi tutta la corrente Stoner, e successivamente Metal, è stata influenzata dal linguaggio Prog. Basti pensare ai Black Sabbath fino ad arrivare agli Iron Maiden. Pur sentendoci liberi di esprimerci artisticamente, il sound e l’impronta ArtemisiA ormai viaggiano istintivamente su quei binari.
Davide
Perché avete puntato sul timbro pulito e cristallino della voce femminile a differenza del canto sovente più grezzo e maschile del genere metal, che non sempre, o a volte per niente, rende comprensibile un testo?
ArtemisiA
L’idea iniziale è nata da Vito e Anna, essendo marito e moglie il connubio tra i riff di matrice stoner/metal creati da Vito e le melodie accattivanti dal carattere quasi teatrale di Anna è risultato praticamente naturale. Ciò ha da subito creato qualcosa di unico a nostro parere; senza scadere nel rock-metal “stereotipato”, ha generato uno stile che a detta di molti è unico in Italia. Anche la volontà di usare la lingua italiana è stata una scelta portata avanti con decisione.
Davide
C’è un vostro brano che ricorda l’esistenza dei o delle benandanti, i nati o le nate con la camicia che combattevano i malefici di streghe e stregoni, sopravvissuti da un antico culto pagano-sciamanico diffuso in Friuli nel ‘500. Brano per altro che nel finale vi vede imbracciare strumenti della tradizione folkloristica. Qual è il vostro rapporto con la vostra terra e la sua storia, il Friuli, e come si traduce o prende corpo nella vostra musica?
ArtemisiA
Il Friuli è un connubio, a livello storico e folkloristico, di cultura Celtica, friulana, slovena, triestina e veneto-istriana. Le radici di molte leggende si perdono nella notte dei tempi. Nello specifico i Benandanti sono figure fortemente legate a questa terra e alla matrice Celtico-Carnica. Sono tradizioni che fanno parte del nostro bagaglio culturale e di conseguenza oltre che esserne affascinati ci piace l’idea di usarle nella nostra musica, nella speranza di creare nell’ascoltatore quella curiosità che può poi spingere ad andare oltre e voler fare ricerca per poter approfondire la tematica.
Davide
Ne la “Fata verde” (si riferisce per altro all’assenzio, che “rendeva folli e criminali, trasformava gli uomini in selvaggi, e che riporta alla Artemisia absinthium all’origine del vostro nome?) canta, insieme ad Anna Ballarin, il noto cantautore Omar Pedrini. Com’è nata questa collaborazione?
ArtemisiA
Il rapporto di amicizia con Omar dura ormai da qualche anno e ha più volte espresso nei nostri confronti apprezzamenti e lodi. Addirittura qualche anno fa ad un suo concerto dalle nostre parti, vedendoci tra il pubblico, ha voluto sul palco Anna per un duetto su “Sangue impazzito”. Grandissima emozione. Una persona davvero eccezionale a livello umano. Quando poi abbiamo scritto “Fata Verde”, la Fée Verte del periodo bohémien, che parla del rapporto tempestoso tra Verlaine e Rimbaud dove si affronta il tema dell’omosessualità e della storia d’amore triste e impossibile dei due grandi poeti maledetti, dove l’uno arriva persino a sparare all’altro in un apice di delirio allucinogeno e gelosia, ci è balenata l’idea di un duetto ma ci è subito parsa una bizzarra chimera. Invece quando ha ricevuto la bozza del brano e saputo la storia che raccontava mai ci saremmo aspettati una sua reazione entusiasta e un coinvolgimento così immediato.
Davide
Dopo lunghi anni di crisi del mercato musicale, e dopo questo ulteriore ultimo anno di crisi portata al settore dalla pandemia globale, come pensate sarà il futuro della musica? Come uscirne e con quali innovazioni oltre la crisi?
ArtemisiA
Per un gruppo come il nostro dove la dimensione live è la linfa vitale e l’elemento naturale, questa situazione, che potremmo definire irreale per quanto terribilmente reale sia, è quasi insostenibile. In più la voglia di suonare dal vivo le nuove canzoni rende la cosa ancora più dolorosa. Ci auguriamo si torni presto ad una condizione di normalità, dato che soprattutto per chi vive di musica la fonte principale di guadagno sono i concerti. E diciamocelo, c’è anche un forte bisogno di emozioni che solo un Live può dare.
Davide
Cosa seguirà?
ArtemisiA
Come appena detto, nell’immediato futuro l’impegno e il desiderio sono quelli di poter riprendere l’attività live e promuovere il disco; poi sicuramente di conseguenza le nuove idee prenderanno corpo e ci rimetteremo al lavoro per dare vita a un nuovo capitolo targato ArtemisiA.
Davide
Grazie e à suivre…