Delitti e santità
Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
Storia
Pagg. 266
ISBN 9788804678557
Prezzo Euro 14,50
Un casato tristemente famoso
Antonio Spinosa in questo suo saggio storico relativo alla famiglia Borgia mi è sembrato meno incisivo e scorrevole che in altre sue opere analoghe aventi per oggetto personaggi di epoche più recenti. Peraltro anche l’impostazione del libro mi ha lasciato piuttosto perplesso, con una larga parte iniziale dello stesso in cui si parla di Francesco Borgia (Gandia, 28 ottobre 1510 – Roma, 30 settembre 1572), discendente in linea retta del pontefice Alessandro VI, a differenza del quale condusse, dopo la morte della moglie, una vita di integerrimo religioso, diventando Preposto generale della Compagnia di Gesù, e dopo la sua scomparsa dapprima beatificato e poi santificato per i miracoli che gli furono attribuiti. Questa figura indubbiamente riscatta la triste nomea dei Borgia, con il trio Rodrigo, Lucrezia e Cesare, vituperato quando furono in vita (benché poi Lucrezia, divenuta sposa di Alfonso d’Este e quindi duchessa di Ferrara, abbia tenuto in quella cittadina non solo un comportamento irreprensibile, ma addirittura vi sia morta in odore di santità). L’aver posto la vita di Francesco in primo piano ha appunto il significato di smorzare da subito le inevitabili illazioni che sorgono ancor oggi in chi sente pronunciare il nome Borgia, anche perché il comportamento di Alessandro VI, fra tanti intrighi, omicidi e guerre, non fu dissimile da quello dei potenti Signori a lui contemporanei. E allora perché tutta questa acredine, l’attribuzione di innumerevoli delitti, in parte del tutto gratuita, il richiamo alle peggiori nefandezze associate al nome Borgia? Alessandro VI, avvalendosi dell’opera di suo figlio Cesare, di ineccepibili capacità militari, ambiva sottomettere l’intera Italia, dando vita a uno stato nazionale retto appunto dal figlio. Poiché almeno agli inizi questo progetto sembrava si dovesse avverare è evidente che i Signori degli staterelli italiani, minacciati nel loro potere, non potevano che vedere i Borgia come il massimo pericolo e quindi costruire per loro un’immagine che, nel farli assomigliare a dei diavoli, tendesse anche a porre in risalto, accentuandoli, vizi e difetti, e sminuendo le eventuali virtù.
Se la prima parte, cioè quella dedicata a Francesco Borgia, nell’esposizione è scorrevole, nella seconda, laddove appunto si parla di Rodrigo e dei figli, la necessità anche di concentrare tante notizie in un numero di pagine non rilevante implica una sintesi a volte soffocante, è come se il motore della narrazione prendesse ad avanzare a fatica.
E’ un peccato, perché i personaggi aono di grande interesse e avrebbero meritato ben altra attenzione, sicuramente superiore a quella riservata al loro discendente Francesco, bisnipote di Alessandro VI.
Antonio Spinosa, giornalista e scrittore, è stato direttore del nuovo «Roma», dell’agenzia Italia, della «Gazzetta del Mezzogiorno» e di Videosapere-rai; inviato speciale del «Corriere della Sera» e del «Giornale». È autore di numerosi saggi storici, politici, di costume e di biografie di personaggi che hanno c”ambiato il mondo e l’Italia in particolare, tra cui “Cesare”, “Tiberio”, “Augusto”, “Paolina Bonaparte”, “Murat”, “Starace”, “Mussolini”, “Vittorio Emanuele III”, “Hitler”, “Pio XII”, “Salò”, “Edda”, “Italiane”, “L’Italia liberata”, “La grande storia di Roma”, “La saga dei Borgia”, “Mussolini razzista riluttante”, “Alla corte del duce”, “Churchill”, “Il potere”, il destino e la gloria”, “Cleopatra”, “D’Annunzio”, tutti editi da Mondadori.
Ha vinto il Premio Estense, il Saint-Vincent, il Bancarella, il premio Donna Città di Roma ed è stato finalista al premio Strega 1996 con Piccoli sguardi.