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Una Tempesta Di Parole – Salvatore Contessini

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Lietocolle, 2011
 
Dovrei tacere su Contessini perché diparte.
Credo che mi accomuni a lui – ma forse loauspico soltanto o persino me lo auguro – la condivisione di un medesimorelativismo esistenziale, che nel campo poetico sfocia in un analogo accanimentosulla parola affinché esprima ben oltre quello che deve e può.Un’ostinazione proseguita da lui di silloge in silloge – siamo alla quinta-allo scopo di piegare ciascun lemma all’impossibile dovere di trovare “ilfulcro” e finalmente puntellare la dimensione spazio-temporale e quella delcuore, sempre in bilico sul baratro del silenzio e del vuoto.
Il principio di contraddizione sovrasta ilmondo: le cose sono in sé ed altro da sé. Si può concepire una sola ipotesi: laperfezione si realizza nell’istante in cui il dato si oppone a se stesso.
Per questo nuovo lavoro, Contessini,immerso nella “tempesta” delle parole, un alfabeto d’etimo silente, conil quale tenta di imbrigliare il nonsenso e dissipare l’oscurità, chiama araccolta i compagni di penna affinché lo supportino nello stretto tragittoverso la chiarificazione che inevitabilmente mancherà, continuando la lingua,la passione e la mente a esistere in un dove assente/ privo di punti diconforto.
Sfilano all’imbocco della pagina, i versiche gli sono rimasti delle tante frequentazioni poetiche, quasi tutte nienteaffatto virtuali, che vogliono anche essere, come afferma nella sua notafinale, un omaggio alla Poesia.
Ma tornando alla sua poetica, Contessini noncerca rimedi facili e illusioni fittizie e difatti ci informa che lepalpebre rifiutano/ il filo del miraggio. Senza disperazione, porterà isuoi passi in avanti come suo dovere e suo destino.
Charles Baudelaire, nel sonetto Correspondance,è convinto che l’uomo passa attraverso il mondo della natura come in unaforesta di simboli che gli parlano in un linguaggio confuso. Spetta al poetal’interpretazione di queste voci per donarci una conoscenza intuitiva delleverità dell’universo.
Nella raccolta, per Contessini, la verità èliquida. Inafferrabile. Nessun segreto, che è poi onnicomprensivo, con alcunmezzo può essere svelato.
La resa è evidente, seppure narrata aciglio asciutto e nel modo più analitico e freddo possibile: una sua coerentepeculiarità espressiva che mi piace definire asettica, come se operassesul vocabolario con taglio chirurgico.
Ma cos’è che disarticola il flussodell’attendibilità dell’esperienza sensoriale e quella della propria intimità?
Innanzi tutto, la mutevolezza del realeindica che non è possibile afferrarlo, in quanto esso si protegge conpaludamenti e finzioni. Inoltre il rapporto con ciò che è non è direttoma mediato da uno specchio deformante, sulla cui superficie tutto si rifrange.Quello che percepiamo è dunque solo un riflesso, ombre che si susseguono sulmuro della grotta, come nel mito della caverna di Platone.
Il quesito che ci portiamo dentro sul sensodella nostra durata lo scioglierà l’ultimo istante di vita, quando imboccheremo–qualunque essa sarà- la strada del già stato, benché Contessini si cimenti aimplorare il tempo che allontani il più possibile il calice della fine.
E allora, l’esistenza sarà sempre sostenutadal dubbio, come recita il titolo della terza sezione della raccolta e anche lapresenza sulla terra di un poeta non modificherà le cose, vivendo la suaeternità nella lunghezza dei versi di ciascuna pagina, che lascia comunquesulla sabbia segni effimeri.
Come sempre, il libro di Contessini ècuratissimo. Dà la sensazione di entrare in uno dei quadri di De Chirico dallegeometrie perfette, formalmente austere, che trasmettono inquietudine nel loroassetto solenne. Nessun cedimento al lirismo e una densità stilistica inusuale:i testi di Salvatore entrano in un progetto formale e poetico rigoroso da cuil’autore, sin dagli esordi, non si è mai allontanato, confermando ancora unavolta la saldezza affascinante delle sue architetture.

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