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A Fake Artist Goes to New York

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gioco per 5-10 persone
Autore: Jun Sasaki
Editore: Oink Games (www.oinkgms.com)
 
Dopo “Deep Sea Adventure” la Oink Games e Jun Sasaki ritornano con un altro esemplare del minimalismo giapponese, ovvero questo gioco nel cui titolo viene in pratica spiegata tutta l’ambientazione: un gruppo di artisti decide di creare un’opera collettiva (immagino in una galleria d’arte di New York), ma tra di loro si annida un impostore; alla base del gioco c’è la deduzione, con la variazione sul tema della sua applicazione al disegno, ma non vi dovete preoccupare: nonostante l’artista del titolo non c’è bisogno di saper disegnare. Come tipologia siamo nel campo dei “party game”, giochi dalle poche regole, breve durata, e capaci di accogliere un buon numero di partecipanti (e notate che cinque persone è il numero minimo). Ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta…
La scatola è molto piccola (quasi tascabile) e contiene:
– un blocco di fogli,
– nove tessere plastificate,
– pennarelli colorati in diversi colori e ,
– un pezzo di spugna (per cancellare le tessere),
– il regolamento (in sei lingue).
I materiali sono semplici, ma ben realizzati e funzionali (e la scatola è incredibilmente resistente); non ci sono elementi in lingua, e nella scatola sono presenti i regolamenti in ben sei lingue: inglese, francese, tedesco, spagnolo, olandese, e italiano, quindi non ci sono problemi a giocare (anche perché basta una spiegazione delle regole a voce); in teoria potete anche giocare con l’edizione originale in giapponese, ma penso sia possibile reperirla soltanto se fate un viaggio nel Sol Levante.
Per giocare si sceglie un giocatore (casualmente o meno) per svolgere il ruolo di Curatore, il quale dovrà scegliere un argomento (ad esempio: animali) e scrivere sulle tessere plastificate il nome di un appartenente a tale argomento (ad esempio: leone), tranne che su una tessera, su cui scriverà una bella “X” (dovrà controllare il colore della tessera, in modo da poterla riconoscere). Le tessere vanno mischiate e distribuite tra i giocatori, assieme a un pennarello colorato: chi riceverà la tessera con la “X” sarà il “falso artista”, mentre tutti gli altri saranno gli artisti veri (solo loro sapranno qual è il nome da utilizzare come informazione per il disegno).
A questo punto i giocatori, a turno (iniziando da un giocatore indicato dal Curatore) dovranno disegnare una linea sul foglio (un foglio unico per tutti), il tutto due volte (in pratica due round). Al termine, considerato che cosa sarà stato disegnato sul foglio, ogni giocatore dovrà, simultaneamente con gli altri, indicare con l’indice chi si pensa possa essere il falso artista. Si sommano i voti e se la persona che ne ha ricevuto il maggior numero non è il falso artista, allora il Curatore e il falso artista vinceranno la partita, altrimenti (anche in caso di parità con un altro giocatore) il falso artista avrà ancora una chance di vincere: dovrà dire qual è il nome indicato sulle tessere, se indovina allora lui e il Curatore vinceranno la partita, altrimenti la partita verrà vinta dagli artisti.
Come vedete le regole sono semplicissime e una partita dura al massimo venti minuti: può in effetti convenire fare più partite, alternando il Curatore tra tutti i giocatori, e se siete competitivi stabilendo un vincitore dando un punto per ogni partita vinta. Ma diciamo che la competizione passa in secondo piano dato che è sicuramente maggiore il divertimento che suscitano i disegni ottenuti e i ragionamenti che nascono cercando di interpretarli (a differenza di altri giochi di deduzione non c’è una pressione eccessiva, e quindi anche il finto artista può giocare in modo rilassato). Parlando di strategia spicciola, gli artisti devono cercare di non essere troppo generici nei loro tratti (per riuscire ad individuare chi non sa quale sia l’oggetto del disegno) ma nemmeno troppo specifici (dato che se il falso artista lo indovina, vince la partita); in effetti il ruolo del Curatore è importante, dato che la sua scelta indirizza in modo radicale la partita: in pratica conviene verificare fin da subito che l’argomento scelto non sia troppo ristretto, altrimenti diventa troppo facile per il falso artista indovinare l’oggetto, indipendentemente da quello che viene disegnato (ad esempio, se il Curatore sceglie l’argomento “Satelliti”, non c’è bisogno di molta immaginazione per pensare alla Luna).
In sintesi, abbiamo un tema (la deduzione) e un metodo (il disegno) entrambi classici, ma combinati in modo originale, e utilizzando la sintesi che gli autori giapponesi hanno dimostrato ancora una volta di saper padroneggiare. Un falso artista andrà pure a New York, ma noi sappiamo da dove ne arriva uno vero.

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