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Intervista con Paolo Ballardini

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Paolo Ballardini, di San Bartolomeo al Mare (Imperia), è un versatile chitarrista con un curriculum di turnista di rilievo lavori, lavorando con svariati musicisti, con l’orchestra della RAI (nel programma “I migliori anni”), nei musical come Aida (quella di Elton John e Tim Rice), Excalibur,  Jersey Boys, Saturday night fever, Jesus Christ Superstar e Mamma Mia, in tour con icone italiane all’estero come Fausto Leali, con percussionisti come Marco Fadda e folk singer come Tiberio Ferracane. Inizia come autodidatta e in seguito studia chitarra moderna presso il “Ginnasio musicale Pantà Musicà” di Imperia e successivamente presso l’Accademia musicale LIZARD dove approfondisce vari linguaggi, dall’hard-rock al latin jazz, e le diverse tecniche sulla chitarra elettrica, acustica e classica. Frequenta corsi e seminari con numerosi maestri, spaziando dalla chitarra country-crosspicking alla chitarra swing-manouche o brasiliana-latin jazz e molto altro, ma anche di composizione, improvvisazione e arrangiamento. Diviene docente di chitarra moderna presso l'”Accademia della musica” di Genova (in seguito anche presso altre scuole) e intraprende negli anni Duemila una intensa carriera lavorativa di session man.
“Acoustic journey” è un album strumentale di dieci cover di celeberrimi brani italiani e non, tutti reinterpretati con la chitarra acustica: Crêuza de mä, All of me, Estate, Con il nastro rosa, Yesterday, Get down on it, Your song, How deep is your love, Quizas quizas quizas, O’ sole mio.
 
 
Intervista
 
Davide
Ciao Paolo. Nella breve presentazione relativa alla tua storia di chitarrista ho sicuramente omesso moltissimo. Vuoi dirci tu quali sono state le tappe che ritieni fondamentali nella tua carriera di musicista?
 
Paolo
Ciao Davide, ti ringrazio per l’intervista. Sicuramente la tappa fondamentale per la mia carriera è stata vincere nel 2010 l’audizione come prima chitarra per il musical “Mamma mia!”. Ricordo quell’esperienza lavorativa come uno spartiacque professionale; prima di allora avevo fatto tutta la gavetta possibile con band di vario genere incluse più stagioni con orchestre di liscio.
Con “Mamma Mia!” ho imparato tantissimo (anche grazie al supervisore musicale Marcus Savage ed al direttore musicale Simone Manfredini) e da lì in avanti ho avuto il grande piacere di mettere la mia chitarra a servizio di artisti e produzioni sia live che in studio.
 
Davide
Una scelta di brani decisamente eterogenea che va da uno standard in chiave jazz manouche come “All of me” di Gerald Marks e Seymour Simons del ’31 a una canzone popolare cubana di Osvaldo Farrés come “Quizas, quizas, quizas”, da una versione bossanova/samba canção di “Estate” di Bruno Martino al Battisti de “Con il nastro rosa” in chiave rumba flamenca…
Perché hai scelto in particolare questi brani? In che modo sono legati tra loro o in che modo li hai legati tu per farne il tuo “viaggio acustico”?
 
Paolo
I brani che hai elencato contenuti nel CD sono stati scelti durante i concertini in acustico che faccio durante l’anno e non sono altro che un “Best of” della scaletta che faccio in serata. Li ho scelti in base al gradimento del pubblico e si sono prestati molto bene all’idea di viaggio acustico.
 
Davide
In che modo hai scoperto, in queste composizioni, essere presenti anche altre “vocazioni”, o meglio come hai scoperto che potevano prestarsi anche ad essere riarrangiate in altro genere musicale e perché proprio nei modi che hai prescelto?
 
Paolo
Come ti dicevo questo disco nasce da un’attività live che alterno alla mia attività di turnista. Per rendere il concerto strumentale fruibile a tutti arrangio i brani cercando di dare risalto alla componente ritmica  anche con rivisitazioni latin o funk.
 
Davide
Qual è il messaggio musicale che c’è dietro a un lavoro come questo? Che la musica, in fondo, non invecchia mai? O che c’è musica che invecchia, altra no…?
 
Paolo
Bella domanda! Credo fermamente che ci siano brani indimenticabili e scolpiti nella roccia, quelli che vengono definiti “evergreen”. Le melodie contenute in questo disco fanno parte di quella categoria di musiche senza tempo che non tramonteranno mai.
 
Davide
Il lavoro non è proprio solo tutto di chitarra acustica. Chitarra elettrica e wah wah sono presenti in una traccia funk come “Get down on it” di Kool & the Gang. Però l’acustica è sicuramente preponderante in questo tuo lavoro. Perché?
 
Paolo
Ecco qui ci cascate in molti .
In realtà tutto il disco è stato fatto solamente con l’uso della chitarra acustica e della chitarra classica e gli effetti che citi sono stati creati grazie all’uso di multieffetti messi a disposizione da ZOOM Italia con la quale collaboro.
 
Davide
Nel corso della tua vita, del tuo lavoro e dei tuoi studi di chitarrista hai avuto modo di approfondire svariate tecniche, diversi generi… Qual è oggi e come definiresti la tua “summa” chitarristica e autoriale?
 
Paolo
la chitarra oltre essere il centro del mio lavoro è la mia primaria passione per cui sono sempre alla ricerca di nuove sonorità, nuovi linguaggi e cerco costantemente di migliorare il mio approccio allo strumento e in generale il mio playing.
Mi ritengo un eterno allievo della musica.
Non mi sento ancora di poter parlare di summa chitarristica ma sicuramente posso definirmi un chitarrista elettrico, nel senso più ampio del termine,  con una grande passione per gli strumenti acustici.
 
Davide
Quali sono i chitarristi che hai più ammirato e che più ammiri? Suppongo che Beppe Gambetta, che ha suonato nel tuo disco in  “Crêuza de mä”, sia uno di loro.
 
Paolo
L’elenco sarebbe interminabile ma ti cito quali sono stati per me i più importanti chitarristi acustici (non espressamente fingerstyle): Tuck Andress, Chet Atckins, Joe Pass, Tommy Emmanuel, Django Reinhardt, Paco De Lucia, Al Di Meola.
….ed ovviamente il grande Beppe Gambetta del quale sono stato allievo.
 
Davide
Ascolto sempre gli altri chitarristi, mi portano a nuovi concetti e mi mostrano dove lo strumento sta andando nel futuro, ha detto George Benson. In che modo ascolti gli altri chitarristi e cosa vi cerchi, cosa di loro desta il tuo maggiore interesse?
 
Paolo
Ogni chitarrista “tocca” la chitarra in modo diverso ed ottiene una risposta sonora ed un feeling con lo strumento direi unico. Io imparo qualcosa ogni volta che ascolto qualcuno suonare la chitarra, anche dai non virtuosi e spesso anche dai cantanti-chitarristi come James Taylor e Joni Mitchell.
Ascolto con grande piacere anche i nuovi guitar heroes ma ciò che più mi interessa è il pathos e la sorpresa nella performance oltre l’importanza ed il “peso” che il chitarrista da ad ogni nota.
 
Davide
Nei panni di docente cosa cerchi di insegnare o trasmettere prima di ogni altra cosa della musica e della chitarra?
 
Paolo
Cerco di far appassionare i ragazzi facendogli capire che sono di fronte a qualcosa di magico che può accompagnarli per tutta la loro vita. Al contempo faccio arrivare il mio messaggio, ovvero: disciplina e serietà nello studio perchè la musica è una cosa seria.
Il divertimento fa parte del processo ma è una strada lunga e bisogna sentirsi appagati anche facendo bene e a metronomo un “noioso” esercizio  da cima a fondo.
Credo che felicità e soddisfazione non debbano arrivare solamente salendo su un palco, bensì molto prima, durante tutte le ore di studio a tu per tu con il tuo strumento.
 
Davide
Io suono la chitarra perché mi lascia sognare ad alta voce, disse una volta il chitarrista acustico Michael Hedges. E tu, perché la suoni?
 
Paolo
La chitarra mi tiene in equilibrio, a volte compagna di viaggio a volte “stampella”.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Paolo
Ho in cantiere un progetto per me molto importante di musica strumentale originale che si chiama TULIP TREE: un trio elettrico con brani scritti a 4 mani con l’amico e collega Daniele Pinceti al basso.  
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Paolo
Grazie a te per la bella intervista.
Un saluto a tutti i lettori e….Keep on rockin’!

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