Edizioni Incontropiede – Euro 14,50 – pag. 130
Edizioni Incontropiede ha un catalogo straordinario di opere sul calcio, unico editore in Italia a pubblicare libri sullo sport più popolare del mondo, siano romanzi, raccolte di racconti o biografia narrative. Adesso esce in libreria – ma cercatelo su Internet ché per i piccoli editori spesso la libreria resta un sogno – Dimmi chi era Recoba di Enzo Palladini, giornalista del Corriere dello Sport e dal 2002 di Premium Sport, che ha già pubblicato un’interessante guida calcistica di Lisbona e altri volumi a tema football. Il testo è introdotto da Massimo Paganin che ricorda le giocate del compagno di squadra paragonandole ai guizzi di un genio incompreso e ai movimenti di una Play Station. Recoba era genio e sregolatezza, come ogni campione, dotato di tecnica sopraffina rendeva grande la sua Inter quando era in forma e aveva voglia di giocare, la faceva precipitare nel baratro quando attraversava un periodo nero. Gli allenamenti non erano la sua passione, da buon latinoamericano preferiva il palleggio, lasciando la parte atletica ai portatori d’acqua, ma era un uruguagio e quindi lottava senza protestare per i falli subiti, anzi, se poteva, reagiva. La sua fortuna è stata quella di aver giocato in tempi che potevano prescindere dalla parte atletica, ché nel calcio di oggi sarebbe impossibile. Chino – questo il suo nomignolo, pronunciato Cino, alla spagnola – è entrato nella leggenda calcistica, come i Beatles in quella musicale, sembra ammiccare il titolo ispirato a una stupenda canzone degli Stadio. I problemi del calciatore sudamericano si chiamano squalifiche, infortuni, incomprensioni con allenatori, ma resterà in eterno un gioiello di casa Moratti. Il Presidente interista era il suo primo tifoso, sempre pronto a difenderlo, nonostante il sovrappeso, la poca forma fisica e la nomea ormai acquisita di fancazzista. Recoba e i suoi gol da centrocampo hanno segnato un’epoca, sono stati i primi anni Duemila nerazzurri, come il suo modo di mangiare assurdo, da campione che ignora le regole dietetiche ed è pronto a tutto, persino a falsificare un passaporto. La leyenda nacional si conclude il 31 marzo del 2016, al Parque Central di Montevideo, lo stadio del Nacional, nel corso di una serata di calcio, follia e spettacolo. Proprio come era Recoba. Enzo Palladini ricorda con passione e competenza la vita e le gesta del campione uruguagio, la sua esistenza scellerata, in agili capitoli che sembrano tanti racconti calcistici, aggiungendo tracce in appendice su Paco Casal (il procuratore del Chino), appunti sugli uruguagi in Italia e annotazioni sentimentali sul cuore del campione. Postfazione di Arcadio Ghiggia, per concludere che se il Chino si fosse allenato davvero, come dovrebbero fare i calciatori veri, avrebbe frequentato l’Olimpo del calcio per molti anni. Non l’ha fatto, anche perché se l’avesse fatto non sarebbe stato Recoba. Un libro da leggere, se amate del calcio, ancor più se – come me – siete interisti da tre generazioni.