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Intervista con Roberto Fedriga

7 min read
 
 
Tra folk-rock, canzone d’autore e jazz, il debutto del giovane artista – allievo di Boris Savoldelli e devoto di Tim Buckley – vede la partecipazione di musicisti del calibro di Guido Bombardieri e Nik Mazzucconi
Roberto Fedriga: le ‘fotografie in musica’ del cantautore bergamasco
 
 
Undersound
è lieta di presentare
ROBERTO FEDRIGA
 
1. Trabucco
2. Non chiamarmi bambola
3. Punto di non ritorno
4. Arababy
5. Sirena stonata
6. Cappuccetto Rosso ad alta digeribilità
7. Letto d’edera
8. Woyzeck
9. Divina D.
10. Punti penetrabili
 
10 brani – 30 minuti
 
Avevo un’idea per il mio disco d’esordio: ciò che avevo in testa è stato tradotto in musica senza filtro, e questa è sicuramente la cosa più importante. Ogni mia canzone ha una storia a sè. Spesso sono vere e proprie fotografie messe in musica. In altri casi l’ispirazione viene dal cinema o dalla letteratura. Mi piace poter pensare a questa contaminazione di arti che si intrecciano per nutrire l’ispirazione“. Ha le idee chiare Roberto Fedriga, autore di un felice album di debutto omonimo, partorito con spontaneità e immediatezza, ma con un progetto ben preciso alla base: far parlare il cuore, le proprie passioni, la propria visione della musica e dell’espressività interiore. Roberto Fedriga è un’opera prima onesta, dieci brani che spaziano tra canzone d’autore all’italiana, folk-rock angloamericano, fumoso blues e jazz ballads.
 
Nato a Lovere (BG) nel 1984, Roberto Fedriga debutta come cantante in varie rock band locali e affina il proprio talento insieme a un maestro speciale, il vocal performer Boris Savoldelli, intraprendendo lo studio del canto jazz. Tom Waits, Nick Drake, John Martyn e soprattutto Tim Buckley lo influenzano profondamente nella tecnica vocale ma soprattutto nella ricerca dell’interpretazione come obiettivo principale dell’espressione musicale. “La scoperta di Tim Buckley è stata una folgorazione per la capacità di fondere più generi musicali, ma soprattutto per ciò che faceva con la sua voce. Cantare le sue canzoni ti porta a superare limiti non solo tecnici, ma soprattutto emozionali. Nel suo caso la tecnica non è fine a se stessa, è quasi involontariamente utilizzata per raggiungere confini psico-fisici mai raggiunti“.
Pubblicato nel settembre del 2014, Roberto Fedriga è un disco collettivo poichè vede la collaborazione, tra gli altri, di importanti musicisti del panorama bergamasco come Nik Mazzucconi e Guido Bombardieri. La grafica curata da Armando Bolivar (ovvero Alessandro Ducoli, apprezzato cantautore), con immagini tratte da un prezioso volume della British Library, dona un tocco fiabesco e arcano a un album ispirato e confidenziale, che rivela all’ascoltatore il mondo interiore e sonoro di Roberto Fedriga.

Synpress44 Ufficio stampa

Roberto Fedriga nasce a Lovere (BG) nel 1984. La sua avventura musicale inizia con la partecipazione come cantante in varie rock band locali. Allievo del vocal performer rock-funk-sperimentale Boris Savoldelli, si affaccia allo studio del canto jazz. Dal 2008 al 2014 gestisce gli studi Undersound.
L’ascolto di autori come Tim Buckley, Tom Waits, Nick Drake e John Martyn lo influenzano profondamente nella tecnica ma soprattutto nella ricerca dell’interpretazione come obbiettivo principale dell’espressione musicale. Il suo album d’esordio Roberto Fedriga esce nel settembre del 2014 e vede la collaborazione di importanti musicisti dello scenario jazz bergamasco come Nik Mazzucconi e Guido Bombardieri.

Info:
Roberto Fedriga: www.robertofedriga.com

Fedriga Facebook: www.facebook.com/robertofedrigamusic

Synpress44 Ufficio stampa: www.synpress44.com

 

Intervista

 

Davide
Ciao Roberto. Roberto Fedriga, omonimo, è il tuo raffinato disco solista d’esordio. In che modo vi hai ritrovato e raccolto tutte le tue precedenti esperienze musicali e cosa persegui attraverso la  musica? 

Roberto
Ho sempre visto la Musica e l’Arte in generale come un mezzo privilegiato di comunicazione. Un ponte prezioso, potentissimo ma al contempo fragile, che unisce chi sceglie di condividere la propria interpretazione della realtà con il pubblico. Il mio obbiettivo è quello di rispettare questo Credo. La speranza è ovviamente quella di poter ampliare questa condivisione. 
Sicuramente le mie precedenti esperienze musicali hanno contribuito ad accrescere in me la consapevolezza di ciò che la musica rappresenta.   

Davide
Ci presenti i musicisti che hanno suonato in questo tuo disco? 

Roberto
Ho avuto la grandissima fortuna di conoscere tanti incredibili musicisti in questi anni. Molti dei quali hanno suonato appunto nel mio disco. 
Oltre ai miei storici compagni di viaggio Luca Finazzi (batteria), Andrea Lo Furno (chitarra) e Francesco “Cico” Benedetti (piano) ci sono i grandissimi Nik Mazzucconi al basso, Guido Bombardieri al Sax e al Clarinetto, Lorenzo Melchiorre alla chitarra, Teo Marchese alle percussioni. 

Davide
Come nasce una tua canzone? E poi prendiamone una a esempio e più in particolare, che a me piace molto, “Sirena stonata”. 

Roberto
Innanzi tutto ci deve essere un “impulso” scatenante.
Un’immagine, un’emozione o un’esperienza continuano a girare nella testa fino a quando non trovano la loro naturale via d’uscita attraverso la scrittura di una canzone. Testi e musica vengono quasi contemporaneamente.
“Sirena stonata” ad esempio è legata ad un immagine che mi colpì particolarmente. Passando una mattina in auto per andare al lavoro, vidi  lungo la strada  una prostituta seduta su di una panchina. Piangeva disperata sotto la pioggia, con una lattina di birra in mano. Tornato a casa mi sono messo al pianoforte. Le parole poi sono venute da sole. 

Davide
Ti ispirano a volte anche il cinema o la letteratura. Ci fai qualche esempio di libro o film che ti hanno ispirato e mosso a scrivere una canzone? 

Roberto
Sono particolarmente legato al regista Werner Herzog. Soprattutto a quei 5 film perfetti in cui ha collaborato con il grandissimo Klaus Kinski.
“Punti Penetrabili” vuole essere invece un tributo a The Evil Dead di Sam Raimi.
In “Divina D.” risulta evidente il riferimento al girone degli ignavi descritto da Dante. 

Davide
Sui disegni di copertina e del libretto: perché hai scelto quei disegni di fine Ottocento per rappresentare graficamente le tue canzoni? E perché La dormiente di Renoir sulla serigrafia del cd? 

Roberto
Renoir per me ha sempre rappresentato l’artista votato alla rappresentazione del bello. L’artista devoto alla sua Arte nonostante tutto, compresi i pesanti impedimenti fisici. La grafica è stata pensata e costruita con la preziosa collaborazione di Armando Bolivar (alias il grande Alessandro Ducoli). Le stampe provengono da uno straordinario volume della British Library. Sono rimasto colpito dal potere comunicativo dei disegni e della naturalezza con la quale sapevano abbinarsi alle mie canzoni.  

Davide
Allievo di Boris Savoldelli ed estimatore di Tim Buckley: cos’è per te la voce? 

Roberto
La voce è per me lo strumento principe. Si può dire che è l’unico ad avere una forma bidimensionale. Riesce ad unire l’aspetto musicale a quello letterario con un potere comunicativo straordinario. Ho avuto la fortuna di avere come maestro Boris Savoldelli. Lui come nessun altro riesce a rende la voce uno “strumento”. L’amore per Tim Buckley ha fatto il resto. Le scelte dinamiche e tecniche erano per lui volte ad avere ancor più potere interpretativo. 

Davide
Scrisse Karl Kraus: Ciò che entra con facilità nell’orecchio ne esce con facilità. Ciò che entra con difficoltà nell’orecchio, ne esce con difficoltà. Questo vale per lo scrivere ancor più che per il fare musica. Cosa ne pensi? Come ti poni, componendo, arrangiando e scrivendo, rispetto al pensiero del potenziale ascoltatore che verrà?Innanzi tutto, l’emozione! Soltanto dopo la comprensione, disse Gauguin. Cosa viene innanzi tutto per te e cosa dopo?
 
Roberto
Nella mia musica ovviamente tutto è legato all’emozione. Credo che sia l’aspetto fondamentale per fare Arte. Sapersi emozionare è il primo passo per poter emozionare. Un approccio esclusivamente tecnico rischia di diventare freddo e sterile. La tecnica deve per me essere vista come mezzo per rendere più comodo ed efficace il processo comunicativo. Lo stesso vale per la scrittura dei testi. Mi piace lasciare all’ascoltatore la possibilità di cucirsi addosso la canzone. Legarla al proprio vissuto. Così come ho fatto io nello scriverla.
 
Davide
L’Italia musicale (e magari non solo musicale), per parafrasare un tuo titolo, ma forse anche il mondo intero va e/o vanno verso un qualche (e quale) punto di non ritorno? 

Roberto
Ormai la deriva è cronica. Non per essere pessimisti, ma credo che si sia raggiunto un livello di disinteresse e di superficialità inversamente proporzionale alle potenzialità offerte dall’evoluzione tecnologica. Siamo la generazione della comunicazione, ma nessuno sa più comunicare realmente. 

Davide
Dai Pooh a Ivan Cattaneo ai Verdena, da una florida scena metal al pianoforte ambient/new age di Corrado Rossi, come si sta da musicisti a Bergamo e che rapporto hai con la tua città? 

Roberto
Purtroppo il momento non è dei migliori per la musica dal vivo. C’è molto disinteresse verso la ricerca “sul campo”. Ci si accontenta di “sentire” (non ascoltare) superficialmente milioni di frammenti di canzone su internet. La capacità di attenzione media purtroppo è calata e di conseguenza meno gente ama assistere a concerti di due ore. 

Davide
Ci saranno dei concerti? Cosa seguirà? 

Roberto
Spero di si, ma come dicevo prima è necessario rendersi conto di quale sia il mezzo migliore per arrivare al pubblico. Ovvio che se dipendesse solo dalla volontà farei un concerto al giorno!
Sto scrivendo altre canzoni. Probabilmente alcune finiranno nel prossimo disco.. 

Davide
Grazie e à suivre…

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