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La scienza della libertà – Zygmunt Bauman

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A cosa serve la sociologia?
 
Bauman è sicuramente uno dei pensatori contemporanei più famosi; la sua presenza a congressi internazionali (anche in Italia) e il concetto di “modernità liquida” segnano il successo di questo autore di origine polacca che si conferma come uno dei più profondi divulgatori e  conoscitori del mondo contemporaneo nella sua complessità.
La casa editrice Erickson è sempre molto attenta alla pubblicazione delle sue opere: dopo la traduzione e la diffusione dei suoi più importanti e recenti  testi (basti ricordare Homo consumens del 2007 e la raccolta dei di alcuni suoi saggi,  Le sorgenti del male,  nel 2013), la Erickson ha proposto anche una serie di dialoghi – conversazioni in cui nello stile colloquiale dell’intervista si affrontano le domande che riassumano la visione del mondo di Bauman alla luce dei più importanti questioni che ha affrontato nella sua carriera accademica. Basti citare il libro Conversazioni sull’educazione del 2012 in cui, sollecitato dalle domande di Riccardo Mazzeo, Bauman esprime il suo pensiero a 360 gradi sul ruolo dell’educazione in senso lato nella nostra società.
Quest’ultima pubblicazione riprende lo stile delle conversazioni del volume del 2012 e lo applica a una serie di domande e risposte che hanno a che fare con un altro tema importantissimo del pensiero di Bauman, cioè la funzione della sociologia. Fin dalla sua prima esperienza intellettuale in Polonia, proseguendo per il suo arrivo in Gran Bretagna, Bauman si è infatti sempre auto-definito come un sociologo: le sue riflessioni, che spesso sconfinano nell’antropologia e nella filosofia, sono per lui soprattutto un’espressione concreta di un modo preciso di intendere la sociologia così come viene spiegato in questo libro, frutto del lavoro dialogico svolto in alcune conversazioni tenute tra il gennaio 2012 e il marzo 2013 con i curatori del volume, Michael Hviid Jacobsen e Keith Tester.
Il titolo dell’opera permette di capire anche la prospettiva di fondo: la sociologia viene presentata come la scienza della libertà; penetrando nel dibattito accademico che ha riguardato le scienze sociali fin dalla loro origine accademica intorno al  XIX secolo, Bauman è consapevole che non si può ridurre la sociologia a una mera oggettivazione dei dati sociali (quantificabili e oggettivabili asetticamente), così come il geologo o il fisico riproducono in laboratorio i dati empirici per trarne delle leggi matematiche. La sociologia, che comunque contiene in sé anche degli aspetti scientifici di rappresentazione quanto più possibile oggettiva della realtà, è la scienza della libertà perché ha lo scopo principale di aumentare negli uomini la consapevolezza delle reti e dei legami sociali in cui sono inseriti, prendendo coscienza delle influenze sociali, ma anche offrendo proprio per questo all’uomo la possibilità di vivere nella società non come un mero ingranaggio, ma come una persona capace di fare scelte libere nei confronti di quanto lo circonda. Se è vero, come è vero, che il “mazzo di carte” che usiamo nella partita della vita conta solo un numero preciso di combinazioni possibili, è anche vero che sta alla libertà del singolo giocatore scegliere fra le diverse possibilità e mettere sul tavolo la combinazione per noi vincente. In questo senso, la sociologia nella visione di Bauman, ha una funzione ermeneutica, etica e politica imprescindibile per conoscere il mondo umano e agire su di esso.
Il libro è diviso in quattro  capitoli che cercano di incasellare in senso globale i diversi aspetti che la scienza sociologica comporta (cos’è la sociologia?, perché “fare” sociologia?, come fare sociologia?, che cosa realizza la sociologia?); in realtà le domande proposte dai curatori all’interno dei singoli capitoli spaziano su una vastità complessa di argomenti che vanno dalla spiegazione dei termini tipici del pensiero baumiano (sociologia come “conversazione con l’esperienza umana”, come mediazione fra Erfahrung e Erlebnis, come “ermeneutica critica” etc.) e del suo lessico sulla contemporaneità fino ad arrivare al rapporto della sociologia con il mondo accademico (dove troppo spesso essa rischia di arroccarsi in un mondo auto-referenziale e auto-riproducente per approdare a una sorta di irrilevanza dal punto di vista culturale e sociale) o a quello del rapporto di questa scienza con l’etica, la politica, l’agire storico.
Dalle parole di Bauman, e anche da quelle dei curatori delle interviste, trapelano una serie di riferimenti biografici e di autori con cui si entra in una sorta di ulteriore dialogo; il testo in questo senso è sicuramente rivolto a chi già conosce il pensiero di questo autore o è comunque all’interno della cerchia di “addetti ai lavori” (studiosi di discipline sociologiche o comunque conoscitori di sociologia, della sua storia e del suo statuto epistemologico). Sicuramente per tutti questa ultima pubblicazione della Erickson offre comunque una buona sintesi del modo di comprendere questa disciplina che ha segnato non solo il percorso formativo e intellettuale di Bauman, ma che offre una serie di spunti interessantissimi per comprendere il mondo in cui siamo inseriti e sperimentare così, come auspica lo stesso autore, un poco di più di libertà verso le influenze che esso esercita su di noi.

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