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Intervista con Kozminski

12 min read
Kozminski – “Il Primo Giorno Sulla Terra”


il nuovo album, dal 3 Dicembre 2013 in CD e tutti gli store digitali da New Model Label


Concerto di presentazione: Mercoledì 4 Dicembre 2013 – Arci 75 Beat, Via Privata Tirso, 3 – Milano – Inizio ora 21.00 – ingresso libero con tessera Arci
Link a video: "Granularia"
 
Kozminski. Un nome difficile come un sospetto, come un tackle disperato sull’asfalto di una strada impossibile. Sono di Milano, anche se le cinque carte d’identità coprono l’intero stivale. E tutto quello che finisce nella loro musica in definitiva non è altro che il tentativo di restituire la poesia che si respira negli appartamenti affacciati sulle circonvallazioni, gli abissi che si scorgono negli spartitraffico affollati di rifiuti, ma anche la  mirabolante vertigine del mondo che si compone appena dietro i nostri occhi. L’immagine è più o meno questa: un cantautore sonnambulo che vaga per le vie della città all’interno di una vestaglia piovra multicolore cantando canzoni suggeritegli direttamente dalle radici degli alberi che spaccano i marciapiedi e scombinano i lastroni del pavè.


 
Biografia
Attivi già dal 2007 con l’EP “Bausan”, è con il successivo album “Kozminski”del 2009 che hanno gettato le basi per il percorso che è culminato nell’incontro con Amerigo Verardi – musicista e produttore che ha collaborato con nomi come Afterhours, Baustelle e Virginiana Miller – e che ha messo a disposizione la sua multiforme esperienza per produrre la loro terza fatica in studio, “Il Primo Giorno Sulla Terra”.

“Il Primo Giorno Sulla Terra” è stato registrato da Giuliano Dottori (cantautore e chitarrista degli Amor Fou) e Andrea Mottadelli al Jacuzi Studio di Milano, mixato a Brindisi da Paolo Montinaro, con la collaborazione di Amerigo Verardi, e infine masterizzato da Maurizio Giannotti al New Mastering di Milano.


Dal 3 Dicembre sarà disponibile in tutti gli store digitali per New Model Label.

 
“Da un qualche fondo, attraverso il fumo polveroso, si intravvedevano lingue di fiamme e colate incandescenti; e intorno a queste le presenze umane non parevano reali, ma effetti di vaneggiamento notturno. Di qua dentro, il mondo esterno, da dove ogni tanto pervenivano echi semisepolti (voci, scampanellii di tram), diventava una regione inverosimile, come una Tule estrema di là da un rotta transpolare”. Non è un commento al nostro disco ma ci diamo da fare perché lo possa diventare. 


 
 
L'album, raccontato dalla band
(Fabrizio Milanesi, Federico Tonioni, Marco Fornara, Luca Tavecchio, Raffaele Bocchetti)
 
La Metà: Un vaso di fiori in un corridoio lungo lungo. Ti penso ogni tanto anche ora che non ci sei più e che tutto si è sistemato, soltanto a metà.


Grand Hotel Il Castello: Il vecchio fasto di un albergo sulle montagne appenniniche sopravvive anacronisticamente. In più è pure estate e non c'è un cazzo di nessuno. Una 'Hotel California' de’ noantri dove la solitudine diventa invece tranquillità.


Ritornello: Il lato solare della quotidianità. Non preoccuparti dice il ritornello, il tuo tempo è tutto intero e forse è abbastanza anche per te. Anzi lo è sicuramente, giacché spesso il relativismo è il tuo alibi preferito e manifesto.


Granularia: La Canon digitale si accende e mette a fuoco lontano, poi vicino. Verande apparecchiate sul litorale laziale, risa e schiamazzi: nessuno si accorge del crepuscolo che appiana e confonde le differenze. Dal mare un osservatore immaginario guarda verso la spiaggia dove tutti gli uomini cenano. Tutto sfuoca. E infine solo un punto rimane.


Niente: Mi è arrivata una lettera, di solito non ricevo corrispondenza tradizionale. È  scritta a macchina, con molta probabilità una Olivetti Lettera 32, di quelle che usava mio padre. Dal foglio ingiallito il mio occhio salta di riga in riga quasi a voler emulare il movimento del ritorno a capo di chi ha scritto. Sei tu, lo so. Finalmente sei impazzita e istintivamente faccio la lettera a pezzettini e la libero fuori dalla finestra.


Roma: Un viaggio del tempo fisico di un weekend che però si dilata fino a che può, fino al punto di rendere il viaggiatore noncurante dell'alternarsi del giorno e della notte. Una ferrovia dietro il Pigneto, Ponte Garibaldi, la tangenziale est. Un giro in motorino in centro in un novembre caldo e poi a piedi verso piazza Navona. E poi di nuovo in macchina verso il mare. Di nuovo un treno per allontanarsi. Dentro Roma, Roma dentro.


Elliott: Va tutto bene. Perdiamoci, dunque. Brucerò ogni ponte dopo averlo attraversato e troverò posti stupendi dove perdermi ancora. Da costa a costa, da nord a sud.


Aspettare Il Mattino: Le cose di ogni giorno che scorrono in fila. Le ore che ogni giorno scorrono in fila: le otto, le nove, mezzogiorno, poi le tre e le dieci di sera. Le auto che ogni giorno scorrono e si incolonnano, le facce dentro ai finestrini sono le nostre. Anche oggi il veleno a forma di flaconcini è in fila sul comodino, ora si può dunque aspettare il mattino.


La Notte: Usciamo insieme per la prima volta. Fa freddo, pedalo forte, mille i fantasmi generati dal buio e cento le macchine che mi sfrecciano in direzione opposta. Ho veramente paura. Ma ora che ti vedo tutto fluisce veloce e naturale come una corrente di acqua verso il mare. Per stasera va bene così, è una notte speciale e normale.


Il Primo Giorno Sulla Terra: Prima c'è un prima e dopo nulla è più come prima. In mezzo c'è un viaggio oscuro, difficile, senza bussola, pieno di dubbi ma poi si atterra. Nulla è più come prima, dicevamo, tranne una bellissima malinconia del tempo e dello spazio che ora sono entrambi passati.


Dopo Il Tramonto: Aspettare il mattino, dal punto di vista del sole. Il sole è grande, è potente e anche stanotte ha sconfitto il cavaliere nero. Ma la novità è un'altra: nel rivelarci il suo lato più 'lunare' ci lascia intendere la sua vera forza nascosta.

 
Intervista
 
Davide
Ciao Kozminski. Perché questo nome che mi ha ricordato un vecchio calciatore polacco?
 
Kozminski
Ciao Davide hai una buona memoria, anche perché, a essere onesti, Marek Kozminski non è stato un difensore che ha lasciato un segno indelebile nella storia del calcio. A dirla tutta, esiste anche un Aaron Kozminski che è uno dei quaranta sospettati di esser Jack lo squartatore. Queste sono due spiegazioni che ci siamo dovuti dare a posteriori per un nome nato follemente tra migliaia che ci erano venuti in mente una sera di quasi otto anni fa. La cosa positiva è che i motori di ricerca ci premiano essendo un termine selettivo, ma non è infrequente che quando suoniamo in giro ci sia qualche errore nello spelling…
 
Davide
Attivi già dal 2007 con un extended play… Prima di questo frutto d’esordio, come vi siete conosciuti e con quali idee e quali gusti in comune avete iniziato il vostro progetto?
 
Kozminski
Beh è stata un’amicizia automatica che ci ha fatto conoscere. Federico da Roma è arrivato a Milano in cerca di una stanza e ha sostituito di fatto Fabrizio in un appartamento beige (è l’aggettivo che meglio lo definiva) della periferia nord milanese. Nella stessa casa viveva (e suonava e disegnava di notte) anche Luca. Di lì a poco, il nucleo embrionale dei Kozminski si è spostato in una saletta dietro Piazza Bausan (siamo nel quartiere della Bovisa) senza nemmeno una scaletta. Dopo l’estate si è aggiunto Marco, il batterista. Raffaele ha poi completato il “pentagono” circa tre anni fa, dopo averlo conosciuto in un festival estivo dove suonava con la sua band, gli Stella Diana da Napoli. Quello che ci ha legato da subito è stato l’importanza che la musica riveste nelle nostre vite e un’amicizia profonda. Anche se abbiamo influenze molto ‘simili’ ci sono pochissime band che piacciono a tutti e cinque: si va dal rock alternativo degli Wilco (alternativo a cosa poi non l’abbiamo mai capito..), all’eclettismo di Yann Tiersen, passando per il genio di Elliott Smith (a cui nel nuovo disco dedichiamo anche un brano), fino a concludere con il divertimento degli Arcade Fire. Chiaramente, c’è anche tutto il filone cantautorale italiano a cui Luca e Federico si rifanno nella stesura dei pezzi, più o meno involontariamente (citiamo i maestri Dalla e Jannacci ma anche il dissacrante Bobo Rondelli…)
 
Davide
Che tipo di evoluzione dagli inizi a oggi c’è stata e avete compendiato in questo nuovo disco?
 
Kozminski
Il primo EP Bausan è del 2007 ed è stato praticamente inciso in un pomeriggio, anche se già da lì erano chiari i temi e le suggestioni che ci avrebbero poi continuato ad accompagnare. Kozminski del 2009 invece è frutto di un lavoro ben più strutturato sia negli arrangiamenti che nella produzione: la mano di Andrea Mottadelli è presente lungo tutto il lavoro e ci ha fatto maturare molto dal punto di vista dell’esperienza di registrazione e di produzione di un album. Il primo giorno sulla terra è sicuramente l’album più consapevole dei Kozminski. Il cuore (ma anche il core, inteso indifferentemente in romanesco o in inglese) dei pezzi è “quello di sempre” ma i loro arrangiamenti sono maturati, trasformati dal tempo e dalle influenze che ognuno dei cinque ha dato agli altri nel modo di comporre e arrangiare. Il risultato finale è stato ottimo grazie anche alle persone che ci hanno supportato: Amerigo Verardi come produttore, Giuliano Dottori e Andrea Mottadelli come fonici di registrazione, Paolo Montinaro – “il deus ex-machina del mixaggio” – e infine Maurizio Giannotti per il mastering.
 
Davide
In principio Dio creò il cielo e la terra. Fu questo il primo giorno sulla terra. Ma (purtroppo o per fortuna) non ci è dato di saperne di più. Cos’è, qual è il vostro primo giorno sulla terra?
 
Kozminski
È forse il brano con il titolo più evocativo dell’intero lavoro. Ci piaceva l’idea di usare una traccia per dare un nome all’intero album. Il protagonista della canzone – o della storiella – atterra dalla luna (ricorda un po’ Un marziano a Roma, di Ennio Flaiano) dopo un viaggio dall’esito per nulla scontato. Ha una sorta di nostalgia positiva del prima, i paesaggi della terra dalla luna, e una curiosità mista a meraviglia e spavento del dopo. È sì un marziano, ma è anche tutti noi terrestri messi insieme. Mediante questo piccolo escamotage è un pezzo che vuole evocare tutte le situazioni in cui c’è un prima e un dopo, in cui nel dopo nulla è, in prima analisi, come prima. Ci sono però alcune tracce indelebili (“la polvere lunare”) che si sono mantenute eo trasformate.
 
Davide
Come avete incontrato Amerigo Verardi e quali ruoli ha ricoperto nella produzione del vostro disco, come ne descrivereste la sua supervisione artistica?
 
Kozminski
L’incontro con Amerigo ha avuto un inizio che dire fortuito è dir poco. Crediamo sia stata l’ultima persona con cui abbiamo interagito via myspace (si parla di ‘solo’ tre anni fa), provando a contattarlo per spiegargli il nostro progetto per il nuovo disco e di chiedergli una collaborazione. Per puro caso – chiaramente non avevamo la minima idea che Amerigo ci contattasse veramente – ricontrollando l’inbox di myspace dopo qualche mese c’era la sua risposta, e da lì è nata una collaborazione artistica e umana senza pari, che è culminata in questo lavoro. Amerigo è un vero artigiano. Mette tutto sé stesso in tutta la ‘fabbrica’ del disco  – dalle preproduzioni al mastering finale – e ti aiuta a trovare il giusto ‘centro’ per i pezzi (come suono, come arrangiamenti, come piccoli dettagli che rendono il pezzo semplicemente quello che deve essere), seguendo e mettendo in risalto tutte le nostre peculiarità.
 
Davide
Base a Milano, anche se le cinque carte d’identità coprono l’intero stivale, ossia? Cosa è Milano per Kozminski e cosa non è?
 
Kozminski
Milano è la nostra città. Di adozione per due di noi – come ti dicevamo Fede è di Roma e Raf di Napoli – nativa per gli altri tre. Ma più in generale Milano è “persone che si muovono tra le parole”, come cantavamo nella traccia cinque del nostro secondo lavoro Kozminski del 2009. Milano non sono, invece, gli stereotipi su Milano. Basta saperla (e volerla) cercare e a Milano c’è una bella umanità e calore.
 
Davide
Il video di “Granularia” usa le immagini di un vecchio e bellissimo cartone animato che mi ricordano molto quelli di Amedee Van Beuren.  Quale, e perché avete scelto proprio quel cartoon, quelle immagini surreali, ma di un surrealismo ormai lontano dalla nostra epoca? Che spazio hanno il sogno e l’inconscio nella civiltà attuale?
 
Kozminski
Non siamo nuovi a voler riadattare un vecchio cartoon a un nostro pezzo. Sta diventando un po’ il nostro marchio nei videoclip che realizziamo (Broken Legs è il misterioso autore di questi ‘gioielli’).
C’è sicuramente un livello inconscio nei nostri pezzi, un livello ‘altro’ che non è comprensibile o spiegabile a parole. È l’approccio non razionale, non deduttivo che spesso è nascosto dal bombardamento di informazioni a cui ogni giorno siamo esposti. Cerchiamo di entrare in contatto anche con quel livello tramite il nostro far musica. (la tua seconda, Davide, non era una domanda facile, ammettilo…)
 
Davide
Lo ammetto… J In un vostro commento su questo disco citate il nome di un’ultima terra conoscibile, la Tule o “l’ultima Thule”, un luogo "aldilà del mondo conosciuto".  La musica, l’arte in generale hanno questo compito o questa qualità, di aiutare a conoscere, soprattutto in modo emozionale, “aldilà dei mondi conosciuti” o razionalmente “conoscibili”? Quale compito, aspettativa o speranza affidate o vi piacerebbe affidare alla vostra musica per voi e per chi la ascolta?
 
Kozminski
Il nostro modo di far musica vorrebbe forse proprio armonizzare la visione razionale associabile ad una ‘canzonetta’ (il testo, la semplicità di un suono, l’armonia di una linea di clarinetto) con quella irrazionale (il non afferrato, il rumore, il sottinteso, l’assolo un po’ destrutturato, la voce come strumento). Davide, se prima la domanda non era facile, adesso la risposta alla tua seconda domanda appare impossibile… 🙂
 
Davide
Avete un’ora di tempo per raccontare la vostra genesi e storia musicale attraverso una playlist nel corso di una trasmissione radiofonica…
 
Kozminski
 
1.            Cadere – Riccardo Sinigallia
2.            Mad world – Gary Jules e Michael Andrews
3.            Luce (il cinese) – Kozminski
4.            The death of a disco dancer – The Smiths
5.            My body is a cage – Arcade Fire
6.            Summer on a solitary beach – Franco Battiato
7.            No distance left to run – Blur
8.            We haven’t turned around – Gomez
9.            Quale allegria – Lucio Dalla
10.          Pissing in the wind – Badly Drawn Boy
11.          Kid A – Radiohead
12.          Veinte Años – Buena Vista Social Club
 
Davide
Perché l’undicesima e ultima traccia del cd (Dopo il tramonto) è scritto racchiuso tra parentesi e perché inizia dopo molti secondi da tutto il resto, come una traccia fantasma  tuttavia segnalata e così non più regalata a sorpresa?
 
Kozminski
“Dopo il tramonto” è a tutti gli effetti la ghost track del disco – la qual cosa si apprezza solo se si possiede il cd fisico, in verità – ma dal momento che è un pezzo che piace a tutti moltissimo, l’idea di rivelarne il titolo ci pareva il minimo tributo a un pezzo che – prendeteci pure a parolacce e insulti – ricorda un po’ Lucio Dalla.
 
Davide
Cosa seguirà per promuovere “Il primo giorno sulla Terra”?
 
Kozminski
Oltre alla realizzazione di un altro videoclip, ci stiamo muovendo per avere un bel corpus di date attraverso tutta la penisola (sempre per la storia delle carte d’identità…): l’obiettivo è quello di suonare il più possibile dal vivo, è il vero motore che alimenta perennemente una band. Seguiteci su www.kozminski.it perché presto ci saranno delle novità a riguardo.
 
Davide
Grazie e à suivre…

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