LUCIANO LIGABUE
Urlando contro il cielo
Conversazione con Massimo Cotto
(Aliberti Editore)
Il libro è diviso in 6 capitoli: PENSIERI E PAROLE, RADIO E FRECCIA, SUONI E VISIONI, NOME E COGNOME, SOGNI E CANZONI, L’AMORE AL TEMPO DELLA NEVE.
Leggendo questa lunga conversazione, scopriamo che Luciano Ligabue non rilascia spesso interviste, perché sostiene che alle canzoni non serve nessun apporto di parole che non siano quelle già presenti nei testi. In questa intervista, quindi, per così dire d’eccezione, possiamo scoprire molti elementi interessanti che lo riguardano, a partire dal primo capitolo, dove il cantautore parla di sé, della vita e della sua esperienza artistica.
Nel secondo capitolo, invece, troviamo domande riguardanti uno dei progetti non musicali, nel quale Luciano si è cimentato (ed a mio parete, molto brillantemente): la realizzazione del film “Radio Freccia”. Il cantante-regista racconta cosa voleva comunicare, cosa voleva descrivere e come ha scelto le persone che hanno preso parte al film. Ci sono molte piccole curiosità e aneddoti divertenti, che preferisco non svelare e che lascio scoprire ai lettori.
Il capitolo seguente l’intervista sposta l’attenzione di nuovo verso la musica, dal film si passa a parlare del nuovo album. Ligabue illustrando il nuovo LP, sottolinea che, a differenza di quanto è accaduto per il film, non si è ispirato a nessun artista. Parlando dei molti elementi che carratterizzano l’album e lo differenziano dai precedenti, fa un paragone con gli U2 e spiega che il nuovo album non è di certo “stravolgente” quanto lo è stato “Acthung Baby” per la band irlandese (l’album più elettronico e sperimentale uscito con il nome dei quattro artisti di Dublino), ma comunque è senza dubbio innovativo rispetto alle pubblicazioni finora realizzate. Ligabue parla anche di come le nuove canzoni siano più serie, più mature ed impegnate rispetto a quelle di un tempo, e ne spiega le motivazioni.
Una delle tante curiosità contenute nel libro riguarda gli inizi della sua carriera, e in particolare la realizzazione del suo primo album. Sembra impossibile eppure il cantante, ricordando gli albori della sua carriera, racconta di avere provato le prime canzoni utilizzando la sala di incisione, quando veniva lasciata libera da Elio e le Storie Tese, che stavano incidendo il loro nuovo disco.
L’intervista prosegue e fa emergere ricordi ed emozioni, sempre legate a canzoni del passato. Una domanda alla quale Luciano Ligabue risponde con enfasi riguarda il presunto dualismo con Vasco Rossi. Ligabue ci tiene a sottolineare che non esiste alcun dualismo con il cantante modenese, e testualmente risponde che “è stato tirato in ballo da giornalisti che non hanno di meglio da fare”.
Interessante la parte dell’intervista che affronta il tema del look. A queste domande replica spiegando che se si veste come Sprinsteeng non è per imitarlo, ma perché a Correggio (paese in provincia di Reggio Emilia, dove è nato, cresciuto e vive attualmente) ci si veste così!
Nel penultimo capitolo, “Il Liga” parla di un periodo difficile della sua carriera, un periodo in cui ai concerti andavano pochissime persone e nel quale la conclusione del concerto, era per lui un sollievo. Purtroppo questa fase non riguarda gli inizi, ma appartiene a tempi molto più recenti… a chi leggerà il libro.. maggiori indicazioni…
Musica e non solo. La conversazione prosegue e si passa a parlare dell’altro progetto non musicale di Luciano, il libro. L’autore spiega il perché di questa scelta, da dove è nata l’esigenza di tentare l’avventura del romanzo. Ammette di aver cercato un modo diverso di esprimersi. Sempre parola scritta, ma qualcosa di più ampio respiro, un mezzo che non lo obbligasse a comunicare in poche righe o per piccole frasi, “poche parole in poco tempo..”, come accade quando scrivi canzoni. E così si è cimentato, con successo, nella realizzazione di un libro ed è nato il fortunato “La neve se ne frega”
Parla ancora di sé, Ligabue, della sua formazione scolastica e lo fa in modo curioso, dicendosi grato di aver studiato da ragioniere e di aver imparato, così, una cosa che per lui si è rivelata utilissima… la dattilografia, che gli permette di scrivere alla tastiera velocissimamente, e di riuscire così a star dietro con le parole ai pensieri che gli passano per la testa.
E ancora parla dei luoghi della sua infanzia, della sua amata Correggio, dei primi passi nel mondo della musica, dei suoi esordi (un contatto con i Nomadi del 1986), e di cosa si occupava per rimanere vicino alla musica e non andare a lavorare in fabbrica. Ha iniziato a lavorare, quindi, come responsabile del Centro Spettacoli dell’ARCI, che lo ha portato anche a organizzare date per conto di un certo Vinicio… diventato poi Capossela.
E come d’abitudine nelle campagne Emiliane, anche Ligabue è stato “vittima” dei proverbi e delle storielle dialettali degli anziani del posto; quelle cose che ti ronzano poi in testa per tutta la vita, ecco una delle citazione di sua nonna Ermelina “L’è d’mei aver avu, che aver d’aver” (È meglio avere avuto, che aver d’avere).
…. sperando che ci sia qualcuno ad ascoltare!
Mauro Massari