Giallo
Primo classificato sezione prosa
Stridio monotono, ritmico, assordante di cicale. Calore, calore, calore. Intorno a me tutto brucia d’un rogo d’enormi, ruotanti girasoli. Odori roventi, putridi d’estate. Il cielo è ingombro di giallo, giallo, giallo. Abbasso le palpebre; polvere di vetro raschia le pupille. La luce veloce ramifica, groviglio di serpi incandescenti. Il giallo torrido m’avvelena il respiro. Devo trovare un albero. Ombra. Un angolo di pace. Umido e silenzio. Gialli, questi campi di grano non hanno fine. Immobili, sotto un sole che disintegra nuvole e ali. All’orizzonte, un effetto miraggio. Onde sovrapposte d’aria liquida. Nel giallo, galleggianti macchie di sangue papavero. Sento di nuovo i cani! S’avvicinano. Sempre più. Devo nascondermi. Devo correre. Gli uomini! Sento le grida degli uomini! Hanno trovato la mia pista. Uno spasmo di giallo terrore s’inietta nelle mie vene! M’accascio a terra. Le spighe mature s’accartocciano, lame affilate, sotto alla pelle. Nell’aria bollente sento un delizioso aroma di decomposizione e morte, dolce come sciarpa di seta blu in un nido d’aghi. I cani! Fiuto i loro aliti pestilenziali, vedo i loro occhi iniettati di sangue, sento i latrati. Riprendo a correre. Sbatto contro qualcosa. Scosto le spighe e lo vedo. Un silenzio di tomba cancella ogni ronzio. Nei miei polmoni, gelido cemento. Non è stato un incubo. È vero, ho assaltato alle spalle quel ragazzo. È vero, ho affondato le unghie nella sua carne bianco latte, bianco neve. È vero, a strappi l’ho dilaniato. Io, malefico ibrido risorto dagli Inferi, m’accascio accanto a lui e lo guardo. Basterebbe una sua carezza per cancellare questa febbre che mi brucia. Perché non parli? Perché resti immobile a guardare con le tue pupille celesti – fragili sfere di vetro – il peso giallo dell’immensità?
Giovanni Buzi