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Cavie

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Cavie

 

 

Cavie è un’altro allucinante viaggio verso il fondo.

Chuck Palanhiuk, una delle voci più originali di questi ultimi dieci anni, ci accompagna nel suo personalissimo modo di vedere le cose.

Dietro ogni comportamento umano, ogni avvenimento sociale, dietro ogni azione che compiamo c’è sempre qualcosa di nascosto e oscuro che Chuck decide di svelarci.

Il romanzo segna una svolta tecnica nella carriera dell’autore. Il libro, infatti, è composto dall’alternanza di racconti e poesie, uniti tra loro dal corpo narrativo principale del romanzo stesso.

Abbiamo quindi una storia che si divide in ulteriori sottostorie (a volte indipendenti, a volte no) narrate dai vari personaggi del libro. Perché questa è un’opera corale, un’opera a più voci. Riconducibili, però, in maniera inconfondibile a quella del loro Autore.

All’interno di un cinema dimenticato si ritrovano alcune persone per scrivere il romanzo-opera-sceneggiatura della loro vita. Quel qualcosa di artistico che li eleverà dalla media delle persone e gli donerà la fama.

Tre mesi di isolamento per diventare famosi.

Da noi abbiamo il Grande Fratello, l’Isola dei Famosi, la Fattoria.

Persone che si isolano nella speranza che qualcuno si accorga della loro mancanza, persone che cercano in un ritiro il proprio successo.

Nel libro di Chuck, però, il gioco non è così facile e indolore come nella nostra televisione.

Qui i personaggi percorrono il difficile cammino del degrado umano per arrivare ad una illuminazione o per lo meno alla notorietà.

Passano attraverso torture, mutilazioni e cannibalismo per raggiungere qualcosa di superiore.

La fama o il successo.

L’essere riconosciuti.

Partecipando ciascuno alla propria autodistruzione questi personaggi sperano in un riconoscimento futuro, in una storia che narri le loro gesta, in un film che racconti l’orrore di cui sono stati protagonisti.

Cavie è un‘allucinante viaggio verso il fondo dell’animo umano.

Chuck continua a scavare dentro tutte le incongruenze e le mostruosità della nostra società e del nostro mondo.

Storie di persone con le budella risucchiate dal buco del culo per una sborrata, storie di bambolotti di gomma da scopare con la forma di bambini, storie di feti racchiusi dentro barattoli.

Storie di ordinaria sottomissione e perversione.

Ma niente di quello che scrive Chuck è ad effetto. Niente è scritto per scandalizzare, lui ci parla dell’ altro lato dell’ animo umano.

Ci narra che quando moriremo non ci sarà nessun paradiso. Che noi saremo soltanto un corpo in decomposizione, saremo cellule che muoiono, saremo un cervello che si trasforma in cibo per i vermi.

Chuck non ci racconta cose impossibili, ci racconta la nostra natura e il nostro essere, ci racconta quello che nessuno vuole sentire.

Attraverso i vari racconti capiremo qualcosa in più sull’ essere umano e su quanto esso abbia bisogno del dolore e della sofferenza per trovare la vera pace e la vera illuminazione.

Attraverso una tecnica di scrittura che come non mai ricorda il montaggio cinematografico, Chuck sarà capace di ipnotizzarci attraverso le sue parole.

Sarà capace di trascinarci in un viaggio a cui nessuno vorrebbe partecipare.

Questo perché fondamentalmente Chuck Palanhiuk è un masochista, crede che la conoscenza del dolore sia un parte inscindibile dalla conoscenza di se stessi.

Solo attraverso il dolore potremo arrivare alla gioia.

Solo attraverso la sofferenza potremo arrivare al piacere.

Un romanzo unico e sconvolgente per il più grande scrittore di questi anni.

Emiliano Bertocchi

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