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L’invidiadell’utero

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L’INVIDIA DELL’UTERO
-SAGGIO –


Qualcuno ha filosofato che la bambina, durante una tappa dello sviluppo psico-sessuale, soffre dell’ invidia del pene. Scopre di non avere il pene, quindi d’essere in difetto rispetto al fratellino, al cugino ecc., così passa dall’originale oggetto d’amore, la madre, ad uno nuovo, il padre, che ha il pene. Questo amore può tenerselo per tutta la vita, nessuno lo vieta, ma è ancora meglio se al padre sostituisce un altro detentore del pene. Lo sviluppo della ginecologia ha portato ad un
maggiore paragone tra gli apparati genitali dei due sessi: le ovaie, i testicoli e la prostata, le tube di Falloppio, il pene, la clitoride, il glande, le grandi labbra, il prepuzio. Ma l’Utero no, l’utero è delle donne. Le scienze neurologiche tentano da sempre di dimostrare le differenze anatomiche tra il cervello dell’uno e dell’altra, ma convincono soltanto con le idee non con i dati. La neuropsicologia tenta di dare risposte a qualche differenza funzionale dei due emisferi che compongono il cervello umano, i quali sono suddivisi in aree anatomiche specializzate per le funzioni vitali dell’essere vivente. Ci sono tre teorie al riguardo che spiegano, non senza contraddizioni, la maggior funzionalità dell’area linguistica per la donna versus l’area visuo-spaziale per l’uomo. Ma i dati sono poco e male interpretabili, a volte si legge supremazia dell’area linguistica a volte che tutte le funzioni nella donna sono meno specializzate. Dovremmo raggiungere una società di individui, asessuati? Forse si parla di Androginia definita come "personalità maggiormente flessibile", al contrario di una più conformista. D’altronde, qualcuno pensa che lo sviluppo psicosessuale si snodi su un continuum che vada dal polo femminile al polo maschile, in modo che dall’iniziale presenza simultanea d’energie maschili e femminili, la persona s’indirizzi verso l’uno o l’altro polo, sempre che si prenda una direzione. Ma se io sono al 100% maschio? Avrò bisogno di completarmi con un 100% donna, e via dicendo. Ma procediamo oltre, non è il mio campo. Varie ricerche, condotte intervistando maschi e femmine di varie età sulle caratteristiche che il maschio dovrebbe avere e su quelle delle femmine, riportano lo stereotipo del maschio cioè manager in carriera o venerando professore, buon padre dal polso forte ma affettuoso in famiglia. La femmina invece è una dolce casalinga comprensiva, senza troppe pretese di beni materiali e per di più crocerossina. Mi ricorda la donna angelo del dolce stilnovo. Ma perché una donna non ha il diritto d’essere volgare quanto lo possono essere gli uomini o d’aspirare ad un’ascesa lavorativa ed economica quanto lo può desiderare l’uomo? Questo forse, è il più grave maschilismo, un maschilismo subdolo, "del quotidiano", da cui ancora non ci si riesce a liberare. Questo bisogna dire, se si pensa all’individualità. Da streghe le donne devono quindi diventare donna angelo? In certi periodi c’era così paura della donna…era così misteriosa. Una donna lavorare da uomo? Certo che no, infatti ci sono alcune leggi in riguardo, tipo la tutela della maternità. Anche se ai colloqui una donna non deve mai dimostrare più di venticinque anni e deve mentire sulla sua voglia d’avere un figlio, ella deve avere il diritto di lavorare come l’ha un uomo. E l’uomo? Oggigiorno dovrebbe avere il diritto ad una migliore educazione sessuale che non quella della pornografia, ad un’educazione ai sentimenti e a saperli meglio gestire, insomma tutte cose che al vero uomo sembrano precluse e che proprio le donne, e le madri, dovrebbero saper insegnare. D’altra parte la strada è ancora lunga, in Italia le donne hanno il diritto di voto solo dal 1946 così sono state tagliate fuori dalla Grande Storia, quella raccontata nei libri di testo. Da poco ho saputo che una gran matematica, Gaetana Agnesi, ha imparato la materia, e il latino e il greco, origliando alla porta dove un maestro insegnava ad un maschio, non facile però. E ho saputo che Garibaldi, il macho dei libri di storia, aderiva ad un’associazione femminile; che Goffredo Mameli è morto fra le braccia della più importante femminista americana, una certa Margaret Fuller, venuta in Italia a portare aiuti al risorgimento Italiano. Anche Mazzini è stato portato in salvo da questa Margaret, crocerossina che poi ha sposato un garibaldino. Ho conosciuto un nome dimenticato, Lize Meitzner, madre della fusione nucleare, che ha rinunciato alla carriera per non dover mettere in pratica ciò che i suoi allievi hanno fatto: Hiroshima e Nagasaki. La storia invece che è passata e viene tramandata, vede i movimenti femministi come i propulsori di varie leggi e varie prese di coscienza di temi femminili, come la lotta agli aborti clandestini e la richiesta di una normativa, l’istituzione di asili nido e scuole materne, i consultori, il divorzio, la lotta al lavoro nero e a domicilio, una pratica ginecologica più dignitosa. Forse, è proprio per quell’invidia dell’utero che l’uomo adulto, nel corso dei tempi, ha tenuto così tanto a mantenere quella divisione dei ruoli legata alla riproduzione: le donne fanno i figli e li accudiscono, evidentemente nella preistoria non era ancora chiaro che non li facevano da sole e nell’età moderna forse l’uomo non se lo ricordava, per cui rimangono accanto al focolare a vegliare sulla casa, come le Vestali, e l’uomo va fuori a lavorare. Così facendo l’uomo diviene l’unico in grado di trasformare, in vari modi, la realtà che lo circonda, cosa importantissima che ha tramandato fino al nostro secolo chi doveva reggere lo scettro. Ma a fatica ci si è accorti che la realtà era cambiata e così pure la società: non tutte le case sono sempre soggette alle belve della preistoria e ai briganti, ai mostri, al diavolo o ai predatori. Si sviluppa la medicina, nascono le scienze sociali e la pedagogia, nel dopo medioevo anche il bambino ha un ruolo, gli vengono attribuiti dei diritti e dei doveri… ed ecco le prime scuole, per maschi e cattolici… e allora, quale diventa il ruolo della donna? Quali i suoi diritti? Vediamo così che da crocerossine e infermiere, nella seconda guerra mondiale le donne sono una figura importante soprattutto nella resistenza italiana e non. A Parigi nel 1937, le antifasciste italiane in esilio creano la prima Unione Donne Italiane che pubblica l’organo ufficiale Noi Donne (ancora pubblicato se ben con una lunga storia e varie svolte politiche); nel 1944 viene rifondato il movimento dai gruppi di difesa della donna della Milano occupata, dal gruppo delle donne di Napoli e dal comitato d’iniziativa provvisorio di Roma. Siamo nel dopoguerra, all’Assemblea Costituente vengono elette 21 donne di cui 5 dell’Udi, Noi Donne smette di essere un foglio clandestino, tuttavia la distribuzione rimane in mano alle militanti e alle "postine". A partire dal 1945 l’Udi organizza 2500 asili, 1655 doposcuola, 2081 colonie, 72 campi estivi ecc…1947: si costituisce l’alleanza femminile del fronte democratico popolare, forse l’Udi è l’unione più conosciuta ma ne sorgeranno altre di vario stampo politico, si veda il C.I.F.(Centro italiano femminile) e i movimenti delle contadine, delle braccianti (sempre pagate meno dei braccianti e con minore assicurazione in caso d’infortunio)…Siamo negli anni cinquanta e sessanta e quindi ben prima dell’ondata femminista dei tardi sessanta e degli anni settanta, l’accento è sulla politica e sul ruolo della donna nella società; l’Udi si batte per le riforme legislative, si schiera dalla parte delle mondine e delle donne malate di sifilide (perchè violentate dagli uomini degli eserciti alleati), le operaie conserviere molestate dai padroni, le tabacchine dal lavoro troppo duro, (e ricordo che non c’erano asili per tutti e i fondi per l’assistenza erano distribuiti dallo Stato del Vaticano), propone una legge sulla parità giuridica e morale dei coniugi… Anni ’60: inizia la campagna per il diritto all’aborto in strutture sanitarie non clandestine; l’Udi prende le distanze dalla gestione sovietica e più avanti dal PCI; una donna italiana si ribella all’uomo che l’ha rapita e violentata e rifiuta la legge d’onore del matrimonio riparatore; negli USA nasce la National Organization of Wowen, NOW, a Milano il gruppo Demistificazione dell’autoritarismo; a Berlino le donne aprono una casa per le donne picchiate; Scalfaro schiaffeggia una signora troppo scollata, la minigonna turba e le sezioni del PCI e del PSI scrivono a Noi Donne in risposta ad un sondaggio sull’uomo di sinistra (compagno in piazza fascista in casa): chissà quanto siete racchie, dite così perchè non vi si fila… Poi gli Anni settanta con tutti i movimenti extra-parlamentari e il femminismo in Italia oltre all’Udi, passa la legge sul divorzio, viene abolito il divieto sulla pubblicità ai contraccettivi, è approvata la legge sul diritto di famiglia, inizia la raccolta firme per la legge sulla violenza, si bruciano i reggiseni, si urla: uomo, uomo non stare lì a guardare, a casa ci sono i piatti da lavare… Anni ’80: primi convegni e conferenze delle lesbiche in Europa e in Italia, passa l’emendamento che dichiara lo stupro un reato contro la moralità (che pochi anni fa é diventato reato contro la persona), nasce la commissione nazionale per le pari opportunità, si lotta per i consultori… Ora siamo negli anni novanta, fra un po’ tireremo le somme. Una donna Iraniana, intervenendo in un dibattito pubblicato su un numero di "Noi Donne" degli anni ’80, chiese alle donne italiane: voi siete sicure di non portare il chador? E quel tailleur da manager degli anni ’80, e il push-up degli anni ’90? A volte mi sembra di portarlo il chador, a volte quando prendo l’ascensore con uno sconosciuto e fisso i tasti dei piani senza respirare, a volte quando devo girare da sola nella città di notte magari in bicicletta e sembro Pantani. A volte tremo. Ma anche voi, tremate tremate…

Caterina Sonzogni

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