Dino Costa dimostra la consueta propensione per l’astrazone e lo sperimentalismo, con dorate effusioni di Aulitto, accostando avvolgenti, filamentosi e puntiformi grafemi di De Luiga alle eleganti scansioni metafisiche di W. Valentini, ineffabile coniatore di magie e micro-strutture oniriche l’ottimo Alfredo Pini dà prove del gusto pittorico-musicale, con la serie: Jazz.
Uno dei più nordici, Aldo Mari, in quel di Lecco ospita benevolmente l’artista-editore Alberto Casiraghi, autore di deliziosi, raffianatissimi libri d’artista con l’etichetta "Pulcino elefante", che rientrano nell’ambito della poesia-visiva del collage, dei polimaterici, dei libri-oggetto, con ascendenti, ab ovo, i Feticci e gli oggetti d’affezione di Duchamp e Man Ray. Casiraghi ha dedicato il suo libro-omaggio a Grazia Deledda, premio Nobel che non trascurava i doveri di mamma, come mostra l’immagine, in cui è ritratta con i figli, effigiata in posa, davanti al dagherrotipo e calotipo color seppia; il simbolo di Pulcino-elefante è figura curiosamente ibrida, come i grilli pliniani, desumibili anche dalle immagini minate degli incunaboli, dalle facciate fiorite delle chiese romantiche. Gli squisiti gioiellini artistici sono in buona compagnia delle sculture espressionisticamente stilizzate di Dolores Previtali: un gruppo di figure filiforme che rammentano vagamente Giacometti, addossate asfitticamente, rendendo difficile discernere i loro contorni esigui nella terracotta e l’elegante Deposizione che risente di modulazione volumetrica classica, per le sinuosità dei drappaggi, che dissimulano i contorni della diade Madonna/Cristo, formano un sensibile ammasso plastico, dal modellato vibrante. Un’altra bella figura slanciata, rammenta la concisione plastica delle antiche sculture sarde.
Da omega si si schiude un azzurro riquadro, marino di Bafico, solcato da veliero; saldamente abbracciata sulla terraferma, la statua, severamente ammantata che osserva, muta, la "Nave veloce".
Alessandra Casali, quale vincitrice del premio Naif di Suzzara, si è aggiudicata una personale al Caffè Zavattini e di una permanenza di di alcuni lavori al museo. Ma non snocciola l’edulcolorato patrimonio iconografico-folclorico della mitologia native, con un talento spontaneo, venato di ironia; foggiando curiosi collages e polimaterici, accumulando objects trouves, come i merzbilder di Schwitters e i collages di Hannah Hoech, del movimento Dada. La pratica di inserire materiali extrapittorici nel contesto compositivo rientra nelle tecniche del cubismo di Picasso, Gris, con il collage; abbiamo le Boites a surprise, i Feticci e gli oggetti d’affezione di Man Ray e Duchamp; gli sperimentalismi surreali di Max Ernst; i Polimaterici di Prampolini: ne dobbiamo tralasciare gli accumuli eterocliti di materiali nell’arte povera, nell’arte pop, con gli agglomerati plasticidi Arman, Cèsar; le micro-strutture di Cornell, gli oggetti assemblati di Spoerri. E’ stupefacente apprendere che l’autrice è tale dopo un solo anno di lavoro, per la levità, la grazia delle sue micro-installazioni e ci accostiamo, appena sfiorando la grazia del Fiore, ammirando una Marina, le cui onde sono esigue increspature di carta e sfilano animaletti, diligentemente allineati, in ordine di simmetrica parata.
Di matrice simbolista, i paesaggi romantici di Gino Sorbara: paesaggi espressionisticamente resi con una pennellata pastosa, dal ductus sinuoso, che traduce le chime di alberi verdeggianti, in una gamma variegata-verde. Si respira un’atmosfera meditativa, in una pausa, rispetto alla frenesia dei tempi moderni.
Reggio in arte (2)
Giuliana Galli