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Bologna Galleria Ennevu

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Bologna Galleria Ennevu
(Via Fondazza 7/C)

Amalia Donzelli esprime la sua Magna Grecia in figure mutile in terracotta patinata e gesso, accosti a metalli, che ingabbiano forme muliebri in un contesto assimilabile alle nicchie e alla struttura portante e piedistalli : son figure mitologiche, tra cui spuntano la Sfinge, le Korai dell’arte ellenistica che fanno rivivere antiche storie sepolte nei recessi della memoria collettiva e rispolverano antichi miti.
Stefano Fanara Torre Strozzi – il giovane è alla ricerca di un’identità stilistica e dovrebbe relegare nel dimenticatoio le pitture arcadiche, costellate di virgole, per optare per le vivide scansioni cromatiche astratte, in cui si assiste a una cratofania: una vegetazione che è teatro di eventi mitici germinanti nell’intatto verde.
Mentre imperversano mostre collettive scipite, l’arte fiorisce al bar.
Al Bar Tiffany di V.Canalino, abbiamo la gradita sorpresa dei bei lavori grafici di Giovanni Facciola, valido si, ma troppo appartato che dovrebbe valorizzare il suo lavoro in mostre in spazi pubblici, gallerie, serie, partecipando anche a rassegne e fiere. Facciola ha gia tenuto una personale alla saletta di S.Francesco, di acqueforti e acquetinte, in cui il gioco chiaroscurale è esaltato da un segno fluido, delineante contorni netti di sagome di edifici di scorci imperniati nel cuore della Modena antica, facendo sfilare monumenti, palazzi e Chiese, l’Aedes muratoriana e la Pomposa, ma anche il celeberrimo Duomo, in una resa livida, invernale, in cui il cielo plumbeo è intaccato da fiocchi di neve, inanellati in bioccoli di un vello vaporoso, in una sapiente resa prospettica, non immemore della lezione xilografica di Boccolari o delle pregievoli acqueforti di G.Miti-Zanetti e di Magnavacca.
Giovanni mostra, al bar "Tiffany", la sua, recente produzione grafica, tra cui l’eccellente, espressionistico Cortile, in cui si ravvisi l’interno dello storico palazzo Solmi, sede del Circolo Muraglione. Avvincente la fuga prospettica di comignaoli, coppi in cotto, insegne e banderuole che fremono all’intersecarsi di tetti del centro medievale, rivelando un gusto per i dettagli, messi in risalto da una perizia grafica accurata, ma non puntigliosa, in una resa del dato sensibile, trasfigurato dal lirismo.

Il bravo artista astratto Mario Giovanardi espone al bar Orologio in quella Piazzetta delle Ova, dov’era l’antico studio -bottega di Antonio Begarelli.
Giovanardi che recentemente ha inaugurato uno studio in via Cardinal Morone, ha ridimensionato il formato gigante di vaste stesure informali, in campiture ben impaginate, il cui cupio dissolvi si alleggeriva in un impianto ben calibrato, come il Pattern di un pentagramma. Sfila una serie di piccoli raffinati lavori, in cui l’ordito strutturale sembra la resa essenziale di un paesaggio visto dall’alto, di cui sa tradurre i coefficienti formali in un’equazione formale, ridotta ad un’economia visiva stringata, ma vibrante in cui i timbri accendano i fondi monocromi con accenti di luce.
Anche Giovanardi dovrebbe partecipare ad alcune fiere anche all’estero.

Giuliana Galli

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