E’ il giorno dopo il trionfo di Benigni e dell’Italia al festival di Cannes. Come non esserne entusiasti? "La vita e bella" regge oltre venti minuti di applausi mentre tutto il mondo conosce, finalmente, il nostro clown più sensibile; Morettì, nonostante un’accoglienza sottotono del suo "Aprile" alla quale mi accodo, si stabilisce comunque in modo definitivo nel panorama cinematografico francese ed internazionale, basti pensare che questa volta il suo film è stato venduto in tutto il mondo nonostante le perplessità di capire una riflessione tutta nazionale. La Palma d’Oro porta la firma anche dello sceneggiatore Tonino Guerra e l’aura di Marcello Mastroianni, per il quale "L’eternità e un giorno" era stato esplicitamente pensato da due anni a questa parte. Mario Martone e Mimmo Calopresti portano da Cannes un riconoscimento di grosso valore, quello del pubblico e della stampa. Un vero trionfo.
E’ pur vero che non sempre un successo del genere si traduce automaticamente in successo economico, basti pensare che due terzi degli incassi del cinema italiano nella stagione che sta per concludersi sono dati dai tre "blockbuster" "Fuochi d’artificio", "La vita è bella" e "Tre uomini e una gamba", ma togliamoci di dosso i panni del cauto ottimismo e gridiamo "viva il cinema italiano!". Mai come quest’anno. E’ inutile nascondersi. La stagione è stata splendida. E’ caduto l’ipocrita velo della censura grazie a Ciprì e Maresco (e a Bat-Veltroni il superpresenzialista), i biglietti venduti aumentano, fioriscono nuove sale e nuove multisale, la stagione si allunga, il giorno a prezzo ridotto è diventato un’abitudine, i registi riconquistano le copertine, le collaborazioni si fanno sempre più prestigiose, Venezia ’98 si prospetta magnifica. Cosa vogliamo di più? Leggere le recensioni che seguono questa modesta premessa…
Alla prima e alla seconda
Michele Benatti