"…e questa Commissione delibera che il capitano Jean-Luc Picard, comandante della nave stellare USS Enterprise NCC 1701D, non è direttamente responsabile della distruzione della sopraindicata astronave e della morte del capitano James T. Kirk, rimasto intrappolato nel flusso dimensionale denominato: Nexus.
L’equipaggio e l’ufficiale comandante resteranno a disposizione del Comando di Flotta.
Non si esclude l’assegnazione di alcuni ufficiali ad altri incarichi temporanei."
Ammiraglio Alynna Nechayev. Comando Flotta Stellare.
Picard lesse il breve comunicato direttamente nel suo alloggio, non si soffermò sulle sfumature nascoste nel messaggio, da tempo nutriva il sospetto che presto lo avrebbero sollevato dal suo incarico.
In particolare l’ammiraglio Nechayev si era sempre dimostrato ostile nei suoi riguardi, in maniera subdola e sottile, soprattutto dopo la cattura da parte dei Borg e la seguente trasformazione nel drone alieno chiamato Locutus che costò numerose vite durante la battaglia di Wolf 359.
Ma questo non fu il solo elemento di disaccordo con il Comando, la condotta troppo umanitaria nei riguardi di Hugh, il primo Borg che avesse dimostrato caratteristiche d’individualità, lo mise nuovamente in aperto contrasto con l’ammiraglio, il quale non perse occasione per sottolineare come gli interessi di un capitano fossero rivolti principalmente alla salvaguardia della Federazione e dei suoi cittadini.
E com’è ben noto, al Comando certi errori non si perdonano.
Picard spostò il terminale con un movimento brusco e si riadagiò sulla poltrona.
La perdita del comando gli sembrò, a questo punto, come un dato di fatto.
Terra, Parigi.
Un mese dopo
Il campanello dell’alloggio del capitano Picard risuonò numerose volte prima che le porte si aprissero con il loro inconfondibile sibilo squillante.
Sull’uscio il volto un poco spazientito del comandante Riker intravide il viso ancora assonnato di Picard che porgendosi un mano sulla bocca soffocò uno sbadiglio mormorando.
"Numero Uno? Che ore sono?"
"Le otto signore, sono spiacente di svegliarla a quest’ora, pensavo di trovarla già in piedi, mi dispiace."
Picard si fece da lato permettendo al Primo Ufficiale di entrare.
"Si accomodi…non ho dormito molto questa notte, devo aver ingerito una dose eccessiva di calmanti."
"Capisco signore." rispose evasivamente Riker osservando la bottiglia di alcool praticamente vuota appoggiato sul tavolo, evitando di porre domande imbarazzanti si diresse verso la finestra semichiusa.
"Sono venuto non appena ho ricevuto la notizia dal comandante La Forge."
"Notizia? Quale notizia Numero Uno?" domandò Picard mettendo per la prima volta a fuoco l’immagine dell’ufficiale, si versò una tazza di caffè e sistemandosi la vestaglia aggiunse.
"Ultimamente sono rimasto un po’ in disparte…per riflettere, ed ho perso i contatti con il resto dell’equipaggio."
Il suo alito pesante raggiunse le narici del comandante Riker costringendolo a voltarsi rapidamente per reprimere il senso di nausea.
Non aveva mai visto il capitano Picard in quello stato, ed onestamente non avrebbe mai creduto che un uomo della sua levatura potesse ridursi in quelle condizioni.
"Non penso che il termine riflettere sia esattamente quello che abbia fatto in questi mesi." esclamò indicando la bottiglia.
"Perché questo capitano? Quand’era al comando dell’Enterprise lei era un esempio vivente per tutti noi, cosa le sta succedendo?
Picard sospirò cercando di riafferrare la bottiglia, ma la mano di Riker fu più veloce bloccandogli il polso tremante.
"Non pensa di aver bevuto abbastanza?"
"Direi di no Numero Uno, la bottiglia è ancora piena."
Una lacrima solcò il suo volto provato mentre si distendeva pesantemente sul divano, poi riflettendo aggiunse.
"…forse ha ragione, ho veramente esagerato."
Riker si pose al suo fianco attendendo pazientemente che Picard si riprendesse e gli fornisse qualche spiegazione.
Al contrario dopo alcuni minuti di silenzio si girò di scatto iniziando a ridere istericamente.
"È ancora qui comandante??? Non voleva il comando dell’Enterprise? Bene, forse questa volta ci è riuscito, il Comando l’assegnerà a lei, stia pure tranquillo!!!" gracchiò spostandosi freneticamente verso il mobile bar.
"Veramente non sono venuto qui per questo capitano, semplicemente pensavo che fosse mio dovere informarla dei progressi dell’Enterprise, ma da quello che vedo è troppo preso dalla sua nuova passione. Stando così le cose mi dica sinceramente cosa desidera che faccia, resto oppure me ne vado? Se vuole entro pochi secondi sarò fuori da questa stanza puzzolente…vedo che è già in buona compagnia!"
Sudando vistosamente Picard smise di ridere ritornando per alcuni secondi lucido e controllato, ad eccezioni delle mani che continuavano a tremargli sempre più velocemente.
"…no la prego, rimanga, ho veramente bisogno del suo aiuto."
"Cos’è successo?" domandò nuovamente Riker con tono leggermente più morbido.
"Ho perso tutto, la mia nave, la mia carriera, il mio futuro…e come se non bastasse ho costretto un grande eroe come il capitano Kirk a morire su di un pianeta brullo e desolato."
"Con il suo sacrificio milioni di innocenti hanno avuta salva la vita capitano, non lo dimentichi." sottolineò Riker.
"Questo può essere anche vero, ma non aiuta certo a sentirsi meglio. Non ha letto il comunicato dell’ammiraglio Nechayev?"
"Si capitano l’ho letto e non mi è sembrato che contenesse accuse contro di lei, anzi, la scagionava completamente dai fatti accaduti su Veridiano Tre."
"Non mi scagiona però dalla mia coscienza! Dovevo lasciare Kirk nel Nexus e cavarmela da solo, questo avrebbe fatto un buon capitano d’astronave, questo ci insegnano all’Accademia; dubito che mi assegneranno il comando di una nuova nave stellare."
Un poco imbarazzato Riker si pose di fronte a Picard.
"Le sue mi sembrano conclusioni affrettate capitano, io ho lavorato al Comando in questi ultimi mesi, e non ho sentito nulla in merito alla sua destituzione, assolutamente nulla. In realtà la nuova Enterprise la sta aspettando."
"Ma quale Enterprise?" gemette angosciato Picard rivivendo per alcuni secondi il momento dello schianto della sezione a disco sul pianeta.
"Anche lei, anche lei…distrutta su quel pianeta maledetto!!!"
Un sorriso illuminò il volto del Primo Ufficiale.
"Si sta sbagliando capitano, io mi riferivo al comando della nuova Enterprise E, Classe Sovereign, ormai i preparativi per il lancio dovrebbero essere terminati."
"Numero Uno, lo sà meglio di me che non si costruisce un’astronave in così breve tempo." puntualizzò Picard asciugandosi il volto.
"In condizioni normali si, ma visto la situazione esplosiva con i Cardassiani, i Romulani ed i Borg, il Comando aveva già da tempo avviato i lavori preliminari, prima ancora del nostro sfortunato incidente, e poi non sa chi è venuto ad aiutare il Signor La Forge…" incalzò Riker mantenendo la frase in sospeso.
"Non saprei proprio."
"Il Signor Scott dell’originale Enterprise. Si ricorda quando lo salvammo dallo stratagemma da lui stesso inventato per sfuggire alla morte, rinchiudendosi in un raggio teletrasporto a ciclo continuo per ottant’anni? Bene, non appena appresa la notizia della distruzione dell’Enterprise D è tornato immediatamente al molo spaziale ed a fianco del Signor La Forge si è prodigato per accelerare ulteriormente lo sviluppo della nave. Doveva vederlo capitano, sembrava tornato ventenne, veramente da non crederci."
Picard sorrise immaginandosi il vecchio Scozzese immerso nuovamente nel suo lavoro che un tempo rappresentò tutta la sua vita.
Un tempo molto lontano.
"Ed è possibile vedere questa nuova meraviglia?"
"Certo capitano, non appena si sarà rinfrescato l’accompagnerò personalmente."
Picard non se lo fece ripetere due volte, in un baleno scomparve nella toilette e dopo pochi minuti uscì indossando una nuova uniforme linda e stirata ponendosi al suo fianco.
"Andiamo Numero Uno!!!" Tuonò gettando la bottiglia nell’inceneritore dirigendosi con passo deciso verso l’uscita.
Pianeta Betazed.
Residenza estiva della Famiglia Troi.
Con un balzo felino Worf superò l’ultimo ostacolo del suo percorso di guerra cadendo al suolo in perfetto equilibrio e lanciando contemporaneamente il suo coltello Klingon nel centro del fantoccio appeso ad un albero.
Da quando era in visita presso la futura suocera, Lwaxana Troi, si era imposto di effettuare il suoi esercizi almeno cinque volte al giorno.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di stare lontano dalla villa e soprattutto da lei, la cui compagnia invadente lo indisponeva a tal punto che in svariate occasioni dovette trattenersi dal metterle le mani intorno al collo.
La cordialità e la pazienza Klingon, come noto, sono cose veramente molto labili.
Fortunatamente Deanna era sempre intervenuta in tempo evitando che succedesse il peggio, riuscendo in qualche modo a calmare la furia del suo compagno.
Approssimandosi alla dimora Worf si nascose dietro ad un cespuglio ed attese per alcuni minuti, strisciando al suolo giunse fin sotto le mura certo di non essere stato visto da nessuno.
Si aggrappò alla grondaia ed iniziò la scalata fino alla finestra del quarto piano, questa volta voleva essere ben certo che Lwaxana non fosse in casa.
Almeno così sperava.
Sbirciando attraverso le tende non notò nessuno nel salone, tirando un sospiro di sollievo spinse in avanti la finestra preparandosi ad entrare quando improvvisamente dal giardino la voce inconfondibile della padrona di casa lo raggiunse.
"Signor Woof, ma cosa diavolo sta facendo? Adesso entra dalla finestra come un ladro?"
Colto di sorpresa Worf si girò di scatto e per poco non perse l’equilibrio.
"Mi chiamo Worf Signora Troi. Ha capito bene??? Worf!!!"
Con aria disinvolta Lwaxana non sembrò ascoltare il Klingon che era rimasto appeso alla grondaia con una mano, mentre il resto del corpo penzolava liberamente nel vuoto.
"Worf, Woof, questo non è importante…importanti sono i cambiamenti che troverà quando entrerà in casa mia come una persona civile. I suoi bagagli sono già pronti e l’attendono all’ingresso. Signor Woof, addio."
"Come addio?" grugnì Worf recuperando la presa e risalendo agilmente sul parapetto.
"Cosa significa addio???" replicò alla donna mentre si dirigeva verso il parco fingendo di non sentire.
L’immagine di Lwaxana si confuse rapidamente fra le lussureggianti piante senza degnarsi di rispondere.
Spingendo furiosamente la finestra Worf entrò nel salone alla ricerca di Deanna e di una spiegazione, doveva assolutamente riparare ai danni causati da quella vecchia malefica.
"Deanna, Deanna!!!" gridò fra le immense sale della reggia.
La sua voce risuonò per tutto il palazzo, facendo uscire allarmata la servitù ed il Signor Homn, valletto prediletto di Lwaxana.
"Signor Worf, le sembra questo il modo di gridare?" domandò scandalizzato il domestico.
Il Klingon lo folgorò con uno sguardo duro e violento.
"Fantoccio! Dimmi dove posso trovare Deanna, e dimmelo subito prima che perda la pazienza!!!"
"Mah…io veramente…"
"Worf lascia in pace il Signor Homn!" ordinò Deanna uscendo ancora in vestaglia dai suoi appartamenti.
"Seguimi di la’, c’è qualcosa che devo dirti, ma per favore smettila di agitarti ed urlare."
Mantenendo a stento la calma il Klingon seguì il Consigliere fermandosi nei pressi dell’ingresso assumendo una posizione rigida ed attenta.
"Worf, non so proprio come dirtelo, credimi non è facile, ma durante queste settimane ho riflettuto a lungo sulla nostra relazione ed in conclusione penso che sia meglio per entrambi se ci concediamo una pausa di riflessione." spiegò Deanna recitando a memoria la frase di circostanza.
Worf rimase per alcuni secondi un poco interdetto, poi recuperando completamente la sua dignità puntualizzò.
"Malgrado fra noi ci fossero dei problemi non pensavo che tu fossi infelice con me, comunque sappi che per un Klingon la passione non ha bisogno di pause, dura tutta una vita!"
"Questo lo so Worf, ma io non sono una donna Klingon, e la diversità fra i nostri due caratteri e la mancanza d’interessi comuni mi hanno spinto a prendere questa decisione."
"Quale decisione? Ti sei fatta convincere da quella strega di tua madre, ammettilo, lo sai che mi ha sempre detestato."
"No Worf, questa volta mia madre non c’entra, anche se non approvava la nostra unione lei non fatto nulla per impedirla, è solamente che io in questo momento ho bisogno di sentirmi più libera, e per questo ho accettato l’incarico dell’ammiraglio Nechayev."
"Quale incarico?" chiese Worf sempre più esterrefatto.
"L’incarico di Consigliere del capitano a bordo di una nave Klingon, la prima che abbia acconsentito ad effettuare questo esperimento."
Worf fissò Deanna, le si avvicinò di qualche metro ed iniziò a ridere con tale enfasi che la servitù entrò nuovamente nella stanza preoccupata per la salute della loro padrona.
Cercando di intercalare parole e risate Worf sollevò dolcemente la minuscole mani di Deanna.
"Tu sei un’illusa, un Consigliere a bordo di una nave Klingon? Non dureresti un solo giorno. Un capitano Klingon sopra ogni cosa detesta i consigli del suo equipaggio, figurati di una donna Betazoide, credimi potresti fare una brutta fine ed il tuo incarico terminare prima del previsto."
Deanna non si fece intimorire per nulla dalle parole di Worf spingendolo bruscamente a lato.
"Questo lo vedremo, ad ogni modo fra tre giorni prenderò servizio a bordo della Krotis, quando avrò finito il servizio riparleremo della nostra relazione, sempre se la cosa potrà ancora interessarti."
"No Deanna, stando così le cose, non parleremo più di niente!!! Tua madre mi ha detto che le mie valigie sono già pronte nel corridoio, se non altro questa volta ha fatto qualcosa di utile, toglimi solo una curiosità, chi comanda la Krotis?"
"Il capitano Kendas."
"Kendas? Bene Deanna, ti saluto e ti faccio i mie migliori auguri, ne avrai veramente bisogno."
"Cosa significa?" domandò allarmata Deanna prima che il Klingon lasciasse la casa.
Worf si voltò con un’espressione mista fra perplessità e divertimento.
"Kendas è il capitano più conservatore dell’Impero, e non ama particolarmente i cittadini della Federazione, sono certo che con lui non ti annoierai come facevi in mia compagnia."
Senza aggiungere nulla Worf uscì velocemente aprendosi un varco fra i maggiordomi esterrefatti.
Dopo pochi secondi il mastodontico portone della villa fu chiuso con tale violenza che i servizi in cristallo conservati nei mobili di famiglia si frantumarono in mille pezzi facendo accorrere nuovamente la servitù.
Ma di questo Worf non si preoccupò per nulla.
Nave Stellare Voyager
Quadrante Delta
70.000 Anni luce di distanza dal territorio della Federazione.
Diario del Capitano.
Mentre percorrevamo la rotta più breve verso casa siamo stati dirottati da una misteriosa sonda aliena.
Malgrado emettesse un segnale di riconoscimento, un raggio d’incredibile potenza ha improvvisamente avvolto la nave costringendoci ad attingere a tutte le nostre fonti di energia nella speranza di riuscire a liberarci dalla sua morsa.
Questo braccio di ferro dura ormai da alcune ore, se entro breve non riusciremo a disincagliarci, temo che saremo costretti ad espellere il nucleo a curvatura terminando qui il nostro viaggio di ritorno.
"Rapporto Signor Paris!" chiese allarmato il capitano Kathryn Janeway avvicinandosi alla postazione del timoniere.
"Ancora nulla capitano, non riusciamo a liberarci dal raggio."
"Capitano, lo scafo esterno comincia a dare segni di cedimento, le consiglio vivamente d’interrompere il flusso d’energia e lasciare che il raggio ci trascini via con se." aggiunse con tono controllato il capo della sicurezza Tuvok.
Janeway si guardò intorno osservando i monitor in avaria ed il fumo che fuoriusciva dalle apparecchiature della plancia.
Per il momento sembrava prudente seguire il consiglio del Vulcaniano.
"Signor Paris disattivi i motori principali." ordinò infine risedendosi esausta sulla poltrona di comando.
"Una saggia decisione." precisò il Primo Ufficiale seduto alla sua sinistra.
"Lo spero comandante Chakotay, adesso non ci resta che scoprire dove ci condurrà la sonda, sperando di trovare nel frattempo un modo per sfuggirle." precisò accigliato il capitano ripulendosi dalla caligine scura che le era caduta sui capelli.
Diario del Capitano, Supplemento.
Dopo tre giorni di navigazione la sonda aliena ci ha condotto ad un sistema solare composto da quattro stelle, una delle quali prossima ad entrare in fase di supernova.
Da quando abbiamo interrotto ogni forma di resistenza i sistemi della nave sono tornati alla normalità, le riparazioni della Voyager sono attualmente in corso.
"Stiamo entrando in orbita intorno alla luna del terzo pianeta." riferì il tenente Paris controllando gli strumenti di navigazione.
"Il loro raggio traente è stato disattivato? " domandò immediatamente il capitano.
"Negativo signore, sembra anzi che si sia rafforzato, dalla superficie devono averlo potenziato in qualche modo." ipotizzò il guardiamarina Kim.
Janeway si alzò dalla postazione centrale e si diresse verso il Vulcaniano.
"Proprio ciò che temevo, Signor Tuvok possiamo scendere sulla superficie?"
"Negativo signore."
Esasperato il capitano si allontanò dalla postazione e si diresse al centro della plancia.
"Sala macchine? B’Elanna mi sente? Voglio che studi un sistema per permettere il teletrasporto, o perlomeno di penetrare il loro campo di forza, le metto a disposizione ogni risorsa della nave e tutto il personale che ritenga necessario."
La voce un poco grave della Klingon fuoriuscì dagli altoparlanti.
"Va bene capitano, mi metto subito al lavoro. Torres chiudo."
"Per precauzione Signor Paris calcoli una rotta di fuga da questa zona, Signor Tuvok armi tutti i siluri disponibili e li metta in sequenza con i banchi phaser, si tenga pronto ad aprire il fuoco a mio comando. Se questi alieni vogliono il gioco pesante, vedremo di non deluderli!"
Diario del Capitano.
È appena accaduto un evento incredibile.
La luna che ci tratteneva nella sua orbita è improvvisamente scomparsa come se non fosse mai realmente esistita.
Non ci sono, per il momento, spiegazioni scientifiche per giustificare questo fenomeno.
Restiamo tuttora sotto l’influenza della sonda aliena immobili in questo settore dello spazio.
Se la situazione non dovesse evolvere sarò costretta a tentare il tutto per tutto aprendo nuovamente il fuoco, temo con esito incerto.
Purtroppo il nervosismo e la paura si stanno diffondendo velocemente fra i membri della Voyager, alle ore dieci ho convocato una riunione degli ufficiali di plancia per fare il punto della situazione.
"Rapporto tenente Torres." ordinò il capitano Janeway osservando i dati sul visore della sala riunioni.
La Klingon si alzò e si mise a fianco dello schermo illustrando i diagrammi tecnici.
"Capitano, siamo riusciti ad ottenere delle informazioni frammentarie sulla razza che ci ha catturato ed abbiamo avuto accesso ad alcune banche dati della sonda, ma…"
"…ma cosa tenente?" chiese Janeway vedendo indugiare l’ufficiale.
"Preferirei che esponesse i dati il Signor Tuvok, ritengo sia la persona più qualificata per riassumere le nostre scoperte."
Volgendosi verso il Vulcaniano il capitano riformulò la domanda.
"Quindi Signor Tuvok?"
Alzandosi a suo volta l’ufficiale si affiancò al tenente Torres ringraziandola con un cenno del capo, indirizzando la sua attenzione all’assemblea iniziò il rapporto.
"Capitano, i nostri sforzi per liberarci dal raggio traente temo saranno del tutto vani, la sonda trae energia direttamente dalla loro luna anche se attualmente non si trova più in questa area, presumiamo tramite un tunnel gravitazionale generato dall’oggetto stesso. Dai dati che siamo riusciti a ricavare sembrerebbe che lo scopo principale di questa razza sia di procurarsi schiavi nei vari settori di questo quadrante."
"Schiavi Signor Tuvok? Ne è certo?" domandò perplessa Janeway.
"Si capitano, su questo punto siamo relativamente sicuri, ma quello che ci lascia perplessi è il modo con cui le vittime vengono assoggettate. La luna che abbiamo intravisto, ovviamente di natura artificiale, riteniamo sia un vettore per spostamenti rapidi nel continuum spazio-tempo. Più che una luna la potremmo definire come una super fortezza perfettamente equipaggiata per tali fini."
Massagiandosi nervosamente il mento Janeway non riuscì a nascondere il proprio stupore, osservò il volto allibito dei presenti e deglutendo precisò.
"Signor Tuvok, mi faccia ben capire: siamo stati rapiti da una razza aliena negriera, e scopriamo non solo che sono in grado di rendere inutilizzabile la nostra nave, ma hanno perfino la capacità di muoversi attraverso lo spazio-tempo. E come se non bastasse vuole farmi credere che non esiste alcun modo per tranciare il loro raggio traente generato da una sola sonda? Ho capito bene Signor Tuvok?"
"Esattamente capitano, la loro tecnologia supera di gran lunga la nostra, saremo costretti ad attendere il loro ritorno prima di poter effettuare un nuovo tentativo per comunicare con loro."
"Ma signor Tuvok…"
"Capitano mi permetta di completare il rapporto, temo ci sia di peggio."
"Di peggio?" esclamò Janeway trattenendo a stento un sorriso.
"Peggio di così non riesco proprio ad immaginare…comunque… continui pure."
Il Vulcaniano indirizzo un sottile fascio luminoso sullo schermo proprio nella posizione precedentemente occupata dal satellite.
"Purtroppo anche le nostre memorie centrali sono state analizzate, in questo modo gli alieni avranno certamente determinato il luogo dal quale proveniamo. Essi, come precedentemente esposto, sono alla continua ricerca di popoli da asservire, è logico quindi presumere che si stiano dirigendo verso un settore nuovo e fertile dove poter raccogliere un maggior numero di esemplari diversi. Concludendo capitano, nutro il vivo sospetto che stiano facendo rotta verso il territorio della Federazione."
Il silenzio più assoluto scese fra i membri dell’assemblea, Tuvok notando i loro volti atterriti ritenne opportuno concedersi una breve pausa.
Dopo alcuni minuti il comandante Chakotay per primo riprese la parola soppesando la gravità delle proprie parole.
"Saremmo stati quindi noi a fornire nuovo terreno per le loro razzie?"
"Temo proprio di si comandante."
Il metodo scientifico di esporre una teoria da parte di un Vulcaniano poteva a volte risultare irritante, osservando il volto impassibile di Tuvok, Janeway sperò che ci fossero altre ipotesi da valutare, altre possibilità, ma la sua espressione neutra le fece capire che tutto era già stato detto.
In termini chiari, diretti e logici.
L’attesa per la Voyager poteva risultare più lunga del previsto.
Terra.
Bacino Spaziale Orbitante.
Il capitano Picard entrò dall’ampio ingresso accompagnato dal comandante Riker e dal tenente comandante La Forge.
Fra le tante sorprese che lo attendevano Picard notò immediatamente la prima proprio sul volto dell’ingegnere, il suo ingombrante VISORE, che sopperiva alla sua cecità, era scomparso lasciando il posto ad un sofisticato impianto artificiale che replicava alla perfezione un paio di occhi umani di un colore azzurro vivo.
Picard ebbe un sussulto.
Quando Q lo fece balzare nel futuro La Forge effettivamente indossava quell’attrezzatura avveniristica, osservando gli occhi blu dell’ingegnere non poté fare a meno di chiedersi se le cose non si stessero ripetendo secondo quel macabro copione, causando infine l’estinzione della razza umana.
Scacciando quei sinistri pensieri Picard si concentrò sulle paratie semi opache del bacino dove si iniziava già ad intravedere il profilo della nuova Enterprise.
Sopraffatto da tale bellezza, volgendosi domandò.
"Signor La Forge, ma quanto è grande?"
"Circa settecento metri capitano, 24 ponti perfettamente operativi, nuovi smorzatori inerziali e…"
Picard al colmo dell’eccitazione l’interruppe.
"No…non me lo dica… avete installato i siluri quantici vero?"
"Esatto signore, e nuovi scudi energetici con banchi phaser potenziati, questa volta l’abbiamo veramente corazzata." concluse l’ingegnere rimirando orgogliosamente la nuova creatura.
Proprio in quell’istante si aprirono le porte del laboratorio tecnico e fece il suo ingresso il Signor Scott, con le mani ancora sporche di grasso ed una serie di chiavi idrauliche che gli fuoriuscivano disordinatamente dalle tasche del camice.
"Benvenuto capitano Picard, è un piacere incontrarla nuovamente."
"Mi creda Scotty, il piacere è solamente mio, avete fatto un ottimo lavoro, veramente incredibile."
Appoggiando una mano sulla spalla del capitano, Scott sorrise mostrando i nuovi diagrammi di potenza.
"Sono lieto che le piaccia signore, vedrà quando potrà provarla a velocità di curvatura, sono certo che la stupirà."
"Non ho nessun dubbio Signor Scott."
"Se vogliamo essere onesti, io ed il Signor La Forge abbiamo solamente dato qualche consiglio ai progettisti della nave ed una mano ai tecnici che l’hanno realizzata, nulla di più."
"Non sia troppo modesto Scotty, sarei curioso di vedere gli studi preliminari prima del vostro intervento."
"Beh capitano, probabilmente li troverebbe completamente diversi da quello che vede adesso." precisò con una punta d’orgoglio La Forge ammiccando allo Scozzese.
"Cosa ne pensa capitano, onestamente?" chiesero nuovamente i due ingegneri.
"Splendida, molto grintosa nelle forme…però se posso permettermi un commento, come posso dire, assomiglia più ad una nave da guerra che ad un vascello d’esplorazione, anche la sua colorazione così scura confrontata con le precedenti Enterprise sembrerebbe confermare questa prima impressione."
Il comandante Riker, che fino a quel momento era rimasto in disparte ad ascoltare i suoi compagni, si avvicinò al gruppo.
"Capitano, come le avevo spiegato in precedenza i tempi cambiano, il Comando ha accelerato la sua costruzione per prevenire eventuali incursioni da parte dei nemici della Federazione, naturalmente anche noi ci siamo dovuti adeguare a queste nuove esigenze."
"Capisco Numero Uno, una saggia precauzione! Possiamo salire a bordo?" domandò impaziente Picard avviandosi trepidante al trasportatore.
"Ma certo signore, ci faccia pure strada."
In pochi secondi la squadra scomparve nel flusso luminoso del teletrasporto lasciando la piattaforma vuota per i prossimi passeggeri.
Base Stellare 47. Alloggi Ufficiali.
Due giorni dopo. Ore 23.00
Completamente sudato Worf era ancora intento ad eseguire una complessa serie di esercizi ginnici cercando di mantenersi più calmo possibile.
L’esercizio fisico era l’unica cosa che gli facesse dimenticare quello che era successo di recente alla residenza Troi su Betazed.
Mantenendo un perfetto equilibrio si apprestò a compiere la più complessa ed articolata figura quando le porte del suo alloggio si aprirono senza preavviso ed una minuta figura entrò correndo.
Il Klingon pronunciò solo poche sillabe prima di ricevere uno schiaffo in pieno volto che gli fece perdere l’equilibrio scivolando pesantemente al suolo.
"Deanna!!! Ma cosa diavolo fai???"
La Betazoide non disse nulla e sferrò un poderoso calcio sul fianco di Worf.
Il Klingon un po’ frastornato si alzò in piedi giusto in tempo per bloccare un nuovo pugno diretto allo stomaco.
"Basta, Deanna adesso basta! Sei impazzita?"
Troi, con gli occhi arrossati per lo sforzo, rimase immobilizzata nella stretta di Worf che rapidamente era riuscito ad bloccarle i polsi, tuttavia non rinunciò ai suoi intenti offensivi sferrando scompostamente una serie di calci facendolo gemere il Klingon per il dolore.
Allontanando bruscamente l’indemoniata Worf afferrò il coltello appoggiato sul tavolo facendo scattare le due piccole lame laterali.
"Basta, vuoi spiegarmi adesso cosa sta succedendo???"
"Tu sei un bastardo!!! Sei la peggiore persona che abbia incontrato in tutta la vita, sei un maledetto!!!"
"Ma a cosa ti stai riferendo?" domandò Worf mantenendo le distanze dalla donna inferocita.
"Sei stato tu a farmi perdere l’incarico, non è vero? Non mentire con me, io capisco se menti, non dimenticartelo!!!"
"Se ti riferisci alla tua assegnazione come Consigliere a bordo di una nave Klingon, non so proprio cosa dirti, ieri casualmente ho incontrato il capitano Kendas e gli ho parlato, niente di più."
"Bugiardo! Mi hai messo in cattiva luce ai suoi occhi e così ha deciso di ritirare la sua proposta di accogliermi a bordo. Questo da te Worf non me lo sarei mai aspettato, cosa speravi di ottenere? Sei peggio di un verme!!!"
"Deanna credi pure quello che vuoi, il capitano Kendas mi ha illustrato la situazione ed io mi sono trovato costretto a farlo riflettere in merito alla sua scelta. I membri del suo equipaggio stavano già facendo delle scommesse sulla tua persona, scommesse non troppo lecite se intendi quello che voglio dire… gli ho semplicemente chiesto di valutare meglio l’opportunità di partecipare a questo stupido esperimento. Dovresti ringraziare il destino se fortunatamente ha voluto darmi ascolto, forse non te ne sei resa conto, ma io tengo ancora alla tua persona."
Boccheggiando sempre più vistosamente Troi sembrò non ascoltare, preparandosi ad attaccare nuovamente.
La lama lucente del pugnale a pochi centimetri dal suo petto le fece cambiare rapidamente idea, retrocedendo di alcuni passi si massaggiò i polsi doloranti per la forte pressione sostenuta.
"Chi ti ha dato il diritto di decidere per me? Se dimostri di preoccuparti per la mia incolumità facendomi perdere il lavoro significa che noi non siamo fatti per restare insieme, sei solamente un egoista, addio Worf!!!" sentenziò brevemente la Betazoide girandosi stizzita verso l’uscita.
"Aspetta, dove vuoi andare adesso?"
"In un luogo dove nessuno potrà raggiungermi, soprattutto te e qualsiasi altro maledetto Klingon!!!"
Troi corse disperatamente verso l’uscita lasciando Worf sull’uscio della porta mentre la osservava scomparire nell’ascensore ancora fermo al piano.
In vita sua non l’aveva mai vista alterata in quel modo, nemmeno nei momenti più difficili a bordo dell’Enterprise, ed onestamente non avrebbe mai creduto che una donna potesse raggiungere quei livelli di follia omicida.
Colmo di collera Worf rientrò nel suo alloggio.
Per scaricare la tensione scagliò il pugnale al centro di un quadro appeso alla parete, poi si aggirò per la stanza come un animale in gabbia senza trovare pace, infine gridò a piena voce tutta la sua rabbia come solo un Klingon può fare comprendendo di aver perso Deanna per sempre.
Stazione Spaziale Deep Space Nine.
Il giorno dopo.
La navetta da trasporto Mercury entrò nello spazio bajoriano in perfetto orario.
Fra i passeggeri, vestita con abiti civili, Deanna osservò dall’oblò laterale la gigantesca stazione approssimarsi.
Già da tempo provava il desiderio di passare una vacanza in quel luogo di frontiera, ed in considerazione di quello che era successo pensò che quella fosse l’occasione perfetta, lontano dal territorio della Federazione, da Worf, e da chiunque altro potesse ricordarle il passato.
L’attracco al pilone principale non presentò nessun problema per l’esperto pilota che seguiva quella rotta ormai da due anni, trasportando rifornimenti e passeggeri nel luogo più suggestivo di tutto il settore.
Deanna si sporse in direzione del Tunnel Spaziale sperando che fosse aperto per consentire il transito di qualche nave stellare.
Cercò in ogni direzione ma non vide nulla, probabilmente in quel momento nessuno doveva utilizzare l’unico tunnel stabile conosciuto per il Quadrante Gamma.
Senza scoraggiarsi si risedette godendosi tranquillamente la fine del viaggio.
Non appena sbarcata si mescolò furtivamente agli altri passeggeri evitando di farsi notare dal personale della Flotta Stellare, le false generalità che avrebbe fornito l’avrebbero fatta passare inosservata senza destare nessun sospetto.
I
Il rapimento (I)
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Capitolo 1
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Capitolo 2
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Capitolo 3
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Capitolo 4
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Capitolo 5
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Capitolo 6