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La sibilla di Deban

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Star Trek
La Sibilla di Deban

Capitolo Otto

Con un suono prolungato e poco rassicurante la navetta Romulana alle ore zero cinque precise decollò alla volta della Zona Neutrale.
Tutto sembrava in ordine, la squadra indossava già i costumi di copertura fra i quali spiccava per sontuosità quello del signor Spock.
Un numero incalcolabile di lustrini multicolori e qualche pietra preziosa impreziosivano l’abito regale preparato con la massima cura dall’infermiera Chapel, mentre sulle spalle il lungo mantello rosso era stato raccolto alle estremità per non sciuparlo contro l’angusto sedile della navetta.
Fortunatamente, almeno esteriormente, i Vulcaniani ed i Romulani apparivano del tutto simili fra loro, tuttavia fu necessario ricoprire il capo del Primo Ufficiale con un pesante turbante orientale com’era esplicitamente richiesto dal protocollo ed assicurargli sulla sommità un diadema con lo stemma reale della casata.
Kirk e McCoy vestivano invece un modesto saio color grigio scuro ed un cappuccio studiato appositamente per nascondere la loro identità.
L’unico ancora in uniforme era il signor Scott, intento come non mai a condurre la navetta senza brusche variazioni per non sollecitare ulteriormente gli alettoni direzionali.
"Jim, è certo che questi abiti siano una copia precisa di quelli indossati dai Principi Romulani? Guardi Spock, così conciato assomiglia ad un albero di Natale." commentò divertito McCoy allacciandosi i sandali.
"Bones, il rapporto che ho ricevuto proviene da fonte certa, non possono esserci equivoci, piuttosto, ha preso dimestichezza con la sua attrezzatura suppletiva?" rispose Kirk indicando il fondo della stiva.
"Quale attrezzatura suppletiva? Vuole forse dire quella ramazza laggiù ricoperta da paillette dorate? Non capisco proprio a cosa possa servire, qui dentro c’è talmente tanta sporcizia che nemmeno una squadra di manutenzione al completo potrebbe ripulire tutto."
"E’ semplice, dottore," intervenne Spock muovendo il capo con evidente lentezza, "con quella scopa lei dovrà spazzare accuratamente il pavimento del salone di Kor. Secondo quanto riportato dal cerimoniale dovrà anticipare i miei passi ripulendo accuratamente il passaggio della mia nobile persona, e prestare attenzione a non insozzare, con la sua tipica goffaggine, le mie pantofole in camoscio satinato. C’è la pena capitale per una simile distrazione."
Il volto di McCoy s’oscurò immediatamente.
"Come dice scusi? Questo non lo farò mai. Dannazione Jim, io sono un medico, non uno spazzino!"
"Invece lo farà," precisò Kirk senza lasciargli aggiungere nulla, "lei ha insistito per accompagnarci in questa missione, ed adesso non può tirarsi indietro davanti alle prime difficoltà. Sappia comunque che nemmeno io mi divertirò, dovrò tenere sollevato il manto del Principe e lei…farà esattamente quello che le ha appena spiegato il signor Spock. E’ tutto chiaro Bones?"
Sentendo gli sguardi dei presenti su di sé McCoy annuì malvolentieri mugugnando qualcosa d’incomprensibile, si strinse il saio e si sedette in silenzio ad osservare le stelle che sfrecciavano oltre l’oblò.
Non disse una sola parola per tutto il resto del viaggio.

Dopo due tappe fuori programma, indispensabili per ricalibrare i motori della navetta, finalmente iniziò ad intravedersi il confine dell’Impero Klingon.
Il signor Scott virò ed inserì una rotta diretta per il pianeta Kinhalth sperando che non fossero necessarie altre soste forzate, mentre il resto della squadra terminò di mettere a punto gli ultimi dettagli del piano d’azione.
Non passò molto tempo prima che due incrociatori da battaglia si disoccultassero a babordo iniziandoli a chiamarli incessantemente.
"Navetta Romulana, arrestate immediatamente i motori ed identificatevi, non ci saranno ulteriori avvisi." tuonò il capo formazione dando ordine di caricare i tubi di lancio.
Kirk si posizionò davanti al monitor facendo in modo che la telecamera inquadrasse in lontananza il signor Spock.
"Qui navetta Romulana, siamo stati invitati ufficialmente a partecipare alla festa del comandante Kor. Il Principe Settik, m’incarica d’informarvi che non ha particolarmente gradito il vostro benvenuto."
"Ponga le nostre scuse al Principe, ma questa è la nostra prassi, vogliamo vedere immediatamente il vostro lasciapassare e l’invito firmato da Kor." richiese aspramente l’ufficiale Klingon scrutando sospettoso il volto del nobile dietro le spalle di Kirk.
Il signor Scott inserì il falso permesso fornito da Buddy e diede inizio al trasferimento dati, fece gli scongiuri sperando che i Klingon non pretendessero una formale ispezione a bordo.
Fortunatamente tutto risultò in ordine, uno degli incrociatori si staccò dalla formazione ponendosi a fianco della navetta.
"Seguiteci, vi porteremo direttamente su Kinhalth evitando le altre pattuglie di confine. Per la salvaguardia del Principe Settik, gli offriamo ospitalità sulla nostra nave, la vostra ci sembra poco affidabile."
"Non sarà necessario, grazie comunque per la generosa offerta, siamo pronti a seguirvi." confermò Kirk tirando un respiro di sollievo.
I due vascelli si mossero all’unisono ed entrarono in curvatura dirigendosi speditamente verso il cuore dell’Impero Klingon.

Il mondo natale di Kor, osservato dallo spazio, si presentava brullo e desolato come la sua triste fama ampiamente meritata dopo lunghi anni di barbare conquiste.
Kor: il guerriero più sanguinario di tutto l’Impero.
Con una manovra da manuale la navetta si mise in orbita iniziando immediatamente a risentire negativamente dell’attrazione gravitazionale del pianeta.
"Signor Scott, lei resterà a bordo per ultimare le riparazioni in attesa del nostro segnale, mi raccomando, non attiri l’attenzione di qualche pattuglia di passaggio." ordinò Kirk controllando per l’ennesima volta l’attrezzatura.
"Si figuri capitano, me ne starò qui buono a rimettere insieme questa carcassa, in bocca al lupo." rispose dando il via alla procedura del teletrasporto.
La squadra comparve poco dopo nella hall della villa, centinaia d’invitati di razze diverse affollavano il padiglione pazientemente in attesa di recarsi nello studio della veggente appositamente allestito al centro della struttura.
Le guardie notarono immediatamente la sontuosa presenza del Principe Romulano, cinque di esse deviarono dai loro compiti andandogli subito incontro.
Ebbe inizio quindi la parte più complicata del piano.
Al tre, la piccola carovana si sincronizzò ponendo McCoy di fronte al signor Spock, con scarsa partecipazione il medico iniziò a ripulire il pavimento in marmo tenendo chino il capo nel tentativo di non calpestare le pantofole cerimoniali.
La manovra si rivelò più complessa del previsto, poiché Kirk dalla sua posizione arretrata non riuscì a capire quando fosse il momento di rallentare, andando talvolta a sbattere contro la schiena del Vulcaniano.
Con una grassa risata il capo delle guardie si fermò ad osservarli divertito, li controllò con il rivelatore e si avvicinò proprio a Kirk muovendogli il cappuccio con disprezzo.
"Servitori umani? Principe devo disquisire sulla sua scelta, poteva scegliere di meglio. Scommetto che se faccio scorrere la lama del coltello sul braccio di questo pezzente, inizierà a sanguinare come un moccioso."
La pelle di Kirk effettivamente s’arrossò al contatto dell’arma, furbamente il Klingon evitò di ferirlo mantenendo un tocco lieve.
A quel punto Spock si fermò costringendo l’importuno a guardarlo in viso.
"Lasci stare il mio servo. Se lo dovesse ferire anche solo lievemente, domanderò a Kor in persona di farle prendere il suo posto."
"Principe, stavo solo scherzando, pensavo che voi Romulani apprezzaste un po’ di sano umorismo." si scusò indietreggiando di alcuni passi.
"Quando potrò essere ricevuto dalla Sibilla?" chiese con urgenza il Vulcaniano indicando la lunga coda.
"Temo che dovrà attendere a lungo, oggi ci sono molti invitati, se però volesse, come posso dire, dare un piccolo contributo per noi sorveglianti, penso che potrei farle guadagnare qualche posto."
"E’ costume dei Klingon ricattare i nobili Romulani?"
"Diciamo che sappiamo cogliere al volo certe buone occasioni, inoltre tenga presente che Kor questo pomeriggio sarà fuori per una battuta di caccia, dubito quindi che lei possa far valere la sua autorità con il mio comandante." precisò il vigilante aprendo contemporaneamente il palmo della mano.
Il Principe alzò un sopracciglio squadrandolo dall’alto in basso, stava quasi per iniziare a disquisire sull’illogicità della richiesta, quando si sentì pizzicare energicamente la schiena, stoicamente Spock sopportò il dolore e raccolse immediatamente un sacchetto di pietre preziose.
"Tenga, questa è un’estorsione, però pretendo che mi venga riservata una stanza per questa notte, viaggio da diversi giorni e mi sento piuttosto stanco. E’ forse un problema?"
"Ovviamente no, mio signore. Grazie, è stato veramente molto generoso, farò in modo di anticipare l’udienza e farle preparare la camera degli ospiti." si rallegrò il Klingon allontanandosi verso i suoi sottoposti rimasti ai margini del gruppetto.
Rimasti soli Kirk non poté fare a meno di richiamare il Primo Ufficiale.
"Signor Spock, deve stare più attento. I Romulani solitamente non aprono dibattiti logici, si comporti come uno di loro o non usciremo vivi di qui."
"Si capitano, mi scusi."
"E non mi chiami più capitano, in questo momento sono il suo umile servo." sospirò Kirk ricoprendosi prontamente la testa con il cappuccio.
Dopo una lunga attesa la sentinella ritornò facendogli cenno di seguirli nell’atrio laterale.
"Coraggio, venite qui, è il vostro turno."
Muovendosi con estrema insicurezza, il terzetto avanzò ondeggiando verso quella direzione fra i continui borbottii poco edificanti del dottor McCoy.
"Ecco, mio signore, attenda qui, fra pochi minuti sarà ricevuto dalla Sibilla. Le ricordo che i servi dovranno aspettare fuori." precisò il milite indicando la porticina posteriore dello studio.
Una nobile Romulana uscì proprio in quel momento con il volto visibilmente commosso, guardò Spock con sospetto e prima di andare oltre singhiozzò qualcosa.
"Quella cartomante è stata bravissima, non so come abbia fatto, ma ha indovinato tutto circa il mio tormentato passato e mi ha predetto delle cose entusiasmanti per il futuro. Le auguro che possa presagire anche a lei un felice avvenire. Buona fortuna."
Non appena la donna oltrepassò la colonna uscendo dalla loro vista, il capo delle guardie richiamò Spock facendogli cenno di muoversi.
"Presto entri, e se possibile non la tenga troppo lunga."
"Ho pagato profumatamente per questo." sottolineò il Vulcaniano senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, poi con passo calcolato oltrepassò la tenda rossa.

Darin era seduta dietro ad una tavola imbandita con le più banali attrezzature esoteriche: sfere di cristallo, radici secche e la solita fila di candele ormai completamente consumate.
Il suo volto era visibilmente stanco e provato, alzò lo sguardo per salutare il nuovo consultante e quasi gli scappò un grido quando vide il signor Spock.
"Stia calma, sono venuto qui per portarla in salvo." s’apprestò a comunicarle il Vulcaniano facendole cenno di restare in silenzio.
"Ormai non ci speravo più, come avete fatto a raggiungermi?"
"Glielo spiegherò in un’altra occasione, per il momento è di fondamentale importanza che lei mi ascolti e faccia esattamente quello che le dico. Questa sera all’imbrunire dovrà calarsi dalla finestra della sua stanza utilizzando questa fune estensibile rinchiusa nel diadema del mio turbante, noi l’attenderemo di sotto e la condurremo al di fuori del campo di forza. Non appena la navetta ci avrà recuperati faremo rotta per la Zona Neutrale ed in breve rientreremo nel territorio della Federazione. Sono stato sufficientemente chiaro?" chiese Spock mentre sfilava il gioiello.
"Direi di si, un’esposizione concisa, logica e fredda come la sua natura Vulcaniana. C’è però una cosa che vorrei dirle prima che se ne vada." aggiunse la veggente sistemandosi il velo cerimoniale.
"Veramente, le ho già detto che non abbiamo molto tempo."
"E’ importante. Ho saputo che i Klingon hanno attaccato le nostre unità utilizzando le informazioni che sono stata costretta a fornirgli, sappia che in quel momento ero drogata e non del tutto consapevole. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di non collaborare, ma i loro allucinogeni sono estremamente efficienti, raggiungono il cervello riducendo spesso la vittima ad un vegetale. Quando non hanno bisogno delle mie premonizioni solitamente mi somministrano delle forti dosi di tranquillanti per tenermi calma in camera mia, dubito di poter scendere dalla parete in quelle condizioni, inoltre ci sono le grate di duranio in tutte le finestre."
Spock non lasciò trasparire nessuna emozione, il loro piano si stava letteralmente sgretolando rendendo tutto più complicato del previsto.
Tirò fuori dalla tasca del mantello un phaser miniaturizzato e lo consegnò nelle mani della sensitiva dicendole.
"Questo le servirà per tranciare le grate, è essenziale che lei riesca a scendere da sola dalla finestra poiché noi saremo nascosti nel giardino e se ci muovessimo saremmo visti dalle sentinelle sui torrioni. Lei deve farcela, usi i suoi poteri per contrastare l’effetto della droga, si concentri e vedrà che ce la farà."
"Se lo vuole Spock, potrebbe aiutarmi infondendomi un poco del suo autocontrollo, in fondo non le chiedo molto." sospirò la Sibilla allungando inconsapevolmente la mano verso quella dello scienziato.
Spock non rifiutò il contatto, il suo sguardo inespressivo incontrò quello colmo di dolcezza della ragazza facendogli tremare la parte umana del suo essere.
Non disse nulla, allungò le lunghe dita sfiorandole i lineamenti ed iniziò la fusione mentale praticando una leggera pressione.
Darin sentì la sua energia penetrarle le difese mentali confondendole le percezioni, si lasciò andare permettendo che la sua voce la guidasse.
"I miei pensieri con i tuoi pensieri, la mia mente con la tua mente…" poi inaspettatamente la porta alle loro spalle risuonò facendoli sussultare entrambi.
"Ehi, il tempo è scaduto! Ci sono altre persone là fuori che aspettano, Principe vuole per cortesia uscire? Oppure preferisce che venga a prenderla di persona?" ringhiò il sorvegliante in modo che anche gli altri ospiti potessero ammirare la sua indiscussa autorità.
"Non sarà necessario, abbiamo terminato." rispose Spock interrompendo lentamente il contatto.
"Mi dispiace Darin, mi creda, lo avrei voluto anch’io. Tenga comunque l’attrezzatura e si attenga a quello che le ho indicato. Se fossi un umano in questa circostanza potrei facilmente auspicare: speriamo nella buona stella."


Capitolo Nove

In quel particolare periodo dell’anno le notte su Kinhalth scendeva subito dopo l’imbrunire.
Come ogni sera le guardie accesero le torce intorno alla reggia ed iniziarono il lungo turno di servizio in attesa che il loro padrone tornasse dalla caccia.
Nel massimo silenzio i tre clandestini scesero le scale mantenendosi costantemente nell’ombra, era stata pura fortuna che nessuno li avesse ancora notati, soprattutto il signor Spock che con il suo abito principesco faceva più luce di una lampara sul mare.
In effetti il Vulcaniano avrebbe voluto cambiarsi d’abito, ma saggiamente Kirk decise diversamente, poiché nel caso fossero stati sorpresi dai Klingon, potevano sempre affermare che il nobile desiderava semplicemente fare due passi in giardino.
"Fate più piano," mormorò mentre forzava la porta con il mini phaser, "via libera, per il momento non c’è nessuno, andiamo."
La squadra scese furtivamente lungo il bosco improvvisando con alcune frasche un piccolo rifugio proprio di fronte alla finestra della Sibilla.
"Signor Spock, che ore sono?" chiese Kirk mentre calcolava mentalmente l’altezza della stanza illuminata.
"Le ventitré e quindici. Non mi sembra di notare nulla sul davanzale, temo che Lady Darin in questo momento non sia in grado d’assecondare il nostro piano."
"Giù , state giù!" fece appena in tempo ad avvertire McCoy prima che il faro del torrione gli illuminasse il volto.
"…per un pelo, grazie Bones, dobbiamo stare più attenti. Se entro cinque minuti non succederà nulla, andrò a prenderla di persona arrampicandomi lungo la grondaia."
"Saranno per lo meno quaranta metri, forse di più, le sembra un’idea sensata?" commentò il medico spostando bruscamente il mantello del Principe che non gli permetteva di vedere liberamente.
"Penso di potercela fare, del resto non possiamo rimanere qui inermi con il rischio che Kor ritorni con i suoi scagnozzi, cosa le succede signor Spock?" chiese allarmato Kirk vedendo che il Vulcaniano tendeva le orecchie appuntite.
"Capitano, dottore, nascondetevi, sta arrivando qualcuno."
"In quella direzione!" ordinò il comandante di piccolo drappello svoltando l’angolo del maniero, con la sua arma spianata si diresse verso il nascondiglio probabilmente attratto da alcuni suoni sospetti.
Proseguì scandagliando sistematicamente fra il fogliame con la punta del disgregatore, ma non trovò nulla, a parte qualche ramo spezzato ed una collinetta d’arbusti dalla strana conformazione, stava quasi per rinunciare quando improvvisamente vide qualcosa luccicare sotto le foglie illuminate dai raggi della luna.
"Venite qui, ho trovato qualcosa, si direbbe un pezzo di stoffa." riferì caricando l’arma.
Quando le altre guardie lo raggiunsero iniziarono a trapassare con il calcio delle armi il mucchio di fogliame alla ricerca delle spie, ma in quel preciso istante gli uomini dell’Enterprise li assalirono alle spalle sbucando dai loro nascondigli.
Kirk stese il primo con un formidabile gancio destro, mentre McCoy colpì il secondo utilizzando entrambe le mani rinchiuse a pugno, in maniera più elegante invece il signor Spock mise fuori combattimento gli ultimi due grazie alla famosa presa Vulcaniana al collo.
Dopo aver accuratamente nascosto i corpi nel sottobosco, Kirk si ripulì le mani aiutando i suoi compagni a ricomporre la copertura strategica.
"Adesso inizio lentamente a strisciare lungo il selciato, mi raccomando, state in silenzio e non muovetevi fino al mio ritorno."
Agile come un gatto si portò sotto le mura, sputò della saliva sulle mani sincronizzandosi con il faro della torre, poi con un balzo iniziò la salita.

Un gemito soffocato distolse McCoy intento a seguire con lo sguardo il capitano che, metro dopo metro, aveva ormai raggiunto la metà del percorso, si volse e vide il volto del Vulcaniano più pallido del solito.
"Signor Spock, non si sente bene?"
"Nulla di grave dottore, non si preoccupi."
"Questo lo dice lei, mi lasci vedere. Spock, le sta colando della schiuma verde dalla bocca. Dannazione! Proprio in questo momento le doveva venire una crisi di rigetto." imprecò McCoy afferrando prontamente la borsa del pronto soccorso nascosta nel saio.
"Dottore, mi lasci prendere fiato, è solo una crisi momentanea, fra breve starò meglio."
"Fra breve avrà un’emorragia celebrale! I suoi valori interni sono instabili e non sopportano più le droghe utilizzate per farla apparire come un Romulano, stia fermo che le devo praticare un’iniezione."
McCoy appoggiò l’hypospry sulla spalla del Vulcaniano e fece pressione in modo d’inoculare l’antidoto, secondo i suo calcoli avrebbe dovuto fare effetto nel giro di pochi secondi, invece il Primo Ufficiale sembrava stesse ancora peggio annaspando per la mancanza d’aria.
"Maledizione, non funziona! Probabilmente è colpa della siringa, il liquido deve giungere più in profondità o non servirà a niente, per fortuna ho portato con me l’antica attrezzatura del pronto soccorso."
Spock fece ricorso alle facoltà Vulcaniane per controllare il dolore che gli attanagliava la testa, sentendosi irrigidire il collo si volse per vedere cosa stesse combinando il medico intento a trafficare con uno strumento che aveva visto raramente nella memoria storica del computer.
Una siringa vecchio stile con un lungo ago in metallo.
Seppur agonizzante trovò la forza per sottolineare.
"Scusi dottore, cosa vorrebbe fare con quella?"
"Quello che è necessario signor Spock, si volti e si abbassi i pantaloni."
"Questo non lo farò mai, è illogico e poco dignitoso, trovi un’altra soluzione."
"Non ci sono altre soluzioni! O fa come le dico oppure sarò costretto a praticarle l’iniezione attraverso il vestito, e le garantisco che le farà molto più male, lo vuol capire che non c’è tempo per discutere? Si decida una buona volta."
Spock si volse con estrema difficoltà ma non trovò la forza per muovere le braccia, McCoy non attese un secondo di più, l’aiutò a completare l’operazione ed infilò l’ago iniettando attentamente l’intera fiala di liquido bianco.
Il suo cronometro aveva già contato sessanta secondi, girò la testa dello scienziato sperando che la schiuma avesse iniziato a regredire, con il palmo della mano gli ripulì il viso notando i suoi occhi freddi che lo stavano osservando con una strana espressione.
"Dottore, è sicuro di aver preso la laurea di medicina al Dipartimento Medico della Flotta Stellare? I suoi metodi, a dir poco grezzi, mi hanno procurato un tale spasmo che se non fosse stato per la disciplina mentale mi avrebbero steso prima della reazione allergica."
"Spock, non faccia lo spiritoso, e si rallegri d’essere ancora vivo, inoltre, consideri questo trattamento come una piccola vendetta personale nei suoi riguardi. E’ tutto il giorno che pulisco il pavimento con quella ridicola scopa, se non altro adesso siamo pari." puntualizzò McCoy smontando la siringa e riponendola gelosamente in un astuccio metallico, la baciò come fosse una sacra reliquia e sorridendole sospirò.
"Alla prossima occasione, vecchia mia."

Kirk giunse sul parapetto della finestra sperando d’attirare l’attenzione della Sibilla.
Qualcuno si muoveva nella stanza, ma probabilmente non era in grado di rispondere al suo appello, reggendosi con una mano alla grata iniziò a fondere il metallo fino a praticare un’apertura sufficiente per passare, quindi attivò l’unità di smorzamento ed entrò nella camera.
La ragazza era sdraiata sul letto a baldacchino ed a prima vista sembrava sotto l’effetto di qualche potente allucinogeno, il suo corpo si attorcigliava mentre rideva coprendosi la bocca con la coperta.
Camminando sulle punte dei piedi Kirk le si avvicinò mormorando.
"Darin, si svegli, sono il capitano Kirk, dobbiamo andarcene immediatamente."
Con qualche difficoltà lei sembrò riconoscerlo, lo guardò come una bambina sbattendo gli occhi.
"Ciao, io sono Darin, e tu come ti chiami?"
"Coraggio, dobbiamo andare." l’esortò sperando che le guardie nel corridoio non avessero sentito nulla.
"Io mi chiamo Darin, e sono la più brava cartomante della galassia, io conosco tutto: passato, presente e futuro, qual’ è il tuo nome?" ripeté facendogli una boccaccia.
Esasperato Kirk si domandò come potesse affrontare quell’imbarazzante situazione, si guardò intorno allarmato dei suoni che sentiva provenire da fuori e face una cosa che andava contro qualsiasi etica della Flotta Stellare.
"Ehi, ma cosa fai? Perché mi prendi per i fianchi? Lasciami andare, mi stai facendo il solletico."
Kirk non le diede retta, la caricò di peso sulle spalle ritornando verso la finestra, lasciò che la brezza della notte le rinfrescasse un po’ le idee ed iniziò la difficile discesa con la ragazza aggrappata sulla schiena.
A causa del peso eccessivo ben presto sentì vibrare la struttura della grondaia, e come non bastasse, la Sibilla trovando quella posizione particolarmente divertente, iniziò a dondolare come fosse seduta in altalena.
"Ferma, stia ferma, o ci sfracelleremo."
"Quassù è bellissimo, si vedono tante stelle, ho sempre desiderato imparare a volare, da oggi mi chiameranno: la Sibilla Volante."
"Glielo ripeto, la smetta d’ondeggiare." le raccomandò Kirk sentendo mancare per un istante le presa sulla grondaia ormai completamente sradicata dalla sua sede.
Iniziando a trovare noioso quel gioco, le braccia di Darin simularono il volo fantastico d’un uccello finché non si richiusero improvvisamente sul volto di Kirk.
"Mi lasci, così non vedo più nulla, vuole proprio finire di sotto?"
"Perché no? E’ splendido sentirsi più leggeri dell’aria."
Le grida di gioia della veggente vennero sovrastate dal portone della villa che in quel momento si stava spalancando di sotto, Kor e gli altri cacciatori entrarono al galoppo agitando le torce in segno di vittoria.
"Siamo tornati! Guardie prendete questi cinghiali selvatici e preparateci un sontuoso banchetto, stiamo morendo di fame."
"Anch’io ho fame, voglio scendere." farfugliò Darin dando un vigoroso calcio negli stinchi di Kirk.
Era quasi riuscita ad attirare l’attenzione dei Klingon quando un pugno misurato le colpì la mascella facendole perdere i sensi.
"Mi dispiace, ma era necessario." le sussurrò Kirk procedendo più velocemente che potesse verso il basso.
Toccò il suolo e prese in braccio il corpo minuto dell’empatica.
Assicurandosi che nessuno in quel momento stesse attraversando il cortile si precipitò verso il bosco zoppicando per la contusione fuori programma.
"Jim, perché ci ha messo tanto? Cos’è successo?" chiese McCoy aprendo le palpebre della ragazza svenuta. Notando che le pupille erano completamente dilatate aggiunse contrariato.
"Quei cani l’hanno drogata, a giudicare dai suoi battiti cardiaci le devono aver somministrato una dose da cavallo."
"Ne parliamo dopo Bones, adesso è meglio andare verso il punto d’incontro prima che i Klingon notino l’assenza di Darin."
Raggiunta una piccola radura Kirk riadagiò la Sibilla a terra, tirò fuori dal sacchetto di Buddy una dozzina di piccole sfere di metallo e prendendo la mira le scagliò in avanti con forza.
"E’ giunto il momento di scoprire l’utilità di questi gioielli."
Al contatto con il campo energetico sulla piana scese una luce spettrale simile ad un’aurora boreale, la barriera collassò sparpagliando scintille multicolori intorno al perimetro aprendo un varco di alcuni metri.
Le guardie sui torrioni non si fecero cogliere nuovamente di sorpresa, indirizzarono i cannoni laser verso quella direzione bombardandola con raffiche costanti ad alta intensità.
Ciò non fece che aumentare lo squilibrio della struttura già in gran parte compromessa, infatti dopo alcuni secondi il recinto elettronico crollò con un rombo ondulatorio, permettendo alla squadra accovacciata sul terreno di procedere oltre.
Fra il frastuono che iniziava a generarsi Spock attivò il comunicatore dando conferma al signor Scott d’iniziare immediatamente il teletrasporto d’emergenza.
Kirk ebbe la netta sensazione di percepire le urla disumane di Kor provenire dalla villa, gemette mentre veniva investito dal raggio, in fondo sperava d’avere guadagnato un po’ di vantaggio prima d’essere inseguito dallo squadrone Klingon in rivolta.


Claudio Caridi (continua)

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