Capitolo Dodici
Diario personale del capitano.
Siamo tornati sani e salvi dalla missione nel territorio Klingon, e malgrado in questo momento stia dettando queste righe, francamente non riesco ancora a crederlo possibile.
Attualmente Darin si trova ricoverata in infermeria, il dottor McCoy vuole essere certo che non abbia risentito negativamente dalla lunga permanenza nel raggio teletrasporto, sebbene le analisi sul signor Spock non abbiano riportato nulla di particolare.
Un problema però rimane: cosa farne di lei?
L’ammiraglio Foster non tarderà a richiedere il suo trasferimento al Centro Jersey, ed io onestamente non saprei dove portarla, dal momento che il padre adottivo è morto durante l’assalto alla locanda.
Confido di trovare una soluzione prima che il Comando contatti nuovamente l’Enterprise imponendomi i suoi ordini.
"Signor Sulu, inserisca la rotta per il sistema di Deban." disse distrattamente Kirk notando con la coda dell’occhio l’assenza del Primo Ufficiale.
"Infermeria? Bones, come sta Darin questo pomeriggio?"
"Bene capitano, a parte qualche trascurabile squilibrio ormonale, direi che sia tutto a posto."
"Spock è lì con lei?"
"Purtroppo si. E’ da questa mattina che non riesco a scollarmelo dalle costole, si figuri che vuole controllare ogni singola analisi, e se non è pienamente soddisfatto pretende di ripeterla personalmente…anzi, dal momento che è in linea, veda, se può, di richiamarlo sul ponte." bisbigliò il medico sperando che il Vulcaniano non avesse sentito l’ultima parte della frase.
"Me lo passi per favore."
"Qui parla Spock."
"Signor Spock, vorrebbe essere così gentile da raggiungermi in sala riunioni? Abbiamo alcune cose urgenti da discutere."
"Certo capitano, vengo immediatamente."
Prima di lasciare l’infermeria il Vulcaniano deviò verso il lettino diagnostico e s’accertò dei valori riportati sul display, attese che le porte automatiche s’aprissero ignorando il dottor McCoy che continuava a fissarlo con un’espressione vacua.
"Signor Spock, non posso credere ai miei occhi, lei si è innamorato di quella donna. Beh, almeno in questo specifico caso condivido il suo buon gusto."
"Come dice scusi?" rispose Spock soprappensiero, "lei è completamente fuori strada, il mio interesse nei confronti di Lady Darin è esclusivamente scientifico. La fusione mentale in un raggio teletrasporto non era mai avvenuta precedentemente, e certamente questa rimarrà l’unica occasione per studiare i riflessi che l’assenza di fisicità…"
"Senta signor Spock, non faccia tanto il saputello con me, conosco quello sguardo e non capisco perché debba sentirsi tanto imbarazzato, e adesso non mi racconti la favola che solamente durante il ciclo settennale voi Vulcaniani potete scegliere una compagna, perché non le crederei assolutamente."
"Lei è libero di credere quello che vuole." precisò lo scienziato oltrepassando l’uscio.
"Aspetti! Malgrado lei la pensi diversamente, anche io sono un ricercatore, non vorrebbe dirmi almeno ciò che ha provato durante la sospensione vitale?"
Sospirando il Primo Ufficiale si fermò comprendendo che McCoy non l’avrebbe lasciato in pace finché non avesse ottenuto una risposta, cercando i termini più semplici si sforzò d’illustrare come meglio poteva la sua stravagante esperienza, tentò di dire qualcosa, poi scosse il capo e rinunciò al tentativo.
"Non ci sono parole per descrivere quel particolare stato d’animo, va’ al di là della vostra umana comprensione."
"Almeno ci provi." incalzò il medico per nulla soddisfatto.
"Va bene, tenterò, la consideri così: una grande intimità, un senso d’appartenenza totale, assoluto. Se lei non avesse interrotto la nostra unione con quel sibilo lancinante, probabilmente non saremmo più tornati indietro."
"Quindi dovrebbe essermene grato, non trova signor Spock?"
Il Vulcaniano incrociò lo sguardo di McCoy facendolo sentire in qualche modo in colpa, allontanandosi aggiunse reprimendo a stento le emozioni contrastanti.
"Talvolta dottore, la cura è più devastante della malattia."
Il capitano Kirk attendeva pazientemente seduto al tavolo della sala riunioni.
Non appena Spock entrò l’invitò a sedersi al suo fianco aprendo un dossier della Flotta Stellare.
"Aveva bisogno di me, capitano?"
"Si signor Spock, vorrei che m’aiutasse a scegliere la soluzione più consona per questo caso, studio questo fascicolo da ore, ma onestamente non sono riuscito a trovare un luogo adatto dove nascondere la ragazza."
"Nascondere? Mi sembra un termine improprio." precisò il Primo Ufficiale sfogliando a sua volta la documentazione.
"Lo crede veramente? Il Comando, ed in particolare l’ammiraglio Foster, non appena saprà del successo della missione mi sarà addosso pretendendo che le riconsegni Lady Darin, dal momento che non ho alcuna intenzione d’obbedire ai suoi ordini, mi vedrò costretto a condurla in un luogo sicuro finché le acque non si saranno calmate, e questo lei non lo definirebbe nascondersi?"
Spock annuì raccogliendo le dita a piramide, rifletté alcuni minuti prima di proporre un’alternativa all’isolamento forzato della Sibilla.
"Potremmo considerare l’ipotesi di condurla su Vulcano. Dopo la fusione mentale fra noi si è instaurato un particolare tipo di rapporto, che certamente il dottor McCoy le avrà descritto in maniera inesatta e del tutto irrazionale. Sono certo che mia madre Amanda accoglierà Darin come membro della nostra famiglia, lei è umana e particolarmente sensibile alle sofferenze del prossimo, nutro invece qualche dubbio sull’intransigenza di mio padre Sarek."
"Potrebbe respingerla?" chiese Kirk valutando seriamente la proposta del Primo Ufficiale.
"Ciò è possibile. Sarek è un Vulcaniano ed è membro della delegazione diplomatica della Federazione, la presenza di Darin lo metterebbe indubbiamente in una posizione imbarazzante nei confronti del Comando. Tuttavia, mia madre potrebbe…come dite voi umani? Forzargli un po’ la mano?"
"Alla luce delle scarse alternative, direi che valga la pena di tentare," concluse Kirk attivando l’interfono, "signor Chekov, inserisca la rotta per Vulcano, massima curvatura."
"Capitano, da alcuni secondi stiamo rilevando un segnale sconosciuto che ci sta seguendo a dritta via, i sensori a lungo raggio l’hanno appena agganciato." intervenne il signor Sulu ricontrollando le letture degli analizzatori.
"Allarme rosso! Signor Sulu, alzi gli scudi e si tenga pronto a rispondere ad un eventuale attacco dei Klingon. Saliamo subito in plancia."
"Rapporto." ordinò Kirk iniziando a discernere qualche dettaglio della nave sconosciuta.
"Non si direbbe un vascello Klingon, in effetti la sua conformazione ci è del tutto sconosciuta." riferì il signor Spock confrontando la banca dati del computer.
"Potrebbero essere Romulani, saranno interessati alla Sibilla perlomeno quanto Kor." ipotizzò Kirk mantenendo lo sguardo sullo schermo principale.
"E’ possibile, ma improbabile, fino a questo momento non si sono mai addentrati così in profondità nel territorio della Federazione. Tatticamente la loro è una posizione sfavorevole."
"E’ strano," mormorò Kirk massaggiandosi il mento, "perché non hanno seguito una rotta d’intercettamento mantenendosi occultati? Una simile lentezza non lascia presagire un attacco diretto, tenente Uhura apra un canale ed inserisca il traduttore universale."
"Frequenze di chiamata aperte."
"Qui parla il capitano James Kirk della nave stellare della Federazione Enterprise, vi preghiamo d’identificarvi e di giustificare la vostra presenza. Riterremo il vostro silenzio come un atto ostile costringendoci a prendere le dovute precauzioni."
Non ci fu nessuna risposta, il vascello alieno continuò ad avvicinarsi consentendo agli analizzatori d’effettuare una scansione completa della sua struttura.
"Capitano, è incredibile, quella nave è nove volte più grande dell’Enterprise." esclamò il signor Sulu voltandosi verso la poltrona centrale.
"Ancora nessuna riposta, tenente?"
"No capitano, le frequenze sono aperte ed i canali di trasmissione liberi."
"Molto bene, signor Chekov armi una siluro fotonico e lo diriga sulla loro rotta."
"Siluro partito, detonazione fra tre secondi." confermò il Russo iniziando il conto alla rovescia.
L’ordigno esplose con un luce abbacinante ma l’astronave avversaria non arrestò la corsa, oltrepassando tranquillamente la zona di sicurezza.
"Questa volta signor Chekov, miri direttamente allo scafo esterno, massima dispersione."
La raffica di siluri s’infranse contro il bersaglio ripetutamente, ma non causò il minimo danno ai loro scudi energetici, poi inspiegabilmente la sagoma trapezoidale del vascello alieno aumentò di velocità fino a sovrastare per un istante l’Enterprise ghermendola nel suo vano interno con un raggio traente.
Un fischio sinistro si diffuse dalla sala macchine mentre i motori a curvatura iniziavano a destabilizzarsi costringendo le consolle della plancia a lampeggiare per la mancanza improvvisa d’energia.
"Capitano, è inconcepibile, i cristalli di dilitio si sono depolarizzati." riferì animatamente il signor Scott facendo l’impossibile per riprendere il controllo della situazione.
Il volto di un essere umanoide comparve sul visore guardandoli incuriosito con la medesima espressione di uno studioso nei confronti di un topolino, dopo alcuni secondi la sua compagna s’affiancò indicando l’uomo con l’uniforme dorata seduto nella postazione centrale.
"Capitano Kirk, le diamo il benvenuto nella nostra Città Stellare, ci perdoni i nostri metodi per attirare la sua attenzione, ma dovevamo impedirvi di farvi del male. Si trova ancora a bordo la veggente di Deban?"
"Questo non vi riguarda. Lasciateci andare immediatamente o saremo costretti ad intraprendere delle misure difensive." rilanciò Kirk bluffando apertamente.
L’aliena gli sorrise timidamente, si consultò con il suo compagno, divertito per l’arroganza di quella specie battagliera, e lo mise al corrente delle loro intenzioni.
"Capitano, in questo momento l’Enterprise è del tutto priva d’energia, non potrà quindi attuare nessuna rappresaglia, ma questo non è veramente importante, vogliamo semplicemente parlare con la ragazza che voi chiamate Darin, abbiamo il permesso di salire a bordo?"
Kirk si sentì del tutto impotente mentre osservava la nave lentamente paralizzarsi davanti ai suoi occhi, pur di sbloccare la situazione domandò con tono piatto.
"Cosa volete da lei?"
"Vede capitano, non vogliamo proprio nulla, in effetti…noi siamo i suoi genitori."
Capitolo Tredici
I due alieni attirarono immediatamente la curiosità dei membri dell’equipaggio di passaggio lungo i corridoi della nave.
Malgrado stessero correndo verso le rispettive postazioni, non poterono evitare di voltarsi ad osservare la strana coppia.
Il maschio indossava un’elegante tuta argentata ricamata con fitte trame metalliche, la femmina invece un vestito in seta rosa con un velo trasparente che le ricadeva sulle spalle.
Kirk era al loro fianco seguito a pochi metri da un drappello armato della sicurezza.
"Mi creda capitano, le sue guardie non sono necessarie, non abbiamo intenti ostili." ripeté la donna con estrema naturalezza.
"Se veramente fosse così, non ci avreste adescati e privati della nostra energia."
"Non sia intransigente, capitano, le do la mia parola che quando avremo finito le restituiremo la nave in perfette condizioni."
"Mi auguro che sia veramente così!" precisò Kirk per nulla rassicurato delle buone intenzioni dei due visitatori.
Quando giunsero nella sala conferenze videro Darin ed il signor Spock seduti sul lato più lungo della tavola, mentre di fronte il dottor McCoy ingannava il tempo giocherellando con il tricorder medico.
Qualcosa colpì l’attenzione di Kirk, effettivamente quell’uomo aveva i medesimi lineamenti della Sibilla, anche se questa poteva essere un’impressione personale o una semplice casualità, indicando due posti liberi fece cenno d’entrare ordinando contemporaneamente alle guardie d’attendere fuori.
"Ho compreso bene quando avete affermato d’essere i genitori di Darin?" iniziò Kirk evitando ulteriori preamboli.
"Si capitano," rispose il padre focalizzando l’attenzione su di sé, "noi proveniamo da una regione dello spazio ancora a voi sconosciuta, abbiamo attraversato le tortuose barriere dimensionali per raggiungere nostra figlia e ricondurla a casa."
"Non vorrei sembrarle scettico, ma Darin è risultata completamente umana alle analisi del nostro medico di bordo."
"Ciò è comprensibile, le differenze sostanziali non possono essere evidenziate con i comuni mezzi tecnologici." rispose la madre ammiccando alla ragazza.
"Nel luogo da qui proveniamo tutti sono in grado di leggere il futuro, senza distinzione di sesso o di posizione sociale, è una caratteristica insita della nostra specie. Un dono prezioso che ci ha resi unici in tutto l’Universo e che ci ha fatto scegliere l’isolamento per prevenire la contaminazione della nostra società."
Il signor Spock prese la parola dichiarando apertamente.
"Le vostre affermazioni sono alquanto contraddittorie. Da quello che ho potuto osservare sembrereste una famiglia benestante e certamente influente nella vostra struttura di comando, dal momento che avete condotto personalmente l’attacco alla nostra astronave. Perché avreste abbandonato vostra figlia costringendola a vivere in un baraccone da Luna Park?"
"Ottima argomentazione!" esclamò compiaciuto McCoy per nulla convinto della versione riportata dai due alieni.
"Bones, stia calmo e li lasci continuare." suggerì Kirk aspettando una spiegazione più soddisfacente dei fatti.
"Comprendiamo i vostri dubbi. Sappiate tuttavia che la nostra è stata una decisione sofferta, ma necessaria. Lei signor Spock ha giustamente intuito che io e mio marito rappresentiamo il governo legittimo della Coalizione Droviniana, quindi dovevamo essere noi, in prima persona, a dare l’esempio agli altri. Dopo millenni di buio isolazionismo che rese la nostra società sterile e priva di qualsiasi stimolo costruttivo, decidemmo d’aprirci verso l’esterno sperando che il dono della preveggenza potesse accrescere la consapevolezza e l’evoluzione delle altre razze. Avevamo però il timore d’essere fraintesi dagli esseri senzienti incapaci di percepire lo scorrere del tempo come possiamo farlo noi, preferimmo quindi scegliere una nostra rappresentante e farla crescere secondo le usanze dei nuovi mondi prima d’esporci apertamente. Darin, la nostra primogenita, fu scelta per questo compito ed inviata su Deba Quattro per dare inizio ad una nuova era di pace e di comprensione. Purtroppo le cose non andarono secondo le nostre aspettative, gli uomini non compresero le potenzialità dei suoi poteri relegandola nei bassi strati della società, costringendola a praticare il mestiere di cartomante, nulla di più offensivo per una creatura dotata della sua sensibilità."
"Avreste potuto facilmente intuire il pericolo che Darin avrebbe corso vivendo a stretto contatto con i Debiani." aggiunse Kirk piuttosto perplesso.
"Ha ragione capitano, ma era un rischio che aravamo disposti a correre per il bene comune. Tenendoci in disparte abbiamo osservato la crescita di nostra figlia fino alla maturità, ci illudemmo che un giorno le cose sarebbero migliorate e che gli uomini avrebbero finalmente capito, invece Darin, senza la guida dei suoi simili, iniziò a perdere il controllo dei suoi poteri fino quasi a restarne vittima. Per questo siamo intervenuti. Lei non è una di voi e la vogliamo nuovamente al nostro fianco, stiamo forse chiedendo troppo?" concluse la donna non riuscendo a trattenere le lacrime.
"Forse è meglio fare una pausa." propose opportunamente Kirk alzandosi dalla poltrona.
"Siamo d’accordo." risposero in coro i due ospiti prima di venire scortati verso i loro rispettivi alloggi.
"Allora Spock, cosa ne pensa?" domandò McCoy prima di ritornare in infermeria.
"Un racconto interessante, seppur con qualche incoerenza logica. Sono certo che il capitano prenderà la decisione più consona, inoltre si ricordi che in questo momento siamo all’interno della loro Città Stellare, e sebbene al momento non abbiano intenti ostili, un nostro eventuale rifiuto potrebbe fare precipitare rapidamente la situazione in nostro sfavore."
"Signor Spock, le dispiacerebbe lasciarmi solo con Lady Darin?" chiese Kirk entrando nella stanza della Sibilla.
"Naturalmente no, capitano." rispose il Vulcaniano con un cenno di saluto.
Kirk attese che l’ufficiale uscisse dalla stanza, ed evitò qualsiasi commento sul fatto che i due si stessero tenendo per mano dando così credito alle supposizioni del dottor McCoy.
"Capitano, non è come pensa," si giustificò lei, "il signor Spock stava analizzando telepaticamente alcune esperienze personali che abbiamo condiviso durante la fusione mentale, è ciò implicava il nostro esplicito contatto."
"Capisco, ma non sono qui per parlare di questo, vorrei sapere invece se ha valutato attentamente la proposta dei suoi presunti genitori."
"Ci ho pensato tutta la notte, e sebbene trovi la loro spiegazione incompleta, penso che farei bene a seguirli."
"Lo dice perché lo crede veramente? Oppure perché ci troviamo in una situazione di potenziale pericolo?" precisò Kirk trovando l’inflessione della ragazza piuttosto incerta.
"Diciamo che sarebbe meglio per entrambi. Prima che lei entrasse tentavamo di scandagliare la mia memoria profonda nel caso avessi ancora qualche ricordo inconscio della mia prima infanzia, purtroppo non ne abbiamo trovato nessuno che avvalli la loro teoria. Del resto lo avrà notato anche lei, io e mio padre ci assomigliamo come due gocce d’acqua."
"Però non mi sembra del tutto convinta." aggiunse Kirk sedendosi al suo fianco.
"No capitano. Non capisco perché mi abbiano abbandonato su di un pianeta alieno, non capisco perché in tanti anni non si siano mai fatti vedere, e soprattutto non capisco perché abbiano permesso il mio rapimento e la morte di Sori, che Dio l’abbia in pace. Lui è stato un vero padre per me, sacrificandosi per farmi crescere, lottando contro la povertà, perfino quando era illusionista nel circo non mi ha fatto mai mancare nulla…caro Sori, speravo t’attendesse un destino migliore." concluse l’indovina mantenendo a stento un atteggiamento controllato.
"Comprendo la sua confusione, e mi dispiace doverla alimentare mettendola di fronte ad una scelta così difficile. Desidero sappia comunque, che nel caso decidesse di restare a bordo, noi tutti faremo il nostro dovere fino in fondo, malgrado la superiorità bellica della Città Stellare. La sua decisione non dovrà essere condizionata in alcun modo, e stai tranquilla, l’Enterprise ha affrontato minacce ben più consistenti di questa." la rassicurò Kirk preparandosi ad uscire.
"Capitano, la prego di restare ancora qualche secondo, vorrei porle una domanda. Dove potrei andare se rimanessi qui con voi? Ho avuto una visione molto strana di un uomo che indossava la sua stessa uniforme e che mi conduceva in un laboratorio per essere analizzata. Gli esami erano complessi e duravano intere settimane, forse mesi, ed io ero terrorizzata, ma loro continuavano i test del tutto incuranti delle mie sofferenze. Cosa può dirmi di questa divinazione? Io non riesco ad interpretarla correttamente, è forse vera?"
Kirk rimase impietrito dalle parole della Sibilla, sospirando le strinse le mani gelide tentando d’infonderle un po’ di calore umano.
"Stia tranquilla, ciò che ha visto non s’avvererà. La madre di Spock l’attende su Vulcano, è una persona meravigliosa ed avrà certamente cura di lei come nessun’altra potrebbe, e poi non si dimentichi che ha imparato praticamente tutto sugli usi dei Vulcaniani tramite la fusione mentale. Con loro potrà rifarsi una vita."
"La ringrazio capitano, le prometto che valuterò la sua offerta con la massima attenzione."
Prima d’uscire Kirk si ricordò di un elemento che non aveva ancora preso in esame, si fermò quindi sulla porta voltandosi nuovamente verso l’empatica.
"Veramente ci sarebbe un modo semplice ed innocuo per sapere con certezza se i due alieni sono veramente i suoi genitori. Non sono certo se vorranno ritenere valido questo test, ma possiamo sempre provare a chiederglielo: è l’analisi comparata dei vostri DNA. Abbiamo l’attrezzatura a bordo per effettuare l’intera procedura ed una volta con i risultati in mano, lei si sentirebbe più libera di scegliere, se non altro saprà con certezza la verità. Vorrebbe partecipare?"
"Sicuramente capitano, a patto che anche i miei genitori acconsentino all’esperimento."
"Faremo in modo di convincerli." rispose con determinazione Kirk dirigendosi verso il settore abitativo dell’Enterprise.
(continua)
La Sibilla di Deban
Claudio Caridi