KULT Underground

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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Carissimi amici di Kult,
eccomi per il secondo mese consecutivo all’appuntamento con SUSSURRI, che anche stavolta si presenta molto ricco di voci e di temi nuovi, prendendo spunto sia dall’attualità – la guerra in Kossovo -, sia dall’esplorazione della mente umana e dai labirinti del "fantasy".
A Kult si rivolgono varie fasce d’età, naturalmente; ma è bello constatare come molti della nostra generazione, cresciuta a cavallo degli anni Ottanta, e molti ancora più giovani – accusati dalle inchieste televisive di disincanto, menefreghismo, disinteresse verso il mondo al di fuori del proprio quartiere – sentano la necessità di scrivere, di scavare dentro sé stessi, di confrontarsi con i grandi problemi senza tempo dell’uomo. Con qualche ingenuità, a volte; nulla però che qualche lettura adeguata non possa correggere, indirizzare, ispirare.
Una nota a margine, da vecchia zia: forse sarebbe meglio trovare nei racconti echi di grandi scrittori, non solo richiami ai telefilm di fantascienza e simili; lo dico pur essendo una grandissima appassionata di X-Files, Star Trek ecc. ecc…ma esiste anche qualcos’altro, prodotto in secoli di storia.
Scusatemi lo sfogo, che comunque non vuole minimamente sminuire il valore di Benaresyama di Federico Mori (ebbene sì, mi stavo riferendo a lui, e spero che non me ne voglia), autore capace di condurre una storia, costruendo la trama in modo credibile e a tratti avvincente, scegliendo temi interessanti e spunti degni di un romanziere di fama, da Ken Follet a Jacq. Deve solo stare attento a non "spezzare" la suspence con sfoggi di erudizione o spiegazioni troppo tecniche e "fredde"; in ogni caso, il risultato raggiunto è notevole, considerato che l’impegno di scrivere un romanzo è uno dei più gravosi che ci siano…
In questo numero, potrete leggere il sesto e settimo capitolo della saga, in cui assistiamo alle ricerche parallele del dottor Blake, intenzionato a scoprire la verità sull’Arcam e sull’ambiguo Kage, e poi alle prese con il misterioso "codice Baphomet", e dei due angeli Rama e Benares. Buona lettura.

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Ma non solo mondi diversi e lontani, anche nel tempo, popolano gli scritti del "popolo di Kult". C’è anche il mondo vicino, eppure insondabile, della mente umana, con i suoi sogni e le sue ossessioni; e nessuno più di Damiana Guerra, autrice del bellissimo Anelli, apparso il mese scorso, sembra interessata all’evolversi delle follie e delle fissazioni umane. Anche questo mese, con la poesia-prosa Occhi, racconta l’inesorabile avanzare della malattia mentale, dello sdoppiamento di personalità: poche intuizioni tratteggiano il perdersi della mente in un’ossessione, simile a quella descritta in Le Horla di Maupassant.

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Anche Monica Orsini, autrice di solito più "intimista" e raccolta, si cimenta negli effetti forti in Bad Boy’s Distruction. Evidentemente è forte l’attrazione per l’orrore, per l’incubo, per le situazioni morbose e angoscianti, che forse servono ad esorcizzare inconscie e antiche paure…La prosa, brevissima, riesce a comunicare un’atmosfera inquietante, col dubbio insidioso, alla fine, che la creatura orribile sia in realtà il Nulla – sempre in agguato nella nostra esistenza.

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A proposito di situazioni morbose: credo che il massimo sia raggiunto da Fabrizio Cerfogli con la III parte di Inevitabile Vendetta, di cui sconsiglio la lettura ai minori di anni 18 e alle persone più impressionabili. UN MOMENTO! Non precipitatevi tutti avidamente sulle vicende della lussuriosa Morsa e della terribile vendetta concepita da Luca ai danni del "bastardo"; lasciatemi aggiungere che Fabrizio Cerfogli ha uno stile scorrevole, piacevole, ricco, e una grande capacità di evocare le situazioni e di colpire la fantasia – anche se a volte scivola in effetti di gusto un po’ eccessivo…

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La storia irrompe nelle pagine di SUSSURRI con il breve racconto Una storia possibile, di Gianluca Grassi, voce nuova che spero ci accompagni anche nei prossimi mesi. Si tratta di una brillante esercitazione di "fantapolitica", genere poco trattato dagli autori di Kult: partendo dal presente, Grassi ricostruisce in modo lineare e credibile lo scenario di un aggravamento della guerra in Kossovo.
La grande strategia militare si scontra con le private esistenze di un gruppo di amici, volontari nei campi profughi; molto bella la descrizione iniziale della vita che scorre tranquilla, lontana dalla morte a cui é destinata. La mente corre inevitabilmente al film Fandango, in cui il conflitto del Vietnam irrompeva nel divertimento e nella spensieratezza di alcuni giovani.
Il testo è costruito bene, solo il finale è leggermente frettoloso. (Spero che al momento della lettura l’ipotesi di una ripresa della guerra risulti datata e inverosimile: incrociamo le dita mentre si intravede la pace…)

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Se vi siete rattristati leggendo il testo di Gianluca Grassi, potete risollevarvi il morale con Diariosamente parlando, di Marco, una poesia-prosa in cui l’autore affronta in modo semiserio una vicenda banale come il taglio dei capelli (e i pensieri che passano nella testa sotto i capelli). Uno spunto divertente, sfrontato, anche se forse l’autore deve ancora trovare la sua strada tra sperimentalismo linguistico e innovazione.

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Un’altra ossessione dei racconti di questa sezione, spesso ricorrente, è il precipitare in una vita banale, piatta, alienante. Il racconto lungo Il pensatore, di Barbara Burgio, parte da questo tema per stravolgerlo nell’invenzione, con il suo stile inconfondibilmente caustico, spezzato, in cui la realtà minuta e l’immaginazione si confondono fino a perdere i loro contorni e il loro significato.
Bellissima é l’immagine del "creatore
di felicità" Gaudenzio Tripudi, esemplare nella noia sconcertante della sua esistenza…

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Un’ispirazione simile, anche nell’incipit (l’ufficio, il ritardo, l’irritazione…), anima il racconto La tessera, di Raffaele Gambigliani Zoccoli (curatore, ricordiamo ancora una volta, del sito Racconti e Letteratura, che invito a visitare i pochi che non l’hanno ancora fatto).
Anche qui, realtà e invenzione fantastica si confondono, si uniscono: cos’é più reale, il lavoro al computer o il burocratico invito a ritirare "la tessera per il paradiso"? Inutile sottolineare le doti di Gambigliani nel creare una storia, nello scegliere i tempi giusti, e il suo modo di scrivere "pastoso" e avvincente.

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Elmo di Federico Malavasi é una lirica rievocazione di un’amicizia, semplice e lieve come devono essere i ricordi; bella l’immagine finale dell’aquila-angelo che si libra nel cielo. Anche una poesia può servire a serbare nel cuore una persona cara che ci abbandona.

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Ancora introspezione, cruda e violenta analisi dell’istinto, in L’incrinatura nel retino delle farfalle, di Giorgia Mantovani, una poesia dai toni forti sulla perdita dell’ingenuità, del "romanticismo", sulla brutalità dell’esistenza al di là dei "falsi sentimenti", delle belle parole che mascherano la realtà dell’essenza umana – un’essenza animale, sensuale, a tratti squallida.

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La brutalità dell’esistenza, la mercificazione dei rapporti umani e del tempo stesso, si ritrova nella brevissima Contro, di Enrico Miglino, intuizione folgorante sulla perdita di senso delle relazioni quantificate e annullate nell’egoismo: la conclusione, "non ho altro da dire", sintetizza benissimo uno stato d’animo di inutilità e d’abbandono.

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Per finire, una "chicca": la prima parte del racconto Lo scafo, di Marco Giorgini, autore prolifico e dall’impagabile tecnica narrativa. La storia – un intrigo di spionaggio e tecnologia extraterrestre – é vista dallo sguardo disincantato e fantasioso di una abitante del porto, sempre in bilico tra droga e amici malavitosi. Bellissimo l’inizio, col "discorso indiretto libero" del personaggio principale ("Lo senti quest’aroma nell’aria? Lo senti il guizzo?")

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Eccoci giunti alla fine, ho parlato anche troppo – mentre dovrebbero parlare solo i testi e la vostra interpretazione. Vi ricordo ancora di leggere gli E-Paperback: é davvero una bella iniziativa.
Non mi rimane che salutarvi e augurarvi una stupenda estate, con un po’ di meritato riposo per chi lavora, e un po’ di meritato lavoro per chi, forzatamente, riposa. Arrivederci a presto, e buona lettura!

Lorenza Ceriati



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