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Lo specchio scuro dell’anima

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Lo specchio scuro dell’anima

Già da alcuni giorni avevo quella sensazione addosso e non riuscivo più a non farci caso, mi sembrava sempre di avere due ombre, come se qualcosa mi aleggiasse vicino senza lasciarmi respiro, qualcosa di malvagio e sottile.
Forse era anche a causa dei discorsi fatti di recente a cena con gli amici che, chissà perché, ultimamente terminavano sempre con i nostri racconti onirici più bui, con il confessare le nostre esperienze noir sensazione di spettri vicini sogni ad occhi aperti visioni notturne di persone morte da anni.
Ma non solo.
Adesso mi tornavano in mente i libri letti anni fa hai tempi dell’università, soprattutto i classici come Poe e Lovecraft, leggevo molto in quel periodo e spesso capitava che ci si trovasse con amici a confrontarci su ciò che avevamo letto, gli anni poi passarono e non ritornai più in argomento anche l’interesse verso certi discorsi passò e lasciò il posto ad altre mode, ma non è solo questo sembra che mi sia scordato qualcosa di quel periodo cosi strano della mia vita però forse non era poi così importante.
[…]
Sembrava facile bastava solo desiderarlo e tutto ti sarebbe stato concesso e in cambio era richiesto un piccolo, chiamiamolo così, voto di scambio, era solo un gioco così alcuni provarono.
[…]
Il pianto di mio figlio mi distolse da questi pensieri cupi guardai l’orologio luminoso sul comodino, le 3.14 dovevo alzarmi per forza, quella notte mia moglie era di turno in ospedale, ma tanto non faceva nessuna differenza tanto ero già sveglio così portai il piccolo Marco in bagno a fare pipì gli diedi il biberon con la camomilla si riaddormentò subito così tornai a sdraiarmi sul letto ma guardandolo sembrava più un campo di battaglia, non mi ero reso conto di aver fatto un sonno così agitato a dire la verità non mi ero accorto di essermi addormentato.
Una volta coricato piombai subito in un sonno agitato tormentato da incubi dei quali però al mattino non rimase traccia se non per quella sensazione di stanchezza [….] e sempre quella sentore di malvagità che mi si stava caricando l’anima.
Non feci colazione per ovvi motivi, preparai mio figlio e lo portai all’asilo.
La giornata di lavoro passò, il lavoro non era più un problema ormai, si passava da un successo all’altro.

La notte ed i suoi spettri erano già alle porte.
Marco dormiva già da un po’ vederlo dormire beato con tutti quei riccioli biondi ricordava proprio un angioletto, mia suocera sarebbe dovuta venire a prenderlo per tenerlo una giornata ma un impegno imprevisto glielo aveva impedito, peccato, no non fraintendetemi amo mio figlio più di qualsiasi cosa al mondo però a me e mia moglie avrebbe fatto piacere stare tra noi, infatti Daniela era ancora di turno e avrebbe poi fatto due giornate di riposo, in questo modo saremmo potuti una mezza giornata insieme, noi due soli.
Ma questi piacevoli pensieri svanirono in fretta le ombre già al lavoro.
L’aria della camera era diventata pesante quasi irrespirabile così mi alzai dal letto per andare ad aprire la finestra rendendomi conto di essere completamente bagnato di sudore, mi voltai per tornare a letto l’Ombra era già lì e mi parlò con la sua voce oscena, gelida, uno stiletto nel cuore e nel cervello.
– Tu ormai sei Mio, il Mio giocattolo, il Mio tramite – disse la cosa.
Rabbrividii infatti stavo già immaginando la sua prossima frase che puntuale arrivò.
– Hai avuto ciò che desideravi ora devi pagarmi il conto. –
Scossi violentemente la testa, non può essere vero sto solo avendo un incubo magari un tantino più peso del solito ma non può essere vero, per darmi la sveglia buttai la testa fuori dalla finestra un vento gelido mi sferzò la faccia.
– Oh! Si invece è tutto vero! – disse sogghignando (?) l’Ombra.
– E ti dirò di più, per saldare il tuo debito con me hai pochissimo tempo – incalzò.
Ormai completamente stordito e rassegnato feci la domanda con un filo di voce:
– Cosa devo fare? – Uscendomi di bocca ebbi la sensazione che le parole uscite dalle mie labbra fossero state pronunciate da un’altra persona.
– Oh! Ma è molto semplice Mio caro, uccidi tuo figlio! –
Le parole dell’Ombra mi rimbombarono nelle orecchie per alcuni secondi che sembrarono secoli.
Ormai ero in sua balia, andai in cui cucina, presi un coltello per arrosti, lungo e affilato, il luccichio della lama si riflesse nei miei occhi, sentivo una nuova emozione farsi strada nel petto un piacere oscuro e sottile, antico come il mondo, sentivo il battito nelle tempie, mi avvicinai, percorrendo il corridoio, alla cameretta del piccolo Marco che continuava a dormire come se nulla fosse.
– Oh! Bene vedo che impari presto – disse con soddisfazione l’Oscuro.
Ormai invasato mi feci avanti sulla soglia ma quando feci per muovere il piede all’interno della stanza mi bloccai.
Guardai il piccolo rannicchiato nel suo lettino un angioletto davvero.
Una scintilla.
In me accadde qualcosa, una fiammella mai spenta adesso tornava brillare, esperienze passate misteriosamente dimenticate ora erano di nuovo al loro posto.
Una luce bianca e pura, una sensazione di calma e sicurezza pian piano cominciava a farsi strada nelle mie viscere contrastando la forza buia e antica di alcuni attimi prima.
Mi volati verso l’Ombra, che capì subito costa stava accadendo.
– Oh! Ma cosa abbiamo qui una piccola ribellione, inutile mio caro, ormai non puoi più tornare indietro – esordì spavalda.
– E invece io ti dico che si può mostro! – risposi secco senza alcun timore.
– Perché ho finalmente capito cosa sei ma soprattutto chi sono io –
Così dicendo avanzi verso la cosa con una carica dentro, un’energia primordiale che mi illuminò di nuovo l’anima.
– Non ucciderò mai mio figlio! Non ucciderò mai nessuno per te! – tuonai.
L’Ombra fece per ribattere ma io gli ero già addosso e gli piantai il coltello in mezzo al petto con tutta la forza che si può avere quando si sta lottando per chi si ama.
Una luce innaturale uscì dal corpo della cosa che sembrava realmente sorpresa da ciò che era accaduto, la luce continuava ad uscire allargando il foro di entrata come un fiore che sboccia e più luce usciva e più la cosa si prosciugava.
La cosa ululò poi svanì con un lampo.
Era finita, il coltello era in terra sul pavimento nudo, un cane fuori abbaiava, mi voltai, Marco era lì in piedi sulla soglia della cameretta, brillava di luce propria.
– Papà devo fare pipì – le sue parole cancellarono ogni residuo di malvagità che aleggiava ancora nell’aria.
Ve l’ho già detto che mio figlio a volte sembra proprio un angelo vero?.
– Certo amore andiamo subito -.


Alessandro Rossi

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