Lei sedeva esattamante sulla linea della porta, le gambe distese, rigide, contratte in regolari movimenti muscolari…..
Destro, sinistro, destro, sinistro, sinistro, destro-destro, sinistro……ritmo ininterrotto delle punte dei piedi sui resti di una porta, di legno, fradicia, che si reggeva miracolosamente sul cardine superiore per aprirsi verso l’esterno…
Del resto le serrature sono il lusso di chi ha molte verità da custodire….
Una porta fradicia e decorata di buchi, ovunque……ma intelligenti…. .
Lei spesso lodava come una maestrina soddisfatta la perizia delle termiti, della decomposizione del legno, o della dentatura dei topi……
Non amava molto l’aria aperta, così preferiva osservare il mondo da dietro quella porta bucherellata…..
Ogni tanto faceva oscillare l’anta, avanti , indietro, ed il suo gesto era così sottile, leggero, eppure deciso…..sembrava maneggiare un archetto di violino…….In tanti anni, non ho mai visto quella porta spalancata…..Come poterle dare torto?
Io spiavo il suo volto , specie nelle giornate di sole, quando sembrava un quadro di Renoir, chiazzata di luce ed ombra…..
Era mattina ed era estate, verso le 7…… una luce diafana illuminò il suo labbro superiore, mentre come al solito tremava impercettibilmente prima del risveglio…….
Asja :-….sì, quest’inverno raramente il sole delle 14 e trenta si è sciolto nella nebbia, sai, di quelle che non cancellano tutto, ma lasciano il sole come una sfocata palla giallognola, là, sulla verticale della parabolica, a destra del comignolo grigio…….
Come farà a ricordarsi sempre esattamente l’ultimo discorso della sera prima e soprattutto il momento esatto in cui le sue parole sono svanite nel sonno?
Curioso, no? Un buongiorno che si riannoda alla buonanotte e viceversa, come se il sonno non fosse altro che un inciso.
James jr: (bruscamente)- Grigionebbia, inconsistente velatura di gocce adatte solo a mascherare quella morbosa comodità conficcata in scintillanti insegne a destra oltre la corsia d’emergenza "da oggi saldi Ipermarket, 1 minuto dopo il casello"….
Quella bassa, nelle vie delle città del nord vicino ai ponti verso le 6 di mattina, si ramifica e s’intrufola ad avvolgere ogni angolo, sega le gambe di ogni passante ad altezza caviglia, poi i piedi vanno da soli, svaniti….passanti amputati, ed io con loro, a scivolare sulla superficie della nebbia mentre perdo pezzi di carne decomposta e sangue già raggrumato dalle caviglie mozzate….e sono foto, sì, foto…. ogni brandello in carta Kodak – "ricordati di ricordare!!!"- che si accartoccia come plastica bruciata a consumarsi e spegnersi in un movimento verso l’interno, avvolto su se stesso..( fiato-fiato)… brandelli di carne e muscoli in foto roventi sfilano e rimangono sulla superficie della nebbia, non toccano il selciato…. continuo a galleggiare e sfilare lungo i binari della marea grigia…. le gocce mi solleticano un po’, e mi meraviglio della sensibilità della carne viva……..
Asja :- Buongiorno, James….E grazie per la consueta invasione verbale mattutina…..
Terzo buco da destra, settore w, per i profani in basso a destra della porta…..Quello che spunta è un dito medio….decisamente…..incoronato da un’unghia tipo Morticia, nerastra……
Già, più che una corona è una mitra da vescovo, data la forma a punta….
Il gesto non è molto clericale, però……….
James jr: ……
Asja:-…….
(il dito ritorna nella penombra)
Silenzio. Respiro profondo di lei. Scocciato.
Asja :-….e poi per ben tre volte nel solo mese di Gennaio il lampioncino vicino alla palma di proprietà dei coniugi sterili si è acceso dopo 10 minuti rispetto al lampione della via antistante…..Speriamo non ci prenda l’abitudine, sono preoccupata……Tutt’e tre le volte esattamente dopo 10 minuti……Spaccava il secondo, cazzo…….Se so quando si accende, se ci faccio l’abitudine, è la fine……
Piccola pausa. Respiro profondo (mio).
James jr :-……Veramente, io……..sai, quel maledetto fantasma storpio di Joyce che mi perseguita…….Non…..
Parole tra parentesi le mie…..
Asja :-….del resto non poteva sorprendermi per 365 giorni filati, feste incluse…….In fondo rimane sempre la sua luce a salvarlo……fa tre-quattro scatti prima di accendersi definitivamente, ed all’inizio è fioca……è quello il momento più bello……tutta quell’attesa , 3-4 lampi a squarciare il buio, poi una luce così moscia che non illumina neanche metà palma……Ma se ci mettono un timer, o si accordano con il Comune? Se aggiustano la lampadina? Lui è l’ultimo in questo fottuto cortile, l’ultimo a resistere……
Gliela volevo dire, dirle l’unica frase decente che avevo pensato in 1 settimana……..Quella del lucchetto…..o della serratura, va beh, è lo stesso……
Poi però il solito stream…………e quella successiva sensazione di colpa, di imbarazzo tartagliante..
‘fanculo Joyce e soprattutto Molly Bloom…….
No, non quella di Joyce…….mia madre….
No, non sto scherzando……
Sì, lo so, di mamma c’è n’è solo una, e già c’ha le sue turbe a chiamarsi così, ma ancora deve spiegarmi come ho fatto a nascere dal punto finale dell’ Ulisse…….
…….almeno così mi raccontava da piccolo…..
Si è fatta fecondare da un punto e virgola, da un punto esclamativo, da quattro-cinque punti di sospensione in un orgia bacchica d’interpunzione?
Magari col senno di adesso (???) potrei pure pensare che mi ha raccontato una catena himalayana di stronzate, però lei veramente parlava senza virgole né punti, ed io davvero ogni mattina saluto il mondo con un cazzo di monologo alla Joyce……
E fino a quel giorno, fino a buona parte di quel giorno potevo mettere in piedi una frase solo prendendo al volo l’ultima parola detta da Asja…….prima che se ne andasse……
…..la parola, non lei….
James jr :-A resistere è l’ultimo, già…..Non sarebbe bello stare proprio lì, in mezzo a quei 10 mq o poco più di giardino tropicale, sotto la palma, su lati opposti, io dalla parte del muro e tu dal lato della scaletta?
Pausa.
Pausa.
Lei tira in su col naso. E’ solo metà della sua pupilla quella che riesco a scorgere mentre mi giro verso di lei. Poi la palpebra si abbassa, e rimane giù. L’anta si muove e lascia la più piccola fessura che abbia mai visto. Non è una voce quella che sento, è qualcosa che assomiglia allo scrosciare delle foglie cadute. Inesorabile, giallo, imprevedibile, impercettibile, ma profondamente allegro.
Sì, allegro. Lei sta ridendo.
Una risata sussurrata, timida, a scemare gradualmente in parole ……così sottili, così sferzanti…..
Asja- Ero aggrappata con te mani e piedi a quella ringhiera, dietro le sbarre, e desideravo qualsiasi angolo di quel cortile. Ogni cosa mi veniva incontro , sorridente, ed era piena, capisci?, così schifosamente piena e dolce, così soffocante e nauseante, eppure estremamente succosa….. e non potevo fare altro che allungare le mani, lasciando la sbarra…..Per fermare quell’assalto….. spesso per prendere……….
Tutto mi si offriva in un vortice di invitante lussuria…..Una danza di grondaie, selciati, rose, ratti e corvi, sigarette spente………
E il mio desiderio come una malattia bulimica, mangiare per poi vomitare tutto, attanagliata dal senso di colpa…….
A volte ero felice, felice di abbuffarmi o felice di vomitare anche il più bruciante dei succhi gastrici….
Non stavo poi così male…..
A rimetterci era solo il mio equilibrio…..
Apro parentesi tonda dentro parentesi quadra….
James jr :-[(Sapevi di poter contare sulla mia spalla sinistra, invece….)]
Asja :-…..ma ogni mano ha un ruolo in quei momenti….
Chiudo parentesi, come non detto……..
…..una si apre, una si chiude a pugno e il dorso di entrambe rimane verso terra…..a sfiorare il pavimento……Una stringe ciò che ha avidamente divorato, l’altra si apre e si tende fino a tremare, per espellere anche la più piccola cellula….
O il pugno chiuso respinge e il palmo teso accoglie, in fondo è lo stesso……..
La tua spalla era inutile, non l’avrei sfiorata nemmeno volendo.
Del resto era troppo impegnata, come l’altra, a reggere quel braccio puntato a baionetta contro le sbarre……
Delle armi da rivoluzione, quelle braccia…..ma solo fino al polso……Poi, le tue mani…..un colpo a salve, un coito mancato, a stringere quelle sbarre con rabbia, sudando rivoli scuri , impregnati di ruggine…… Odiavo ed odio il tuo ghigno mentre giri freneticamente lo sguardo per ogni angolo del cortile, a cercare chissà cosa, a tentare di captare chissà quale segnale…..forse quello che tu stesso hai soffocato…..
K.O.
Tecnico.
Silenzio. Otto gonfi quarti di silenzio.
Poi un soffio, verso l’esterno…..
Le dita della mia mano aggrappata alla sbarra della ringhiera sentono il fresco del suo alito……
La sua bocca contratta ed un freddo sempre più intenso…….
Si sa, minore è l’apertura lasciata dalle labbra, maggiore è il freddo…..In questo lei è un talento.
La cosa buffa è che si è sempre rifiutata di fischiare, ha sempre detto che sarebbe stato immorale far uscire un suono da quella impercettibile apertura.
Poi un respiro gradatamente più caldo e ritmato, l’anta della porta si muove, impercettibilmente……
Di nuovo parole, di nuovo segni sulla pagina intonsa di un quaderno sempre nuovo….e a righe, per la precisione….
Asja :- Sai, (parlava a me, alla porta?) alle nove e trentadue delle mattine di metà Maggio il sole disegna una gabbia d’ombra perfetta con la ringhiera sul pavimento della terrazza, non lascia nemmeno un centimetro libero alla luce pura…
Microcellule di luce imprigionata, carcerata……nello spazio circoscritto del pavimento del terrazzo la luce non si riflette in altro modo che viziata dall’ombra….Non c’è spazio per se o ma….Quei minuti sono inequivocabili, irrevocabili…..
Abitare quei minuti, ecco a cosa mirava la scientifica perizia della corrosione di questa porta…..e la scelta di viverci dietro……
Abitare quegli attimi, spiare da dietro le sbarre, per sempre……..L’unico modo per piegarle, l’unico modo per fuggire……
Visto da qui, da un’anticamera socchiusa, il giardino, il cortile, il magazzino laggiù, tutto lascia intravedere le sue crepe, il centimetro in cui la superficie cede…..e lì bisogna insistere, sabotando ogni collegamento, deformando ogni parola conosciuta…..
Finché……..
James jr:- Finché?
Asja:- Nulla…….Non ancora….
L’hai visto "Il pianista sull’oceano"? O hai letto "Novecento"?
Lui , T. D. Lemon, non ci è andato, a terra….. Era già sulla passerella…..
E invece è tornato indietro……..
Ha avuto paura della vera immensità, che non è il mare, ma è la terra, la città, le vie, le persone….
Guardare quel mare da dentro, tentare di abbracciarlo, sentirne la voce, beh, è un’impresa ……
Ci si può morire, è troppo, per chiunque………No, l’unico modo è spiare, da un angolo, chiuso, noto, limitato……..
Allora da quel piccolo limbo, né terra né mare, si vedono lampioni beffardi che si accendono a piacimento, quasi a cercare giorno dopo giorno un ritmo tutto loro, a movimentare un po’ la via……
E ben vengano i cactus vicino ai freezer, i conigli che giocano coi cani nel terrazzo, i piccioni che fanno il nido nell’incavo dell’antenna parabolica…..
Mentre una farfalla, intenta a volare da sempre nell’angusta area del giardino della palma , disegna l’aria con la leggerezza di un petalo, senza mai posarsi, col tipico disincanto di chi guarda un film conoscendo il finale … Sa che prima o poi cadrà a terra, esausta… in fondo quante energie avrà mai una farfalla? Già la vede, la sua caduta, la pregusta, magari vola solo per quel momento in cui cederà alla gravità, ma prima, prima c’è una determinazione olimpica, un volteggio ritmico studiato nei minimi dettagli…….Un vagabondaggio minuzioso fra le quattro mura di quel giardino……..
James jr:- Sembra quasi che tu stia descrivendo un altro luogo, un cortile che non vedo……eppure sono qui, a pochi centimetri da te……..
Asja:- Forse perché le tue mani , stringendo quelle sbarre, a volte sudano sangue……neanche fossi Gesù Cristo nel Getsemani……E come lui sei in preda al panico, umano, certo, e forse proprio per questo legato ad una buffa questione, non è vero? L’ho capito solo 3 giorni fa ….Si tratta della palma e del geranio……Giusto?
James jr:-………
Asja:- Colpito di nuovo, eh? So che per te parlarne è come raccontare il sogno della notte appena trascorsa……svanisce sempre più ad ogni parola che si pronuncia, scivola nell’inconsistenza di un’impressione, di un sapore in bocca…..
Fino all’oblio….così simile all’abitudine, al gesto meccanico…….Ed il tuo sembra proprio un meccanico sogno ricorrente , puntuale alle 19 di ogni Venerdì, quando l’annaffiatoio del cortile bagna per sbaglio la palma , poi quei gerani rosso sbiaditi, curvi, quasi prostrati da tanta acqua, piantati in una coccia a due metri dalla palma…….
E’innaturale come fissi quell’annaffiatoio….
James jr:- Il geranio è nei balconi, la palma nelle oasi, tutt’al più in qualche miraggio di assetato……Stop.
(L’avevo quasi recitata, ‘sta frase, tipo filastrocca…….)
Non c’è mai stata palma-accanto-al-geranio in nessun luogo del mio mondo, finora …Come tanto tempo fa, quel cactus vicino al freezer dei gelati, nel magazzino di quel bar oltre il giardino…che cacchio c’entrava? Non può esistere, non è il suo posto, ci vorrebbero mille ed una notte di fiabe per giustificare una simile vicinanza……
Asja:-Così, quando ti capitano accostamenti ignoti ed improbabili, rimani choccato…..Sei fortunato a non aver mai visto un telegiornale…..non saresti sopravvissuto…….
James jr:- Non so cos’è, choc oppure uno di quegli altri termini psicanalitici del cazzo…. so solo di fissare quell’annaffiatoio mentre fa un incontro di tennis tra palma e gerani, e le mie pupille oscillano stupidamente a destra e a sinistra, a scatti, proprio come le teste degli spettatori del Roland Garros o di Wimbledon…..
Sono così inebetiti…… Ma forse lo sono di più io, perché al posto di applaudire per un punto realizzato cado in una specie di torpore, una sorta di dormiveglia…… E in quel momento nulla mi circonda se non le mie storie su quella palma e su quel geranio, intrecciati in avventure improbabili, tutte a concludersi qui, in questo cortile…..
I miei occhi non sono mai stati avidi , Asja……Le mie mani sudano sangue per assolvere un compito preciso, quello di narrare…..
(Bah, almeno avevo l’impressione di aver restituito il colpo con ‘sta frase ad effetto…..)
A chi, poi, non lo so…..a me stesso, forse un giorno a te, a tutto ciò che mi circonda……non so…..
Tu vivi e gioisci di piccole sfasature, impercettibili scarti e microfratture che per me sono voragini da ricomporre in una figura lineare…..Il tuo è un mondo frantumato, come nella "Brocca e violino" di Braque o nel "Ritratto di Ambroise Vollard" di Picasso: una miriade di schegge, lo guardo come un vetro frantumato, e la forma delle cose che si dissolve e scompone, come attraverso quei buchi nella porta, un mondo dissimulato, disarmonico, fuori tempo…….
O almeno è ciò che tu desideri…….
Asja:- Già ……. E che senso ha continuare a parlare? Le tue "acute" congetture porteranno sempre ad una incomunicabilità totale tra di noi………o sempre sfiorata, mancata per poco…….
James jr :-………..
Asja:-……..finché……..
James jr :- Finché ?
Asja :- No, non ancora……….
James jr:-…….. (Un mal dissimulato sorriso compiaciuto….)
Ma per cosa, poi? Sorridere di cosa, compiacersi di cosa? L’avevo forse colpita, messa in difficoltà, in imbarazzo, in un qualsiasi stato che increspasse minimamente la superficie della sua indifferenza?
No.
Avevo ripetuto le sue parole di poco fa , solo in una forma un po’ diversa…..
Avevo fatto mie le sue parole, cercando al contempo di spiegare me stesso…..
Il risultato: una brusca frattura, già, proprio un brutta caduta……
Asja:- (bisbigliando) ……..finché……accadrà……..
FINE PRIMO (ED UNICO) ATTO
UN MONOLOGO UN PO’ ALLA SARTRE
Però quello che aveva detto era decisamente giusto, maledettamente giusto, cazzo!
I-n-c-o-m-u-n-i-c-a-b-i-l-i-t-à!
Tra me e lei, tra me quella palma, tra lei e quel lampione, ma anche tra la palma e il geranio…..
Si può intrecciare ogni cosa in un arabesco magnifico, o portarla fino al limite della dissoluzione e della scomposizione, creare contrasti ed asimmetrie……Inutile e necessaria parafrasi di un dialogo sempre mancato, sempre a venire, sempre incompiuto….. Rimane sempre qualcosa da dire, qualche parola che abbiamo dimenticato, peccato, sarebbe stata importante, se non decisiva……
E’un duello continuo sotto il sole del mezzogiorno, che picchia e stordisce, e rende tutto sfocato, lo sfidante come il saloon alla tua destra….
Un duello in cui nessuno spara, o si spara in continuazione, tanto i colpi sono a salve: nessuno muore, nessuno viene ferito…..
Si potrebbe andare avanti così all’infinito, immobili mentre la terra del west portata dal vento rende aride le tue labbra e impasta la tua bocca……
Finché…….
Finché accadde……
…… e accadde in quel momento, nell’esatto istante in cui capii che io e lei non ci saremmo mai più "parlati", perché non ci eravamo mai parlati, chiusi ognuno nel proprio monologo con gli oggetti di quel cortile, loro stessi impossibili interlocutori …..
……Accadde alle mie storie, improvvisamente leggere, alle mie figure di preziosi e logici arabeschi su piante, grondaie, reggiseni a stendere e quant’altro…..così lievi e freschi….
Le mie mani non sudavano più, potevo lasciare le sbarre………
……Accadde, come chi si lancia a briglie sciolte in un prato immenso…..
…..Quando mi voltai, il suo sorriso nella penombra era dolcemente voluttuoso, una conturbante unione di desiderio ed innocenza, eros puro come il corpo trepidante di un’adolescente allo sfilarsi dell’ultimo bottone della camicia……..contratto ed inarcato, poi sciolto in fremiti elettrici … da accarezzare, da accompagnare con le dita per ogni centimetro del suo corpo……
…….Accadde, ed in pieno timore accarezzai il tremore delle sue ciglia………
Lei rimase immobile……… Si alzò, aprendo l’anta della porta, e le mie dita scivolarono su guance, collo, seni e fianchi, fino alle sue caviglie, così magre e sottili…….
E poi fu lei a sfiorare le mie ciglia, chinandosi presso il mio sguardo fisso sulle sue caviglie…….Io mi alzai, e lei con me, di nuovo, accarezzandomi…..con i miei stessi gesti……
Accadde senza guardarsi, ormai lontani, su lati opposti di quel balcone, lo sguardo fisso…….
Ricordo bene, c’era una cicca di sigaretta, ancora mandava qualche sottile segnale di fumo a quelle formiche alle prese con i resti di una fetta di cocomero…… un brulichìo avido ed operoso sui rifiuti di un pranzo estivo…..
Non mi soffermai più di tanto sulle formiche, quanto sul fumo della sigaretta, ormai sul punto di spegnersi….
Passavano i secondi, il fumo si faceva sempre più esile, ma non accennava a sparire…ed in prospettiva, sfocate, le formiche continuavano ad accanirsi su quel gustoso e titanico rifiuto…..
Rimasi a lungo con lo sguardo a metà strada tra la cicca e le formiche, con i piedi ben saldi sul terrazzo…..
Ero lì, ad attraversare la precarietà di quel filo di fumo che non se ne voleva andare, in barba a tutte le leggi della fisica, a tutti i posaceneri e a tutte le suole delle scarpe…..
Quella fetta di cocomero altro non era se non un inutile rifiuto, bandito dalla tavola , magari rosicchiato dal cane e poi gettato nel cortile perché il cestino era pieno……e le buste dell’immondizia erano finite…..Insomma, il più sfigato dei rifiuti!
Eppure per quelle formiche era il più abbagliante dei miraggi, un enorme totem della golosità da divorare seduta stante, tutto d’un fiato……
Ed io a metà strada tra terrazzo e cortile, nella linea incerta tra l’uomo e l’insetto, tra me e le cose……
In quella consapevolezza intrecciata e duplice della fetta di cocomero, rifiuto e mecca, oblio e sogno, vidi il mio compito, ciò che mi aspettava oltre le sbarre di quel cortile…..…
Ogni rapporto, ogni dialogo, ogni sguardo, ogni anelito……ogni grido strozzato……James ed Asja… tutto si lasciava avvolgere da quella ambigua spira di fumo di sigaretta……..
E all’improvviso tutta la città si strinse attorno al cortile……gli alberi, le strade, le macchine, i palazzi…..La città che non avevo mai conosciuto…… La percepivo, la sentivo invadermi le vene, per poi scorrervi lentamente…..Fui trafitto da un senso di euforia, tremavo, i denti battevano…..
La desideravo, la odoravo, famelico ed ebbro……..
Ed avevo paura, sì, paura…..
Perché gettarsi su quella fetta di cocomero, in mezzo alla caoticità divoratrice delle formiche, fa paura……..
Ma io sarei stato straniero a quelle formiche, pur essendo loro fratello……
Avrei divorato avidamente ogni rifiuto – così io stesso l’avrei chiamato – con il gusto ed il piacere di chi addenta il più succulento dei frutti della terra……
Quasi una redenzione dal peccato originale……..
Accadde, e lei rimase lassù, a spiarmi mentre con un agile salto atterravo nel cortile, ad un passo dal mozzicone….
Lo presi in mano e diedi una lunga tirata, l’ultima…
Poi, sbuffando, girai lo sguardo verso la sagoma di Asja, in piedi, dopo tanti anni…..Avvolta dalla nuvola di fumo, non attesi che la sua figura si facesse nitida….
Di fronte a me avevo ora il cancello.
Aprendolo, cigolò acutamente, mentre i lampioni, esattamente in sincrono, fendevano a scatti il buio della via.
Tutto era perfetto, ormai.
Dal terrazzo abbandonato
Gabriele Roccheggiani