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Voci che sussurrano

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Voci che sussurrano

Un altro anno è passato, e siamo arrivati finalmente alla tanto sospirata estate; in ufficio si comincia a litigare per l’aria condizionata, i ragazzini sono alle prese con l’esame di maturità o di terza media, il sole batte sulle macchine in tangenziale, per poi lasciare spazio ai temporali del fine settimana. C’è aria di smobilitazione, e anche Kult chiuderà i battenti per il mese di agosto, come tradizione vuole: ma intanto facciamo il pieno di SUSSURRI per la spiaggia e l’ombrellone.
Il numero non è forse ricchissimo come eravamo abituati, ma la qualità è davvero alta, con un Vittorio Baccelli fantascientifico e "nero", uno struggente Spalla, e varie belle poesie.

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Cominciamo proprio con una lirica, l’ultraromantica Due anime di Mariacarla Tarantola, che ormai conosciamo per la sua cifra poetica vagamente "ottocentesca" e retrò. E proprio nella classicità aulica del verso risiede il fascino di questa poesia, dedicata all’unione di due anime , due stelle nell’universo e nel tempo.

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Dal languore tornito della Tarantola, passiamo senza soluzione di continuità al rigore asciutto di Biagio Salmeri, con il nuovo capitolo della sua raccolta L’esatta cubatura del vuoto (a proposito, mi scuso con l’autore e con i lettori, ma a volte, per la troppa assonanza tra le due frasi il titolo è stato riportato come L’esatta cubatura del cerchio).
Bellissima l’immagine finale dell’urlo lanciato senza emozione – di nuovo la freddezza, stranita, che caratterizza lo stile di Salmeri – , urlo che rimbalza dappertutto come "una palla pazza".

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Molte liriche di Giovanna Cieri sono dedicate all’attesa, alla speranza, ai desideri che si spengono al contatto con la realtà: e anche i Sogni, protagonisti di quest’ultima opera, sono "fragili meteore" che si disintegrano all’impatto con il reale, "teneri germogli" che muoiono al primo gelo, "farfalle" ballerine, da rincorrere invano, con il cuore in gola.

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Mi parli è un nuovo capitolo all’intensa autobiografia di Spalla, spaccati di vita in cui è difficile non riconoscersi: soprattutto per la costante dei suoi racconti, la doppia esistenza, una esteriore, che si dipana nella calma e nella quotidianità, nelle risposte piatte, nelle chiacchiere frivole ("Come stai? Veramente" "Benissimo"), e una interiore, ribollente di passione e di violenza, di fronte all’impossibile amicizia offerta dalla donna amata ("Io non ti voglio bene, io non te ne ho mai voluto. Io ti amo.")

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En découvrant l’existence (Scoprendo l’esistenza) è forse leggermente meno riuscita rispetto alle altre opere di Mario Pischedda, che ci ha viziati con composizioni perfette nella struttura e nell’armonia dei versi; la sperimentazione linguistica si è spinta in qualche verso troppo in là ("e speranze per qualcosa più non esserci"). Peccati veniali comunque, di fronte alla bellezza del periodare latineggiante, dei moniti senza tempo all’età della "non significanza".

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Abbandonati momentaneamente i misteri dell’ispettore Manara, il versatile Joe Ferrara si dedica alla poesia, in cui rivela tecnica esperta e sicurezza nel verso; senza mai abbandonare, nella scelta dei temi, la sua personale, letteraria "ossessione" verso il mondo della prostituzione, che appare anche in E alla fine è arrivato, dedicato ad un bambino appena nato (nella speranza che sia un uomo forte, immune dalle debolezze umane).

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Gran finale con lo splendido, anche se per me lievemente traumatico, Zeitgeist di Vittorio Baccelli, che torna con la sua fantascienza ironica e giocosa (ricorderete Il teorema di Aldrin, o Pixel), qui con un’aura "maledetta" e noir. Un autore racconta al suo editore una nuova storia da inserire in rete, ed è una storia estrema, incentrata sulla "body art", sul godimento che una ragazza prova nel bucare, trafiggere, scarnificare il suo corpo, fino al delirio finale.

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Siamo giunti al termine di questo numero, ed è giunta l’ora di salutarci per un intero mese.
Buon agosto a tutti, e buone vacanze!

Lorenza Ceriati

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