Un bel romanzo è frutto della penna di uno scrittore esperto e di lunga carriera: questo è quanto il pregiudizio generalmente ci porta a credere e ad affermare. Ma nella realtà non sempre accade così: "Il figlio del destino", ad esempio, un romanzo degno di nota, un’opera ben fatta, lo è di certo, ma il suo autore è tutt’altro che uno scrittore di lunga data. Bartolo Fontana, infatti, proviene dal mondo del marketing: è un manager, non un professionista della penna. Per 24 anni è stato dirigente d’azienda e poi d’improvviso, a 50 anni, proprio a Modena, comincia una vita nuova: si lascia andare alla fantasia e scrive una storia che sente nel cuore, una storia che porta alla realizzazione dei suoi sogni. Così nel giugno di quest’anno giunge a riempire gli scaffali delle librerie il frutto della sua penna: "Il figlio del destino" che cambia il destino del suo autore, oramai ex esperto di marketing.
È un romanzo particolare, un racconto fatto di flash back, di continue brevi interruzioni. Protagonista è Alberto Visconti, che un bel giorno riceve la telefonata di una donna che non vede da vent’anni, Luisa. Lei è stata l’amore della sua vita e dunque come non correre a perdifiato all’appuntamento. Ma il destino è contro di lui: arriva tardi, troppo tardi e trova la donna morta. Si tratta di un suicidio? O è stato invece un omicidio?
Ma ecco un biglietto che Luisa ha lasciato ad Alberto prima di morire e quello che vi è scritto sconvolge il protagonista, tanto che si trova costretto a dire addio alla sua vita tranquilla e assolutamente normale. Incontrerà le sorelle della sua "antica" amata, si troverà a dover aiutare, addirittura a ridargli la vita, un ragazzo che potrebbe essere, ma non è, suo figlio. E poi c’è un quadro, un’opera misteriosa che accompagna il suo percorso sino alle ultime pagine del libro… dove ci attende un finale a sorpresa. Nell’ultima pagina di un romanzo generalmente la storia si conclude, qui si ricomincia, anzi, qui l’avventura inizia davvero.
Di lui l’editore Guerzoni scrive: "… un periodare stringato, tanto da far pensare ad una sceneggiatura per un film".
Luisa è la figura centrale del romanzo: è attorno a lei che tutti gli altri personaggi, protagonista compreso, si muovono. "Luisa è il sole – commenta ancora Guerzoni – e gli altri sono solo pianeti. (…) Le parole si susseguono sulle pagine come fotogrammi su una pellicola. La trama è avvincente e il finale a sorpresa. Proprio come al cinema, a vedere un bel film".
In realtà "Il figlio del destino" è più bello di un film, perché nelle nostre menti le immagini le costruiamo noi, sulla base delle parole che Fontana ci scolpisce nel cuore.
E al figlio del destino" così cambiò la vita
Francesca Orlando