Mercoledì 28 novembre si è svolto al cinema Rosebud di Reggio Emilia un incontro con il regista milanese Silvio Soldini, in occasione della rassegna a lui dedicata "Imparare dal Caso", una sua personale pressoché completa, non solo dei suoi lungometraggi, ma anche della sua vasta produzione di documentari, medio e cortometraggi.
La serata è stata presentata dai critici Paolo Vecchi e Tullio Masoni, autori del volume pubblicato in occasione della rassegna.
Soldini ha esordito ringraziando il cinema Rosebud e Paolo Vecchi per l’invito di quest’anno, ma anche per essersi occupati in passato del suo cinema, ricordando un incontro avvenuto qui a Reggio diverso tempo fa, dopo l’uscita di "Giulia in Ottobre", uno dei primi lavori che lo avevano portato all’attenzione della critica nazionale. Soldini ha parlato dei suoi esordi documentaristici e dell’impostazione del suo lavoro.
Iniziare praticamente da zero, non avendo fatto nessuna gavetta nel settore, come ad esempio aiuto regista, e non avendo nessun aggancio a Roma dove ha cominciato a girare, gli ha permesso di sviluppare un suo linguaggio e soprattutto un suo metodo di lavoro, privilegiando un costante e continuo apprendimento da accantonare, una volta impadronitosi delle nuove conoscenze, per avventurarsi in luoghi a lui non familiari. È con questo spirito che è nato un film come "Pani e Tulipani", dopo tre pellicole di un certo contenuto, provando ad utilizzare una forma "più leggera", nel senso alto del termine. Un passaggio che lo ha colto anche di sorpresa, avendo iniziato a girare il film proprio dalle scene più comiche.
Secondo aspetto fondamentale del suo lavoro è il controllo dell’intera produzione, anche del budget di spesa, sia nei film da lui direttamente prodotti con la Monogatari (la sua casa di produzione), sia con le pellicole prodotte da altri. Il sapere la disponibilità economica, non lo ha limitato, ma gli ha consentito di fare delle scelte di priorità sui suoi lavori, sacrificando aspetti secondari delle sue sceneggiature per dedicarsi a quelli fondamentali.
Dopo le prime pellicole, medio e cortometraggi, e alcuni documentari, il primo film nel senso più comune del termine è stato "L’aria Serena dell’Ovest", prodotto con soldi svizzeri, ed anche per questo motivo presentato all’uscita al Festival di Locarno. La scelta, rimpianta in seguito, ha pesato sicuramente sulla possibilità di farsi conoscere da un pubblico più vasto, perché avvenuta a scapito del Festival di Venezia, dove all’epoca fu presentata "La Stazione" di Rubini, in un periodo in cui il cinema italiano stava iniziando ad emergere dalla grande crisi degli anni ’80. Il film, storia metropolitana dove attraverso un’agenda si incrociano i destini di diversi personaggi, ha avuto anche il merito di lanciare nel panorama cinematografico italiano nuovi attori come Ivano Marescotti (vincitore per questa pellicola del Ciak d’Oro) e Patrizia Piccinini, nonchè accrescere la fama di un attore come Fabrizio Bentivoglio all’epoca già conosciuto, ma comunque all’esordio.
I suoi due successivi lavori sono stati "Un’anima Divisa in Due", sempre con Fabrizio Bentivoglio, una storia che entra nella realtà di una giovane Rom divisa fra la sua cultura e l’integrazione in una società che non l’accetta, e "Le Acrobate" dove inizia la sua collaborazione con Licia Maglietta. Nel cast era presente anche Valeria Golino. Storia di due donne, una del nord ed una del sud, che pur vivendo in differenti contesti sociali, culturali e familiari, trovano un’affinità ed una complicità comune.
Entrambi i film sono stati prodotti dalla Aran (casa di produzione romana), classico esempio di imprenditore che incassando con lavori prevalentemente televisivi, ha potuto permettersi di sostenere pellicole di qualità dai guadagni limitati.
L’ultimo film di Silvio Soldini visto nelle sale è stato "Pane e Tulipani" (scheda del film: Kult-Aprile 2000), la sua pellicola di maggior successo, che gli ha portato numerosi premi (grande affermazione ai David di Donatello dell’anno scorso) e una conseguente popolarità. L’idea di girare questo film in forma più leggera è stata voluta dal regista, oltre che per discostarsi dalle sue precedenti pellicole e provare un genere nuovo per lui, anche in vista del suo prossimo lavoro, in uscita nelle sale a febbraio, più impegnativo sia da un punto di vista finanziario che lavorativo. Il film intitolato "Brucio nel Vento", e tratto dal romanzo "Ieri" di Agota Kristof, è stato girato in Svizzera e nell’Europa dell’Est.
Questa rassegna su Soldini, oltre ad essere un’occasione per rivedere le sue pellicole più famose, ha dato la possibilità di ammirare in suoi lavori "minori" e di far capire le capacità di questo regista fin dagli esordi. La riflessione che emerge è che molti talenti italiani, vedasi anche il caso di Paolo Benvenuti, prima di arrivare ad una fama consolidata, hanno prodotto molto, e sono stati sistematicamente ignorati dalla critica cinematografica, troppo presa a "massacrare" il cinema italiano a favore spesso di una cinematografia estera di mediocre qualità, ma di gran moda.
Incontro con Silvio Soldini
Andrea Leonardi