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Da Cipro a Capri…

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"Da Cipro a Capri:
quale status per i palestinesi in Italia"

"Guarda Yoghi che bello:
un cestino della merenda abbandonato.
Prendiamolo, prima che il ranger se ne accorga!
"
(Booboo a Yoghi, nel Parco di Yallowstone)

Non è ancora certo, ma qualcuno dice che, dopo le assolate spiagge di Cipro, alcuni dei 13 palestinesi rimasti all’interno della chiesa della Natività a Betlemme per più di un
mese1, grazie ad un accordo raggiunto in ambito europeo, potrebbero godersi l’esclusivo mare di Capri, in Italia. Da Cipro a Capri, d’altronde, il passo non è poi così lungo e, se si trattasse solo di un gioco di parole, stiamo attenti che potrebbero anche finire a Carpi, in provincia di Modena.
Purtroppo, però, non si tratta di gioco, ma di realtà e tre di questi soggetti saranno nostri ospiti per un periodo di tempo ancora imprecisato, in una località tenuta
segreta2, con uno status giuridico certamente complesso da definire. E proprio su questo aspetto, cercheremo di fare un po’ di luce, per capirne qualcosa e per sapere come comportarci qualora, la prossima estate, in spiaggia con gli amici, ci dovessimo accorgere che il nostro vicino di ombrellone rassomigli a qualcuno di questi dodici signori3.
Ma iniziamo a vedere chi sono i tre che resteranno in Italia. Si tratta di Ibrahim Mohammad Salem Abayat, nato nel 1961, membro del movimento islamico Hamas, ritenuto da Israele uno dei capi operativi storici del gruppo Hamas nell’area di Betlemme; Mohammad Said, nato nel 1979, membro delle Brigate Al Aqsa, considerato il mandante delle due missioni kamikaze del marzo scorso in un supermercato di Gerusalemme nel quartiere di Beit Israel dove morirono 11 persone; Khaled Abu Nejmeh, nato nel 1968, membro delle Brigate Al Aqsa, nonché di uno dei corpi di polizia di Arafat.
Il nostro Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, così li definisce: "Uno sembra più pericoloso degli altri, uno di media pericolosità e uno poco". Convinto lui …
E, comunque, ne doveva essere convinto quando, in ambito di Consiglio dei ministri degli esteri dell’Unione Europea, si è giunti all’accordo che stabiliva le linee guida per l’ospitalità dei soggetti in questione. Nella posizione comune approvata, infatti, si definisce lo status giuridico comune che i palestinesi riceveranno nei
Paesi di accoglienza4 in un documento che si compone di una corposa premessa di sette paragrafi e di un dispositivo di nove articoli.
Nella premessa, in particolare, si sottolineano gli sforzi dell’UE per contribuire ad una pace duratura fra le parti contendenti in Israele e il consenso esplicito dato dai tredici miliziani palestinesi ad essere trasferiti ed ospitati in Europa. Inoltre, si precisa che "nonostante le decisioni circa l’ingresso e la permanenza siano competenza dei Paesi di accoglienza", risulta essere "importante adottare un approccio comune a livello UE relativamente a certi aspetti", e difatti si deve assicurare che i palestinesi "ricevano un trattamento comparabile in ciascuno dei Paesi di destinazione" per quanto riguarda la durate del loro soggiorno e le misure di sicurezza a cui verranno sottoposti.
Nell’articolato, invece, si trovano le misure concrete (che, comunque, necessitano di attuazione nei singoli ordinamenti nazionali come vedremo in seguito).
All’art.2, rubricato Paesi d’accoglienza, si precisa che i palestinesi "saranno ricevuti su base temporanea ed esclusivamente per ragioni umanitarie da i seguenti stati membri: Italia, Spagna, Grecia, Irlanda, Belgio e Portogallo" (Cipro non compare non essendo membro dell’UE).
Per quanto riguarda la durata dei permessi di soggiorno, ciascuno dei Paesi di accoglienza fornirà permessi nazionali "per entrare nel suo territorio e soggiornarvi per un periodo fino a 12 mesi" e "la validità del permesso sarà limitata al Paese" che lo emette e "può essere soggetta a specifiche condizioni che i palestinesi interessati saranno chiamati ad accettare prima del loro arrivo".
L’accordo prevede pure un articolo inerente la Sicurezza e protezione per il quale ogni Paese "assumerà le misure appropriate secondo il suo ordinamento per proteggere la sicurezza personale" delle persone ospitate e "per evitare che esse compromettano l’ordine pubblico e la sicurezza interna degli stati membri" dell’UE.
Viene previsto anche un sistema di scambio di informazioni tra i Paesi coinvolti riguardo all’applicazione delle misure previste dall’accordo, mentre si rimanda alle leggi nazionali dei Paesi ospitanti per quanto attiene l’alloggio, le relazioni dei palestinesi accolti con i membri delle rispettive famiglie, l’accesso all’occupazione o alla formazione.
Notevole importanza ricopre l’aspetto riguardante le Richieste di estradizione da parte di Paesi terzi, per cui se un Paese dovesse ricevere una richiesta di estradizione, "informerà tempestivamente" gli altri Paesi membri e prima di prendere una decisione si "consulterà con i partner". L’obiettivo è quello di un "comune approccio" fra gli stati membri dell’UE e, forse, in questa occasione, l’Europa riuscirà a dimostrare a livello mondiale la propria coesione anche in campo politico-diplomatico e non solo economico.
In chiusura, si stabilisce che l’accordo e le misure in esso contenute saranno riesaminati "entro 11 mesi" dall’approvazione o anche prima se qualcuno degli stati membri lo richiederà, ribadendo la temporaneità del soggiorno di queste persone in territorio europeo a queste condizioni.
In Italia, poi, il Governo ha approvato in tutta fretta un
decreto legge 5per trasporre e dare attuazione a tale accordo nel nostro ordinamento e, l’atto concretizzatosi in soli quattro articoli, risulta essere a dir poco telegrafico.
L’art.1 dichiara che è su richiesta espressa dei tre palestinesi che viene data loro accoglienza temporanea nel nostro Paese, "dopo aver verificato i loro nomi, cognomi, la loro nazionalità, la loro disponibilità a trasferirsi volontariamente in Italia per una permanenza temporanea e l’accettazione delle condizioni di accoglienza che sono previste nel decreto all’articolo 2".
E proprio il secondo articolo è quello che regola, nelle linee generali, gli obblighi ai quali dovranno sottostare i tre. Nel provvedimento si dice chiaramente che "per tutta la durata della loro permanenza", il ministro dell’Interno disporrà "misure adeguate per la tutela della sicurezza personale degli stranieri accolti e per prevenire pericoli per l’ordine pubblico e la sicurezza interna e internazionale degli stati membri dell’Unione europea. In qualunque momento, ove ne sussistano i presupposti, gli stranieri potranno lasciare il territorio italiano senza che ciò costituisca motivo per ritornarvi". L’allontanamento volontario dalle strutture protette che li ospitano, inoltre, equivarrà ipso facto a rinuncia all’accoglienza. La norma prevede anche l’espulsione coatta in caso di "violazione delle prescrizioni impartite dalle autorità di pubblica sicurezza". Dove si troveranno questi alloggi e di che natura saranno (civile, militare, inserita in un contesto urbano, in villetta monofamiliare o in condominio), questo rimane per ora un
mistero6. Si sa che si tratta di strutture sicuramente protette e che, nel corso dei mesi, cambieranno luogo di ospitalità più volte, magari presso conventi o simili strutture, come è dimostrato dalle visite che, nei giorni scorsi, alcuni nostri 007 e funzionari del Viminale hanno fatto in monasteri e comunità religiose in tutta Italia.
Giuridicamente, dunque, costoro saranno liberi, trattati alla stregua di cittadini extracomunitari, dotati di regolare permesso di soggiorno temporaneo (ma senza poter richiedere alcun ricongiungimento familiare), con limitazioni nei movimenti per motivi di sicurezza personale (aspetto che influenzerà anche la possibilità di svolgere qualsiasi tipo di lavoro) e nei contatti con l’esterno (tutte le visite dovranno essere autorizzate espressamente). Ovviamente, impegno a non svolgere alcuna attività di tipo politico per tutta la durata nel soggiorno nel nostro Paese.
Teoricamente il loro permesso di soggiorno sarà rinnovabile allo scadere dei dodici mesi, ma il ministro Scajola, nell’annunciare il decreto, ha tanto insistito su questo limite da lasciar pensare che l’Italia non voglia andare oltre l’anno di permesso.
Anno che, alla fine, costerà abbastanza caro a tutti gli italiani dal momento che il Governo ha stanziato ben € 600.000 per le spese inerenti il loro soggiorno nel Bel Paese (ed ogni commento a proposito mi pare superfluo!).
Questo, almeno sulla carta, il quadro in cui saranno inseriti i palestinesi (terroristi o eroi, semplici cittadini o pedine di trame internazionali, agenti segreti infiltrati o turisti per caso che siano); poi, come spesso accade, le cose potranno cambiare e, sicuramente, un’influenza notevole l’avrà l’evolversi della situazione in Medio Oriente e il ruolo che l’UE e l’Italia riusciranno a giocare in tale contesto.
Stiamo a vedere e …
Insciallah!7

Davide Caocci

"Questi turisti sono proprio distratti:
e tutto questo, a nostro vantaggio.
Alla faccia del ranger!
"
(Yoghi a Booboo, nel Parco di Yallowstone)

1
Erano ostaggi dei frati francescani? O resistevano, insieme a detti frati, all’assedio condotto dalle truppe di occupazione israeliane all’esterno del complesso? O avevano occupato il complesso stesso, facendosi scudo dei poveri religiosi, mentre le forze di sicurezza cercavano di riportare l’ordine? O ancora, rispolverando un antico diritto d’asilo dato dall’extraterritorialità dei luoghi sacri, cercavano di mondare le proprie colpe (reali o presunte che fossero) scegliendo la vita monacale (fra’Cristoforo dei Promessi sposi insegna)? O che altro?

2
Si dice, però, che Grecce, Palo Laziale e Lido degli Estensi potrebbero essere le destinazioni italiane e che la voce che siano tenuti in un’unica località sia solo un tentativo per offrire una copertura credibile a questi ospiti. Chissà…

3
La foto, diffusa in questi giorni dalle agenzie di stampa, rappresenta 12 dei 13 palestinesi: Ibrahim Abayat, Jihad Jaara, Khalil Abdallah, Mamduh Nawawreh, Mohammad Said, Rami al-Kamel, Ahmad Hamamreh, Aziz Abayat, Ibrahim Mohammad Salem Abayat, Abdallah Daoud, Aanan Khamis, Khaled Abu Nejmeh. Manca il tredicesimo, Mohammad Muhanna, considerato dai servizi segreti israeliani il più pericoloso del gruppo.

4
Ricordiamo che oltre ai 3 in Italia, ve ne saranno 3 in Grecia e Spagna, e uno ciascuno in Irlanda, Belgio e Portogallo, mentre il tredicesimo rimarrà temporaneamente a Cipro.

5
Decreto legge: Misure urgenti per assicurare ospitalità temporanea e protezione ad alcuni palestinesi.

6
Anche su questo punto vi sono delle indiscrezioni secondo le quali, al momento, i tre sarebbero in attesa di trasferimento presso la caserma di Castro Pretorio a Roma.

7
Sia fatta la volontà di Dio! (tipico augurio arabo).

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