Guardai attraverso la spessa finestra. Fuori, in basso, il lago luccicava sotto la luce del sole. Era bello.
Guardai il piccolo Ludwig, un bambino dolcissimo, biondo, gli occhi e la pelle chiari. Dentro come fuori. "Vuoi andare a fare il bagno?" gli domandai.
Saremmo scesi al lago.
"Sì" assentì Ludwig.
"Vieni, andiamo a metterci il costume." Andammo in camera da letto a cambiarci.
Non era stagione, e credevo che scendere al lago con quel sole sarebbe stato un rischio che potevamo permetterci di correre.
Ci infilammo i costumi da bagno e io presi in braccio Ludwig e gli asciugamani. Uscii dallo chalet e cominciai a scendere le scale, gradino per gradino, tenendo gli occhi fissi al cielo.
Arrivai in fondo alla rampa di scale, ed eravamo a pochi metri dall’acqua. Misi Ludwig a terra e gli dissi che poteva lanciarsi in acqua. Il bambino mi guardò un attimo e poi partì di corsa.
Io fissavo in alto nel cielo, attento.
Sentii il tuffo di Ludwig. Adesso lo stavo per raggiungere. Andai fino al molo, appoggiai gli asciugamani e mi tuffai nell’acqua. Era fredda, tersa, senza gusto. Ottima per un bel bagno.
"Ti piace?" domandai al bambino.
Ludwig in tutta risposta si immerse e tornò a galla con le guance gonfie d’acqua; mi venne vicino e me la spruzzò in faccia.
"Ah, brutto…" Mi immersi sott’acqua e cominciai a fare lo squalo, toccandogli i piedi, tirandolo delicatamente sotto, passandogli un’unghia sulla schiena morbida. Lo vedevo che dimenava l’intero corpo per la gioia.
Tornavo a galla, inspiravo, gli sorridevo, poi lui diceva: "Squalo! Squalo!" e io allora tornavo sotto.
Preso dal gioco non sorvegliavo più nulla, attorno.
Decisi che l’avrei sorpreso con uno straordinario attacco dal basso. Riemersi, inspirai quanta più aria possibile nei polmoni, mi ri-immersi e andai sul fondo, tre o quattro metri più in basso. Lì rimasi fermo per un attimo, tra le alghe, mi capovolsi e poi fissai in alto. Vedevo le gambe di Ludwig, e il suo corpo controluce. E in alto il sole. E poi… Dio!
C’era una figura che stava tuffandosi in picchiata verso l’acqua, una figura nera enorme…
Piantai i piedi nella sabbia e spinsi quanto più forte potevo, in direzione di Ludwig. Secondi, era questione di secondi.
Arrivai al bambino nello stesso momento in cui la figura lo stava ghermendo con gli artigli. Toccai i talloni di Ludwig, mentre salivo, cercavo di afferrarne il corpo ma non ci riuscivo, e quello mi veniva trascinato via, lontano.
Superai nella mia corsa la superficie dell’acqua, rompendola in mille spruzzi, frammenti di acqua, cercai di aggrapparmi con le mani all’animale che stava già volando via, ma era troppo tardi.
Un attimo dopo ero in acqua da solo.
Il Minleff si stava allontanando con il bambino tra gli artigli.
Non c’era nessun rumore.
L’acqua era fredda, tersa, senza gusto. Perfetta per un bagno.
IL BEL TEMPO
Arthur Carponi