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802.701

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Sono andato a vedere il remake de "L’uomo che visse nel futuro" che ha il medesimo titolo dell’opera letteraria di H. G. Wells, "The time machine".
Devo dire che il libro, dopo ardua ricerca ed averlo espressamente ordinato alla libreria, offre una visione satirica e dissacrante (ma in modo molto celato) dell’epoca aristocratica e vittoriana.
In questo senso se avete occasione di andare a vedere Gosford Park, riuscirete a capire meglio le sottili allusioni che H. G. Wells rende in sagaci metafore.
Nella pellicola del 1960, viene inserito anche la visualizzazione delle guerre mondiali , non previste nel libro originario.
Io ero abbastanza sicuro che visto il remake del "Pianeta delle scimmie" (che era fedele al finale del libro ispiratore) la nuova versione della macchina del tempo poteva in un qualche modo essere molto più fedele alla versione cartacea, visto anche la presenza di un parente dello scrittore (Simon Wells) dietro alla macchina cinematografica.
In realtà questa nuova pellicola ha molto in comune con il suo predecessore in celluloide, infatti presenta una sosta nell’anno 2030 dove l’essere umano ha cominciato ad insediarsi sulla luna.
Un ologramma di una biblioteca ha l’ingrato compito di svelare al viaggiatore Guy Pearse che il balzo nel tempo non è possibile, alludendo alle molteplici rivisitazioni letterarie e cinematografiche sul tema.
Viene esaltato un omaggio a Star Trek, col tipico saluto della razza Vulcaniana con il motto "lunga vita e prosperità" con presenza anche del suono della chiusura delle porte pneumatiche della serie originale di Kirk e amici.
E così il nostro protagonista principale, non molto attirato da quel futuro decide di spingersi ancora avanti nel tempo, ma dopo poco tempo si ferma di nuovo in quanto la bonifica del suolo lunare tramite cariche esplosive, comporta il cedimento del nostro satellite, facendo ricadere sul pianeta blù frammenti di luna.
La stessa scena del viaggiatore sbalzato in questa vicenda assomiglia dannatamente al suo predecessore ed involontariamente cambiano solo poche battute ; dalla spiegazione del soldato dell’inizio della Guerra Mondiale al poliziotto che spiega gli avvenimenti sopra citati.
Così lo scienziato sviene, facendo involontariamente andare forsennatamente avanti nel tempo la macchina, fermandosi in un futuro lontano ottocentomila anni.
La civiltà degli Eloi del 2002 offre molte diversità : innanzitutto che la pelle ha una chiara pigmentazione tipica delle zone del tropico del Capricorno, anziché bianca e nordica, che offre più coerenze di una chiara vita al sole.
Ma ecco che l’azione prende il comando del film, presentando gli antagonisti : i Morlocchi.
Questi ultimi, ad un primo impatto assomigliano vagamente ai guerrieri Uruk presenti nella recentissima pellicola "Il signore degli anelli".
La caccia ha troppe analogie con il taglio cinematografico de "Planets of the apes" di Tim Burton, ma doveva essere sottolineato l’istinto primordiale delle creature albine.
Ma i Morlocchi del 2002 hanno, oltre alla spaventevole figura, il difetto di non soffrire l’esposizione diretta al sole e neanche temono la fiamma viva di una torcia e questo li rende quasi imbattibili o comunque troppo superiori agli Eloi, segnando a mio avviso una eccessiva linea di supremazia assoluta.
Guy Pearce decide di scoprire il covo degli esseri albini e si ritrova davanti ad un totem in acciaio raffigurante una specie di mostro con denti aguzzi, che a mio avviso assomiglia al babau metallico presente nel video clip – incubo "Other side" dei Red Hot Chili Pepper.
La panoramica sul mondo sotterraneo dei Morlocchi, rimanda un’altra volta alla fucina di Isengrand del film "Lord od the rings" quando gli Uruk ed i Goblin si armano.
La scena poi si conclude con l’incontro di Jeremy Irons "Il bianco", fin troppo spiccatamente assomigliante a Saruman interpretato da Cristopher Lee.
Oltremodo qui si ha un ulteriore omaggio al film "Generazioni" di Star Trek, con un troppo assomigliante effetto Nexus : Guy Pearse vede la donna della sua vita con bambini, così come il capitano Picard dell’Enterprise D si ritrova davanti ad una scena dove esiste solo lui e la sua famiglia.
Si passa alla scena della lotta tra il bene ed il male mentre la macchina scorre ere in una corsa senza freno, Guy Pearse riesce a far uscire Geremy Irons dalla bolla e lo vede invecchiare in un battito di ciglia fino al decadimento delle ossa in cenere.
Ma il viaggiatore fermatosi a distanza di qualche milione di anni, si rende conto che esiste un mondo solamente comandato dai Morlocchi e decide di ritornare indietro per salvare la civiltà del 802.701 facendo esplodere la macchina decimando in un botto spazio temporale tutti i Morlocchi.
Molto bella la scena finale dove lo scienziato ricorda il suo vecchio studio, il suo presente si fonde con l’epoca vittoriana in una sovra impressione spazio temporale, che fa da scena conclusiva al film stesso.
Giudizio critico : sinceramente ho ancora nostalgia del film originale, ha anche un finale molto più coerente con uno spirito scientifico, in quanto il viaggiatore ritorna indietro nel tempo per prendere alcuni libri.
Questa nuova pellicola è molto adatta a chi non ha visto il predecessore e a chi si vuole affacciare ai film di fantascienza ed anche in questo finale molto più umanistico scappa qualche lacrima.
Per chi, come me, è fin troppo avvezzo alle singolarità spazio temporali, consiglio vivamente l’uscita in video cassetta o DVD o chissà quale altra diavoleria inventeranno tra un nano secondo astronomico.

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Antonio Corradi

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