KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Guerriero di luce

5 min read

GUERRIERO DI LUCE


Bene. Sono pronto.
No. Non lo sono, ma ho la necessità di esserlo. Il mio futuro, da questo istante, è di esistere come Guerriero di Luce. Ho l’onere di comportarmi come tale. Ora…

È spazio.
Spazio profondo, infinito creato, firmamento cosparso di stelle. Miriadi luminose e sfocate da distanze incommensurabili.
Immobilità.
Vortice.
Una spirale di curva singolare e concentrica mi si presenta dinanzi e al di sotto è come un tunnel da seguire, da imboccare in un nero corvino scevro di astri. È un invito, una convocazione che non posso ricusare.
Volo.
Fluttuo… incorporea entità siderea, astrusa essenza di creatura pensante, e nella mia non-forma attraverso il vortice, in un susseguirsi d’omogenei gorghi crescendi e alla mia sinistra. Significa essere accolto.
Una stella giunge, mi viene incontro. E’ ripresa di coscienza immediata la mia, e mi passa attraverso, irrisoria fonte di sola luce, prima che riesca a capacitarmi di quello scontro imprevisto. Non ero preparato.
Non ho percepito null’altro tranne discernere ed accettare passivamente. Inesperienza. Sono un Guerriero di Luce, non devo dimenticarlo mai. È essenziale.
Esplosione di bianco abbacinante. Dilagare di bianco assoluto. Imposizione di bianco ovunque.
Tratti azzurrati d’indecifrabili forme di fantasmatiche nonché vitali entità… Altri mondi. Diversificate dimensioni. Medesimo Universo… qualcosa di più.
Nel mio avvenire sono là, dall’alto di superiore sapienza, svariati livelli sopra la mia anima di essere senziente e terreno.
Travolgo la luminosità ora attenuata come si fende uno scudo di nuvole piene, e poi mi volgo, rimanendo in attesa e con rimembranze di solido fumo mentre contemplo, curioso, le bizzarrie dei riccioli sottili creati dallo strascico dell’incontro e mi ci soffermo… fino a che non terminano la loro esistenza ricompattandosi in un niveo cerchio, perfetto, oramai svincolato dalla mia percezione di fisicità imminente. Sintomi di lontananza.
È sparito… ed è di nuovo Universo. Distante… tanto distante da parere piatto.
Fluttuo… galleggio ruotando di esasperata lentezza su me stesso o quel che c’è di me, e ora, dal sopra relativo di ciò che mi appare come falsamente bidimensionale, linee mosse da un inesistente vento cosmico mi attirano.
Vado. No! Confluisco. È più probabile ma… è già passato.
Come a memoria in immagine rivedo un’immensa bocca di lupo, solo fauci spalancate che mi sfilano di lato lasciando scie rette di bagliore come lunghi graffi di belva efferata nel colore malinconico e scuro dell’insieme-spazio.
Le linee, ora, mi rammentano lingue filanti di carta, e sono ancora lì, mobili e dall’aspetto fragile, vicine ma irraggiungibili. Non hanno fretta.
Attendono me, sembrano dire e io le voglio toccare… ma ancora non sono all’altezza e passo oltre. E mentre mi allontano, simile ad un aliante incontrollato, sembra che mi salutino. E io ricambio, credo anche di sorridere. Si… ho sorriso.
Mi rigiro e contorco per proseguire nel mio andare non so dove come un pellegrino senza meta e vorrei frenare per realizzare un pensiero, formulare un’ipotesi, ma non ci riesco. Non posso, non è giusto.
Guerriero di Luce non è coerenza e concetto, ma sconnessione e istinto, non soggetto ma solamente tramite. Un veicolo che asserve Essenza superiore. Mi adeguo, o almeno ci provo.
L’occhio a tutto cielo sembra un’enorme barca col contorno di bambù. E mentre contemplo il suo interno di mosaici incrociati noto anche il nero assoluto della sua pupilla.
Nero di vuoto, nero di nulla. Nero per me.
È là che sto dirigendomi.
È lì che già sono.
Un passaggio vacuo e alucico esattamente della mia misura afisica, e proseguo nell’incavo quadrato discendendo in rotazione, circondato dalla contiguità simile a un recinto di quattro scale color marrone, con i pioli di bambù o stilizzate ossa di femori segati bianchi e…
…continuo a digradare la scala ora eburnea…
…è là, discoste…
…rimane solo un ultimo piolo che si allontana…
…va! ed è ad ogni momento più piccolo, e più luminoso, e più piccolo, e più luminoso e con un microscopico ‘puff’, come una bolla di sapone implode sparendo. Ed è daccapo Universo.
Universo di stelle, Universo di occhi meravigliosi.
E mentre mi perdo ad osservare l’indeterminato insieme, dalla mia sinistra ondate di nulla dal lontano fondo cavalcano verso di me come un serpente infinito di inesistente percezione.
Il tracciato di niente mi fluisce dinanzi e seguita nella sua strada, ma rilevo giungere dalla direzione opposta qualcosa… no! Qualcuno.
Qualcuno che sfreccia dal mio basso momentaneo al mio alto corrispondente.
Chi?
È stato un attimo, un balenìo, un barlume simile a certezza e subito dopo ignoranza completa.
Dall’abbasso opposto un altro qualcosa… no! Un altro qualcuno. Lo stesso qualcuno. Lo so. Certezza… ignoranza…
Gli altri qualcuno si susseguono, da ogni parte giungono e da ogni parte vanno. Sempre lo stesso qualcuno.
E uno è qui, apparso dal mio sotto temporaneo e mi si arresta davanti. E dentro la tuta spaziale che non c’è, ci sono io. Mi sto sorridendo.
Un sorriso che dice che sa/so che sono confuso e prima di riuscire a rispondere al mio/suo sorriso lui/io se n’è/me ne sono già andato, e mi rimane in evidenza nella memoria l’avere appreso che tutti i qualcuno sono solo e relativamente io; ognuno lo stesso, medesimo, equipollente, identico io… il Guerriero di Luce.
Sono io prima, prima e prima ancora nei miei trasferimenti intra-Universo.
Sono là, mentre mi introduco sbigottito nel vortice.
Sono là, diretto incuriosito verso il bianco.
Sono là, fuori lo scudo di nuvole, smarrito tra miriadi di nuove percezioni.
Sono là, che mi immergo già più fiducioso in imminenti esperienze nel gigantesco occhio.
Sono là, che… Sono là… Sono là… Sono là… là e là… e non so che mi spetta ma non esiste paura. Là…
Quello laggiù è il qualcuno/io che non sono ancora stato, il mio futuro, i miei prossimi viaggi/eventi da Guerriero di Luce. E questo vuol dire, che per me, c’è, un futuro. E ne sono intensamente felice.
Ma è giunto il momento…
Quella è una mano immensa che arriva dal fondo, sta apparendo evidenziata da stelle vicine come tratti di matita luminescente.
La discerno mentre segna con un’impronta l’Universo, gigantesche tracce digitali che si formano e stagliano come su un’immensa lamina di pellicola trasparente. Roteano adesso, fuochi artificiali di una notte estiva. Diventano galassie, spirali cosmiche di moto retrogrado e antiorario.
Intravedo al mio fianco/dietro/basso un’altra mano, molto più grande. Impronta anch’essa l’Universo e lo infila con cinque ditate che si allungano uncinandolo e strappandolo come fosse un sottile foglio inanimato di debole carta. L’Universo a brandelli si sfalda via lasciando dietro di sé… lo stesso, medesimo, uguale ancora indenne Universo.
Sta apparendo quelché d’altro in sottofondo, qualcosa di solennemente grandioso. Qualcuno…
È una faccia, gli stessi tratti di matita luminescente delle mani. La mia faccia.
Gli si addiziona un corpo ed è come se ascendesse da un’inesistente scalino sottostante. Ora è un tutto, un completo io/qualcuno che mi saluta a mani giunte e con un inchino, il saluto del Rei al ki, del Grande al piccolo, del Maestro all’allievo.
Io rispondo al saluto, ammirato e speranzoso ki, piccolo, allievo, e so che il mio viaggio è finito. Il mio primo viaggio come Guerriero di Luce. Il percorso è iniziato.
Posso aprire gli occhi…


Marco Milani

Commenta

Nel caso ti siano sfuggiti