(Alessandro Del Gaudio – Proposte Editoriali)
A ogni racconto l’autore associa alcuni versi tratti da una canzone (di De Andrè, Bennato, Bertoli, Guccini, Carmen Consoli) o da un’opera letteraria o da un manga (Zanna Bianca, La storia infinita, Orange Road II), che ne anticipano il contenuto e forniscono un’indicazione di lettura.
Uno stile semplice, chiaro, lineare, molto fluido per descrivere la vita di giovani torinesi del 2000 (Eventi e mutamenti), universitari che trascorrono l’estate tra feste sulle colline e solitudine. Molte conoscenze ma pochi amici veri. Studenti che meditano sul loro futuro e sul senso del rapporto con gli altri, in particolare con l’altro sesso. Che accettano i dolori che la vita ci riserva come parte di un disegno divino. Ragazzi ai quali i valori delle persone care danno la forza di andare avanti e il ricordo della morte fa sentire più forte l’attaccamento alla vita, ragazzi che si commuovono a leggere "Il gabbiano Jonathan Livingston". Giovani che, come molti torinesi, si spostano nella città in pullman e guardano dal vetro l’emarginazione, la povertà, la delinquenza e la violenza, la periferia soffocante e operaia, degradata e grigia; per i quali la difficile realtà torinese resta ai margini, solo accennata, non vissuta, o al massimo rappresentata come parte del passato, quindi risolta e in questo modo allontanata, come accade per l’esperienza di tossicodipendenza della protagonista del racconto Due ragazzi. Di Torino resta l’amore per la storia e l’architettura della città, la bellezza delle piazze, dei parchi e dei palazzi che per i protagonisti di questi racconti emanano grande energia.
Tra sogno e realtà si vive aspettando che si avveri un evento irreale e misterioso, che il divino si manifesti nel quotidiano e gli dia significato. Niente di spettacolare, ma un’amicizia o un amore che nasce, un bacio, una carezza, incontri estivi, l’innamoramento platonico di un adolescente per l’istruttrice di nuoto, una cena tra amici per ridare la speranza di un’integrazione possibile, se pur difficile, ad un giovane extracomunitario (Kebablues), un ragazzo e una ragazza abbracciati alle soglie dell’alba (Due ragazzi). Piccoli grandi miracoli, vissuti da animi candidi, con lo stupore ingenuo di un bambino, che ha occhi grandi per ammirare le piccole cose stravaganti che popolano il mondo (Magie di pioggia).
Ogni incontro è il miracolo che ti arricchisce e ti rinnova, che colma il senso di insoddisfazione e di solitudine di personaggi che si sforzano di capire il valore di ciò che accade loro ogni giorno e cosa impedisce a una persona di essere felice davvero.
Tutto è molto pacato. Nei racconti di Del Gaudio c’è una continua altalena tra attesa fiduciosa e incertezza del futuro, ma anche la consapevolezza che un’entità superiore, anzi l’entità superiore del cristianesimo, tutto muove, e muove per il bene di tutti, anche se molte volte è difficile capirne la logica. Sempre con la certezza che anche nei momenti difficili una soluzione c’è (Ad ogni problema c’è sempre una soluzione. Le giornate, belle o brutte che siano, non siamo noi a sceglierle, ma tocca a noi viverle meglio che possiamo – Luci nella penombra – … La vita si diverte a spiazzarci. È forse questo il segreto del suo fascino. – Aspettando Anne).
Grande senso della famiglia, nido dal quale è difficile staccarsi e non lo si vuole mai veramente. La famiglia borghese, con il giardino fiorito di rose, l’arrosto con le patate nel forno, è vista come rifugio, protettiva contro il male e la cattiveria. Il protagonista di Aspettando Anne sostiene che se c’è un posto dove mi sento veramente protetto dalle umiliazioni e dalle cattiverie del mondo questo è casa mia. E ancora, riflettendo sui litigi più assurdi che scoppiano a volte durante le riunioni familiari racconta – Sperai che non capitasse la stessa cosa a me. Provai a pensare di chi avrei potuto essere geloso o invidioso, e non mi venne in mente nessuno. Meglio così. E credo che nella sola Torino non sia difficile trovare qualcuno disposto a sostenere il contrario. E mi ritrovo a pensare personaggi davvero poco comuni, molto fortunati, oppure (e l’autore non me ne voglia) davvero poco sinceri.
Non fraintendetemi, le tematiche affrontate in questa raccolta sono assolutamente importanti, archetipiche. In una società che va veloce, distratta, menefreghista, è fondamentale dare valore ai valori veri, l’amicizia, la sincerità, la solidarietà e primo fra tutti la famiglia, valori civili oltre che cristiani, sempre attuali perché attingono alle radici profonde dell’uomo, valori che devono essere quindi protetti e difesi. Per mantenere un’identità, per sopravvivere alla routine e alla apparente assurdità della società odierna è necessario rallentare il passo e lasciarsi stupire, dare importanza ai piccoli gesti, imparare a non dare niente per scontato e a santificare i piccoli e i grandi incontri che cambiano per forza di cose la nostra vita, ci arricchiscono e ci completano, siano essi destinati a durare tutta una vita o un solo giorno.
Ma nel complesso il libro risulta un po’ troppo un libro di buoni sentimenti, alcuni lettori lo sentiranno lontano, troppo avulso dalla realtà, senza nulla togliere alle indubbie doti dello scrittore, abile nel ritrarre gli stati d’animo dei personaggi e nel descrivere i luoghi della sua bella Torino.
La forza e la presenza di Dio diventa esplicita nel racconto Qualcosa è successo, a mio avviso uno dei racconti più belli, con immagini profonde e incisive nel rappresentare la dignità dei diseredati del mondo e il senso di impotenza e limitatezza dell’uomo contro le tragedie, la guerra, il terrorismo, contro un attentato che sconvolge il rione popolare dove Jonas vive (Girai sui tacchi e mi lascia il fumo alle spalle. … Dove vai?, mi chiese Chico. – Via. – Via? … Come se niente fosse? – … Cosa vuoi? Cosa devo guardare? Cosa posso fare?, ringhiai. – Jonas!, mi chiamò vedendomi allontanare. Jonas!
Ma stavo tornando a casa. Terrorizzato. Afflitto. Stanco. Non era la prima volta. Non sarebbe stata l’ultima).
Ma tra tutti i racconti del libro spicca, quasi fosse finito lì per caso, il secondo, Magie di pioggia. E qui la fantasia prende il volo, il ritmo cambia, l’atmosfera fiabesca e magica si definisce, le tematiche ricorrenti del libro restano, ma filtrate dagli occhi di una bambina acquistano una dimensione nuova, diversa. Un’avventura fantastica, una avventura notturna, forse reale forse no, che non ha nulla da invidiare alle grandi favole, ai grandi racconti di fantasia. Una storia ben strutturata, personaggi ben caratterizzati, azzeccati e ben congegnati i dialoghi che scavano nella psicologia della piccola protagonista, nei sentimenti che la legano ai componenti del nucleo familiare.
Una bambina che trova un modo tutto suo di superare la paura dei temporali, matura, dolce e combattiva, coraggiosa, ma non troppo, comunque sempre una bambina.
L’importanza della fantasia sostenuta dal protagonista del quinto racconto (Hai una grande fantasia … Tu vivi di fantasia, vero? – Abbastanza – è la cosa che mi riesce meglio.) qui la ritrovi tutta intera, tutta da gustare, da seguire.
E se negli altri racconti un po’ spiace che la fantasia allontani così tanto dalla realtà, qui il lettore si lascia andare alla magia che l’autore sapientemente è in grado di creare.
Luna all’alba
Luna all’alba è l’ultima raccolta di Alessandro Del Gaudio. Otto racconti che sviluppano in diversi modi il tema conduttore dell’amicizia e dell’incontro con gli altri, piccoli miracoli in grado di cambiare la vita. E così si spiega il titolo: la luna è qualcosa di magico che resta tangibile ancora all’alba, nell’ora in cui il sogno sfuma nella realtà. La luna simboleggia ciò che di miracoloso si trova nel quotidiano e lo nobilita.
Stefania Gentile