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Due Padri di troppo

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Due Padri di troppo

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Regia:        Ivan Reitman
Interpreti:    Robin Williams, Billy Crystal,
Nastassja Kinski, Charlie Hofheimer
Sceneggiatura:    Lowell Ganz e Babaloo Mondel
Fotografia:    Stephen H. Burum
Produzione:    Joe Silver e Ivan Reitman
Distribuzione:    Warner
Durata:        1 e 39′
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Se questo mese avete voglia di ridere un po’ ci sono in giro un paio film discreti appartenenti a due differenti scuole della commedia cinematografica internazionale. Parliamo di “Due Padri di troppo” di produzione americana e “Fuochi d’artificio” di realizzazione italiana.
Nonostante il tema serio contenuto in “Due Padri di troppo”: il rapporto padre e figli e la possibilità di trovarsi improvvisamente genitore senza aver saputo niente per anni, l’argomento è interpretato con ilarità e divertimento, soprattutto grazie a due personaggi carismatici del calibro di Billy Crystal e Robin Williams.
Remake della pellicola francese di Francis Weber, la storia è ambientata nell’odierna società americana e i due attori rappresentano due delle tante varianti dell’uomo d’oltreoceano e del loro modo di reagire a tali stimoli. Abbiamo da una parte un caratteristico avvocato ai vertici della propria carriera, soddisfatto della vita e dell’ennesimo matrimonio e dall’altra un insegnante fallito con sgretolati sogni di scrittore di teatro e sull’orlo del suicidio.
Lasciamo a voi immaginare come i due personaggi dalle personalità così distinte (pratico uno e sognatore l’altro) possano apprendere la notizia e affrontare la situazione.
Sicuramente Robin Williams non è nuovo a questo tipo di storia, se si pensa che gran parte dei suoi lavori si basano sul rapporto uomo-bambino in una continua volontà di avvicinare i due mondi, quasi a voler porre l’accento sulla presenza di tali entità o in una e nell’altra età della vita. (Vi ricordiamo che in “Jack” l’attore interpretava la parte di un bimbo in un corpo d’adulto.) Le sue gag inoltre dimostrano quanto la sua comicità sia ormai ben radicata e apprezzata dal pubblico grazie a quel suo modo particolare di muoversi, ridere, fingere e anche vestirsi, rivelando ancora una volta di essere un comico del corpo piuttosto che della parola o delle situazioni.
Il film si sviluppa, attraverso una serie di avvenimenti divertenti e situazioni farsesche, che mettono a nudo il sentimento di padre che s’impossessa improvvisamente di loro. Tra i due uomini nasce un sentimento di amicizia e cameratismo, incontrandosi per caso durante la ricerca di questo figlio avuto da una comune vecchia fiamma, che rivela loro, anni dopo, la presenza di un erede. La donna (Nastassja
Kinski) chiaramente gioca e sfrutta, un po’ perfidamente, i loro sentimenti pur di riabbracciare il figlio fuggito. L’analisi s’incentra così sulle difficoltà nei rapporti che sorgono tra padre e figli, mogli o compagne.
In conclusione, caratteristico della cinematografia a lieto fine, una volta trovato e conosciuto il ragazzo, ciascuno dei due uomini rivaluterà se stesso, la propria vita e il proprio rapporto con gli altri dandosi dei nuovi impulsi e delle nuove mete.
Un’ultima nota merita la colonna sonora, che è la canzone “Young Boy” di Paul McCarthey.
Sicuramente è un film adatto a chi vuol passare una serata divertente e spensierata. Per circa un’ora e mezzo si susseguono situazioni, gag e imprevisti che mantengono vivi l’interesse e l’attenzione degli spettatori.

Beatrice Di Venosa

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