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Luisa Gibellini

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Intervista a Luisa Gibellini

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Vi proponiamo una intervista a Luisa Gibellini, professoressa del
Deledda, le cui ragazze hanno collaborato con noi nei mesi scorsi proponendo la rubrica moda.

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Ci puoi presentare la scuola Grazia Deledda?

L’Istituto Deledda ha una tradizione trentennale all’interno della realtà modenese; dal prossimo anno scolastico, però, esso cambierà nome a causa della fusione con l’Istituto Cattaneo.
L’idea del provveditorato di costituire un polo professionale è senz’altro valida perché unendo le sezioni di servizi sociali e moda del Deledda e le sezioni commerciale e turistica del Cattaneo si crea una struttura completa; lo sarebbe stata di più se avessero conservato il nome Deledda; un nome come Cattaneo-Deledda non sarebbe stato male… pazienza.
La cosa importante è che la nostra identità di corso di moda sarà mantenuta e comunque potenziata perché si presta molto ad uscire dall’ambito prettamente scolastico e a rapportarsi al mondo del lavoro, all’attività del Comune, alla società in generale.

In che modo viene formata una persona che segue un corso di moda?

E’ difficile riassumere tutto in poche parole.
La formazione viene data dalle materie delle cosiddette seconda area e terza area. Le discipline che fanno parte della seconda area sono: storia dell’arte, storia del costume, disegno professionale, tecniche di settore e tecnologie tessili; la terza area comprende la formazione professionale gestita da docenti esterni provenienti direttamente dal mondo del lavoro. Questa formazione professionale ci fa lavorare parecchio dal punto di vista organizzativo e burocratico; è una esperienza molto valida ma sarebbe necessaria la presenza di una figura esterna al gruppo dei docenti addetta proprio alla organizzazione. In particolare sarebbe necessario avere direttive giuste e una linea di pensiero coerente da parte del Ministero perché ogni anno cambia tutto e non si riesce a fare tesoro delle esperienze degli anni precedenti
Il contatto con il mondo del lavoro, invece, è quanto mai interessante. Gli argomenti della didattica degli insegnanti si confrontano e si integrano con quelli trattati dai docenti esperti che provengono dall’esperienza concreta perché oltre all’insegnamento svolgono anche attività esterne.
Inoltre riceviamo spesso telefonate da ditte che richiedono figure professionali specifiche; sappiamo anche di alcune ragazze diplomatesi l’anno scorso che, dopo alcuni approcci, e, comunque, nel giro di dodici mesi si sono sistemate come assistenti di campionario che è la figura professionale per la quale hanno effettivamente studiato.

Ci puoi parlare delle iniziative a cui avete partecipato durante l’anno scolastico?

Parlo naturalmente delle iniziative svolte che riguardano le sezioni seguite da me e cioè le classi del biennio post-qualifica (le IV e le
V).
La IV A ha collaborato direttamente con KULT Underground.
Con il Comune di Modena è in atto da anni una collaborazione per la progettazione, la ricerca stilistica e la realizzazione di una coppia di abiti per il duca e la duchessa estensi. Quest’anno erano ispirati al periodo neoclassico. L’abito femminile era bianco da sposa con un lungo strascico, quello maschile prevedeva pantaloni aderenti e una bellissima marsina.

Questi abiti sono stati studiati e realizzati in toto da voi?

Sì, la ricerca stilistica è stata portata avanti con me nel laboratorio di stile e disegno professionale e sono stati realizzati nel laboratorio di tecniche di settore (studio e messa a punto del modello, realizzazione del prototipo e messa a punto dell’abito finito). Importante è la ricerca dei materiali che è un problema complesso perché quando si realizza un abito d’epoca si deve trovare il materiale che rispecchia le caratteristiche visive ed estetiche che rispondono alle esigenze dell’epoca. Non c’è solo la forma e il taglio.

So anche di un’altra iniziativa del Comune di Modena a cui avete partecipato. Se non sbaglio si trattava di una sfilata di abiti per bambini.

Sì, il 24 maggio c’è stata la festa “Tutta mia la città”. Le ragazze del Deledda erano state collocate nella piazzetta di San Giacomo. Le rappresentanze delle due sezioni (servizi sociali e moda) intrattenevano i bambini che passavano. Il servizi sociali ha organizzato giochi di squadra, cori, le nostre ragazze hanno realizzato una serie di disegni di abiti da colorare, ritagliare e applicare in modo da dotare ogni bambino del proprio corredino.

Un’altra cosa che abbiamo fatto è stata la simulazione di una sfilata realizzata per TG College (telegiornale gestito da ragazzi delle scuole di Modena). Hanno sfilato gli abiti realizzati attraverso gli anni di collaborazione con il Comune di Modena tranne quelli di quest’anno che erano ancora in lavorazione e comunque assolutamente top-secret (sono infatti usciti in anteprima assoluta alcune serate fa in occasione dell’apertura della Settimana Estense: quello maschile era indossato dall’Assessore al turismo e alla cultura e quello femminile da una giornalista).

Altra iniziativa a cui abbiamo preso parte è stata “Un fior di primavera” portata avanti dalla Camera di Commercio. Essa vedeva l’allestimento di bellissimi giardini all’interno del cortile del palazzo di Via Ganaceto. L’attività svolta dalle ragazze del Deledda era quella di realizzare in diretta la progettazione di abiti ispirati ai fiori. Inizialmente il progetto prevedeva la presenza costante da parte nostra, cosa che però si è rivelata troppo pesante anche per il fatto che ci si trovava verso la fine dell’anno scolastico.

Sicuramente ci sono state anche altre iniziative a cui abbiamo preso parte e che al momento mi sfuggono; in ogni caso noi le accogliamo sempre con grande entusiasmo e quando si possono programmare per tempo riescono meglio.

A questo punto giungiamo a KULT Underground. Voi in che modo siete entrati in contatto con la rivista?

Io l’anno scorso sono rimasta incantata da questa rivista quando è stata presentata ai Cortili (presso la libreria del Banano) attraverso
Carlo Alberto Sitta col quale anche io avevo collaborato l’anno scorso.
Per me tutto ciò che riguarda l’informatica è un po’ magico e mi è venuta questa idea di coinvolgere le nostre ragazze perché oltre al corso di informatica di base utilizzano il computer attraverso quei programmi (CAD) che servono per tutte le tecniche di settore.
L’idea era quella di poter vedere concretizzato un lavoro che finisce dentro questo dischetto e che assume insieme alle altre cose una sua autenticità, una peculiarità. Una cosa teorica che diventa anche pratica.

Le ragazze come hanno accolto l’idea di partecipare a una rivista?

Teniamo conto che questa, come tutte le altre iniziative, si sovrappone all’attività didattica.
Hanno reagito con tanto entusiasmo però poi sono da rincorrere, da stimolare per rispettare gli appuntamenti.
Purtroppo abbiamo iniziato tardi e la pausa delle vacanze potrebbe fermare la crescita dell’entusiasmo. Contiamo comunque di riprendere l’anno prossimo cercando di coinvolgere anche l’altra classe.

Gli articoli che avete realizzato per noi sono divisi in tre parti.
Come è nata la parte meno tecnica, la “Critica VIP”?

E’ nata dalla “lingua lunga” delle mie allieve. Nel nostro secondo intervento sulla rivista c’era la critica su Papi. Io, non guardando mai la TV, non conoscevo assolutamente questo personaggio e ho dovuto farmi spiegare chi fosse.
La Critica Vip è comunque una cosa simpatica che si lega alla parte che mi interessa di più, quella relativa alla proposta di moda e che mi piacerebbe fosse sempre più tecnica e precisa. Devo dire che il periodo in cui abbiamo iniziato la collaborazione con KULT Underground coincideva con la chiusura di un anno scolastico difficilissimo e non ho avuto la possibilità di seguire il tutto maggiormente in prima persona e le ragazze hanno agito un po’ da sole. L’obiettivo mio è proprio quello di essere più specifici, tecnici e puntuali, anche, nelle proposte (parlando di sfilate o quant’altro).

C’è qualcosa, secondo te, che le ragazze desidererebbero poter avere in più; qualcosa come disponibilità di mezzi, possibilità di movimento. Potremmo noi della rivista fare qualcosa che permetta loro di esprimersi in una maniera più completa?

Ci sono stati due interventi, il tempo purtroppo è stato poco sia da parte delle ragazze che da parte mia. Ci sono tante cose da perfezionare a cominciare dalla funzionalità dello scanner della scuola che ci permetterebbe di realizzare immagini e risistemarle meglio partendo magari da motivi decorativi presi da tessuti veri.
Inoltre solo qualcuna ha potuto vedere la rivista, in pratica solo coloro che hanno il computer a casa.
L’esperienza è ancora troppo breve e mancante di momenti importanti.
Per rispondere completamente alla tua domanda sarebbe bene aspettare qualche mese per poter lavorare con più continuità.

Pensi che la permanenza dei computer collegati a Internet presso la biblioteca Delfini a Modena possa aiutare le tue ragazze?

Purtroppo la stragrande maggioranza delle allieve abita fuori Modena perciò non hanno modo di frequentare molto la biblioteca.
In ogni caso l’iniziativa della Delfini è superlativa e utile, oltre che alle allieve, anche agli insegnanti del Deledda.

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Intervista realizzata da:

Margo Giorgini

Massimo Borri

Trascrizione:

Francesco Gavioli

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