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Saluta la luna al freddo

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Saluta la luna al freddo

E il colle saluta la luna al freddo e gli alberi ne accarezzano spogli i lembi estremi, senza di me stasera; e lui solo ti vede passeggiare tra i sentieri male illuminati, tra le panche basse del vialetto, insieme ad altri, scacciando la tua sera con un gesticolare vago, senza magia; solo un riflesso attraverso questa finestra mi aiuta ad immaginare la tua ombra sottile che non cessa la sua breve danza su foglie scure e sulle scritte grezze dei due muri dei giardini.
Guardiamo forse lo stesso cielo in questo istante?
Mentre io scrivo solitario tu cerchi tra le grate ed i cancelli un po’ d’estate: il fumo bianco di una sigaretta aiuta; aiutano le stelle, i tuoi amici, e la tua voce nella notte semplice del giorno dopo.
Ed io d’autunno m’accontento: del gusto aspro del mosto della malinconia senza dolore, della voce roca del mio pensare solo, della mitezza della notte che comincia e che finisce insieme, dei tuoi passi lontani che neppur m’è dato di seguire.

Cerco una lacrima tra i miei ricordi, che non appare, e uno sbadiglio cancella ogni visione: il vetro della finestra traduce in ombre soltanto la mia via e la tua voce s’incanala nel verso vuoto della televisione
forse domani o forse infine mai

Untold evening tales

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