Vidi le nuvole adombrare l’orizzonte
Calda e sicura fu la neve che oscurò colori e rumori
Già non odo che l’affondar crudo dei passi miei solitari nel soffice manto
Fu Natale invisibile suono di campane lontane
Lasciai orme sulla neve assolata
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Di quali passi tieni più caro il ricordo viandante delle impervie vie?
Non “ti stanca l’esercizio del verso” e il richiamo dell’amor sognato e sconosciuto
Perdi la tua terrena esistenza nella strada che conduce l’animo tuo afflitto all’ignota destinazione
Vagabondo rigiri nelle mani le chiavi delle passioni smarrite
Nell’ultimo maleodorante sobborgo, nella risata di visi stranieri, sopra l’angosciante ponte Vltavino, ai piedi delle Gotiche chiese vorrei abbracciarti e in unica vertigine sprofondare
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