Se l’estate doveva essere per molti un occasione per riposarsi, un modo come un altro per allentare lo stress e immegersi nelle calde acque del dolce far niente, beh, molti collaboratori di KULT Underground devono averlo dimenticato… e questa è una grossa fortuna, anche perchè penso che non pochi ci sarebbero rimasti male se questo settembre la rubrica SUSSURRI fosse risultata desolata. Ed invece eccoci qua, con cinque poesie e tre racconti, pronti per assaporare anche questo mese qualcosa di particolare, qualcosa di fuori dal comune: la voce di qualcuno che ha deciso di provare a raccontarvi un’emozione, un ricordo, oppure una fantasia che ha deciso di trasformarsi in una storia. Prima di iniziare la solita descrizione del materiale proposto solo un paio di consigli, spassionati ma non, ebbene sì, disinteressati: * leggetevi Complemento Oggetto, dell’ormai storico Raffaele
Gambigliani Zoccoli, pubblicato nel quarto numero speciale della
rivista. Suggerimento probabilmente inutile per chi ci segue
abitualmente e che non si farebbe mai sfuggire l’occasione di
leggere qualcosa di Raffaele, ma forse non fuori luogo per chi
si è unito alla scia da poco…
* scrivete! In questo momento KULT Underground ha in atto due concorsi
(nella rete del giovane Holden e SUSSURRI), oltre ovviamente ad
accettare e cercare materiale per la normale pubblicazione della
rivista…
E nell’attesa che esca “Nata da madre”, magari, non fatevi sfuggire quanto segue.
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* Ad aprire il cammino è questo mese 19 Luglio 1987 di Asia ’68, che
segna un felice ritorno di un’autrice conosciuta e benvista
sulle nostre pagine. Diversamente dal solito, il tema trattato
in questa opera non sembra autobiografico, e non parla di
qualcosa relativo ad una ragazza. Jim, il personaggio di queste
righe, è infatti un individuo di sesso maschile, e l’unica
“donna” della storia è una figura importante, ma in ombra, unica
nota di consolazione in un mondo indefinito, ma sicuramente
triste; un mondo fatto di discriminazione e di soprusi, che
potrebbe appartenere ad ogni epoca, ad ogni luogo fisico; un
mondo in cui Jim non è che l’ultima ruota del carro, fino a
quando non appare nella sua vita “lei” e tutto comincia a
splendere con una luce differente… Scritto dal ritmo lento,
ricco di situazioni celate e di altre semplicemente accennate,
che riesce a creare un gusto malinconico, ma non depresso, con
una scelta di termini e di espressioni particolarmente felici.
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* Nuova collaboratrice di KULT, e una dei due inviati speciali alla
mostra del cinema di Venezia, Caterina Sonzogni sembra volere
entrare nell’attenzione dei lettori, passando da una delle porte
principali: SUSSURRI. Febbre, primo dei due lavori presentati
questo mese, è una brevissima poesia estremamente vivida, anche
se, probabilmente apposta, non chiarissima come immagini. La
sofferenza fisica si mischia infatti a quella mentale in un
vortice di riferimenti al fuoco e all’inferno, e la soluzione
finale, quella che dovrebbe riaprire le porte della vita,
risulta essere il torpore, la stasi, la cessazione di tutto.
Quella proposta in questo settembre è la prima di tre poesie che
l’autrice ha concesso alla pubblicazione, e, osservate nel
complesso, il loro tono, e lo stile che le accomuna è
sicuramente singolare, intenso. Non ci resta che augurarci che
la sua vena poetica possa fornirci altre espressioni di sè,
permettendoci così ancora meglio di conoscere questa persona.
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* A mio modestissimo parere una tra le migliori poesie di questo mese
è Nella stanza dei pittori ad Arundel del conosciuto Matteo
Ranzi. Ballata lenta, che sogna un Inghilterra fuori dal tempo,
i cui versi sembrano le foglie di un albero in autunno, con il
loro mesto ondeggiare, e la loro, inevitabile, caduta.
L’ambiente è tratteggiato dai luoghi in cui si spera di
ritrovare l’anima desiderata, e così, come in un puzzle, piano
piano, dalla foschia delle parole, spunta prima una cattedrale,
poi un castello, poi i campi del Sussex.
Il cammino di un viandante fino a sera, che vibra nel freddo dei sentimenti al suono di un pianoforte, la cui ultima nota è anche un addio, che altro non lascia se non un ricordo di ciò che è stato.
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* Una goccia nell’imbuto di Monny, autrice che ha dimostrato di amare
la sperimentazione linguistica e visiva, è un componimento di
tre terzine, ognuna di tre versi terminanti in rima. Come
accompagnati dal tocco di una campana tre oggetti appaiono
all’io leggente: un vento giallo, una veste scura e un fiore
viola, che conclude la carovana inghittendo il protagonista.
Poesia non poco criptica, molto corta e dalle figure solo
abbozzate, il cui significato forse non è che simbolico, forse
addirittura solamente sonoro. Invitare l’autrice a fornire un
commento, una chiave di lettura del suo scritto è quasi un
dovere, in questi casi, anche se forse, qualcuno dei lettori,
potrà comunque apprezzare il testo in quanto tale.
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* Streets are empty di Untold evening tale (curioso pseudonimo che
cela un’autore già conosciuto tra le nostre pagine),
similarmente a quella di Matteo Ranzi, è una poesia sull’uomo in
cammino, sul viaggiatore, e sul sentimento che si prova a
lasciare qualcuno a cui si tiene. Le strade sono vuote a
mezzogiorno, racconta, e il tempo per pensare a sè si fonde con
quello necessario per vivere, per muoversi “on the road”; le
lacrime possono anche scendere quando l’assenza di una parte di
sè comincia a diventare insostenibile, ma non c’è nulla di cui
pentirsi, nulla per cui stare male veramente. Le cose passano e
la vita va avanti. La malinconia è sottile, forse più tenue di
quella che Matteo mostra nel suo scritto, ma l’esistenza pesa
anche per questo autore, per il quale solo il sole è portatore
di sicurezza e forza.
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* Seconda opera di Caterina Sonzogni, Una storia vera è il primo dei
tre racconti che KULT Underground vi propone questo mese.
Splendido testo, semplice ed essenziale, ci propone qualcosa di
più di un “resoconto di viaggio” che Sara riferisce all’io della
narrazione. Una storia veloce di poca droga, tanto alcool ed un
po’ d’amore, in cui non si vede praticamente mai l’amore, si
intravede appena la droga e si finisce per non avere neppure il
bere come elemento dirigente. Una storia giovane, di ragazzi che
lottano senza saperlo per tirare avanti, per rimanere con la
testa fuori, per cercare di essere qualcosa o qualcuno. Marco,
un ragazzo incontrato sulla via di Amsterdam inizia e chiude una
vicenda senza capo nè coda, non perchè sia insensata, ma perchè,
come molte le cose della vita, tendono ad andare troppo veloci
per essere intese e gestite. E questo, freddo riassunto di una
coinvolgente narrazione, è la vera morale del racconto, una
morale che l’io della storia chiosa con la lucida frase “La vita
è una gara per la sopravvivenza, la vita è aspettare di dover
morire”, non senza però aggiungere un “Buona fortuna a noi” dal
gusto agrodolce, ma non privo di speranza.
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* Una scommessa d’estate di Raffaele Gambigliani Zoccoli e di Giorgia
Rebecchi è un brillante ed “esplosivo” racconto, dal sapore
estivo ed intrigante. Ritmo frenetico, sottolineato come in un
film dalla didascalia dell’ora, che si snoda a costruire
un’arguta trama senza lasciare nel lettore il tempo di capire
cosa sta effettivamente accadendo; il conosciuto gergo
giovanile, l’uso di qualche inglesismo, le descrizioni
estremamente metodiche di particolari apparentemente non
significativi, la visione del mondo di due “vincenti”, affamati
di vita, e palesemente senza troppi rimorsi, tutto coinvolge al
massimo chi inizia ad addentrarsi in questo scritto,
avvolgendolo nel sole di Forte dei Marmi e in quello che una
volta veniva definito Jet Set.
Sicuramente un Raffaele in piena forma, ottimamente coniugato con una collega che abbiamo così il piacere di conoscere per la prima volta; un Raffaele che si nota sempre più composto e sicuro anche con trame molto diverse da quelle che ce l’hanno fatto conoscere ed apprezzare ormai da due anni, e che sempre più si rivela una piacevole alternativa al “male di vivere” o al “disagio giovanile” che permea molti altri scritti da noi proposti.
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* Testo di difficile collocazione, Desiderio di onnipotenza di Robotic
(con la collaborazione di Veronica, sarebbe potuto benissimo
entrare in BRAINSTORM. Divagazione sul tema dell’io, o racconto
fantascientifico di un novello conte Dracula, onnipotente,
immortale, senza avere i limiti propri dei vampiri? Il
susseguirsi rapido dei fatti della narrazione, a metà tra
l’accaduto ed il pensato, tra l’azione e la mera biografia, in
ogni caso, coinvolge; il parlare di punizione, di vita concessa
o rimessa, d’amore come forma artistica, turbina nella mente nel
lettore come un piacevole quadro storico. Certamente migliore
del comunque buon testo con cui Robotic aveva fatto parlare di
sè mesi or sono, anche questo lavoro manifesta un chiaro
desiderio di imporsi con un stile estremamente particolare e
imponente, in cui poco è lasciato al caso.
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E, sì, di corsa come ormai è consuetudine, anche questo mese la mia rapida introduzione è giunta alla fine. Felice come al solito del materiale proposto, e di sapervi in molti ad attendere l’uscita del numero di KULT Underground in special modo per queste pagine, vi lascio al testo di Asia 68, senza esitare oltre.
Che dite? Cosa faccio ancora qui? Beh, e qui “chi ha orecchie per intendere intenda”, sto aspettando che alcuni nomi che da un po’ non fanno parlare di loro, magari, si facciano risentire… ovviamente insieme ad altri che tutti noi non vediamo l’ora di incontrare.
Marco Giorgini, nato a Modena nel 1971, lavora da quasi trent’anni nel campo della linguistica computazionale e coordina da altrettanto tempo la rivista culturale online KULT Underground. Autore di racconti e giochi d’avventura narrativi, ha al suo attivo anche alcuni romanzi, tra cui un giallo per ragazzi pubblicato nel 2019 intitolato “Il Mistero della Statuetta Egizia”.
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