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A bucket of blood

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A bucket of blood

(Roger Corman – 1959)

La Beat Generation prende in giro sè stessa con questa commedia dai toni noir intinta nel free jazz e nel grottesco. Lo schivo cameriere di un locale frequentato da artisti no riesce ad imporsi all’attenzione dei clienti che a lui sembrano così estrosi e geniali.
Dopo aver ucciso per errore un gatto, lo ricopre di plastilina e con quest'”opera” colpisce involontariamente nel segno. L’attesa per l’opera successiva è colmata con l’uccisione, quasi per legittima difesa, di un poliziotto, poi ricoperto nel solito modo. Lui è finalmente sugli allori ma il titolare del locale sospetta qualcosa e tenta di dissuaderlo dal procedere. Nulla da fare; il suo nuovo ruolo richiede il corpo di una prostituta prima e la testa di un operaio poi. Il finale lo vede scoprirsi (anche agli occhi della desiderata ragazza del titolare) e precipitare fino al suicidio per impiccagione.
Naturalmente il suo corpo è parzialmente sculturizzato!
Corman, con un passato ed un futuro da horror cult, si diverte e diverte anche lo spettatore. Il film, presentato all’interno della retrospettiva “The beat goes on” dedicata agli anni della beat generation, è molto dinamico anche se troppo manieristico. Si consiglia di tenere marcata la programmazione notturna di RaiTre…

Michele Benatti

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