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Tenku senki shurato

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Tenku senki shurato

Ah, i grandi problemi dei redattori! Quando meno te lo aspetti, ecco che queste curiose creature, che vivono negli incasinatissimi uffici dei giornali, spariscono senza lasciare traccia alcuna (o lasciandone ben poche)! Tutto questo per dirvi che, anche questo mese, il Ninja si
è defilato (leggenda narra che si sia ritirato in qualche misteriosa plaga di montagna…) e che perciò la sottoscritta è stata momentaneamente reclutata per sostituire l’asso mancante nei due articoli che cura di solito. Ne sarò all’altezza? Bah, spero di sì.. quasi quasi, sono emozionata! Ma bando alle ciance! So che non siete davanti a quello schermo per sorbirvi i problemi esistenziali di noialtri poveri amanuensi del video, perciò passiamo subito alle cose serie e parliamo di manga.
L’argomento che ho deciso di trattare questo mese mi è balzato agli occhi quasi spontaneamente nel riguardare l’elenco delle produzioni nipponiche degli ultimi anni; si tratta di una serie ultra famosa in patria, la terza grande serie animata dell’ormai sfruttatissimo filone degli “eroi in armatura”, TENKU SENKI SHURATO, appunto. Stranamente ed incredibilmente, questa serie non è mai stata tradotta per il mercato italiano, nonostante si vociferasse da tempo sul suo acquisto da parte della Fininvest e nonostante le altre serie animate di argomento analogo (I cavalieri dello Zodiaco, I cinque samurai, ecc.) abbiano spopolato nel nostro paese e siano tuttora replicate a ciclo pressochè continuo. Peccato, perchè la serie nata dall’ingegno di Hiroshi
Kawamoto e Go Mihara è forse la più meritevole delle tre, soprattutto per quanto riguarda l’intreccio narrativo, veramente ben congegnato
(specialmente nella versione animata, differente in parecchi punti dal manga).
Vediamo la trama del fumetto: Shurato Hidaka e Gai Kuroki sono due liceali giapponesi, amici fraterni e appassionati di arti marziali. Un pomeriggio, durante uno dei loro allenamenti, i due odono una voce misteriosa di donna e, subito dopo, vengono rapiti da una luce improvvisa. Shurato, separato da Gai dalla violenta luce, si ritrova nel mondo mitologico ed incredibile di Tenku Kai, ma viene immediatamente aggredito dal terribile Yasha-o, il Demone Lupo, un guerriero dall’armatura nera intenzionato ad ucciderlo senza pietà.
Yasha-o, in realtà, altri non è che Gai, misteriosamente trasformato in spietato assassino e Shurato riesce a sopravvivergli solo grazie al tempestivo intervento di un altro guerriero, Reiga, che lo porta via dal campo di battaglia. Reiga è un Hachibushu1 e conduce Shurato al tempio della dea Vishnu (la donna che lo ha chiamato nel mondo di
Tenku Kai) perchè sappia da lei il motivo del suo “rapimento”. Dopo diecimila anni di pace, Shiva e i suoi Asura2 stanno per attaccare il mondo di Vishnu e se riuscissero a conquistarlo, causerebbero la rovina non solo di Tenku Kai, ma anche della Terra, che a Tenku Kai è legata in modo indissolubile.
Purtroppo, Vishnu non può contare che sull’aiuto di tre Hachibushu:
Reiga (Karura-o, la fenice), Hy–ga (Ten-o, la tigre) e Ry”ma (Ryu-o, il dragone) ed ha scelto Shurato e Gai per aumentare il gruppo dei propri difensori; Gai però ha deciso di schierarsi dalla parte avversa ed ormai non resta più altra possibilità di chiamare nuovi guerrieri.
Inaspettatamente, anche Shurato rifiuta di mettersi al servizio della dea ed abbandona il tempio, deciso a ritrovare Gai per capire i motivi del suo agire. Mentre gli altri Hachibushu tentano di convincere il terrestre ad aiutarli nella guerra che sta per scatenarsi, Vishnu cade vittima di una subdola trappola ordita dal proprio sacerdote Indra, per conto del malefico Shiva; la dea viene trasformata in una statua di pietra e, privati del suo aiuto, gli Hachibushu diventano facili prede degli Asura, capeggiati da Indra e Gai. Solo l’aiuto di Shurato
(divenuto Shura-o, il leone) riesce a salvare la situazione, causando la prima sconfitta dei nemici e la morte di Indra, ma questo costa la vita anche a Hy–ga e, purtroppo, la guerra contro Shiva è solo all’inizio. Shurato, dopo aver infine capito che Gai è stato reso mentalmente schiavo dal malvagio dio, decide di andare a liberare ad ogni costo l’amico e proprio quando egli si trova in viaggio verso il palazzo del male, l’armata Asura scaglia l’attacco finale al tempio di
Vishnu. Mentre gli altri Hachibushu affrontano l’ultima, sanguinosa battaglia, Shurato giunge finalmente al cospetto di Shiva: lì ritrova
Gai ed è costretto a combatterlo, ma pur di non uccidere l’amico, si lascia trafiggere a morte. Lo shock risveglia Gai, che solo in quel momento capisce cosa è accaduto; il giovane, sconvolto dall’ira e dalla disperazione, si getta contro Shiva e lo uccide al termine di una spietata battaglia. Negli stessi istanti, al tempio di Vishnu, gli
Hachibushu trionfano definitivamente sugli Asura, cacciandoli da
Tenku Kai. Shurato muore poco dopo tra le braccia di Gai.
Mi sono dilungata un po’ sulla trama del manga, ma credo che fosse necessario per poter poi mettere in luce le differenze notevoli che lo distinguono dalla serie animata (basti pensare che il finale è completamente opposto!); l’intreccio è molto più stringato ed essenziale ed anche quel mix di mitologia indiana-buddista che sta alla base della storia è appena accennato (per saperne di più in proposito, continuate a leggere !). In compenso, il ritmo è più veloce e senza pause; d’altra parte il manga riempie soltanto due volumetti e perciò corre rapido al finale senza divagare in avventure secondarie.

Il disegno è un po’ una delusione per chi ha già visto la serie TV e si aspetta di ritrovare anche sulla pagina le figure perfette di
Okuda; il tratto di Kawamoto è molto più stilizzato, forse più infantile, non tanto nella grafica che mantiene comunque un buon livello di precisione, quanto piuttosto nella caratterizzazione dei personaggi stessi che ricordano molto quelli di tanti shojo manga. Per carità, sono carini ugualmente, ma perdono un po’ di aspetto marziale…. (Non è facile prendere sul serio un “cavaliere” che assomiglia a Candy Candy!!) Come ho già detto, tuttavia, la grafica è molto curata, buono il movimento (con gran spreco di linee cinetiche ovunque) e più che buoni i fondali, che rivelano una notevole padronanza dell’uso dei retini: direi che il lavoro di Kawamoto si guadagna sicuramente un giudizio positivo.
Una nota a parte merita il discorso “mitologia” che sta alla base della storia. Dove ci sono eroi in armatura, ci sono sempre miti, leggende e richiami a tradizioni antiche: nei Cavalieri dello Zodiaco trovavamo riassunta tutta la mitologia occidentale ( da Atena a Odino
!) e nei Cinque Samurai il richiamo alla mitologia giapponese era fondamentale, in SHURATO troviamo uno strano miscuglio di induismo e di buddismo non sempre facile da decifrare. I creatori della serie hanno semplicemente preso alcuni elementi da entrambe le dottrine e ne hanno cambiati o ignorati altri. Qualche esempio ? La dottrina buddista, tanto per dire, insegna che Buddha riuscì a convertire otto demoni indù e li reclutò poi come proprie sentinelle, con il nome di
Hachibushu; in SHURATO, guarda caso, è Vishnu ad avere otto guardiani con lo stesso nome. Tenku Kai, dove si svolge l’azione, è l’ultimo (il più basso) dei 27 paradisi esistenti nel buddismo, mentre i personaggi si rifanno senza ombra di dubbio alla divinità indiane. E gli stravolgimenti delle due dottrine sono ancora più frequenti!
Il più clamoroso è sicuramente la trasformazione del dio Vishnu, diventato dea per motivi più che altro coreografici, ma se ne potrebbero citare a centinaia: ad esempio, Indra dovrebbe essere il signore dei due paradisi al di sopra di Tenku Kai e Shura il capo dei demoni Asura, mentre nella serie i due ruoli sono pressochè scambiati.
Ma ora è venuto il momento di parlare di cartoni animati, non cambiate canale e seguitemi nel prossimo articolo !

Randy

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