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Quando la libertà di scelta…

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Quando la libertà di scelta

deve finire

Rieccomi tornata, dopo le feste natalizie, a “deliziarvi” con le meraviglie di questo magico mondo. L’avvento del nuovo anno non è servito a spazzare via tutto il marciume di questa terra. Mentre noi, eletti fortunati, ci abbuffavamo di panettoni e porcherie varie, nel mondo il
Natale veniva festeggiato in modo molto più originale (vedi la Russia contro la Cecenia, la Croazia contro la Bosnia, l’Algeria contro l’Algeria, ecc.).
L’Essere Umano! E’ capace di creare cose meravigliose ma ha anche l’innata
“capacità” di calpestare con noncuranza un essere vivente senza pensarci due volte.
Questo mese voglio tediarvi con un argomento che forse non tutti conoscono a fondo: cosa si cela dietro la pelliccia.
Questa estate ho avuto la discussa fortuna di capitare (non è proprio il verbo adatto, ma preferisco non scendere in particolari…) in un allevamento di animali per pelliccia. L’articolo che segue è tratto da un filmato di Animal Amnesty che giusto pochi minuti fa ho finito di vedere
(anche questo non è un verbo molto adatto, visto che molto spesso i miei occhi si sono rifiutati di vedere!). L’ho scelto perchè sarà in grado, molto più di me, di spiegarvi ciò che i pellicciai vogliono nascondere a tutti i costi.
Dunque, immaginatevi un paesaggio paradisiaco in una foresta imbiancata.
Deliziosi visoni saltano nella neve, lupi e volpi corrono liberi. Ma ecco che arriva una bestia molto pericolosa che tutti, nella foresta, temono: l’uomo. Arriva, piazza le sue trappole malefiche in ogni cantone e se ne va soddisfatto.
Questo è un aspetto della pelliccia che la maggior parte della gente non vede mai: la sofferenza di un animale che finisce in una tagliola.
I castori impiegano in media nove minuti e mezzo a morire. Le ganasce della tagliola scattano con tale forza da spezzare le ossa per effetto del colpo.
Le trappole non fanno distinzioni qualunque cosa la faccia scattare. La vittima in preda al panico e al dolore lotta disperatamente per liberarsi, mentre la trappola la stringe sempre di più nella sua morsa straziando la carne e i legamenti e spezzando le ossa.
Dozzine di animali selvatici sono sul punto di estinguersi completamente a causa della distruzione del loro habitat e come conseguenza del commercio delle pellicce.
Ma questo non è il punto: a un animale non interessa se la sua specie si sta estinguendo, gli interessa solo la sofferenza che prova.
In preda al terrore e al dolore un animale preso in una tagliola sovente si libera amputandosi la zampa rimasta prigioniera. Per l’animale amputato che lascia una zampa nella tagliola e una traccia di sangue nella neve, le possibilità di sopravvivenza sono scarse.
In alcune zone i regolamenti permettono che le trappole non vengano controllate per diversi giorni. In alcuni Stati, addirittura, non esistono regolamenti in merito. Questo significa che un animale può rimanere prigioniero per giorni o settimane intere senza potersi procurare nè cibo nè acqua, a temperature sotto zero ed esposto a bufere di neve. Per molti di questi animali l’agonia ha termine con il ritorno di chi ha messo la tagliola. I prigionieri di solito vengono finiti nel modo che provoca minori danni alla pelle: con il bastone, per annegamento o soffocando l’animale premendogli il torace con gli stivali.
I due terzi degli animali intrappolati non sono animali cosiddetti da pelliccia, e vengono chiamati dai Trappers, “spazzatura”. Ciò significa che su 100 animali utilizzati, 300 rimangono intrappolati.
Per ottenere una pelliccia di piccoli animali occorrono da 100 a 200 pelli.
Tutto ciò che tocca la trappola la fa scattare, uccelli, istrici e tanti animali domestici.
Proprio in questo momento un animale in agonia sta lottando per liberarsi dalla morsa di una tagliola.
Uno dei maggiori pericoli che minaccia oggi gli animali selvatici è il commercio delle pelli.
Per difendersi dalle critiche la parola magica delle industrie delle pellicce è Allevamento. Nessun animale catturato nella foresta, nessuna trappola disumana, nessun pericolo di estinzione della specie.
Ma com’è in realtà un allevamento di animali da pelliccia?
Ogni anno vengono uccisi milioni e milioni di animali solo per soddisfare i capricci di chi vuol farsi la pelliccia. I pellicciai affermano che le materie prime provengono soprattutto dagli allevamenti da animali da pelliccia, ambienti igienici dove gli animali vengono tenuti in buone condizioni e non soffrono crudeltà (non ho parole…).
Abbiamo controllato se era vero quello che dicevano i pellicciai: abbiamo visitato personalmente degli allevamenti in Finlandia, Danimarca e Svezia
(premetto che non differiscono assolutamente da quelli italiani).
Purtroppo, anche se la cosa non ci ha sorpresi, tale affermazioni si sono rivelate un mito: l’ambiente igienico è rappresentato in realtà da piccole gabbie di rete metallica. Non viene richiesta agli allevatori nessuna competenza specifica: chiunque può aprire un allevamento del genere anche se ha scarsa o nessuna conoscenza di come si curano gli animali. Non esistono leggi che regolamentino le dimensioni delle gabbie nè leggi che limitino il numero degli animali che si possono tenere in una sola gabbia.
Quando si tratta di regolamenti per gli animali da pelliccia le leggi locali sono molto confuse.
La Scandinavia, subito dopo la Russia, gli Stati Uniti e la Polonia, è il maggior produttore di pelli di visone e di volpe. Nel corso di questi ultimi anni, l’aumento degli allevamenti di animali da pelliccia e delle pelli è stato straordinario. Ed anche in Corea, dove la manodopera ha un costo molto basso e non c’è assolutamente rispetto per gli animali, l’industria della pelliccia si sta espandendo notevolmente.
Circa l’85 5164elle pelli provengono da allevamenti. E in gioco un colossale volume di denaro.
Il visone, animale selvatico che vive metà della sua vita in acqua, è costretto a vivere nello spazio ristretto di una gabbia poco più grande del suo corpo. Con un pavimento di rete, come si usa negli allevamenti in batteria, cosa che evita la necessità delle normali operazioni di pulizia che sarebbero necessarie se ci fosse un pavimento solido.
In tutti gli allevamenti che abbiamo visitato i visoni vengono tenuti più di uno per gabbia. Sovente in una piccola gabbia sono stipati anche 5 o 6 animali.
Va da sè che la rete metallica aperta può provocare notevole disagio alle zampe degli animali. Abbiamo constatato che per i cuccioli non si usano reti più fitte per evitare tale disagio o addirittura ferite alle zampe.
Il tetto tiene gli animali fuori dall’azione del sole e della pioggia; perchè l’umidità può sciupare la pelliccia e i raggi del sole tendono a scolorire il pelo. Vento e freddo sono i benvenuti perchè rendono il pelo folto.
L’allevamento in questione produce 125.000 visoni all’anno. E impossibile che i pochi dipendenti dell’azienda controllino personalmente le condizioni di ogni animale.
Il lavoro uccide qualunque sentimento nei confronti degli animali.
Gli animali morti o scuoiati vengono gettati con noncuranza sotto le gabbie di quelli vivi.
Le condizioni sanitarie peggiorano quando piove e con il calore dell’estate. Gli escrementi vengono lasciati sotto le gabbie: puzza e mosche provocano notevole disagio.
Altrettanto innaturale è la dieta cui vengono costretti i visoni: mentre il 20 5164ella popolazione mondiale muore di fame, noi somministriamo a ogni animale 55 Kg di proteine. Nella sola Finlandia si impiegano 58 milioni di chilogrammi di cereali, 48 milioni di chilogrammi di aringhe, 10 milioni di chilogrammi di patate e frumento per questo “prodotto di lusso” assolutamente superfluo.
I visoni vivono vicino all’acqua, si nutrono di pesce, di piccoli mammiferi, di serpenti e di vermi della terra. Il loro stomaco non è fatto per la dieta particolare che viene loro imposta per ottenere una pelliccia di migliore qualità. Il visone ha bisogno di spazi molto ampi non certo come quello che ha a disposizione in una gabbia. Lontano dall’acqua questi animali non si sentono a loro agio: quando si sentono minacciati, in natura, i visoni corrono a buttarsi in acqua.
I visoni che scappano vengono rinchiuse in gabbiette minuscole e vi vengono lasciati anche per più di un giorno.
Gli animali di origine selvatica nati in cattività conservano le stesse caratteristiche dei loro compagni in libertà. Anche se questi animali sono stati allevati per generazioni in cattività, sono pur sempre animali selvatici e le condizioni di “vita” di questi allevamenti non permettono loro di esprimere gli istinti e i comportamenti ereditari. Eliminando ciò si creano forti squilibri emotivi: comportamenti motori coatti che sovente comportano posizioni e azioni assolutamente anormali.
Degli allevatori hanno notato alcuni visoni che si strappavano grossi ciuffi di pelo dal corpo. Episodi come questo accadono perchè gli animali hanno il desiderio innato di esercitare il loro istinto territoriale e la reclusione glielo impedisce.
Non c’è alcun modo perchè un pellicciaio possa distinguere da quale allevamento provengano le pelli: secondo il presidente dell’asta delle pelli di Copenaghen tutte le pelli vengono messe insieme, imballate in gabbie e vendute a lotti.
In ottobre e novembre gli allevatori e i lavoranti stagionali generici hanno il loro da fare a tirare il collo, asfissiare con il gas, ammazzare a bastonate o fulminare con la corrente elettrica milioni e milioni di animali da pelliccia.
I procioni finlandesi sono difficili da tenere in gabbia: non riescono a camminare sulla rete metallica. Altri animali allevati per la pelliccia sono la martora, la martora della Virginia, la nutria o castorino, il coniglio, il castoro, la moffetta, l’opossum, la lontra, la puzzola europea e la puzzola.
In Danimarca abbiamo “visitato” un allevamento di volpi con 20.000 animali. Per un complesso così grande, l’acqua rappresenta un problema serio. Quando le condutture gelano questi animali rimangono senz’acqua sovente per giorni e giorni. All’acqua da bere viene aggiunto dell’anticongelante. Sovente questi animali si feriscono alla lingua e al muso contro la rete metallica.
Secondo il giornale di categoria, d’inverno le volpi soffrono perchè non hanno alcun riparo, nelle gabbie, dal vento gelido. Molte si ammalano di infiammazioni all’uretra e hanno sangue nell’urina.
Alcuni “silver shadow” dell’allevamento hanno gli organi sessuali deformati. La loro pelliccia è molto diffusa in Giappone.
Anche se in Scandinavia è illegale abbiamo visto delle volpi selvatiche catturate e tenute in gabbia. Le pelli che non si vendono vengono bruciate.
Qualche allevatore ci ha riferito dei comportamenti nevrotici da parte degli animali.
L’allevamento delle volpi può dare origine a una specie molto aggressiva e squilibrata. Talvolta gli animali si prendono a morsi gli uni con gli altri in modo tanto grave da sanguinare; alcune ferite sono tanto gravi da provocare la morte dell’animale.
Il giornale di categoria finlandese lamenta che negli ultimi anni, molti allevatori di volpi hanno dovuto affrontare il problema di una penuria di gabbie e si sono visti costretti a tenere molti animali in una stessa gabbia.
L’8 5164elle pelli sono rovinate dai morsi. Il danno complessivo è stato di
3 milioni di marchi finlandesi. Nella stagione precedente l’11,5 5164elle pelli risultavano rovinate dai morsi.
Non c’è da sorprendersi se avvengono dei casi di aggressione se vengono stipate in una sola gabbia fino a 6 volpi. I fatti che si riferiscono alle aggressioni, alle deformazioni e mutazioni genetiche, alle statistiche ecc. non compaiono mai sui giornali di categoria. Gli allevamenti di cui sopra sono stati presi a caso consultando l’elenco e il giornale di categoria. Purtroppo non si tratta d’eccezioni, ma della media.
E con questo è tutto, almeno per questo mese. Prima di lasciarvi respirare voglio ribadire un concetto che, secondo il mio parere, ogni Essere Umano che si rispetti, dovrebbe essere considerato come il “number one” dei comandamenti di ogni Religione: la libertà di scelta DEVE TERMINARE quando va a ledere la VITA di un altro essere vivente!
Pensateci.

Sabrina

Responsabile LAV di Modena

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