Nel nuovo romanzo di Francesca Mazzucato, L’ANARCHISTE, “le sessualità variavano e fluttuavano come fiammelle di candela” e “tutti facevano quello che volevano”. La storia pone al centro un mondo di giovani, musicisti, alcolisti, dalla sessualità promiscua, in cui sesso e droga si sprecano, e si spreca soprattutto l’alcol che corre a fiumi. Al centro di questa “Corte dei miracoli” c’è il non più giovane Matteo, musicista, padre padrone e gran sacerdote del culto del piacere. Intorno a lui gente che viene e va, vuole divertirsi, fare esperienze estreme, in una sorta di anarchismo esistenziale di massa, in una città, Bologna, che di questo stile di vita è la capitale riconosciuta.
Il romanzo della Mazzucato è un documento prezioso per capire la Bologna che tanto filo da torcere dà a Cofferati, per la presenza di un folto proletariato giovanile artistoide e musicomane che ha creato un clima californiano unico in Italia.
Ma la verità del libro non è nel suo realismo ma in un’ambizione più alta.
Mazzucato ha raccontato una lancinante storia d’amore che esplode tra Francesca, matura scrittrice erotica, sessualmente disinibita, che ha avuto l’onore di partecipare al Costanzo show, e un giovane amante di Matteo, Stefano. L’amore improvviso e bruciante che nasce tra la donna e Stefano, gay e bisex, anarchico e militante dell’antagonismo gay, fa esplodere la gelosia di Matteo, che di Francesca è amico da sempre. Ne nasce una storia sconvolgente che provoca l’infelicità di tutti e soprattutto di Matteo che non perdona la donna di avergli portato via l’amante. La scrittura fittissima racconta con efficace crudezza le scopate, le bevute, gli scontri, le performances di un erotismo scatenato.
Protagonista del libro è il Nichilismo. La trasgressività dei giovani bolognesi è tutta “natura”, ha labili giustificazioni esistenziali, sta tutta nell’idea che la felicità è possibile sperimentando tutto ciò che dà piacere ed esalta il corpo. Tra Francesca e Stefano scatta il classico colpo di fulmine, quell’amore che fa loro scoprire la fata morgana, la magia che sia possibile “riempire il bisogno. Quello antico e seppellito che non tiri fuori mai. Quasi mai. Quello sotto cumuli di ceneri e difese”. Ma è un amore che conduce all’odio e alla disperazione. Il nichilismo, la mancanza di valori, non si esorcizzano con il sesso estremo. Lo sperpero di ciò che dà piacere al corpo non dà felicità ma provoca lacerazioni, rabbia, gelosie e una finale solitudine per tutti. Sui protagonisti è passata l’ala dell’Amore vero, che li ha stregati, illusi e alla fine inceneriti.
Questo è il messaggio di un romanzo generazionale, importante perché scritto con passione conoscitiva, e con linguaggio forte anche se a volte ridondante per eccesso di calore e qualche cedimento all’enfasi.