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The Secret Life of the American Teenager

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So che a qualcuno verrebbe da dire che l’unico motivo di menzione di questo teen drama americano, che ha iniziato ad essere trasmesso a luglio dello scorso anno e che è da poco ripreso dopo una lunga pausa, è quello di avere il titolo più lungo tra quelli dei serial TV. Ma in realtà The Secret Life of the American Teenager, nonostante abbia praticamente solo personaggi improbabili e spesso quasi fastidiosi per il loro modo di fare, nonostante sia particolarmente lento e alcune puntate sia di difficile classificazione, ha alcuni aspetti che giustificano il successo che sta avendo in America, in termini di critica e di ascolti, tanto da farlo preferire (almeno in alcune puntate) al sicuramente più brillante 90210.
Non c’è comunque magia, ma scuola. Perché dietro a questa vicenda – che ruota intorno alla gravidanza indesiderata di Amy Juergens – c’è la mano sapiente di Brenda Hampton (7th heaven – da noi conosciuto come Settimo Cielo) che ha la capacità di fare sembra tutto quello che fa un po’ “vecchio stile”, riuscendo cioè a far sembrare un po’ Happy Days anche un telefilm che parla di tematiche assolutamente contemporanee. Questo approccio fa sì che le difficoltà pratiche ed emotive di una ragazza di 15 anni, sedotta da un compagno con una pessima reputazione (e vari problemi familiari), con una famiglia con problemi economici e prossima al divorzio, circondata da amiche che non riescono a tenere un segreto né a non giudicarla per quello che le è capitato, o da mille altri personaggi complessi e complicati, scivolino via lungo le varie puntate come se fossero una cosa leggera, pur non mancando nella sceneggiatura nessun elemento concreto e drammatico che invece evidenzia la difficoltà della situazione.
La nonna malata di Alzheimer che non può aiutare Amy, il fratello down della cheerleader ultra-cattolica che si organizza un appuntamento con una squillo, un intreccio di amanti degno di una telenovelas, la sessualità sfrenata di una ragazza cresciuta senza la figura paterna, quella altrettanto sfrenata di un ragazzo probabilmente abusato dal padre, e le difficoltà di relazionarsi sentimentalmente di varie coppie di ragazzi. Tutti questi temi (e tanti altri ancora) proposti da questo serial, perdono, quando trattati, quell’impatto emotivo che ci si aspetterebbe sentendoli anche solo elencare. Ma ci sono, e sono la spina dorsale di questo telefilm. Che forse sa far sorridere sia per i personaggi positivi (come Ben, il ragazzo che deciderà di stare con Amy durante la gravidanza, pur sapendo che lei sta aspettando il figlio di un altro), sia per quelli buoni ma non perfettamente positivi (come i genitori di Amy, o la sorella), ma che di sicuro sa colpire con quelli negativi, perché pur nel loro essere caricature, rappresentano qualcosa, e portano perciò un messaggio. Che parla dei problemi e delle difficoltà. E, direi io, del caos, del caso. Del fatto che è normale che capitino cose anormali, almeno un po’, e che tutti intorno abbiano problemi, almeno un po’.
Perché qui non siamo in Juno. I genitori non sono troppo d’aiuto o sempre empatici, e litigano di continuo. Amy non sa cosa vuole e cosa fare, oscillando continuamente tra un progetto e l’altro, alla fine lasciando quasi solo passare il tempo, facendosi trascinare dagli eventi, come si è fatta trascinare, dall’emotività di un momento, tra le braccia di Ricky.

Ci vuole forse un po’ di costanza e di tranquillità per seguire The Secret Life of the American Teenager, e di solito non si finisce mai una puntata completamente soddisfatti di quanto visto. Ma ha sempre qualcosa che prende, qualcosa che cattura abbastanza, da farti volere vedere anche l’episodio successivo. E questo direi che è più di quanto spesso riescano ad avere serie più efficaci nelle singole scene.

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