Intervista con Andrea Andreoli
10 min readMy Family Things rappresenta un’importante tappa nella mia carriera, a dieci anni di distanza dal mio ultimo album.
My Family Thing non è solo un semplice disco, ma piuttosto una fotografia di questi dieci anni, segnati da una serie di sfide e successi personali e musicali. Attraverso questo album, esploro la complessità di bilanciare la vita di musicista con il ruolo di padre e marito, spesso trovandomi diviso tra il desiderio di essere presente per la famiglia e l’impegno costante di tour ed esibizioni.
La musica di My Family Thing riflette questa dualità attraverso brani originali che sono dedicati o ispirati ai membri della mia famiglia, o a coloro che gli sono più vicini. Questi brani sono intrisi di emozioni autentiche e profonde, che trasmettono l’ansia, la gioia, l’amore e l’affetto che sono stati i pilastri di questi dieci anni.
La melodia, fondamentale nel mio processo compositivo si riflette chiaramente nella musica del quartetto offrendo una performance che fonde armonie sofisticate con melodie coinvolgenti.
Questo mio disco, quindi, non è solo un album di jazz, ma anche un’esplorazione intima e appassionante della mia vita e del mondo che mi circonda. Sono sicuro che questo lavoro risuonerà nel cuore di chi l’ascolta, offrendo un’esperienza musicale indimenticabile e immersiva.
Andrea Andreoli, dalle note sul booklet di My Family Thing.
Andrea Andreoli: trombone
Simone Locarni: pianoforte
Carlo Bavetta: contrabbasso
Matteo Rebulla: batteria
Abeat Records, 2024
https://www.abeatrecords.com/music/shop/my-familt-things/
Intervista
Davide
Buongiorno Andrea. Sono passati dieci anni dal tuo precedente disco, “Don’t give up”. Nel frattempo, però, sono continuate le tue numerose e importanti collaborazioni in molti e diversi ambiti musicali, non solo jazz. Cosa riprendi di quel tuo album d’esordio, cosa ne continui nonostante il lungo intervallo di tempo e cosa invece vi è di nuovo? Come riassume il tuo intenso percorso artistico, oltre che familiare, come da te scritto tra le note del booklet?
Andrea
Buongiorno Davide, piacere di conoscerti! Dieci anni sono tanti, credo che di base il filo conduttore che colleghi i due dischi sia la perseveranza nel cercare di creare temi sempre molto melodici e orecchiabili, contrapposto talvolta a strutture armoniche complesse o comunque ricercate. I brani spesso suonano facili, ma ad una attenta analisi vi è sempre qualche insidia. In un certo senso sono io: all’apparenza sempre sorridente e solare, anche se sotto sotto ogni tanto le cose non siano sempre state facili.
Il mio percorso artistico si riassume con la parola curiosità: sono sempre stato affascinato dalla musica in generale, ne ho sempre cercato il bello, qualunque genere fosse. Questo mi ha portato a suonare dalla musica classica, al jazz in tutte le sue forme (dal dixieland sino alla musica più contemporanea), al pop… non mi sono mai fermato alle etichette, sono fermamente convinto che la musica sia solo una: quella bella e suonata bene. Suonare con musicisti di diversi generi musicali è un grande arricchimento perché si imparano un sacco di cose che inevitabilmente poi, porto nel mio mondo musicale.
La famiglia poi è l’ancora, il pilastro al quale appoggiarsi e il posto sicuro dove stare bene.
Davide
Come si è formato il quartetto e come è stato condividere questo tuo nuovo lavoro con Simone Locarni, Carlo Bavetta e Matteo Rebulla?
Andrea
Carlo e Matteo sono due musicisti che stimo molto e con i quali ho già suonato diverse volte in passato, la loro musicalità e preparazione ha reso le prove (pochissime) e la registrazione veramente facile. Simone è stata una grande scoperta per me, l’ho conosciuto in conservatorio e appena gli ho sentito mettere le mani sul pianoforte, ho capito che avevo a che fare con un grandissimo talento!
In generale mi piace circondarmi di musicisti preparati e soprattutto di belle persone: tutto diventa più facile e se il clima è rilassato, lo è anche la musica.
Davide
Come sono nate queste tue nuove composizioni, intorno a quali principali idee e suggestioni musicali, e cosa significa per te comporre ed eseguire la tua musica?
Andrea
I brani sono nati dall’idea di dipingere in musica alcune persone a me molto care, un po’ come Musorgskij fece con i quadri di un’esposizione, ovviamente in modo molto più elementare senza scomodare il grande Maestro… ma l’idea di fondo è la stessa: farsi suggestionare dalle opere in questo caso viventi, intorno a me. Comporre è un modo di raccontare cose che con le parole non riuscirei, vuoi per vergogna o per incapacità… scrivere mi rilassa e mi fa stare bene.
Davide
In questo tuo nuovo lavoro sono presenti composizioni tutte originali, tranne “Redemption Song”. Perché hai scelto di riproporre questo brano in particolare di Bob Marley?
Andrea
Amo moltissimo la musica di Bob Marley, conosco tutti i suoi brani e molti li ho suonati negli anni 90, quando al tempo del liceo suonavo spesso con band rocksteady e reggae. Cit.” Emancipatevi dalla schiavitù mentale. Nessuno, tranne noi stessi, può liberare la nostra mente” mi piace moltissimo questa frase, viviamo in una società sempre più schiava dei nostri pensieri che spesso si manifestano sotto forma di ansie e altre patologie. Solo noi possiamo liberarcene, in questo senso la mindfullness è uno strumento potentissimo.
Davide
Un titolo, “My Family Thing”, che ricorda “My favourite things” di Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II per il musical “Tutti insieme appassionatamente”. Quali sono stati i tuoi autori e musicisti preferiti, quelli fondamentali che ti hanno avvicinato e appassionato alla musica?
Andrea
Si è un gioco di parole che ruota intorno al famoso standard… Questa è una domanda difficilissima, ne ho così tanti! Se dovessi stringere il campo in pochissimi nomi nel jazz direi: Ellington, Mingus, Monk e come musicista universale, Bach.
Davide
La copertina per altro è stata da te dipinta. Forse per la vivacità dei colori e un tutto che esprime “joie de vivre”, mi ha ricordato i papiers découpés di Matisse, in particolare il suo libro d’artista “Jazz”. Che rapporto hai con la pittura e altre forme d’arte oltre alla musica, e come influenzano la tua stessa musica?
Andrea
Domanda di riserva? (HAHA) sono completamente negato per la pittura e l’arte in generale, questa copertina è la mia rivincita… l’ho dipinta io si, ma attraverso l’uso di potenti algoritmi manovrati dalla AI: Ho passato un mese a scrivere in modo sempre più dettagliato e preciso come avrei voluto realizzarla e il computer ogni volta forniva un’immagine diversa, pian piano sono arrivato a quello che avevo in testa e si, tra le varie cose avevo espressamente chiesto di farlo nello stile di Matisse. Da un lato è sorprendente, dall’altro mi spiace per i grafici e per tante professioni che con l’avvento di questa nuova tecnologia potrebbero subirne e ci metto anche i musicisti. Ma sono altresì convinto che per quanto potente, la macchina non potrà mai soppiantare l’uomo perché generano delle bellissime repliche, ma l’originalità è solo nostra.
Davide
“Quello che più mi ha influenzato è stato il modo in cui Tommy Dorsey suonava il trombone. Volevo assolutamente che la mia voce funzionasse proprio come un trombone o un violino; non volevo che il suono fosse lo stesso, ma volevo suonare la voce come quegli strumenti.” Così disse Frank Sinatra a proposito del suo modo di usare la voce. Viceversa, quanto c’è della tua voce nel suonare il tuo strumento? E quali sono stati i trombonisti secondo te più importanti nella storia dello strumento?
Andrea
Il trombone è lo strumento che più di tutti si avvicina alla voce umana; come spiego spesso ai miei studenti, saper cantare ti porta a suonare bene il trombone e viceversa. Io studio molte cose cantandole prima e poi suonandole, credo i due strumenti siano complementari.
I trombonisti più importanti nella storia per me: Kid Ory, Jack Teagarden, Tommy Dorsey, Tricky Sam Nanton, J.J. Johnson, Slide Hampton, Al Grey, Trummy Young, Frank Rosolino, Dick Nash, Urbie Green, Carl Fontana, Bill Watrous, Jimmy Knepper, Bob Brookmeyer, Curtis Fuller, Steve Turre, Wycliffe Gordon, Steve Davis, Conrad Herwing, Robin Eubanks, Vincent Gardner, Ray Anderson, Albert Mangelsdorff, George Lewis, Marshall Gilkes, Elliott Mason… tanti altri! In Italia non possiamo non citare i pionieri del trombone jazz: Marcello Rosa e Dino Piana che ci hanno lasciato da poco, Mario Pezzotta.
Davide
Come docente di trombone Jazz presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, cosa prima di tutto e di fondamentale per te cerchi di trasmettere ai tuoi studenti?
Andrea
L’amore per lo studio, per la curiosità, per l’ascolto. I ragazzi mi dicono che spesso sono invogliati a studiare di più vedendo l’enfasi che ci metto io nel fare le cose tutt’ora.
La passione per lo studio per me è qualcosa che cresce con gli anni, è la mia attività preferita e credo che loro l’avvertano.
Davide
Hai suonato con molti musicisti e autori di diversi generi musicali: cos’è per te la trasversalità del linguaggio musicale e come riassumeresti la tua personale cifra jazz in ogni tuo apporto in altri generi musicali? Inoltre, cosa deve per te trasmettere la musica innanzi tutto? E cosa innanzi tutto vi ricerchi ascoltandone?
Andrea
Parte della risposta si trova nella prima domanda, aggiungo solo che la musica dovrebbe parlare alle persone, comunicare il più possibile…
Se la musica è forzatamente difficile e cervellotica, spesso non arriva alle persone e qualunque messaggio avremmo voluto comunicare, spesso va a vuoto.
Non vuol dire che debba essere necessariamente una “canzonetta” ma dovrebbe avere un chiaro messaggio, una chiara idea, anche nella sua complessità.
Quando ascolto musica cerco di capire cosa il compositore vuole comunicarmi, è un linguaggio che va dritto al cuore di chiunque, non dovrebbero servire studi avanzati di armonia o composizione per poter dire: questo pezzo l’ho capito e mi piace!
Davide
Cosa seguirà?
Andrea
Spero cose belle come sempre, nel frattempo continuo a studiare e mi preparo per i prossimi concerti. Nel 2025 tornerò in studio con Billy Cobham presso i famosi Abbey Roads di Londra, seguirà un tour che ci porterà probabilmente anche a Panama sua città natale.
Davide
Grazie e à suivre…
Grazie a te
Biografia: https://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Andreoli
Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.
Si diploma in Trombone presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Como, sotto la guida del M. Pierluigi Salvi e Fulvio Clementi.
Durante gli studi classici approfondisce lo studio del jazz e dell’improvvisazione presso il CDPM di Bergamo con il M. Sergio Orlandi.
Consegue il diploma accademico di secondo livello in Trombone jazz presso il Conservatorio Verdi di Milano sotto la guida di Giovanni Falzone.
Partecipa a diversi masterclass di perfezionamento sul repertorio solistico e sinfonico con i maestri Joseph Alessi, Charlie Vernon, Michel Becquet, Daniele Morandini.
Approfondisce lo studio del jazz con Rudy Migliardi, Marshall Gilkes, Elliot Mason.
Vince il concorso per primo Trombone presso la Norrbotten big band (Svezia).
Suona tra gli altri con la Norrbotten big band, gli Acrobats di Tino Tracanna, la Civica Jazz Band di Enrico Intra, Paolo Tomelleri Big Band, Nick The NightFly Orchestra, Contemporary Orchestra di Giovanni Falzone, Monday Orchestra di Luca Missiti, Jw Orchestra di Marco Gotti, Jazz company di Gabriele Comeglio, Orchestra Notti di Luci, Verdi Jazz Orchestra, Sugarino Big Band.
Tra le collaborazioni di spicco vi sono quelle con: WDR Big Band, Vince Mendoza, Fred Hersch, Incognito, Maria Schneider, Ennio Morricone, Lew Soloff, Bob Mintzer, Randy Brecker, Pee Wee Ellis, Erich Marienthal, Marshall Gilkes, Elliot Mason, Mike Mainieri, Gianluigi Trovesi, Jimmy Heath, Dave Weckl, Fabrizio Bosso, Francesco Cafiso, Bobby Watson, Roberto Gatto, Enrico Rava, Enrico Intra, Franco Cerri, Franco Ambrosetti, Tullio De Piscopo, suonando in importanti festival come il London Jazz Festival, il Torino Jazz Festival, Bergamo Jazz, Trento Jazz festival, Vicenza Jazz Festival, Bulach jazz festival, Malta Jazz Festival, Ascona Jazz Festival e molti altri.
Ha collaborato nella produzione di importanti musical quali La Bella e La Bestia, Cats”, Happy Days, Hair Spray, La Febbre del Sabato Sera e Grease.
È stato parte di organici nelle trasmissioni di Zelig, Che Tempo che Fa, The Voice, Casa Mika, Michelle Impossible, Io Canto Family
Dal 2012 suona con Malika Ayane, con la quale ha avuto modo di esibirsi in importanti venues e teatri italiani e con Mario Biondi.
Nel 2024 prende parte al tour europeo di Billy Cobham nei progetti “Spectrum 50” e “Time Machine”
Collabora con importanti studi di registrazione per l’incisione di colonne sonore, jingle pubblicitari, musiche per trasmissioni televisive, musicals e produzioni discografiche.
È docente di trombone Jazz presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano.
Discografia
Leader
2015 – Don’t give up (Ultra Sound Records)
2024 – My Family Things (Abeat Records)
Collaborazioni
2010 – Any old Time di Paolo Tomelleri big band (Music Center)
2011 – Pianeti Diversi di Enrico Intra (Alfamusic)
2012 – Led Zeppelin suite di Giovanni Falzone contemporary Orchestra (Musicamorfosi)
2017 – Gazelle di Double side octet (Molatto/Edel)
2019 – Blues is more di Claudio Angeleri (Dodicilune)
2019 – Symphonic Bob di Vein feat Big Band
2019 – Fred Hersch & WDR Big Band – Begin Again, Arranged and conducted by Vince Mendoza (Palmetto Records)
2019 – Live at the Philharmonie Cologne – Bill Laurance & WDR Big Band conducted by Bob Mintzer (Jazzline)
2021 – Malifesto di Malika Ayane (Sugar)
2021 – Unica di Ornella Vanoni (BMG)
2022 – Romantic di Mario Biondi (Sony Music)
2022 – Canzoni da intorto di Francesco Guccini (BMG)
2023 – Canzoni da Osteria di Francesco Guccini (BMG)