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Il cielo senza altoforno, un cortometraggio de Il Foglio Letterario Edizioni

3 min read

Testo di Gordiano Lupi; montaggio di Stefano Simone; voce narrante Giovanni Casalino; foto di Riccardo Marchionni; musica di Claudio Jonta e Federico Botti (Entra piano).

Durata: 3′ e 18”. Genere: Documentario lirico.

E’ gradita la diffusione del breve filmato, prodotto in proprio, zero budget.

Link Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=JiJxr9wNcPI

(liberamente riproducibile)

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ELEGIA PER UN ALTOFORNO

Il cielo senza altoforno

Segnati questa data, ragazzo, ché la ricorderai.

Data di nostalgia, data di sogni, data di antichi mondi.

15 maggio 2024, le tre della sera, finisce un’era

e io non voglio vederlo il gigante di ferro cadere

a terra, incurante di tutta la sua storia, mostro stremato,

dieci anni che osserva il presente, conserva il passato,

cade un simbolo, si spegne il futuro, resta la base inerme,

resta un cielo senza altoforno, tanto azzurro senza lavoro,

una lacrima che riga il volto mentre osservi il mare.

La resistenza dell’altoforno

Terra indomita, ragazzo, terra di dolore,

un operaio si piega ma non muore,

gemono le giunture tra i ricordi,

solo rumore, fuliggine che crepita,

gigante inclinato, destino del mostro

è resistenza, ché il cielo ha dominato

impavido e insolente, privo di timore.

Verrà il tempo del dolore, ragazzo

immemore di tutto quel passato,

forse già oggi, 16 maggio 2024,

sarà il giorno della ferita al cuore.

La caduta dell’altoforno

La lunga direttrice di ciminiere che va da Borgata Cotone a Tor del Sale interrotta dalla caduta d’un gigante ruggine e lacrime. Finalmente a terra, stremato, dopo un giorno di dolore, con tanti operai al capezzale. Una nave in porto che attende, mentre la Tolla vigila da lontano su mare e industrie, in mezzo ai ripetitori, sopra lo stadio antico. Aspettare assorti da via Guido Rossa, al Cotone, il cigolare e lo schianto, l’immensa ferraglia che semina polvere e pianto. Piccole nuvole di fumo, sogni infranti, caduta in due tempi, un giorno per colpire al cuore, l’altro per morire. Penso che questo vecchio altoforno ha segnato la mia vita e troppi ritorni, che è finito in due romanzi e in tanti racconti, mentre le pale eoliche accarezzano il vento. Il quartiere che fu degli operai, tra container del porto e tetti di vecchie case ingrigite dallo spolverino, ne celebra con indifferenza il funerale. Tra non molto resterà solo il ricordo, lamiera sbriciolata accanto a una base mozzata, mentre fotografi improvvisati tenteranno di fermare il tempo. Gabbiani tra nuvole gonfie di scirocco cantano il dolore di un’assenza, mentre pini marittimi e rovi, abeti del parco silenzioso e arbusti di sambuco sono il corteo funebre d’un antico monumento. Finisce un’era, termina un mondo, il cielo senza altoforno non è più lo stesso cielo, un piccolo drappello di operai senza stella cometa pensa che il domani è tutto da inventare, mentre il passato è perduto per sempre.

 

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